#29Leaks, uno scrigno finanziario per evasori e criminali nel cuore di Londra

#29Leaks

#29Leaks, uno scrigno finanziario per evasori e criminali nel cuore di Londra
Lorenzo Bagnoli
Matteo Civillini
Gianluca Paolucci

Oltre 400 gigabyte per almeno un milione di documenti. L’enorme database proviene dagli archivi di Formations House, società con sede a Londra che crea imprese per conto terzi. Il leak è stato ottenuto da un gruppo di attivisti, Distributed Denial of Secrets (DdoS), che ha deciso di condividere le informazioni con il centro di giornalismo investigativo Occrp. Da lì è nato un consorzio di 20 giornali, di cui per l’Italia fanno parte La Stampa e il centro di giornalismo investigativo Irpi. #29Leak è il nome che in tutto il mondo indica le inchieste frutto di questa fuga di notizie.

Email, contratti, documenti riservati, telefonate. Dentro questa enorme mole di file ci sono i segreti che imprenditori dalle intenzioni più o meno legittime contavano di poter nascondere al civico 29 di Harley Street, nel cuore finanziario di Londra. Qui hanno sede in tutto oltre 400mila aziende, costituite nell’arco di 10 anni. Molte di queste sono del tutto legittime. Altre, invece, sono state costituite da criminali, evasori, truffatori, businessmen sotto sanzioni internazionali. Lo zelo dei dipendenti di Formations House era riservato più a sveltire le pratiche che a fare i controlli necessari sui profili dei clienti dell’azienda.

I leak più famosi di questi ultimi anni, Panama e Paradise Papers, hanno permesso ai giornalisti di indagare sul modo in cui finanza mondiale, personalità politiche e importanti gruppi industriali hanno sfruttato i paradisi fiscali per non pagare le tasse, impoverendo le casse pubbliche di mezzo mondo. I documenti di #29Leak svelano invece come chiunque, compresi criminali più o meno organici alla malavita organizzata, abbiano usato Londra come fosse un’isola caraibica per costruire il proprio scrigno all’interno dei confini della vecchia Europa: basta avere una connessione internet e scegliere bene a quale agente rivolgersi. Per esempio Formations House. David Clark, presidente del Fraud advisory Panel ha spiegato in un’intervista a Occrp che agenzie analoghe a Formations House hanno depositato solo 23 denunce lo scorso anno per profili sospetti. Sarebbero obbligate per legge a farlo ogni volta che viene loro presentata una richiesta sospetta.

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Charlotte Pawar, imprenditrice a capo della società dal 2014, sostiene che i dati le siano stati rubati e accusa i giornalisti di essere corresponsabili del crimine nei suoi confronti. Non ha mai fornito alcuna prova del furto, però. La stessa ha anche dichiarato che, di aziende come Formations House, in Gran Bretagna ce ne sono a centinaia: «Non abbiamo controllo sulle azioni di aziende e direttori una volta che abbiamo fornito loro il servizio di formazione dell’azienda.

Le aziende costituite da Formations House hanno passato un processo di due diligence», ha spiegato. Il Times di Londra, partner del consorzio, ha filmato con una telecamera nascosta Pawar mentre spiegava a una giornalista che si fingeva cliente come portare dei contanti in banche europee (tra cui «un paio in Italia, al confine con la Svizzera») per aggirare il divieto che vige in Gran Bretagna. Ha spiegato come Formations House potesse garantire la nascita di una società di diritto britannico in grado di operare in tutto il mondo nonostante l’operazione che voleva attuare la finta cliente fosse illegale in Gran Bretagna. Ha definito «intromissioni» le operazioni di controllo delle autorità inglesi.

Atteggiamenti che rivelano quanto Formations House, come le altre società del settore, abbia contribuito a drogare il mercato delle imprese, creando una miriade di società di cui non si conosce scopo, assetto societario, provenienza del capitale, fonte degli introiti. Sono premesse che rendono possibili frodi e operazioni di riciclaggio.

Il fondatore della società, il patrigno di Pawar, Nadeem Khan, è stato indagato per concorso in attività di riciclaggio e non è stato possibile giudicarlo perché il processo è cominciato proprio poco dopo la sua morte, nel 2014. L’autorità antiriciclaggio inglese, nel 2016, ha avvisato l’azienda del rischio di infrangere le norme internazionali sulla provenienza illecita del denaro e i rischi che questo avrebbe comportato. Parole che non hanno avuto effetto.

Tra i clienti che hanno usufruito dei servigi d Formations House c’è l’ex presidente degli Hell’s Angels svedesi, banda criminale ritenuta dall’Europol particolarmente pericolosa in 17 Paesi dell’Unione europea. Dagens Nyemer, giornale svedese parte del consorzio, ha svelato come Thomas Moller abbia usato l’indirizzo del quartier generale del gruppo per creare una sua società con Formations House. È stato sotto indagine per evasione fiscale nel suo Paese e quando le autorità hanno trovato i suoi beni, ormai i suoi conti erano pressoché vuoti, con i soldi mandati chissà dove. Forse proprio sfruttando la società veicolo costituita con Formations House.

In Australia, invece, Formations House ha aiutato un imprenditore russo del settore militare, Vladimir Skurikhin, a costruire un sistema di società offshore per ricevere pagamenti alle Seychelles. Magnate dell’aeronautica militare, Skurikhin nel 2010 si è aggiudicato un contratto nazionale per la fornitura di elicotteri impiegati poi nella guerra in Afghanistan. Il tutto evitando di legare il pagamento alla Russia, Paese fornitore del materiale bellico.

In Camerun, Formations House ha assistito un cliente di Hong Kong per creare quello che doveva diventare uno dei più grandi bacini di cannabis al mondo, destinato al mercato legale. Dietro quest’affare si cela Charlotte Pawar in persona, insieme a un altro gruppo di imprenditori. Il polmone di cannabis avrebbe dovuto prendere il posto di una foresta pluviale, destinata a diventare zona economica speciale, ma Pawar ha spiegato che dal 2016 «il progetto attende nuovi investimenti». Intanto, però, ha già fatto girare parecchie centinaia di migliaia di dollari, tutti offshore: la cifra finale necessaria per concludere l’operazione era di 50 milioni di dollari. Gli operai intervistati da Occrp e altri partner del progetto hanno però affermato di non essere ancora stati pagati per i lavori eseguiti fino ad ora.

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Number 29Leaks, nel cuore della fabbrica londinese di società occulte

Number 29Leaks, nel cuore della fabbrica londinese di società occulte

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I “formation agents” sono società che aprono aziende per conto terzi. Formations House, al 29 di Harley Street, a Londra, è tra questi: ha aperto oltre 400 mila aziende iscritte al registro del commercio di Sua Maestà. Tra i numerosi clienti, però, qualcuno non avrebbe avuto i documenti in regola per passare un banale controllo dell’antiriciclaggio inglese.

A rivolgersi ai servigi di Formations House, infatti, sono stati gli eredi della famiglia Riina, colletti bianchi al servizio di uomini della camorra, imprenditori iraniani sotto sanzione, motociclisti svedesi della gang Hell’s Angels. Tutte attività su cui pesa il sospetto del riciclaggio alle quali, al contrario, l’agenzia di Harley Street ha aperto la porta. C’è un semplice tariffario che parte da pochi pound per arrivare fino a qualche migliaio per chi vuole costruirsi, presso Harley Street, un istituto di credito, dotato anche di codice Swift per effettuare transazioni finanziarie.

La società è a conduzione familiare: la dirige Charlotte Pawar, il cui patrigno Nadeem Khan è morto nel 2015, da imputato in un processo per riciclaggio. Proprio dal Pakistan rispondeva la gran parte degli operatori che si fingevano impiegati in quel di Londra, con finti nomi occidentali per rassicurare i clienti.

Tutti i partner del progetto #29Leaks

Australia – Crikey/INQ
Bulgaria – Bivol.bg
Canada – CBC
Germany – Süddeutsche Zeitung
Hong Kong – South China Morning Post
Hungary – direkt36
India – Economic Times
Italy – IRPI/La Stampa
Mexico – Aristegui Noticias
North Macedonia – Investigative Reporting Lab
Pakistan – The News
Serbia – KRIK
Slovenia – Oštro
Spain – El Confidencial
Sweden – Dagens Nyheter
Switzerland – 24heures
Switzerland – Tamedia Newspapers
UK – Finance Uncovered
UK – The Times
U.S. – NBC News Investigations
U.S. – McClatchy
West Africa – CENOZO
Global – OCCRP
Global – Pursuance Project

#29Leaks è il risultato dell’analisi di centinaia di documenti ottenuti dagli attivisti di Distributed Denial of Secrets (DdoS) e condivisi con un consorzio di giornalisti coordinato da Occrp (Organized crime and corruption reporting project) e Finance Uncovered.

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Link University, gli affari a Londra con il falso arcivescovo

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Link University, gli affari a Londra con il falso arcivescovo
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C’era anche la Link University tra i clienti di Formations House, la società londinese al centro del caso di Number 29 Leaks. O meglio, i suoi soci e amministratori, da Vanna Fadini al presidente Enzo Scotti. E Massimiliano Muzzi, ex responsabile della Link Academy – divisione di arte e spettacolo dell’ateneo privato – nonché musicista, finanziere, Arcivescovo autoproclamato.

Dal 2005 in avanti, proprio Muzzi è stato un buon cliente di Formations House, la fiduciaria londinese che ha creato circa 400 mila società per conto (anche) di mafiosi, criminali e truffatori di mezzo mondo.

Tra le società registrate al numero 29 di Harley Street a Londra, sede di Formations House, c’è anche la Fers Limited. Direttrice e socia è Vanna Fadini, membro del consiglio direttivo della Link University e amministratrice unica di diverse società collegate all’ateneo in cui insegnava il misterioso professore maltese Joseph Mifsud, al momento irrintracciabile. Gli altri soci sono Pasquale Russo, Achille Patrizi e Vincenzo Scotti. I primi due sono rispettivamente direttore generale e manager della Link. Il terzo ne è il presidente, dopo un passato come ministro e parlamentare: tra il 2008 e il 2011, con la Fers operativa, era sottosegretario agli esteri del governo Berlusconi. Scotti è il primo socio di Fers Limited con 31%, mentre gli altri tre hanno il 23% ciascuno. Nei documenti di Formations House, i quattro risultano tutti domiciliati a Roma in via Nomentana 335: l’indirizzo della Link University.

La Fers Limited nasce nel 2005 e viene chiusa nel 2012. Nei suoi sette anni di vita, serve sostanzialmente a detenere il 51% della Link Academy, “divisione” di arte e spettacolo della Link University. L’altro 49% è della Producers Associated Limited, anche questa registrata al numero 29 di Harley Street e i cui azionisti sono Massimiliano Muzzi e Federica Tatulli. Marito e moglie, musicista lui e attrice e regista lei, fino al 2009 guidano la Academy. Il personaggio chiave di questa storia sembra proprio Muzzi. O meglio, l’Arcivescovo Abate Max di Montecristo of Strichen, XVII Barone di Strichen (Scozia), come amava presentarsi prima di finire in carcere, nel maggio di due anni fa, per una truffa multi-milionaria ai danni dei risparmiatori.

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Sarebbe stato l’Arcivescovo Abate, allora solo Massimiliano Muzzi, a “fare da tramite” tra i vertici della Link University e Formations House, secondo quanto ricostruisce il dg della Link Pasquale Russo interpellato da Irpi e La Stampa. Vertici che, spiega Russo, si sarebbero “fidati” dal fatto che Muzzi aveva una certa pratica con la costituzione di società all’estero. Perché due società a Londra, intestate alle persone fisiche e non alle varie “scatole” che compongono la galassia della Link, per controllare una “divisione” dell’Università? Una richiesta della University of Malta, dice il manager, ateneo che allora forniva la cornice giuridica per potersi presentare come un’università, dato che la Link in Italia non era ancora riconosciuta dal Ministero dell’Università e della Ricerca.

Come nelle altre vicende che riguardano l’ateneo, la storia è però ancora più ingarbugliata. Infatti dal 2009 il rapporto di fiducia di Muzzi con il board dell’ateneo si rompe. Lo testimoniano due denunce, una del 2009 e una del 2010, firmate da Vannini e Russo. Nella prima si accusa Muzzi di aver speso 235mila euro di campagna pubblicitaria con Mediaset contro il parere dei vertici. In occasione dell’invio della fattura della rete televisiva alla Link Muzzi è stato allontanato dall’ateneo. Nella seconda, Muzzi viene denunciato per il pagamento sospetto di una fattura del 2007 da 16mila euro all’Ente teatro italiano (soppresso nel maggio 2010) con due assegni da 8mila euro ciascuno.

Nel frattempo, dopo la Producers Associate, Muzzi ha costituito presso l’ufficio al numero 29 di Harley Street a Londra almeno otto società.

Una di queste, Wolf Alliance Limited è controllata da una società neozelandese dello stesso Muzzi, la Universal Gold Finance Ltd. I documenti che Muzzi nel 2008 manda a Londra per la registrazione – ottenuti dal collettivo Ddos e esaminati grazie a Occrp – vengono spediti da un fax della Link University. E indica come suo indirizzo di residenza ancora la sede della Link. La particolarità è che la Universal Gold Finance – registrata in Nuova Zelanda da un signore che indica come residenza la sede di un’università privata a Roma – aveva un codice Swift.

A portare in carcere Muzzi è stata invece, come detto, una “banale” truffa ai risparmiatori. Banale si fa per dire: tramite una serie di società domiciliate in paradisi fiscali, Muzzi vendeva quote di due fondi hedge registrati alle Mauritius, Pegasus Gold e Pegasus Royal, a risparmiatori danarosi. Nel 2016 la Consob si accorge che i fondi non erano autorizzati e interrompe il gioco, avvisando la Guardia di finanza. Nel frattempo, i soldi dei risparmiatori sono spariti: nel 2018 Muzzi viene arrestato e vengono sequestrati beni per 72 milioni di euro. Nel maggio scorso è partito il processo, che vede Muzzi imputato di truffa ai danni dei risparmiatori.

Prima del suo arresto nel maggio del 2018 Muzzi, nella sua veste di Arcivescovo Abate Max, si era autoproclamato capo della Chiesa Cattolica Ortodossa Ecumenica, frutto di uno scisma della Chiesa Cattolica Ecumenica dell’ex pastore luterano messicano David Kalke. Una congregazione pseudo-monastica con una decina di seguaci e sede in un castello preso in affitto nei pressi di Todi. La ‘setta’ guidata da Muzzi era già finita al centro di un intrigo: colpita dalla scomunica della Diocesi di Todi, sarebbe poi confluita nella Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala dell’ex parlamentare forzista, psicologo e tra le voci di riferimento dell’attuale panorama del centrodestra, Alessandro Meluzzi.

Nel 2018 Muzzi, vestito da monaco e presentandosi come Arcivescovo, si è recato più volte all’Abbazia di Trisulti. Prima di Steve Bannon e dell’Istituto per la Dignità Umana, che avrebbero voluto realizzare nel monastero laziale una sorta di “accademia europea del sovranismo”, il musicista romano si diceva pronto a rilevare lui la gestione della struttura.

Nel 2006 Muzzi era stato protagonista di un piccolo caso mediatico, quando per una serie di concerti – è clavicembalista – era stato presentato come “organista del papa” Benedetto XVI. Finché due note del Vaticano non hanno smentito. In quel caso, Muzzi diede la colpa all’organizzatore dei concerti che aveva voluto rendere il proprio cartellone più “interessante”.

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«Con 160 mila sterline diventi banchiere», così Formations House creava gli istituti fantasma

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«Con 160 mila sterline diventi banchiere», così Formations House creava gli istituti fantasma

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C‘erano la Banca Popolare Italiana (Malta) e la Banca Popolare Italiana (Cipro), entrambe nate nel 2014. La Banca La Financiere Unicredito e la Banca Generali di Provenza, una delle ultime nate nell’ottobre del 2018. D’altra parte, se per diventare un banchiere bastano meno di 160 mila sterline, è un investimento che può valer la pena. Con altri 5 mila c’era anche un bel business plan già fatto, casomai a qualcuno servisse. Perché a Formation House, la società al centro del caso di #29Leaks rivelato dai centri di giornalismo d’inchiesta OCCRP e IRPI, offrivano anche questo servizio: una banca, con tanto di licenza e codice Swift.

Proprio questo numero tra gli 8 e 11 caratteri (costo: 15 mila sterline, pagabili comodamente dopo sei mesi) è un elemento cruciale di questa storia. Swift è il sistema che permette alle banche di parlare tra di loro, ed è realizzato dall’omonima società privata con sede in Belgio partecipata da circa 13 mila banche. “È una sorta di casella di posta certificata”, spiega uno degli esperti consultati da La Stampa e IRPI. La banca che lo riceve sa che dall’altra parte c’è una sua omologa. Anche se questa banca, come in questo caso, in realtà non esiste. Fiducia, la moneta fondamentale delle transazioni finanziarie. Per questo, la vicenda degli istituti di credito fantasma connessi alla rete Swift è “attenzionata” dalle banche centrali del G10, che hanno un potere di controllo sulla stessa società.

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Il codice può essere di due tipi: connesso o non connesso. Solo il primo consente dei servizi della rete Swift. Qui le banche si scambiano ordini di pagamento, trasferimenti internazionali di denaro, lettere di credito e altre informazioni.

Grazie a Formation House, hanno ricevuto il codice Swift almeno 17 banche fantasma. Riportano alla memoria il fenomeno, ben noto da anni, del cosiddetto “offshore banking”: banche che di fatto sono scatole vuote, domiciliate in paesi con un regime di controlli scarso o assente. Qui però è stato fatto un passo ulteriore: le banche fantasma operano sulla rete mondiale dei pagamenti seppur esistendo solo su carta.

Le licenze, infatti, sono state dichiarate illegali dallo stesso stato che le avrebbe in teoria emesse, il Gambia. E l’indirizzo al quale erano registrate le banche, sempre lo stesso – One Enterprise way, Enterprise Zone, Banjul -, porta a un terreno desolato a due passi dall’aeroporto della capitale. Le carte – documenti, licenze bancarie, sigilli – erano tutte fabbricate tra il 29 di Harley Street a Londra, sede di Formation House, e gli uffici operativi della società a Karachi, in Pakistan.

A cosa servono queste banche è semplice: a trasferire denaro da una parte all’altra del mondo senza far scattare i controlli antiriciclaggio o antiterrorismo. Per muovere denaro senza poter risalire alla sua provenienza servono una serie di triangolazioni ed è necessario operare al di fuori dall’area ’euro e dollaro, dove i controlli sono più stringenti. Più passaggi vengono compiuti, maggiori sono i costi, maggiori i rischi. Disporre di una connessione diretta alla rete interbancaria consente di eliminare almeno una parte di questi passaggi, abbattendo rischi e oneri, spiegano le persone interpellate.

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La banca “fantasma” dell’amico del senatore De Gregorio

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La banca “fantasma” dell’amico del senatore De Gregorio

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Si chiama Centurion Merchant Bank e ha sede a Banjul, in Gambia. Ma è italiana, molto italiana. Il suo promotore è Bernardo Massimo Martano, broker finanziario caduto in disgrazia e già collaboratore dell’ex senatore Sergio De Gregorio.

Un nome legato a una vicenda che ha segnato la storia politica del Paese: il passaggio nel 2006 dell’allora senatore de Gregorio alla Casa delle Libertà e la conseguente caduta del Governo Prodi. Secondo l’accusa, una compravendita architettata da Silvio Berlusconi che avrebbe convinto il politico dell’Italia dei Valori a cambiare casacca in cambio di tre milioni di euro. Il processo si è chiuso con la prescrizione del reato. Stretto collaboratore di De Gregorio, Martano compariva nel board della Fondazione Italiani nel Mondo fin dalla sua nascita. Un organismo voluto nel dicembre 2008 3 dal senatore con l’obiettivo dichiarato di “promuovere il made in Italy all’estero”. Tra i ‘compagni d’avventura’ dell’epoca anche Amato Berardi, presidente di una lobby di italo-americani repubblicana e, in tempi recenti, il mediatore dell’incontro tra Matteo Salvini e Donald Trump a Philadelphia. A finanziare la fondazione sarebbe stato proprio Berlusconi. Così, almeno, affermava Martano di fronte ai pm di Napoli nell’ambito dell’inchiesta sulla compravendita. “[Berlusconi] è la persona più ricattabile d’Italia,” diceva Martano, riportando una confessione di De Gregorio, “e, per quanto mi riguarda, io personalmente lo considero la mia assicurazione, in senso che in futuro, se le cose mi dovessero andare male, lui non mi può mai dire di no.” Martano non è stato indagato nel procedimento di Napoli, ma ha avuto altri guai con la giustizia. Già finito in carcere in passato per la bancarotta di una società finanziaria, lo scorso aprile il broker di Pozzuoli è stato multato 130mila euro dalla Consob per aver effettuato operazioni di trading online senza la necessaria autorizzazione.

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La Centurion merchant è una delle circa 150 banche basate in Gambia grazie ai servizi di Formation House, la società britannica la centro del caso di 29 Leaks – dall’indirizzo londinese, 29 Harley Street, dove ha sede Formation House e decine di migliaia di società create nel corso di 15 anni d’attività. Che sia proprio Martano il dominus della Centurion Bank emerge da una serie di documenti interni di formation House.

Lo stato africano, tra i più poveri al mondo, è stato al centro di un lucroso mercato mondiale che, per qualche migliaio di euro, ha permesso a chiunque di spacciarsi come banchiere. Almeno sulla carta. Perché, in realtà, quelle vendute dall’ente londinese sono misteriose scatole vuote che esistono soltanto sugli attestati rilasciati ai clienti. Senza avere nessuna attività reale o presenza fisica. A parte, in molti casi, un codice Swift. Ovvero, l’accesso al sistema interbancario globale di regolazione dei pagamenti. “Il modo in cui il mondo sposta valore”, per usare le parole della presentazione di Swift. Tradotto, una patente di credibilità e una formidabile opportunità per spostare denaro da una parte all’altra del globo con molti meno controlli da superare e senza l’interposizione di banche terze.

Quello delle banche fantasma è un business frutto di un accordo per la creazione di una zona di libero scambio stretto tra il padre-fondatore di Formations House, Nadeem Khan e l’allora presidente del Gambia Yahya Jammeh. Un dittatore che durante il ventennio alla guida del paese e’ stato accusato di molteplici violazioni dei diritti umani, tra cui alcuni omicidi politici. Nel 2017, un quinto dei minori non accompagnati arrivati in Italia era gambiano.

Nel 2013 Formations House promette la realizzazione di un registro imprese high-tech che nel giro di pochi anni prometteva la nascita di oltre 100 mila società e entrate per 546 milioni di dollari all’anno per il governo di Jammeh. Un capitale immenso per una paese in cui il 48% della popolazione è sotto la soglia della povertà. In realtà, nelle casse dello stato africano non sarebbe mai arrivato neanche un centesimo. L’’accordo informale tra Khan e Jammeh non è mai stato tradotto in legge. Ma, come se nulla fosse, Formations House ha venduto centinaia di società registrate nella zona offshore gambiana, arrivando addirittura a falsificare la carta intestata del governo gambiano.

Temendo un enorme danno reputazionale, nell’agosto 2016 il Ministero della Giustizia del Gambia ha provato a mettere fine alla pratica, avvisando gli investitori di non aver mai autorizzato alcun operatore terzo a registrare società. Ma il flusso di banchieri allo sbaraglio non si è fermato. Tra di essi anche alcuni protagonisti di truffe colossali. In un caso scoperto da OCCRP le finte banche sono state sfruttate per ottenere lettere di credito in Bangladesh che avrebbero poi permesso ai criminali di appropriarsi di circa 190 milioni di dollari.

Così, nel febbraio del 2016, un consulente di Formations House annuncia a un collega: “L’italiano Bernardo Massimo ha deciso di procedere con l’acquisto della banca”. Nei documenti ufficiali il nome id Martano non figura mai: alla sua fondazione la Centurion Merchant Bank era infatti controllata da una società alla Isole Vergini Britanniche, mentre tra gli amministratori figuravano solo dei prestanome. Anche Centurion avrebbe avuto un codice Swift: secondo i documenti analizzati da Occrp, una Centurion Merchant compare tra le filiali- con relativo Swift – registrate da un’altra banca gambiana, la Euro Exim. Quest’ultima nega che si tratti della stessa Centurion anche se la data di registrazione del codice risulta la stessa della “nascita” della Centurion riconducibile a Martano.

Qualche mese più tardi, però, è ancora “Bernardo Massimo” che si rimette in contatto con gli addetti di Formations House con una richiesta particolare: produrre della documentazione retrodata che certifichi vari trasferimenti di quote. Una misteriosa compravendita di azioni – avvenuta solo su carta – che non è chiaro a cosa dovesse servire. Ma le pretese di “Bernardo” si fanno così pressanti che i suoi referenti dentro Formations House iniziano a porsi qualche domanda: “Ci chiediamo perché abbia bisogno di tutti questi scambi di azioni”, si scrivono in uno scambio di email, “e sorridiamo, ripensando alla vecchia filastrocca (in realtà un passo di Marmion, poema ottocentesco di Walter Scott, ndr.): “Ben aggrovigliata è la rete che tessiamo prima che all’inganno ci prestiamo!”.

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