Il governo francese, che autorizza questi contratti di manutenzione tramite licenze, ritiene che il suo operato non sia in conflitto con «il rispetto dei suoi impegni internazionali». Sentito da Mediapart, un portavoce del primo ministro Jean Castex dice che «le misure [dell’embargo] si applicano solo alle forniture di armi e attività di assistenza e formazione da o verso la Libia». Quindi, sostiene il governo transalpino, «i contratti stipulati tra aziende francesi e forze armate degli Emirati Arabi Uniti non rientrano nell’ambito della risoluzione Onu».
Secondo Frédéric Mégret, professore di diritto internazionale alla McGill University di Montreal, non è così semplice tracciare un confine netto tra i due ambiti: «Siccome gli Emirati Arabi Uniti sostengono una fazione in Libia, anche attraverso l’uso di questi armamenti, sulle società coinvolte ricade l’obbligo della due diligence», sostiene l’accademico. «È difficile tenere traccia dell’uso di tutti questi dispositivi. Ma devi stare attento, informarti e non nascondere la testa sotto la sabbia».
Dassault Systemes, Thales e Mbda non hanno risposto alle domande inviate dai partner di EUarms.
I voli degli Airbus A400m dalla Turchia alla Libia
La discesa in campo ufficiale della Turchia a fianco del governo di al-Sarraj risale a gennaio 2020. Un supporto chiave arrivato in un momento di difficoltà per una fazione che, da allora, ha potuto fare affidamento sui cargo pieni di veicoli militari, munizioni e combattenti spediti da Ankara.
Un’impresa logistica non da poco, resa possibile dalla sua flotta aerea di A400m, velivoli militari da trasporto prodotti da un consorzio europeo guidato da Airbus. Le immagini satellitari e i dati di volo analizzati da EUarms mostrano come gli A400m turchi facciano la spola tra gli aeroporti di Istanbul, Gaziantep e Kayseri e le città libiche di Misurata e Tripoli. Solamente tra giugno e agosto scorsi sono stati almeno dieci i voli effettuati dalla forze di Ankara su questa rotta.