L’idra della disinformazione

#StoryKillers

L’idra della disinformazione

Riccardo Coluccini

Alle otto di sera del 5 settembre 2017 è stata assassinata con tre pallottole la giornalista indiana Gauri Lankesh. Si trovava appena fuori dall’uscio di casa, a Bangalore. Dal 2005, aveva creato un suo settimanale Gauri Lankesh Patrike, e si descriveva come giornalista-attivista. Era nota per le sue posizioni contro l’inarrestabile ascesa dell’induismo più radicale, spina dorsale del governo nazionalista indiano: combattere le fake news diffuse dal partito di governo Bharatiya Janata Party (BJP), guidato dal primo ministro Narendra Modi, era per lei parte di una più ampia azione di contrasto contro l’estrema destra indiana.

Quando è stata uccisa, stava lavorando alla pubblicazione di un editoriale dal titolo In the Age of False News, pubblicato poi postumo. Stava indagando sul sito Post card News, una delle «fabbriche di bugie» di cui si alimentano il BJP e gli ambienti di estrema destra.

«Il primo ministro Narendra Modi ha lasciato prosperare un clima di dominio delle gang in India, con i suoi sostenitori hindu che diffamano i “laicisti” – scrive il New York Times nell’editoriale L’omicidio di una giornalista indiana, pubblicato due giorni dopo -. Il veleno che i troll dei social media reazionari direzionano ai giornalisti, o “presstitute” (un gioco di parole tra press, stampa, e prostitute, ndr) come li chiamano loro, è particolarmente malvagio, ma non interamente nuovo. Almeno 27 giornalisti indiani sono stati uccisi dal 1992 «come conseguenza diretta del loro lavoro», secondo il Committee to Protect Journalists (Cpj). Il Cpj è un’organizzazione non profit che si occupa di libertà di stampa e sicurezza dei giornalisti.

L’omicidio è l’arma finale per silenziare un giornalista, ma ci sono altri metodi, più raffinati e meno evidenti con cui aggredire la stampa libera.

Gauri Lankesh – Foto: Sheethal Jain

La disinformazione è come un’idra, il velenoso serpente mitologico a più teste: ciascuna corrisponde a un mercenario assoldato per iniettare il veleno nel discorso pubblico, in modi più o meno brutali. È un mostro immortale, che esiste da quando c’è il giornalismo. È parte delle macchine della propaganda. Sembra non avere alcuna regia, invece il corpo a cui appartengono le teste diverse è sempre lo stesso. Ogni mercenario, dispone di molti modi per uccidere una storia, anche senza macchiarsi di omicidio.

#StoryKillers è l’inchiesta internazionale sui volti della disinformazione – da quelli più violenti, a quelli più tollerati, da quelli incontrovertibilmente illegali, a quelli che sfruttano a loro vantaggio dei vuoti legislativi – a cui hanno partecipato oltre cento giornalisti di trenta media internazionali.

I mercenari della disinformazione sono spesso invisibili. La loro industria globale – che ha preso sempre più piede anche in Italia – è però fiorente e redditizia. Non è facile capire quanti siano, tuttavia secondo un report pubblicato dal Oxford Internet Institute, nel 2020 in almeno 81 Paesi sia governi che partiti politici sono ricorsi a campagne di manipolazione sui social media. Durante sei mesi di ricerche, i giornalisti di #StoryKillers hanno scoperto e investigato sulle organizzazioni che offrono questo tipo di servizi a pagamento, manipolando i risultati di Google, cercando di influenzare l’esito di elezioni e inondando i social network di informazioni false.

«Graduale indottrinamento»

Il processo per l’omicidio di Gauri Lankesh è cominciato a luglio 2022 e ancora non si è concluso. Sono imputate 18 persone (una delle quali ancora latitante), tutte collegate a una setta nazionalista induista chiamata Sanatan Sanstha e una sua affiliata, la Hindu Janajagriti Samiti (HJS). L’organizzazione è legalmente registrata in India, ha un trust finanziario dal 1999 e un sito dove presenta i suoi corsi di meditazione e spiritualità, ma dal 2007 in avanti alcuni suoi affiliati sono stati arrestati e processati per aver fatto esplodere bombe e per aver ucciso attivisti e politici di sinistra.

Secondo i documenti giudiziari visionati da Forbidden Stories, Amol Kale, membro della setta, avrebbe pianificato l’omicidio della giornalista per più di un anno. Era da tempo che il commando di killer – frequentatori sia della setta, sia di gruppi di motociclisti – stava monitorando gli spostamenti della giornalista. A premere il grilletto sarebbe stato Parashuram Waghmore, un induista radicale.

Almeno cinque membri del gruppo omicida avevano visto un video su Youtube del 2012 in cui la giornalista metteva in discussione le origini dell’induismo. Secondo un investigatore che ha parlato con Forbidden Stories sotto garanzia di anonimato, il presunto sicario Waghmore conosceva a memoria alcuni passaggi di quel video. Gli inquirenti ipotizzano che il filmato abbia avuto un ruolo fondamentale nel percorso di «graduale indottrinamento» con il quale il gruppo di assassini si è persuaso che uccidere la giornalista fosse giusto.

Un’analisi online, condotta da Forbidden Stories con il supporto dei ricercatori del Princeton’s Digital Witness Lab, dimostra che quello stesso video, prima che l’assassinio fosse pianificato, è stato diffuso ampiamente nei gruppi di estrema destra, contribuendo in maniera sostanziale a trasformare la giornalista in una nemica dell’induismo. Solo che le parole di Lankesh sono state modificate: il discorso «è stato accorciato per includere solo la parte in cui dice che la religione indù non ha un padre o una madre. L’intenzione era quella di sottolineare la pluralità della religione. Ci sono migliaia di caste e diversi credi», ha spiegato a Forbidden Stories Kl Ashok, coordinatore dell’evento in cui Lankesh aveva tenuto il discorso.

Caricata più volte su YouTube, la versione manipolata delle parole della giornalista è stata diffusa su Facebook attraverso otto diversi link, ottenendo in alcuni casi complessivamente circa 100 milioni di interazioni, tra like, commenti e condivisioni. Gli amici di Lankesh ricordano costanti attacchi e molestie online ai suoi danni da parte di gruppi dell’estrema destra, durante gli ultimi mesi di vita. Erano la dimostrazione degli effetti della macchina del fango messa in moto per distruggere la sua credibilità.

La madre rende omaggio al feretro della figlia Gauri Lankesh, giornalista e attivista uccisa a settembre 2017 – Foto: AFP/Getty

La centralizzazione dei social media in poche grandi aziende ha creato il perfetto strumento per una delle teste dell’idra della disinformazione. Dopo essere stato modificato in modo da generare le reazioni più forti nel pubblico, il video da YouTube finisce con l’essere introdotto in pagine e gruppi Facebook, aumentandone esponenzialmente l’esposizione.

Negli anni successivi all’omicidio di Lankesh, Post card News, l’oggetto delle ricerche della giornalista, ha continuato a postare incessantemente false informazioni, sia per screditare altre testate e l’opposizione, sia per distogliere l’attenzione dai nazionalisti induisti, accusati per l’omicidio, e incolpare invece gruppi della sfera politica di sinistra.

L’arma della delegittimazione

Il ricorso alla violenza e gli attacchi fisici contro i giornalisti portano spesso a una reazione da parte dei colleghi e a un’attenzione maggiore alle notizie su cui le vittime stavano lavorando. Questi episodi sono però solo la più tragica ed estrema manifestazione di un processo di avvelenamento del dibattito pubblico che parte da molto più lontano. Un processo che è spesso invisibile perché fatto di tecniche e azioni più silenziose ma allo stesso tempo efficaci.

Ci sono infatti reti di bot (profili automatizzati e in grado di operare massivamente) costruite da aziende specializzate fatte apposta per manipolare l’opinione pubblica. In parallelo, i tentativi di censura “legale” attraverso l’abuso delle leggi sul diritto d’autore o sulla privacy spingono poi i giornalisti all’auto-censura per timore di costosi casi giudiziari. E se il fiorire di fake news già mette in crisi il mondo dell’informazione, allora le aziende che rimuovono contenuti online per proteggere la reputazione di un cliente non fanno altro che peggiorare questa situazione, andando a colpire e nascondere articoli e inchieste di notevole rilevanza per l’opinione pubblica.

«Queste campagne hanno l’obiettivo di distruggere la credibilità dell’interlocutore, e se non puoi distruggerla allora minacci la sua vita», ha dichiarato ai giornalisti di #StoryKillers la dottoressa Emma Bryant, fellow al Bard College e professoressa associata al Center for Financial Reporting and Accountability dell’Università di Cambridge, esperta di propaganda internazionale e information warfare.

Il mondo dell’informazione è sotto attacco anche a causa dell’effetto collaterale della presenza di monopoli sui bacini di informazione: chi riesce a manipolarli potrà ottenere risultati con estrema facilità. In breve, visto che i colossi che gestiscono la distribuzione globale delle informazioni sono fondamentalmente solo tre – Google, Meta e Twitter – capendo come manipolare gli algoritmi che “scelgono” per noi quali notizie finiscano in evidenza si può efficacemente determinare cosa appaia e cosa no, e di conseguenza, cosa è vero e cosa è falso, almeno nell’opinione pubblica.

Mercenari nell’ombra: il Team Jorge

Alcuni di questi mercenari sostengono di essere in grado di cambiare l’esito di tornate elettorali o referendarie, grazie alla loro capacità di condizionare l’opinione pubblica. I colleghi delle testate TheMarker, Radio France e Haaretz li hanno incontrati fingendosi un gruppo di interesse intenzionato a rimandare, a tempo indefinito, delle elezioni in un Paese africano. Gli incontri sono stati registrati con una telecamera nascosta e mostrano, per la prima volta, come si negozia a porte chiuse l’interferenza in un voto.

Il nome Team Jorge deriva dall’alias utilizzato da una delle persone che ha mostrato le capacità e i servizi a disposizione ai giornalisti sotto copertura. L’uomo che si fa chiamare Jorge è in realtà Tal Hanan, amministratore delegato dell’azienda Demoman, società israeliana specializzata in consulenza per agenzie governative di tutto il mondo su temi come il terrorismo e la sicurezza nazionale. Hanan non ha voluto rispondere a una serie di domande dettagliate inviate dal consorzio di giornalisti ma ha dichiarato di non aver commesso alcuna azione illecita.

Email ottenute dal Guardian e condivise con il consorzio di #StoryKillers mostrano che i servizi di Tal Hanan e del suo team erano stati persino offerti nel 2015 a Cambridge Analytica, l’azienda coinvolta nello scandalo dei dati sottratti a Facebook e usati per influenzare la campagna elettorale del 2016 di Donald Trump per la presidenza degli Stati Uniti e nel referendum sulla Brexit. Quell’accordo non sembra essere stato siglato, ma il Team Jorge ha continuato a cercare clienti in tutto il mondo.

I servizi offerti dal Team Jorge sono vasti ed è molto difficile verificarne l’efficacia: raccolta di informazioni su concorrenti e oppositori politici, pianificazione di strategie politiche, addestramento per personale in grado di produrre contenuti online, ma anche interferenze nelle elezioni e attività informatiche offensive come ad esempio ottenere dati bancari, smascherare l’identità di una persona dietro a un nickname, e accedere a caselle di posta elettronica. Hanan ha specificato di avere una presenza con varie aziende in diverse zone del mondo – sul sito di Demoman sono indicate sedi in Israele, USA, Svizzera, Spagna, Croazia, Messico, Colombia, e Ucraina – e i pagamenti per le campagne possono essere fatte tramite aziende di comodo in base a dove si trova il cliente.

Ma il vero veleno per questa testa dell’idra è la diffusione di notizie false. In uno dei meeting, Tal Hanan spiega le tre fasi per una campagna di successo: «Per prima cosa raccogliamo informazioni, un po’ dalle fonti aperte e un po’ usando le nostre capacità tecnologiche». A quel punto bisogna costruire la narrazione: «In base al nostro obiettivo, cosa vogliamo influenzare? Qual è la narrazione? Che cosa produrrà un impatto?», prosegue Hanan. Poi non rimane che disseminare queste informazioni in modo che tutti le leggano e le conoscano. Il vero potere di queste operazioni, spiega Hanan, è che sono fatte dietro le quinte: «L’altro lato non sa nemmeno che noi ci siamo».

Tra gli strumenti preferiti da Team Jorge c’è la piattaforma AIMS, che sembra essere stata sviluppata in parte internamente circa sei anni fa, il cui acronimo sta per Advanced Impact Media Solutions. Questo software permette di creare e gestire centinaia di finti profili social in tutto e per tutto simili a un qualsiasi account autentico. Per mostrare le capacità di AIMS, su richiesta degli intermediari-giornalisti, Team Jorge ha offerto un esempio attaccando con una campagna sui social un personaggio diventato virale nel 2022 su TikTok e Twitter: un uccello emù chiamato Emmanuel. La campagna di dimostrazione aveva anche un hashtag, ricondiviso dagli avatar di AIMS: #RIP_Emmanuel.

Un esempio di tweet per l’attacco social contro l’emù postati dai finti profili in mano a Team Jorge

Questa dimostrazione ha permesso di verificare le capacità di Team Jorge ma ha offerto anche indirettamente a Forbidden Stories la possibilità di tracciare a ritroso la rete di avatar virtuali utilizzati, scoprirne di nuovi che hanno collegamenti in comune e mappare così anche altre campagne di disinformazione attive in cui è stata utilizzata la piattaforma. L’analisi di Forbidden Stories ha individuato 16 campagne attribuite alla piattaforma AIMS, per un totale di circa 1.750 avatar coinvolti e quasi 110 mila tweet.

Come Team Jorge ha condizionato le elezioni in Kenya

Il 15 agosto 2022 sono stati ufficializzati i risultati delle elezioni presidenziali in Kenya. William Ruto è stato eletto presidente, vincendo contro l’avversario Raila Odinga (quest’ultimo sostenuto anche dal presidente uscente Uhuru Kenyatta). Nelle elezioni del 2007 sono morte oltre mille persone e in quelle del 2017 più di cento. Comprensibilmente, erano molti gli occhi puntati sulle elezioni e tra questi c’erano anche quelli di Team Jorge.

In quei giorni Tal Hanan ha mostrato infatti ai giornalisti sotto copertura di avere accesso ad alcuni account Gmail e profili Telegram appartenenti a membri della campagna elettorale di Ruto.

Hanan poteva leggere le email e scrivere direttamente ai contatti Telegram dei bersagli hackerati. «Questo è in diretta», dichiara Hanan in uno dei video registrati di nascosto dai giornalisti mentre scorre le chat Telegram del Digital Strategist della campagna di Ruto, Dennis Itumbi, «parlano del conteggio dei voti, che è ancora in corso. Dicono che per le 15:00 si dovrebbero avere i risultati finali – ne dubito, vedremo».

Il reale impatto di Team sull’esito delle elezioni è difficile da stabilire. Di certo però sui social sono apparsi video di origine sconosciuta che hanno cominciato a far girare informazioni false in merito a presunte pressioni occidentali sul voto. Inoltre, alcuni giorni dopo l’annuncio della vittoria, una delle vittime hackerata da Team Jorge è stata accusata per una presunta frode elettorale a favore di Ruto. John Githongo, giornalista attivo nella lotta alla corruzione che con il suo giornale The Elephant ha collaborato anche con IrpiMedia, è entrato in contatto con un whistleblower che ha dichiarato l’esistenza di brogli con i sistemi informatici della commissione indipendente per le elezioni.

Il whistleblower ha dichiarato di aver aiutato nell’attacco informatico e di aver falsificato i documenti insieme ad altre 56 persone. A guidare la frode sarebbero stati due membri della campagna del neo-eletto presidente Ruto, tra cui la persona il cui account Telegram è stato mostrato da Jorge. Il whistleblower si è però rivelato successivamente non affidabile.

I risultati dell’elezione avevano già prodotto violente proteste da parte della popolazione. Le notizie di brogli non hanno fatto altro che esacerbare una situazione già tesa. La Corte Suprema del Kenya è intervenuta sul caso ribadendo che i risultati sono legittimi e che le prove forensi offerte dal whistleblower non confermano alcun tipo di broglio o attacco informatico, ma sarebbero state create appositamente. La decisione della Corte non è servita però a placare la popolazione.

A inizio 2023 un nuovo sito web legato a un altro whistleblower che afferma di aver lavorato nella commissione elettorale ha pubblicato altre prove per confermare la tesi dei brogli elettorali. Anche in questo caso i documenti erano falsi, come hanno dimostrato una serie di analisi sui file.

Non è chiaro se esista un collegamento diretto tra questo whistleblower e Team Jorge ma Hanan ha dichiarato di poter creare siti che fanno il verso a Wikileaks per pubblicare documenti e informazioni con lo scopo di screditare gli avversari. Secondo Hanan tutto può essere usato come arma di disinformazione e pubblicato sui loro siti: «Una volta può trattarsi di foto, un’altra di scontrini, e un’altra ancora email».

La piattaforma AIMS è venduta come parte di un pacchetto di servizi, di solito dedicati a partiti politici. «La nostra competenza principale sono le elezioni, abbiamo completato 33 diverse campagne a livello presidenziale», ha spiegato Hanan in una presentazione. La maggior parte di queste campagne, sempre secondo le sue parole, hanno coinvolto Paesi del continente africano ma anche in Asia, America Latina e Europa dell’Est.

Secondo alcune biografie disponibili online, Hanan è un esperto di antiterrorismo e intelligence, ex membro delle forze speciali dell’esercito israeliano. Sin dal 1990 è coinvolto nell’industria della sicurezza e dell’intelligence. Sul sito web della sua azienda, Demoman, Hanan offre una piattaforma per il monitoraggio dei social media, ma sul sito non c’è traccia delle campagne di disinformazione messe in piedi con AIMS. Gli altri membri di Team Jorge sono tutti parte del settore della sicurezza ed ex ufficiali dell’esercito/intelligence israeliano.

Le vite virtuali degli avatar di AIMS

AIMS (Advanced Impact Media Solutions) crea una sorta di album di figurine di account fasulli che possono essere usati a proprio piacimento. Per ciascuno di essi si possono scegliere l’etnia, la lingua, e un set di fotografie per il profilo. Queste foto sono spesso raccolte da database online o rubate da social network come il russo VK, come ha potuto confermare Forbidden Stories nel caso di un avatar che ha copiato le foto del profilo di una donna di origini ungheresi.

Ogni finto profilo ha un account Gmail con un numero di cellulare verificato e sono presenti sul web come una qualsiasi persona reale: profili su Facebook, Twitter, Instagram, Amazon, persino account per gestire criptovalute. Per crearli Jorge utilizza piattaforme online che offrono numeri di telefono virtuali e ciascun avatar, una volta programmato, interagisce sulle piattaforme nascosto dietro quelli che si chiamano residential proxies in modo da mascherare l’origine fasulla dei bot. Con i residential proxies il traffico internet passa attraverso degli intermediari, che sono spesso dispositivi di veri utenti ignari di ciò che sta avvenendo. In questo modo è possibile bypassare i controlli dei social media fingendo che i bot siano connessi da linee internet utilizzate da persone reali.

Le piattaforme come Facebook analizzano infatti diversi dettagli delle connessioni di un utente: se la connessione proviene sempre dallo stesso tipo di dispositivo, usando lo stesso browser e se l’indirizzo IP proviene da un operatore che offre servizi internet legittimi.

Tutti gli account che presentano segnali di attività sospetta e coordinata, come ad esempio quelli che si connettono dallo stesso indirizzo IP, vengono segnalati e bloccati dalle piattaforme.

Gli avatar della piattaforma AIMS sono poi usati dal Team Jorge per lasciare commenti sui social, condividere articoli e video creati in base alla narrazione che si vuole diffondere, o persino per acquistare prodotti su Amazon all’interno di strategie dirette a screditare particolari obiettivi. «Imitiamo il comportamento umano», dichiara Jorge in uno degli incontri.

Il consorzio di giornalisti ha condiviso alcuni dei bot con Meta, l’azienda proprietaria di Facebook, che ha provveduto a eliminarli dal social media. Secondo un portavoce di Meta, questi account sarebbero collegati a un altro network di bot individuati nel 2019 e gestiti da un’azienda israeliana che ora non è più attiva.

Screenshot da una presentazione del Team Jorge della piattaforma AIMS. Ogni avatar mostrato dispone di profili e account social. Le immagini sono state oscurate perché in alcuni casi possono essere state sottratte a profili di persone reali

Per creare i contenuti da diffondere Jorge ha a disposizione un altro strumento che crea post su blog messi in piedi appositamente, per poi passare i link agli avatar virtuali. L’obiettivo è avere quanti più articoli possibili da spammare: non interessa se Meta o Twitter rimuovono i link, ci sarà sempre un nuovo contenuto pronto da condividere. In questo modo i bot possono imprimere la storia con efficacia nella mente dell’opinione pubblica o semplicemente creare caos sui social media.

I servizi di disinformazione offerti da Hanan e il suo Team ricadono in una zona grigia ma in alcuni casi si spingono chiaramente oltre il limite della legalità, come nel caso di intrusioni informatiche e attacchi hacker. In alcuni degli incontri ha mostrato infatti di avere accesso diretto a caselle di posta, tra cui quelle di Gmail, e poter scrivere e cancellare messaggi dall’account Telegram di assistenti nella campagna elettorale del neo-presidente del Kenya, William Ruto.

Forbidden Stories è riuscita a confermare l’accesso abusivo agli account personali di posta elettronica e di alcune chat ma non è stata in grado di verificare cosa abbia fatto Jorge per ottenere l’accesso. Telegram ha confermato che gli account coinvolti non avevano attivato la password per l’autenticazione a due fattori, un metodo alternativo alla tradizionale verifica tramite SMS che si usa quando si aggiunge il proprio account a un nuovo dispositivo.

Secondo Jorge, come ha raccontato in uno degli incontri, non c’è nessun tipo di intrusione informatica nei dispositivi, non si tratta di spyware, né vengono inviati SMS e email di phishing per carpire le credenziali di accesso: «Per spiegarlo in parole semplici, copiamo l’identità del dispositivo e stabiliamo un collegamento con tutti i server che inviano i dati al dispositivo», dicono.

Uno degli aspetti più peculiari di questi mercenari della disinformazione sta nella loro capacità di creare disturbo, sia che si tratti di bot sui social sia ottenendo informazioni con attacchi informatici. In molti casi infatti non è necessario che tutti credano alla storia messa in piedi dai bot di Team Jorge, la sola presenza di questi contenuti può instillare il dubbio e produrre reazioni in alcune parti della popolazione.

«È possibile che l’impatto più grande delle campagne di disinformazione, come queste, sia nel pretendere di essere estremamente efficaci e spingerci a mettere in dubbio l’autenticità di tutto ciò che vediamo online», ha dichiarato a Forbidden Stories Nir Grinberg, professore associato al Dipartimento di Software and Information Systems Engineering presso l’Università di Ben-Gurion.

Sul sito di Demoman c’è una frase attribuita a Mark Twain che secondo l’azienda spiega l’importanza dell’intelligence online e dell’insegnamento di queste tecniche ai clienti: «È più saggio scoprirlo che supporlo». Un messaggio che sembra piuttosto un monito per tutti i giornalisti che cercano di contrastare la disinformazione.

Le teste dell’idra, infatti, preferiscono essere semplici supposizioni nella testa dei cittadini, rimanere nell’ombra, aggirarsi nei vicoli più nascosti delle piattaforme online per poi colpire sfruttando proprio quei monopoli digitali che tengono insieme le nostre vite. Ma rivelare questi meccanismi e puntare l’attenzione sui punti di congiunzione tra le diverse strategie dei mercenari della disinformazione permette di comprendere in anticipo quali sono i pericoli che le nostre democrazie devono affrontare e, forse, evitare che una nuova storia venga lasciata incompiuta.

Condizionare le opinioni è un servizio che può acquistare solo chi se lo può permettere. È un bene di lusso che serve sia a chi vuole condizionare consultazioni elettorali, sia a chi vuole ripulirsi la reputazione, sia a chi vuole trasformare chi la pensa diversamente da lui in un nemico da abbattere. Il luogo dove è più facile incidere sulle opinioni è la rete, dove il giornalismo è già avvelenato dallo strapotere delle piattaforme online: Google, Facebook, Twitter e gli altri giganti del web, sono interessati più a evitare conseguenze legali che a migliorare il modo di fornire e rettificare le informazioni che il pubblico consuma. È così che, accanto alle tecniche di manipolazione degli algoritmi, nel tempo sono andati sviluppandosi metodi più subdoli, paralegali e solo apparentemente legittimi, che sfruttano le vulnerabilità del diritto alla privacy o dei diritti d’autore.

Togliere o insabbiare un’informazione può diventare quindi un servizio, piuttosto costoso, accessibile solo a chi si può permettere di ripulire la propria reputazione web. Questa testa dell’idra è la protagonista della seconda puntata di #StoryKillers, che, come IrpiMedia ha scoperto, in Italia è la più insidiosa.

CREDITI

Autori

Riccardo Coluccini

Ha collaborato

Raffaele Angius
Lorenzo Bagnoli

Editing

Giulio Rubino

Illustrazioni

In partnership con

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Le Monde
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In fondo all’abisso della cospiritualità

In fondo all’abisso della cospiritualità

Sofia Cherici
Jan Žabka

Èla fine del diciannovesimo secolo. Una donna russa sulla cinquantina si lascia alle spalle la giungla urbana parigina per avvicinarsi a un paesaggio più familiare, fatto di pianure erbose e senz’alberi. Nel suo lungo viaggio verso est, porta con sé un manoscritto incompiuto. Tra pagine di scarabocchi e annotazioni, il testo nasconde riferimenti a consultazioni segrete e piani intesi a piegare l’ordine mondiale per mano di un gruppo segreto di leader ebrei. La versione articolata di quei documenti sarà storicamente conosciuta come i Protocolli dei Savi di Sion, un falso antisemita compilato da alcuni agenti della Okhrana, la polizia segreta russa, nella Parigi dell’affaire Dreyfus. Negli anni a venire, i Protocolli saranno ampiamente utilizzati dalla propaganda nazista, diventando poi parte fondante della letteratura del Terzo Reich.

Il nome della donna è Yuliana Glinka, occultista e agente segreto del governo russo. Secondo quanto riportato dagli storici della religione Egil Asprem e Asbjørn Dyrendal, a Parigi Yuliana aveva abitato i circoli sotterranei dell’esoterismo occidentale dell’epoca, immergendosi nel movimento filosofico-religioso dei Teosofi e nella loro scienza mistica e occulta. La storia di Glinka è forse uno dei casi più eclatanti dove il mondo delle eterodossie spirituali e quello delle narrazioni cospiratorie sono entrati in relazione: un fenomeno tutt’altro che unico e quanto mai diffuso, che oggi è conosciuto come “cospiritualità”, neologismo coniato dai sociologi Charlotte Ward e David Voas nel 2011.

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L’affaire Dreyfus

L’affaire Dreyfus è stato uno scandalo politico che investì la Francia delle Terza Repubblica tra il 1893 e il 1895. Il caso scoppiò quando Alfred Dreyfus, un ufficiale francese di famiglia ebrea, fu falsamente accusato e poi condannato per aver passato dei presunti documenti segreti militari ai tedeschi. In protesta contro il verdetto, fu celebre la lettera aperta intitolata J’accuse dello scrittore Émile Zola, dove criticava l’esercito per insabbiamento e per la quale fu presto condannato per diffamazione. Il caso Dreyfus polarizzò la società francese di fine Ottocento perché mise al centro del dibattito questioni controverse legate all’identità nazionale, alla religione e alla politica.

Gli ambienti teosofici sono stati alla base della diffusione di storie dall’inclinazione cospiratoria in cui mormorii e rivelazioni inquietanti su piani segreti di indistinti poteri occulti erano «una sorta di irresistibile topos letterario» già per gli autori esoterici dell’epoca, spiega Asprem. E quando le teorie della cospirazione si mettono in relazione con immaginari che attengono al mondo della spiritualità contemporanea, possono asservirsi alla propagazione di ideologie estremiste. Oggi, tracce e frammenti di cospirazionismi dal sapore estremista sono il simbolo di una controcultura digitale che è «sempre più maggioritaria», precisa Nicola Pannofino, docente e dottore di ricerca in Sociologia all’Università degli Studi di Torino.

Fenomeni apparentemente di nicchia che pensavamo relegati alla realtà distorta e poco rappresentativa dell’iperspazio digitale, appartengono ora alle dinamiche del consenso politico e della mobilitazione sociale. Nel libro Religione sotto spirito. Viaggio nelle nuove spiritualità, gli autori Stefania Palmisano e Nicola Pannofino lo definiscono il «paradosso dell’invisibilità»: i movimenti religiosi non istituzionalizzati sono spesso difficili da riconoscere, perché magari usano canali di diffusione che non sono strettamente religiosi o perché i loro simboli e costumi ci risultano poco familiari. Per questo, spiega Pannofino, sfuggono alla nostra attenzione, portando a sottovalutare il fenomeno.

In epoca moderna, l’aumento di persone devote ai complottismi ha a che fare con certi traumi collettivi che «ci fanno dubitare della validità delle istituzioni, del linguaggio e delle categorie con cui leggiamo il mondo quotidianamente», spiega Pannofino: è successo nel 2001 durante l’attacco terroristico alle torri gemelle e di nuovo nel 2020, quando i giornali hanno annunciato la pandemia globale di Covid-19.

Frugando dentro dozzine e dozzine di canali Telegram in Italia e Repubblica Ceca – da quelli del movimento politico-cospiratorio di QAnon, alle vedette no vax, fino a quelli che discettano di energia mistica e sincretismo religioso – si scopre che i contenuti, le narrazioni e le ideologie di estrema destra si agganciano a sentimenti anti-establishment e a movimenti di disinformazione.

Mappa concettuale che tiene insieme diverse teorie cospirative trovata in un gruppo Telegram

Gruppi di utenti sono esposti quotidianamente a teorie che sembrano parlare di spiritualità e disegni cospiratori, ma che in realtà sono convinzioni politiche estremiste, con sfumature che vanno dall’antisemitismo fino alla propaganda pro-Trumpiana.

Sotto il segno di Q

«Ciao a tutti. Non pubblico nulla su Reddit da un po’ e non mi sarei mai aspettato di dover postare qui. Speravo che questo giorno non arrivasse mai, eppure eccomi». Comincia così la lunga testimonianza su Reddit di un utente anonimo di 19 anni condivisa circa un anno fa sul forum QAnonCasualties, uno dei principali gruppi di supporto online per “vittime” di QAnon, il movimento cospiratorio d’estrema destra che segue la dottrina di Q, un presunto alto funzionario del governo federale che svela i segreti del mondo tramite messaggi in codice. QAnonCasualties è una community composta principalmente da ex-believer e Q-adjacent, cioè vecchi seguaci o persone che, a causa di un amico o un parente arruolati da Q, hanno conosciuto le brutture del movimento da vicino.

Nella sua storia, l’utente delinea l’impossibile convivenza con i suoi Q-parents, ovvero genitori che seguono i dettami di Q: «Preferirei mettere i miei genitori in custodia psichiatrica o qualcosa di simile, ma non so se ciò li aiuterebbe o semplicemente radicherebbe il cospirazionismo più a fondo».

Dal racconto emerge l’inclinazione dei Q-parents per retoriche di varia natura che hanno trovato terreno fertile nel mondo dell’estrema destra: dalla propaganda sovranista a quella fascista, e dai proselitismi sulla “dittatura sanitaria” fino alle ossessioni per la «medicina naturale, l’energia delle frequenze e altre sciocchezze metafisiche»: un cocktail particolarmente pericoloso di narrative e credenze che si rafforzano l’una con l’altra.

«Fondamentalmente – prosegue l’utente – hanno ascoltato solo cospirazioni e propaganda di estrema destra negli ultimi DIECI ANNI circa, il loro cervello è completamente marcio con questa roba, per loro tutto ciò che accade è collegato alle cospirazioni – continua l’utente -. Hanno speso centinaia di euro in libri di cospirazione negli ultimi anni […]. Pura manipolazione emotiva – proviene principalmente da Facebook, ma alcune di queste persone ora hanno il proprio sito indipendente, canali di finanziamento Patreon oppure canali Telegram».

Curiosando tra le pagine della community reddittiana, si capisce che la sua storia dipinge un quadro familiare ormai abbastanza diffuso: relazioni personali che si lacerano a causa di un’esagerata esposizione a certe realtà online che sono focolai di disinformazione e retoriche ambigue dove si mescolano concetti e ideologie di varia natura per spingere l’utente verso una radicalizzazione inconscia.

La Cosmologia QAnon, in breve

QAnon è un movimento politico e una complessa teoria del complotto secondo cui il mondo sarebbe governato da un cosiddetto Deep State (letteralmente “Stato profondo”) occulto, controllato da una cabala di pedofili satanici e cannibali il cui obiettivo finale è quello di fondare un Nuovo ordine mondiale per il dominio sulla terra. Nella cosmologia di QAnon, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e i suoi sostenitori sono “patrioti” che combattono sotto copertura contro questo sistema malvagio.

In origine nasce come una teoria di estrema destra americana. Inizia a circolare nell’ottobre 2017 sul forum anonimo 4chan (tipicamente usato dai gruppi di estrema destra), quando un presunto alto funzionario del governo federale, indicato sotto lo pseudonimo di “Q”, inizia a pubblicare “indizi” in codice (i Q drops) per smascherare la malvagia cospirazione globale della cabala. Da allora, la cospirazione si è diffusa in varie parti del mondo, inclusa l’Europa.

L’affiliazione alla cospirazione di QAnon può essere rilevata dall’uso di un vocabolario molto specifico.

Il vocabolario QAnon:

Q – Si tratta di un presunto funzionario del governo degli Stati Uniti con “autorizzazione del livello Q”, un livello di autorizzazione top-secret all’interno del Dipartimento dell’Energia, che sta gradualmente scoprendo una cospirazione all’interno del Deep State. Ha iniziato a operare sul forum 4chan, dove “Anon” sta per anonimo.

Breadcrumbs/Bakers – Gli indizi che “Q” diffonde sono chiamati “briciole” all’interno della comunità di QAnon. Le persone che cercano di capirle sono definite “fornai”.

White/Black Hats – I membri di QAnon trascorrono il loro tempo a scoprire chi è a favore e contro il Deep State. Le persone che sono figure positive dal punto di vista di QAnon sono chiamate “White Hats”, mentre i cattivi associati al Deep State sono chiamati “Black Hats”.

WWG1WGAWhere we go 1 we go all, Dove va uno, andiamo tutti. Questo è l’acronimo che i sostenitori di QAnon usano per etichettare i loro post, creando il senso di una comunità fatta di “soldati digitali”.

The Great Awakening – Un processo sociale attraverso cui le persone espongono la presunta natura malvagia del Deep State. Il processo sarebbe iniziato nel 2017 con il primo “drop” di Q.

The Storm – L’evento previsto da QAnon che dovrebbe portare alla caduta del Deep State. Dovrebbe essere il momento in cui i crimini dei Black Hats, dei politici e delle élite democratiche, per lo più legati al traffico sessuale, vengono smascherati e provati.

1776 – L’anno della Rivoluzione americana. Fa riferimento a un’idea dell’estrema destra secondo cui un’altra rivoluzione americana sia in procinto di scoppiare. Il suo scopo sarebbe quello di rovesciare il “governo illegittimo” che ha preso il potere dopo il mandato di Trump. L’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti del 6 gennaio 2021 segnerebbe l’inizio di questa rivoluzione.

Do your own research – Il motto più utilizzato nei blog e nei forum di QAnon, dove l’invito ad adottare un approccio da autodidatta alla dottrina di Q non è altro che una falsa retorica che dà l’illusione di un’emancipazione intellettuale e ideologica ai nuovi adepti. Sulla base della struttura stessa del Qulto, gli “insegnamenti” profetici di Q sono diffusi sotto forma di messaggi in codice, o Q drop, la cui interpretazione resta di fatto nelle mani di una ristretta cerchia di discepoli – o evangelisti -.

Negli Stati Uniti, QAnon nasce all’interno dei circoli del cristianesimo fondamentalista e della destra americana, dove già dagli anni Settanta e Ottanta del Satanic Panic – quando un’isteria sociale aumentò i casi di vittime di presunti riti satanici- circolavano i racconti underground di abusi sessuali ritualizzati, sacrifici di bambini e pedofilia che si realizzavano nelle ville hollywoodiane o nei circoli del Partito democratico statunitense.

Alla fine, QAnon ha recuperato «vecchi temi del contesto cristiano destrorso americano e li ha rimodellati», spiega Asprem.

Anche se il culto QAnon di oggi è considerabile come il perfetto esempio della commistione di elementi spirituali, cospiratori ed estremisti, non è sempre stato così. La sua nascita nelle frange della destra radicale americana e la sua diffusione negli ambienti spirituali “alternativi” sono due momenti di sviluppo distinti del movimento. Secondo Asprem, nonostante la struttura profetica e i richiami religiosi che caratterizzano il Qulto, ossia il credo dei fedeli di Q, QAnon non nasce come movimento affiliato agli ambienti della spiritualità “New Age”. Questo avvicinamento più recente con le eterodossie mistiche potrebbe quindi essere una delle cause della sua attuale diffusione.

Alla base della comunione ideologica fra la mentalità tipica di certe spiritualità contemporanee e le posizioni cospirazioniste, c’è una comune visione alternativa verso ciò che viene invece riconosciuto legittimamente da tutti, come le istituzioni sociali e politiche, spiega Pannofino.

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Secondo Amy Hale, studiosa di sottoculture pagane e occulte contemporanee, l’atteggiamento “alternativo” è un’identità che si costruisce anche sulla base di una volontà di resistenza all’autorità, che in certi casi può essere rappresentate dalle grandi case farmaceutiche o dai dettami della medicina. Una retorica che viene usata «nei blog di cospirazione o nei talk radio telefonici degli Stati Uniti» racconta Hale, per manipolare lettori e ascoltatori e convincerli di essere persone «fuori dalla media, troppo intelligenti per essere ingannate dal potere».

A pesca di adepti

Ci sono gruppi Telegram dove la dottrina di Q circola in modo subdolo e non esplicito. Sono tantissimi i canali non dichiaratamente affiliati a QAnon dove gli utenti sono comunque esposti al “verbo”. Sono gruppi dove l’intento dichiarato sarebbe quello di condividere messaggi e contenuti tipici dell’ambiente new age o della controinformazione: ecosistemi dove la propaganda di QAnon ha più possibilità di attecchire e mimetizzarsi.

Il bacino potenziale di diffusione di QAnon su Telegram è, in effetti, ampissimo. In base a TGStat, un programma che permette di analizzare i gruppi Telegram, i canali italiani e ceco-slovacchi più seguiti sono principalmente quelli che diffondono contenuti no vax e di “controinformazione antiegemonica”, oltre che gruppi dichiaratamente incentrati sul culto di QAnon e di altre realtà antisistema. Anche per questo, è estremamente facile ritrovarsi in un gruppo QAnon mentre si seguono i contenuti di canali new age o no vax su Telegram.

Il canale italiano Il grande Risveglio (più di 14 mila iscritti) si autodefinisce «Canale di Crescita Spirituale, di Risveglio, di Messaggi di Luce dalla Galassia dai Maestri Ascesi, Fratelli Galattici ed Esseri di Luce». Ma al di là del misticismo di facciata, una serie di post sulle cospirazioni di Q si alternano a fake news incentrate sulla salute. Tra le domande sul perché non si ricordano le vite passate e i post di approfondimento sui «trasformatori alchemici», si nasconde una regolare propaganda QAnon proposta attraverso i post ricondivisi dal gruppo privato Codice Genesi (circa 458 iscritti). Qui, in un italiano mal tradotto, troviamo anche un «piccolo riassunto per i più restii» dove si spiega che l’ex presidente Donald Trump sarebbe parte di una operazione militare contro «il piano decennale della Cabala contro l’America».

Su Il Grande Risveglio troviamo anche i post provenienti dal gruppo Truth social official, un canale Telegram in inglese del social network americano fondato da Trump – e non ancora attivo in Italia -, che è un focolaio di propaganda QAnon. Da lì si può accedere all’intero mondo di Q: realtà su Telegram dove si diffondono i messaggi criptati per svelare il piano segreto del deep state o gruppi dove circola una serie di documenti segreti presi direttamente dal presunto iCloud del Presidente Biden.

Uno screenshot del gruppo Il Grande Risveglio

Capita poi che alcuni post siano tradotti dall’italiano ad altre lingue. È il caso del canale Telegram Liberaveritas, che conta più di seimila iscritti e dove si passa da esotiche rivisitazioni storiche in chiave neopagana a mistiche coincidenze firmate Q: i suoi contenuti vengono meticolosamente tradotti, pronti per la ridistribuzione, da un piccolo gruppo ceco chiamato Co kdyby (“E se” in italiano), che a sua volta diffonde cospirazioni e propagande QAnon in ceco.

A ogni paese la sua pillola

Nella più recente cosmologia di QAnon, c’è l’icona dell’ex presidente John F. Kennedy che appare dai cieli di Dallas, dove è stato assassinato, e consacra Donald Trump come il nuovo presidente degli Stati Uniti. Per il ricercatore Asprem, è l’evidenza di un miscuglio politico-religioso che nel movimento è fortemente radicato «in una sorta di tradizione millenaria americana». Di fronte alla natura fortemente americanocentrica del Qulto, sorprende la capacità del movimento di attecchire in realtà geograficamente e culturalmente distanti: «Tutto ciò non sembrerebbe molto trasferibile all’Europa. Eppure, le persone entrando nel movimento possono raccogliere aspetti specifici della narrazione di Q che funzionano ovunque», spiega Asprem.

Per un movimento fortemente legato alla cultura e politica americana come quello di QAnon, la capacità di adattamento delle proprie teorie e cospirazioni è fondamentale per la sua espansione. Nei canali più o meno ufficiali di Q che promuovono la dottrina al di fuori del contesto americano, il tipo di riferimenti culturali e politici che vengono condivisi cambiano, infatti, in base al contesto di riferimento: così, nel mondo Telegram ceco-slovacco di QAnon, la retorica del Qulto si lega molto bene alla propaganda pro-Putin, mentre in quello Italiano si moltiplicano i contenuti e le cospirazioni sulle elezioni del 25 settembre 2022.

Dopo che i risultati delle elezioni hanno annunciato Fratelli d’Italia come primo partito, nel gruppo Il Risveglio di Q_1776 è comparsa l’immagine della leader Giorgia Meloni con scritto: «Non ho mai sentito nessun politico spiegare così perfettamente contro cosa ci troviamo di fronte e perché combattiamo. Quando guardi questo video, ti renderai presto conto del motivo per cui l’establishment ha paura di lei».

Qualche post più indietro, nello stesso gruppo, si ricorda il Q drop 3539 (vedi box definizioni) del 2019 dove il politico e leader della Lega Matteo Salvini sarebbe stato descritto come uno dei “patrioti” dallo stesso Q. Nel post si spiega che anche le sue azioni politiche sarebbero state giustificate dalla necessità di infiltrarsi nel sistema: «Chiaramente se ti devi infiltrare, devi amalgamarti con la melma… Lo so che per molti è difficile ma fa parte dell’arte della guerra…».

Screenshot dal gruppo Il Risveglio in cui si inneggia ai patrioti Matteo Salvini e Giorgia Meloni

La semantica come strategia per “redpillare” i “normies”

Su Telegram, narrative oscure, concetti vaghi e terminologie impropriamente decontestualizzate vengono usate e riadattate in modo da potersi agganciare a qualsiasi retorica antisistema. Per questo concetti come il «deep state» o l’«era dell’oro» si inseriscono senza problemi all’interno di canali New Age o di disinformazione in un pericoloso gioco di riferimenti e mondi che si sovrappongono. La storia dell’attesa di una fantomatica «era dell’oro» racconta come un’epoca «perduta nel passato, verrà ricreata come un’utopia del futuro dopo un’enorme conflagrazione». È un elemento tipico delle religioni millenaristiche che attendono l’avvento del regno di Cristo in terra, «ma ha qualcosa in comune anche con certe retoriche della politica populista, come quella del movimento “Make America Great Again”», spiega Asprem.

In Italia si trovano riferimenti all’età dell’oro in diversi ambienti Telegram: su QANON ITALIA (più di 13 mila iscritti) e Il Risveglio_Q 1776 (più di 11 mila), ma anche nei canali online della pagina new age e pro-Trump fisicaquantistica.it. C’è persino un gruppo Telegram chiamato La nuova era dell’oro che conta più di 11 mila iscritti e dove, tra notizie «che risuonano con l’anima» e vigilanza no vax, si diffonde la dottrina di Q.

In effetti, nella maggior parte dei gruppi dichiaratamente Q-adjacent (vedi box) ormai si trascurano i riferimenti alla cosmologia americana originale di QAnon, fatta di pedofilia istituzionale e messaggi di salvifico pro-trumpismo, per abbracciare cosmi geografici e spirituali differenti. «L’impressione è che dovremmo stare attenti a pensare che tutti coloro che esprimono una sorta di simpatia per QAnon, ad esempio mettendo il simbolo Q su una bandiera o su una maglietta, credano o conoscano davvero tutte le pazze teorie promosse da QAnon», spiega Asprem.

Per approfondire

Il glossario della cospirazione

Una rassegna della terminologia all’interno del mondo del cospirazionismo

All’espansionismo QAnoniano – geografico e ideologico – corrisponde in effetti una diluizione del messaggio originario: così il simbolo Q ha superato il suo significato ed è diventato uno stemma di diverse ideologie e movimenti, non necessariamente connessi o relativi al culto di Q. E se è vero che l’uso di Q e dei suoi simbolismi non è sempre sintomo di una aderenza o conoscenza del movimento, è anche vero che le testimonianze sul web raccontano di una certa casistica di persone che, pur credendo a teorie QAnon, ne ignorano la provenienza e rinnegano qualsiasi affiliazione al Qulto.

D’altronde, non sempre i contenuti di QAnon sono espliciti e facilmente identificabili: a volte i riferimenti sono intratestuali, magari nascosti dentro la retorica di un commento piuttosto che nella riconoscibilità della firma di Q. È uno dei motivi per cui, indagando il fenomeno su Telegram, le ricerche automatizzate possono non funzionare: «Che sia subliminale e altamente manipolativa ma non abbia le solite caratteristiche di una narrativa di disinformazione è un dato di fatto. Il monitoraggio ordinario non lo cattura, è necessario esaminare manualmente il contenuto e conoscere i simboli e i termini che utilizzano», dice uno dei volontari anonimi – principalmente medici, accademici, senior manager, analisti, e veterani militari – degli Elfi Cechi (Czech Elves), movimento underground di civili che si sono organizzati per monitorare e analizzare il panorama della disinformazione ceca sulla scia degli omonimi gruppi in Lituania, Lettonia ed Estonia.

Rumore di fondo

«Io ero seguace del complottismo classico prima di QAnon, – racconta un anonimo ex believer italiano, attivo nella community di Reddit QAnonCasualties – ma dal 2015 ad oggi mi sono molto distaccato da quel mondo, in quanto la stupidità umana spiega molte cose meglio della malizia e dei complotti. In famiglia ho persone ancora dentro, e credo siano Q-adiacenti, ma preferisco evitare di parlare di queste cose per preservare la mia salute mentale».

È entrato nel Qulto da tradizionalista cattolico, ma poi dice di essersi «distaccato da quell’ambiente» per poi vedere amici e parenti che erano rimasti agganciati a quelle idee spingersi «nell’abisso del complottismo più assurdo». Spiega che la “conversione” sua e della sua famiglia è passata anche da siti italiani come la testata negazionista Byoblu, che ha un canale Telegram con quasi 100 mila iscritti e che è fondata dal blogger Claudio Messora, dal marzo 2013 all’ottobre 2014 responsabile della comunicazione per il Movimento Cinque Stelle. Oppure attraverso figure controverse come quelle del giornalista Maurizio Blondet, altra voce dell’universo ultracattolico cospirazionista: «Blondet ha rovinato tanti cattolici», sentenzia l’utente.

Seguaci di QAnon all’interno di Capitol Hill durante l’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 per impredire la certificazione del voto elettorale – Foto: Saul Loeb/Getty

D’altronde, basta un’occhiata al forum e alle chat di un altro canale Telegram, quello di Come don Chisciotte (più di 21 mila iscritti), o ai commenti sulla pagina Facebook di Byoblu per individuare l’ingresso al mondo di QAnon: dai post provenienti dal canale INSIDER Q ITALY (un gruppo Telegram italiano dichiaratamente «pro-Putin, pro-Trump» e con più di quattromila iscritti) ai commenti per il download pirata dell’app di Truth Social.

I sociologi Ward e Voas parlarono di cospiritualità per la prima volta come di un movimento web in rapida crescita. Ma secondo diversi studiosi, pensare che la diffusione del cospirazionismo sia legata solo a una stortura della storia moderna è un errore di prospettiva. Le cospirazioni hanno modificato il passo della storia non solo in quei salotti ottocenteschi con un debole per l’occulto descritti da Asprem, ma anche nelle accuse di Nerone contro i cristiani per l’antica Roma bruciata o nell’ossessione medioevale della lotta contro il demonio concretizzatasi nella sanguinosa caccia alle streghe.

Oggi lo abbiamo visto sul corpo dello sciamano QAnon nell’assalto a Capitol Hill, tra simboli norreni del suprematismo bianco e copricapi simili-indigeni; e lo vediamo ancora nelle strategie di QAnon che si infiltra nei gruppi di no vax per guadagnare consenso.

Spiritualità e cospirazionismo vengono utilizzati dal Qulto per attirare e “red-pillare” i cosiddetti “normies”: bombardamenti di disinformazione e fake news mescolati a cocktail ideologici ed estremisti che trascinano gli utenti nella “tana del coniglio”. Una strategia, quella di QAnon, che più che portare avanti la propria messianica visione di affrancamento della popolazione mondiale dai piani malefici del Deep State, sembra essere diventata un modo come un altro per generare confusione e perturbare la società.

CREDITI

Autori

Sofia Cherici
Jan Žabka

Editing

Lorenzo Bagnoli
Giulio Rubino

In partnership con

Transitions
Hlidacipes.org

Illustrazioni

Vincenzo Triolo

Con il sostegno di

Collaborative and Investigative Journalism Initiative (CIJI)

Il glossario della cospirazione

30 Settembre 2022 | di Sofia Cherici, Jan Žabka

Teosofia

Dottrina mistica e occulta, parte della tradizione esoterica occidentale. Nata alla fine del diciannovesimo secolo negli Stati Uniti, combina l’approccio filosofico-religioso ai rudimenti della scienza. Il pensiero teosofico attinge da antiche filosofie dell’Asia e d’Europa, come il buddismo. Alla base c’è la concezione che ogni religione sia stata rivelatrice di una verità, seppur parziale. La dottrina fu propugnata dalla Società teosofica, fondata a New York nel 1875.

Cospiritualità

Neologismo coniato dai sociologi Charlotte Ward e David Voas e utilizzato per indicare la relazione tra il mondo della spiritualità – tipicamente della New Age – e quello delle teorie del complotto. Il termine ha iniziato a circolare dopo la pubblicazione nel 2011 dell’articolo “The emergence of conspirituality” nel Journal of Contemporary Religion.

Ex-believer

Letteralmente, ex credente. Si usa nell’ambito delle ideologie estremiste per riferirsi a individui precedentemente seguaci di movimenti radicalizzati, tipicamente di estrema destra o cospirazionisti. Per aiutare gli individui nel loro processo di deradicalizzazione, ci sono gruppi di supporto e aiuto online; uno di questi è la rete internazionale EXIT HATE, un ente di beneficienza che supporta ex membri dell’estrema destra nel loro percorso.

Q-parents

Slang utilizzato in alcune community online per fare riferimento a genitori che seguono i dettami di QAnon o, per estensione, un certo tipo di cospirazionismo di natura estremista.

Q-adjacent

Persone “Q-adiacenti”, nella traduzione italiana; non esiste un uso standard di questa terminologia. Viene usato a volte per riferirsi a persone o realtà affiliate a Q, a volte per parlare delle persone che hanno un parente o amico che è seguace del Qulto.

Reddit

Forum online e sito internet attivo dal 2005. É uno spazio di discussione e condivisione dove gli utenti si riuniscono intorno a gruppi e community a tema.

Per approfondire

In fondo all’abisso della cospiritualità

Cosa si dicono gli utenti delle chat Telegram che diffondono le teorie di QAnon in Italia. Tra fake news e contenuti estremisti

Redpill

Red pill è un riferimento alla celebre scena del film Matrix dove il protagonista è messo davanti a una scelta: prendere la pillola rossa e scoprire così la verità sul mondo per quello che è, o prendere la pillola blu e continuare a vivere la propria via all’interno dell’inganno. All’interno di vari contesti cospirazionisti e dell’estrema destra, ma soprattutto nel mondo di QAnon, il concetto di “redpillare” ha un doppio significato: quello di svelare la verità sul mondo, scoprendone i piani machiavellici e oscuri, e quello di indottrinamento.

Normies

Il Red Pilling è legato al concetto di normies (i cosiddetti “normali”) e si usa in riferimento a persone ancora fuori dal circuito di credenze e ideologie autodefinitesi come “rivelatrici”. “Redpillare” i “normies” è una strategia di reclutamento, soprattutto nell’ambito dei movimenti di estrema destra.

New Age

Termine generico che fa riferimento a una sottocultura occidentale che unisce vari aspetti della spiritualità e del misticismo e che si presenta sotto forma di una pluralità di espressioni diverse: dal salto quantico e i cicli cosmici, alle pratiche tantriche per sbloccare i flussi di energia, alla lettura dei tarocchi, alla meditazione e lo yoga. Nata intorno agli anni ‘70, è una delle principali espressioni della spiritualità contemporanea. Il nome New Age, letteralmente “nuova era”, deriva dall’accento sull’attesa simil-apocalittica di una nuova età dell’oro che porterà allo sviluppo di una nuova coscienza per l’umanità; elementi che caratterizzano soprattutto la prima fase del movimento.

Neopaganesimo

Si usa per indicare diverse forme di spiritualità contemporanea – come la Wicca o il druidismo – che sono ispirate alle religioni pagane dell’età antica.