Malta blocca le indagini sul contrabbando di tonno
Malta è il più importante attore nella lucrativa industria dell’ingrasso del tonno, ma è anche considerato l’anello debole nella gestione sostenibile della pesca di questo animale. Da quando Iccat (Commissione internazionale per la conservazione del tonno dell’Atlantico), nel 2009, ha implementato il sistema delle quote per limitarne la pesca, gli stock mediterranei di tonno rosso sono lentamente ma costantemente aumentati, almeno secondo i dati disponibili. Il sistema delle quote prevede una rigida serie di controlli basati su osservatori il cui compito è monitorare tutte le fasi della filiera del tonno, dalla cattura alla macellazione e all’esportazione.
IrpiMedia ha ricevuto un leak da una fonte anonima interna all’industria che evidenzia le connivenze tra buona parte del settore degli osservatori e l’industria che richiede controlli più “leggeri”; le informazioni lì contenute sono state il punto di partenza per l’inchiesta Tonno Nero. Ma le ricerche non si sono fermate con la pubblicazione. Altre nostre fonti tra i pescatori hanno dichiarato che la cattura illegale di tonno da parte dei piccoli pescatori maltesi, specialmente dei tonni liberi che seguono le gabbie di trasporto verso gli allevamenti, sarebbe quantitativamente ancor più importante della pesca legale. Lacune nella catena dei controlli e pesca di frodo sono i fattori che mettono in pericolo la sostenibilità della filiera.
IrpiMedia ha scoperto che la più importante indagine sulla filiera del tonno rosso degli ultimi anni, l’operazione Tarantelo, guidata da Europol, e la connessa inchiesta giudiziaria, si sono bloccate. Le rivelazioni arrivano sulla scia dell’escalation dei procedimenti legali contro Malta da parte della Commissione europea, la quale ha affermato «che Malta non ha messo in atto un efficace sistema di monitoraggio, controllo e ispezione per le attività di allevamento del tonno rosso».
Fonti della Commissione, a condizione di rimanere anonime, ci hanno rivelato che c’è opacità e preoccupazione per ciò che sta accadendo a Malta, tanto che tale istituzione è a un passo dal portare il piccolo Paese membro dinanzi alla Corte di giustizia europea. Il racket del contrabbando tra Malta e Spagna, stimato in 2.500 tonnellate di tonno l’anno, per un valore di circa 12 milioni di euro, è stato scoperto alla fine del 2018.
I limiti alla pesca del tonno
A Malta questo traffico illegale sarebbe stato per lo più proveniente dalla Mare Blu Tuna Farm Limited, sebbene almeno un altro allevamento sia implicato, secondo fonti giudiziarie in Spagna. Il tonno veniva trasportato via terra e consegnato a una rivendita di pesce di proprietà dello stesso gruppo aziendale proprietario della Mare Blu, il Grupo Ricardo Fuentes e Hijos. Le indagini hanno mostrato che ciò avveniva grazie a documenti duplicati: per ogni spedizione di tonno inviata in Giappone (dove viene esportata la maggior parte del tonno d’allevamento di Malta), i documenti venivano fotocopiati per trasportare via terra, con camion diretti in Spagna, la stessa quantità di tonno catturato illegalmente.
La pubblicazione dell’indagine portò alla sospensione dell’allora direttrice del Dipartimento della pesca di Malta, Andreina Fenech Farrugia. I giornalisti di IrpiMedia hanno potuto vedere documenti che dimostrano che, anche se tecnicamente è ancora impiegata dal Ministero dell’Agricoltura e della Pesca maltese, Fenech Farrugia è ancora sospesa senza stipendio. La polizia ci ha confermato la scorsa settimana che «le indagini di polizia e l’inchiesta giudiziaria sono ancora in corso».
Resta inteso che pure le indagini in Spagna sono ancora in corso. Fonti giudiziarie spagnole hanno riferito a IrpiMedia la scorsa estate, che non c’era stata risposta né collaborazione a una rogatoria inviata a Malta. Le rogatorie sono richieste giudiziarie ufficiali alla magistratura di una giurisdizione straniera per ottenere informazioni puntuali su un caso specifico. Non è stato possibile stabilire quali informazioni specifiche fossero richieste e se il magistrato maltese abbia risposto da allora o, in caso negativo, perché non lo abbia fatto. Le indagini della magistratura a Malta sono interamente protette dal segreto istruttorio. Un’alta percentuale di queste indagini tende a trascinarsi per vari motivi, fra i tempi lunghi degli esperti nominati dal tribunale nel redigere le loro perizie, i magistrati oberati di lavoro, e la ricerca di prove difficili da trovare.
Fonti all’interno della Commissione europea, e separatamente dell’Iccat, hanno espresso la loro preoccupazione per i controlli inadeguati a Malta, soprattutto data l’importanza primaria del Paese nell’industria dell’ingrasso del tonno.
Malta ha una capacità di allevamento del tonno di 12.200 tonnellate – la più grande del mondo – distribuita in cinque allevamenti. Il tonno, catturato principalmente da pescatori italiani e francesi con reti a circuizione (pesi e galleggianti creano una specie di sacca dove rimangono intrappolati i pesci), è trasferito a Malta, dove viene ingrassato negli allevamenti. Le gabbie galleggianti di quattro allevamenti si trovano a circa 6 km dalla costa di Marsascala a Is-Sikka tan-Nofs, mentre il quinto ha gabbie nel nord-ovest dell’isola. Da qui viene macellato e spedito, per la maggior parte in Giappone e in misura minore in altri Paesi, per il mercato del sushi e del sashimi.
Per approfondire
Tonno nero
Tra le più redditizie a livello globale, la pesca al tonno rosso è anche una delle più regolamentate. Il controllo è però monopolizzato da poche aziende private
In realtà, il tonno guadagna poco peso e “l’ingrasso” avviene principalmente alimentando il tonno con sgombri e aringhe, per aumentare il rapporto grasso/carne al livello ricercato nel mercato giapponese del sushi e del sashimi.
Scienziati e ambientalisti contestano questo tipo di allevamento, dato il basso rapporto di conversione del mangime – ci vogliono circa 20 kg di sgombro o aringa, che sono pesci commestibili, perché un tonno aumenti di 1 kg di peso – che comporta una perdita di biomassa considerata la più alta rispetto a qualsiasi altro scenario di allevamento al mondo.
Ma si tratta di un’attività altamente redditizia: il tonno può valere diverse dozzine di euro al chilo, per cui un unico tonno (che pesa in media più di 100 kg) può fruttare migliaia di euro. L’allevamento o l’ingrasso del tonno è diventato quindi una delle più grandi industrie di esportazione di Malta, generando circa 150 milioni di euro all’anno.
I funzionari della Commissione europea non hanno effettuato ispezioni negli allevamenti di tonno maltesi dall’avvento del Covid, e questo ha reso la situazione maltese ancor più opaca. Nell’escalation del procedimento giudiziario avviato nel maggio del 2020, lo scorso novembre la Commissione Ue ha inviato a Malta un “parere motivato” col quale l’ha accusata di «non essere riuscita» a mettere in atto «monitoraggio, controllo e ispezioni efficaci» sugli allevamenti di tonno. E ha aggiunto: «La Commissione ritiene che Malta non abbia adottato le misure necessarie per affrontare tutte le carenze individuate dalla Commissione in diverse missioni di audit e verifica, tra cui il mancato controllo delle partite di tonno rosso che lasciano Malta, il ritardo delle indagini e la mancata adozione di provvedimenti sugli operatori in caso di non conformità».
Il prossimo passo della Commissione, se lo riterrà fattibile o necessario, sarà deferire il caso alla Corte di giustizia europea. In una riunione dello scorso novembre, una settimana dopo che la Commissione Ue aveva inviato il parere motivato a Malta, l’Iccat ha affermato che il piano di recupero per il tonno rosso ha portato a un aumento della popolazione e che i Paesi potrebbero avviarsi verso una gestione della pesca non più emergenziale. A tal fine, ha adottato una serie di nuove misure per rafforzare il controllo e il monitoraggio delle operazioni di ingrasso del tonno.
Le nuove misure creano tre livelli di controllo e supervisione. Gli osservatori regionali incaricati dall’Iccat devono essere presenti durante la pesca, i trasferimenti e la macellazione del tonno, mentre gli osservatori nazionali (che sono ingaggiati specificamente dai Paesi) devono essere presenti durante il traino di “gabbie di trasporto” dalle zone di pesca agli allevamenti a Malta. Inoltre, ogni Paese dovrebbe avere un’Autorità competente che deve garantire la presenza durante i trasferimenti del tonno dalle gabbie da trasporto alle gabbie da allevamento. Dopo il trasferimento, il funzionario dell’Autorità competente dovrebbe quindi “sigillare” la gabbia e in seguito, sola persona a poterlo fare, rompere il sigillo per la macellazione.
Queste misure di controllo rafforzate sostituiscono una precedente serie di misure concordate nel 2017 e nel 2018 che Malta non aveva attuato. La preoccupazione tra i funzionari è che questo Paese non riuscirà ad attuare neppure le nuove misure più severe.