Mobbing, sfruttamento, umiliazioni: le denunce dei lavoratori dell’Accademia Britannica di Roma
La sede della British School at Rome
Gli episodi, accaduti tra il 2018 e il 2020, sono stati segnalati da 37 persone in una lettera alla dirigenza. L’indagine interna non ha chiarito le singole responsabilità ma ha costretto a un cambio di governance

11 aprile 2022 | di Matteo Civillini

Un prestigioso istituto di ricerca culturale nel cuore di Roma è finito sotto accusa per non aver adeguatamente fatto luce su presunti casi di mobbing e intimidazione denunciati dal personale. Fondata nel 1901, la British School at Rome (BSR) – nota in Italia come Accademia Britannica – è un centro di eccellenza artistica che ha sede in un imponente edificio neoclassico alle spalle di Villa Borghese.

Come ricostruito dal The Observer, in collaborazione con IrpiMedia, nell’aprile 2020 il consiglio direttivo della BSR ha ricevuto una lettera da parte di 24 persone, tra cui dipendenti attuali ed ex, i quali lamentavano di aver sofferto «danni fisici e psicologici» a causa di condizioni di lavoro definite «tossiche». Gli episodi si riferiscono al periodo tra la fine del 2018 e l’estate del 2020.

Fonti consultate da IrpiMedia indicano, inoltre, che un’indagine interna istituita dalla BSR per fare luce sui presunti torti subiti dal personale sarebbe stata sospesa senza averne prima comunicato l’esito. Una circostanza accolta con notevole amarezza da alcuni ex dipendenti, secondo i quali l’Accademia non si sarebbe occupata in modo adeguato delle loro denunce.

L’indagine interna secondo BSR: «esauriente, indipendente e confidenziale»

Il direttore della BSR all’epoca dei fatti era Stephen Milner, professore di italianistica all’Università di Manchester e presidente onorario della Società Dante Alighieri. Milner ha abbandonato anzitempo la propria posizione nell’agosto 2020, qualche mese dopo lo scoppio dello scandalo, dopo essere stato richiamato dall’ateneo di Manchester. Ufficialmente l’allontanamento di Milner non è stato direttamente collegato alle denunce di dipendenti e studenti dell’Accademia. Milner non ha voluto commentare direttamente la vicenda.

La BSR sostiene di aver indagato sui fatti in modo «esauriente, indipendente e confidenziale». Nel suo bilancio più recente l’Accademia ha rivelato di aver speso più di 250 mila sterline (circa 300 mila euro) nel 2020-2021 per costi legati alla governance e per la revisione delle proprie politiche riguardo alle risorse umane.

La missione della BSR è di promuovere la ricerca e lo studio in Italia delle belle arti, dell’archeologia, dell’architettura e della storia, «costruendo un ponte tra il Regno Unito e il cuore culturale del Mediterraneo». Ogni anno decine di borsisti, tra cui accademici e artisti, provenienti principalmente dal Regno Unito e dal Commonwealth vengono selezionati per svolgere dei soggiorni culturali all’interno dell’Accademia. La BSR offre vitto e alloggio nella monumentale sede nel centro di Roma, dove risiedono anche i membri permanenti dello staff.

Amministrata da un’associazione non profit britannica, la BSR si finanzia per la maggior parte con fondi pubblici erogati da Londra. A vigilare sulle attività dell’istituto è un consiglio di amministratori fiduciari (trustees) con a capo Mark Getty, fondatore dell’agenzia fotografica Getty Images ed erede multimilionario dell’omonima dinastia britannico-americana. Suo fratello, John Paul Getty III, divenne tragicamente noto negli anni ‘70 per un rapimento a scopo estorsivo eseguito dalla ‘ndrangheta.

Il rapimento di John Paul Getty III

Nato nel 1956, John Paul Getty III visse fin da giovanissimo in Italia, dove il padre dirigeva le operazioni locali dell’azienda di famiglia, il colosso petrolifero Getty Oil. All’età di 16 anni, il giovane Getty fu prelevato con la forza mentre passeggiava in piazza Farnese a Roma; fu bendato e trasportato in una cantina sotterranea nei pressi di Salerno. Ebbe così inizio il suo rapimento ad opera di esponenti dei clan Piromalli e Mammoliti della ‘ndrangheta. Credendo si trattasse di un imbroglio, John Paul Getty, suo nonno e capostipite della famiglia Getty, si rifiutò di pagare il riscatto finché non gli fu fornita una prova incontrovertibile: una busta contenente l’orecchio mozzato del giovane Getty recapitata alla redazione de Il Messaggero. La famiglia decise così di versare i circa due miliardi di lire chiesti come riscatto. John Paul Getty III fu liberato il 17 dicembre 1973 – cinque mesi dopo il sequestro – presso una stazione di servizio dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

La lettera di reclamo

Nell’aprile del 2020 all’organo guidato da Mark Getty è stata recapitata una lettera di reclamo lunga due pagine nella quale venivano elencate una serie di “gravi preoccupazioni”: presenza di pratiche di lavoro ingiuste, favoritismi, fino ad arrivare a presunti episodi di bullismo e utilizzo di languaggio offensivo nei confronti di alcuni dipendenti di sesso femminile. Tutto ciò, secondo gli estensori del documento, avrebbe creato all’interno dell’Accademia un’atmosfera «tossica» e «divisiva».

«A partire da luglio 2019 questi problemi sono stati portati all’attenzione di alcuni trustees, senza alcun esito positivo – riporta il documento -. Si dovrebbe dare alle persone l’opportunità di far sentire la propria voce in un ambiente sicuro e protetto, a Roma o a Londra, dato che la BSR è pervasa da un clima di paura».

The Observer e IrpiMedia hanno raccolto, in particolare, la testimonianza di un ricercatore che fino a due anni fa lavorava e risiedeva all’interno dell’Accademia. Tra i vari torti subiti, c’è stato anche l’essere assegnato a mansioni che non c’entravano nulla con il suo contratto. La persona ha infatti raccontato di essere stata costretta a ricoprire il ruolo di custode notturno, armato di torcia e giubbotto riflettente, e pattugliare i locali dell’Accademia: «Un sabato sera ho trovato un uomo nudo in un’aula e ho dovuto risolvere quella situazione da solo. Mi sembrava sotto l’effetto di stupefacenti», ha ricordato. Quando ha protestato che quei compiti non rientravano nel proprio contratto da ricercatore, alla persona è stato detto che non avrebbe potuto godere delle proprie ferie se si fosse rifiutata. Dopo essere stato licenziato, il ricercatore ha avviato una causa per licenziamento illegittimo che si è conclusa con il pagamento di un risarcimento da parte della BSR in un accordo extragiudiziale.

Una commissione senza poteri di indagine

Due mesi dopo aver ricevuto la lettera di denuncia, nel giugno 2020, il consiglio della BSR si è affidato a tre persone esterne all’Accademia per esaminare le proprie politiche di gestione delle risorse umane. Tuttavia, alla commissione non è stato dato il potere di indagare nel merito i casi specifici denunciati da dipendenti e studenti. Dopo aver raccolto le loro testimonianze, la commissione di revisione ha raccomandato al consiglio di far partire un’indagine urgente per far luce sulle presunte violazioni del codice interno che tutela il benessere dei lavoratori.

Il mese successivo la BSR ha dato mandato a un gruppo di avvocati di un celebre studio legale romano di indagare sugli episodi denunciati. L’Accademia sostiene che gli avvocati abbiano operato in modo autonomo e confidenziale. Ma «per alcuni» l’impressione è stata che «il procedimento sia stato concepito più per limitare le responsabilità legali del consiglio, che per affrontare i problemi sollevati», si legge in un documento interno. Nel giro di una settimana studenti, dipendenti ed ex si sono susseguiti davanti al gruppo di avvocati per raccontare le proprie esperienze. Dopo due mesi, però, i partecipanti non sono stati informati dell’esito dell’indagine e hanno quindi deciso di rivolgersi alla British Academy. Trentasette persone, tra cui membri dello staff, borsisti ed ex alunni, hanno scritto al principale ente finanziatore della BSR, dicendo che l’Accademia aveva mancato al proprio dovere di tutelare i propri dipendenti.

Dopo aver appreso della situazione, la British Academy ha ordinato alla BSR di esaminare in maniera approfondita la propria governance con una nuova indagine indipendente. Il gruppo di lavoro ha proposto delle riforme, tra cui un nuovo codice di condotta, e un nuovo approccio alla diversità e all’inclusione.

Nel giugno 2021 la British Academy ha riferito alle 37 persone che il consiglio della BSR «aveva deciso di sospendere le attività della commissione istituita per indagare sulle specifiche denunce sebbene le problematiche sollevate non fossero state risolte».

Le reazioni

La British Academy ha riferito al The Observer che indagare i singoli reclami di dipendenti e studenti non rientrava nel proprio mandato. L’organo, che è finanziato direttamente dal governo britannico, ha aggiunto tuttavia che i problemi evidenziati nella revisione della governance sono ora «sotto controllo».

La British School at Rome dice di aver attuato tutte le raccomandazioni fatte dalla British Academy. L’Accademia aggiunge inoltre di non poter rispondere ad affermazioni specifiche a causa di accordi di confidenzialitá, precisando tuttavia che nessun membro del personale è stato colpito da azioni disciplinari.

La BSR dice di aver considerato chiusa la procedura per indagare sulle denunce dei dipendenti dopo essersi consultata con il personale la scorsa estate. Afferma inoltre che a nessun ricercatore è mai stato chiesto di lavorare come custode, ma che i residenti dell’Accademia avevano una responsabilità condivisa per le emergenze fuori dall’orario di lavoro. Dalla primavera del 2020 è stato installato un servizio di sicurezza professionale.

Mark Getty, presidente del consiglio della BSR, ha dichiarato: «Sono fiducioso che con una governance rafforzata e con una nuova leadership dinamica, la BSR sia ora in un’ottima posizione per sviluppare la presenza creativa e accademica del Regno Unito in Italia».

In collaborazione con: The Observer
Foto: La sede della British School at Rome – bsr.ac.uk
Editing: Lorenzo Bagnoli

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