La fabbrica delle frodi

La fabbrica delle frodi

#FraudFactory

Una società di base a Kiev, Ucraina, con ricavi di 70 milioni di euro l’anno propone finti pacchetti finanziari con ritorni da capogiro. Le vittime ci cascano e arrivano a perdere migliaia di euro. Molti di loro sono italiani. Comincia con una pubblicità su Facebook, o una chiamata a freddo. Di solito il numero di telefono ha un prefisso inglese, finto. La proposta è sempre allettante: si parla di investimenti finanziari dal ritorno assicurato in poco tempo. Come referenze, sui social, circolano i volti di vip famosi che si sarebbero arricchiti in questo modo.

Ma è solo una finzione. Un castello di carta. Chi si fa abbindolare non vedrà mai i suoi soldi finire in un vero investimento che finiscono invece in casseforti offshore lontani dalle giurisdizioni dove le polizie che indagano sulle denunce dei truffati potrebbero scovarli. Il tutto saldamente nelle mani del gruppo criminale israelo-georgiano che sta alle spalle dell’organizzazione.

Si chiama Milton Group, ha un ufficio in un palazzo elegante in centro a Kiev e come ragione sociale ha quella di convincere clienti sprovveduti a mettere mano al portafogli.

Ma non sono gli unici: risalendo la catena e gli assetti societari di altri gruppi simili si può ricostruire una catena di soldi e frodi che agisce a livello globale e appare inarrestabile.  

Come è nata l'inchiesta
Mentre lavorava per il Milton Group, un whistleblower ha fornito al giornale svedese Dagens Nyheter documenti e registrazioni che gettano luce sulla fabbrica di frodi a Kiev. Tra il materiale anche un elenco di oltre 1.000 vittime che il whistleblower è riuscito a copiare e trafugare di nascosto. DN ha condiviso il dossier con l’Organized Crime and Corruption reporting Project (OCCRP) e con i giornalisti che hanno collaborato all’inchiesta. Il consorzio di reporter ha raccolto le testimonianze di vittime che provengono da oltre 50 paesi. Il progetto è stato ribattezzato #FraudFactory, La Fabbrica delle Frodi. Oltre a Dagens Nyheter hanno partecipato importanti giornali nazionali, tra cui La Stampa (Italia), Helsingin Sanomat (Finlandia), VG (Norvegia), Politiken (Danimarca), The Guardian (Regno Unito), La Nacion (Argentina), El Confidencial (Spagna), Miami Herald (USA) e Times of Israel (Israele) .

L’inchiesta #FraudFactory nasce dai documenti che un whistleblower ha raccolto e messo a disposizione dei giornalisti svedesi di Dagens Nyheter. All’inchiesta hanno partecipato giornalisti di 25 Paesi in tutto il mondo, coordinati da Occrp.

Come si casca nella Fabbrica delle Frodi

Come si casca nella Fabbrica delle Frodi

Le pubblicità fanno leva sull’emozione e le vittime sono il più delle volte già state bersaglio di altre truffe: ecco perché questo sistema è tanto difficile da interrompere

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Il glossario del truffatore online

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Sono quasi tutti anglicismi, spesso utilizzati impropriamente dagli stessi “operatori”. Conoscerli meglio per non cadere in trappola. Ecco quali

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Lorenzo Bagnoli
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La Fabbrica delle frodi: cosa c’è dietro le telefonate che vi invitano a fare investimenti

#FraudFactory

La Fabbrica delle frodi: cosa c’è dietro le telefonate che vi invitano a fare investimenti
Lorenzo Bodrero
Matteo Civillini
Gianluca Paolucci

La chiamata arriva sul telefonino da un numero italiano o inglese. Dall’altra parte, una voce dall’accento est-europeo offre l’occasione di investire in criptovalute con il miraggio di guadagni favolosi. In realtà si tratta di una gigantesca truffa, che frutta alla società un fatturato di 70 milioni di dollari, stando ai numeri riportati ai dipendenti di Milton Group. Mentre alle vittime costa la perdita dell’intero investimento.

E tra le vittime ci sono anche molti italiani: il desk che si occupa dei clienti tricolore aveva obiettivi di raccolta fino a 250 mila euro al mese. Una truffa che parte da Kiev, più precisamente da un ufficio nel Mandarin Plaza, cuore dello shopping di lusso nel centro della capitale ucraina, dove ha sede Milton Group.

Le gallerie a livello strada brulicano di gente che va da una boutique all’altra: Armani, Dolce&Gabbana e il resto della moda che conta. Qualche piano più in alto, protetti da un cordone di guardie armate e telecamere a circuito chiuso, gli operatori telefonici “propongono” gli investimenti attraverso una serie di siti di trading online.

Un team di giornalisti internazionali provenienti da 23 Paesi è in grado di svelare i meccanismi di questo business multimilionario che le forze di polizia non sono finora riuscite a fermare. La Fabbrica delle frodi è  un’inchiesta che si basa su centinaia di documenti e video sotto copertura forniti da un whistleblower al giornale svedese Dagens Nyheter. I documenti, condivisi con il centro di giornalismo d’inchiesta Occrp, sono stati analizzati in Italia da IRPI e La Stampa.

Il Milton Group di Kiev opera attraverso una rete di call center: uno nella capitale ucraina, uno in Albania, uno in Georgia e uno nella Macedonia del Nord. Gli operatori sono centinaia e in ogni Paese Milton Group ha anche amici importanti, politici e funzionari. Il call center di Tirana, ad esempio, è gestito da Amant Josi , consigliere ufficiale del Ministro della Difesa albanese e socio in affari con il fratello del primo ministro Edi Rama. Josi conferma di aver amministrato alcuni call center prima di ricevere l’incarico ministeriale, ma dice di non aver mai avuto alcuna partnership o relazione commerciale con il Milton Group.

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Come si casca nella Fabbrica delle Frodi

Le pubblicità fanno leva sull’emozione e le vittime sono il più delle volte già state bersaglio di altre truffe: ecco perché questo sistema è tanto difficile da interrompere

Nel mondo dei broker, il Milton Group assume le sembianze di diverse piattaforme di trading online. Negli ultimi mesi i marchi più attivi sono stati Cryptobase, CryptoMB e Vetoro Banc, specialmente in Europa. Alcuni sono stati bloccati dalle autorità di controllo di vari paesi. Finora, però, Milton Group è riuscito a ripresentarsi online sotto una nuova veste, e ricominciare dove era stato interrotto.

I risparmiatori inviano i loro investimenti via bonifico bancario, money transfer, carte ricaricabili o bitcoin. Invece che finire in un vero pacchetto d’azioni in criptovalute i soldi svaniscono in conti correnti irrintracciabili, nascosti nell’anonimato di conti offshore di cui i beneficiari ultimi sono i padroni del Milton Group.

«Oppure finiscono su conti riconducibili a money mules, intestatari fittizi che subito dopo il versamento incassano e riciclano le somme dirottandole su altri conti correnti», spiega Nunzia Ciardi, direttore dal 2017 del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di base a Roma.

Il call center funziona come una macchina oliata alla perfezione. Molte vittime raccontano di essersi imbattute in pubblicità su Facebook che garantiscono guadagni da capogiro. Altre ricevono “chiamate a freddo” sempre più pressanti da numeri con prefissi stranieri. In entrambi i casi a fare il lavoro sporco sono centinaia di operatori che nell’ufficio di Kiev si suddividono in base alle lingue parlate. Ognuno di loro si nasconde dietro identità false, di solito qualche broker dal nome occidentale.

Come William Bradley, un alias tra i più attivi. Ripetono a memoria le frasi a effetto preparate dall’azienda: un escamotage per infondere fiducia ai risparmiatori e convincerli a mettere mano al portafoglio. Solitamente si parte con qualche centinaio di euro. Il beneficiario dei pagamenti non è direttamente l’azienda, ma presunti prestanome o “scatole vuote” con sede in paradisi offshore come Dominica o le Isole Marshall. Come ad esempio la Columbia Capital Group Ltd, società che operava il marchio CryptoMB prima di essere segnalata alle autorità finanziarie di mezza Europa.

Finora nessuno, né forze di polizia né autorità di controllo, si è però reso conto che a tirare le fila c’era un’unica società: la Milton Group. Agli utenti viene dato l’accesso a un conto online dove, nel giro di poche settimane, vedono la somma investita lievitare fino al guadagno promesso. Ma non è vero niente: i soldi in realtà sono già nelle tasche del Milton Group e da lì non si muovono.

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Molte vittime dicono di aver perso poche centinaia di euro ma per qualcuno gli investimenti proposti hanno significato la rovina economica, con debiti fino a 200mila euro.

Alcuni clienti sono stati convinti a installare un software per tracciare in tempo reale l’andamento dei loro investimenti. È un virus (un malware, tecnicamente) attraverso cui i dipendenti di Milton Group accedono all’intero computer. Possono facilmente manipolare l’andamento visibile dal software allo scopo di indurre il cliente a incrementare gli investimenti. Più una vittima è vulnerabile, più l’inganno è elaborato: si va dalla richiesta di un acconto per sbloccare il proprio investimento, all’invio di lettere fasulle per costringere i clienti a pagare le commissioni di fantomatici avvocati o istituti bancari.

Soldi che, ancora una volta, finiscono nelle tasche del Milton Group. Sono diverse centinaia le vittime rintracciate dai giornalisti della Fabbrica delle frodi – dal Circolo polare artico alle foreste dell’Ecuador, passando per l’Italia. Il numero potrebbe essere molto più elevato.

«Tutto quello che fa quest’azienda è falso», dice Alexey, il whistleblower. «Il loro scopo è solo quello di rubare soldi alla gente». Molte vittime dicono di aver perso poche centinaia di euro. Ma per qualcuno gli investimenti proposti dal call center ucraino hanno significato la rovina economica, con debiti fino a 200mila euro.

Come il caso di una rifugiata afgana residente in Norvegia, che è stata convinta a vendere tutti i suoi beni e indebitarsi da un broker di Milton che parlava in farsi. Le chat interne – diffuse dal whistleblower – rivelano come i broker siano consapevoli delle situazioni di disagio in cui versano alcuni clienti. E proprio per questo motivo diventano facile bersaglio di richieste sempre più pressanti.

Un fotogramma di un video girato di nascosto durante la festa a tema organizzata da Milton Group per celebrare i risultati ottenuti/Dagens Nyheter

«È un uomo molto anziano, l’ho spinto a pagarci le commissioni, spero che possa sistemare tutto oggi», dice un messaggio riferito a un 75enne svedese che ha perso oltre 40mila euro. «Sta a casa di un amico perché non ha abbastanza soldi per comprarsi da mangiare». Ad arricchirsi sulla loro pelle sono i manager e i proprietari del call center. È una rete criminale di cui fanno parte israeliani, georgiani e ucraini, spesso muniti di doppio passaporto israeliano e georgiano. Come Jakub Keselman, l’amministratore delegato del Milton Group: si è autoproclamato “The Wolf of Kiev”, un chiaro riferimento allo speculatore incallito di Wall Street di cui parla il film con Leonardo di Caprio. Foto di auto di lusso e costose vacanze in Paesi esotici fanno bella mostra sul suo profilo Instagram.

A inizio di Gennaio, manager e operatori del Milton Group hanno festeggiato in grande stile i risultati dell’anno scorso: un party a tema “Grande Gatsby”. Lusso, champagne e premi per i migliori broker. Al capo del desk italiano è stata regalata un’auto. A pagare il conto, migliaia di illusi dalla prospettiva di un guadagno facile.

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Lorenzo Bagnoli
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«Speravo di poter comprare una carrozzina nuova, ho solo perso i miei soldi»

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«Speravo di poter comprare una carrozzina nuova, ho solo perso i miei soldi»

Lorenzo Bagnoli
Lorenzo Bodrero
Matteo Civillini
Gianluca Paolucci

C‘è il piccolo imprenditore che voleva di incrementare i suoi guadagni allettato da una pubblicità che spendeva il nome di un vip. E l’anziana pensionata, gravemente ammalata, che sperava di poter così comprare una carrozzina nuova. Tutti agganciati con pubblicità sui social network o con chiamate sul telefonino che propongono investimenti promettendo guadagni favolosi. Sono almeno 250 le vittime italiane della Fabbrica delle frodi, l’inchiesta internazionale sui call center di Milton Group.

In Italia, nella maggior parte dei casi, le perdite delle vittime sono state in media decisamente contenute: poche centinaia di euro, prima di accorgersi che i guadagni facili erano solo un miraggio. Per altri però il conto da pagare è stato salato.

La pubblicità con i vip

Come nel caso di Giovanni*, un piccolo imprenditore del Nord Italia. Ad attirarlo è stato una pubblicità su Facebook: l’annuncio porta a Cryptobase, un sito di trading in criptovalute con cui, ricorda Giovanni, secondo la pubblicità si sarebbero arricchiti anche vip.

Giovanni ha un piccolo capitale da investire e versa i primi 1500 euro. Quelli di Milton Group capiscono che non si tratta di un risparmiatore qualunque, c’è ciccia e soldi. Così fanno pensare a Giovanni che l’operazione sia andata benissimo: organizzano una finta conference call in cui si sprecano complimenti e commenti entusiastici. Un trionfo. Peccato che quei soldi in realtà non siano mai stati investiti. Sono stati trasformati in bitcoin e nascosti in qualche crypto-portafoglio aziendale.

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Le identità fittizia e reale di William/Valerian e una lavagna con i risultati del desk “italiano” /Dagens Nyheter. Scorri le immagini

«Diceva di abitare a Roma e che avrebbe anche organizzato un incontro con tutti i suoi clienti»

Una vittima italiana

Prima di capire che è tutta una truffa, Giovanni investe 10 mila euro. A farlo cadere nell’investimento-truffa è Riccardo Bernardi, un broker che parla italiano con un accento dell’Europa dell’est. «Aveva un atteggiamento amichevole e mi chiamava quasi tutti i giorni, sempre via Whatsapp – spiega Giovanni -. Diceva di abitare a Roma e che avrebbe anche organizzato un incontro con tutti i suoi clienti». Balle.

Riccardo Bernardi, in realtà, è un ragazzo ucraino di 19 anni, Valerian. Ha trascorso solo un breve periodo nel Nord Italia e vive a Kiev. Quando contatta Giovanni è entrato da meno di un anno in azienda, ma le sue incredibili capacità affabulatorie gli hanno permesso una carriera rapidissima.

È il migliore del dipartimento che ha come bersaglio delle truffe l’Italia. Obiettivo mensile d’incassi dalle vittime italiane: 250 mila dollari. Un bottino ricchissimo frutto anche dei trucchi sempre più fantasiosi escogitati da Riccardo/Valerian. Per ingannare un cliente avrebbe creato una carta d’identità italiana contraffatta, con tanto di timbro uf ciale dell’impiegato all’Anagrafe di Napoli.

A svelare il meccanismo un whistleblower che ha condiviso le sue informazioni con i giornalisti del quotidiano svedese Dagens Nyheter. Il centro di giornalismo Occrp ha poi coordinato l’inchiesta internazionale alla quale hanno partecipato oltre 40 giornalisti da 23 Paesi del mondo, per l’Italia La Stampa e Irpi.

Il copione della truffa

Quando contattano le potenziali vittime gli operatori devono seguire un copione. Nulla viene mai lasciato al caso. Per ogni giustificazione che l’interlocutore trova per sfuggire alla trappola, c’è pronta una risposta per controbattere.

La vittima dice di non avere un capitale iniziale da investire? Semplice, spiegagli che questo è il metodo per fare soldi senza doversi stressare, magari prendendo in prestito i fondi da un amico o un parente. Qualcuno chiede rassicurazioni sulla buona riuscita dell’investimento? Rispondigli che il futuro dell’azienda dipende dal guadagno dei propri clienti: «Possiamo esistere solo se il tuo investimento ha successo, questa è la garanzia».

Per ogni transazione completata agli operatori del call center viene assicurato dal 4 al 9 per cento della cifra, in base al metodo di pagamento. Meglio i bitcoin – non tracciabili – che bonifici o carte di credito. Il resto del bottino finisce nelle tasche del gruppo israelo-georgiano a capo di Milton Group.

Gli operatori vengono monitorati costantemente. I superiori li ascoltano in tempo reale mentre parlano con i clienti, spingendoli a toccare le corde giuste. Soprattutto quando trovano uno spiraglio nella fragilità delle vittime.

«Ti spiegano che bisogna vendere emozioni – racconta la fonte – e non importa se positive o negative: puoi vendere sogni oppure giocare sulla rabbia».

Anna*, pensionata ultraottantenne della provincia di Torino, sperava di racimolare qualche centinaia di euro per acquistare una carrozzina elettrica. È costretta in casa da quando ha perso quasi totalmente il controllo degli arti inferiori. Anche lei ha investito 100 euro su Cryptobase dopo essere stata contattata telefonicamente da una donna con l’accento straniero: sperava in un ritorno immediato. Invece alla fine quella carrozzina non se l’è mai potuta permettere.

Anna maneggia il computer e internet con una discreta dimestichezza, «sono sempre stata un’informatica – dice – ho lavorato in questo settore fin dall’avvento dei primi computer».

Ora non si dà pace per quello che dice essere un insulto ricevuto: da tre mesi invia una richiesta alla settimana per prelevare denaro reale dal suo conto di criptovalute. Nessuno risponde più alle sue email.

Indagini complicate

Oggi il sito di Cryptobase non è più accessibile dall’Italia. La Consob l’ha oscurato il 17 febbraio: i “servizi finanziari” che offriva sono abusivi. L’autorità finanziaria però non può fare nulla per recuperare i risparmi di chi è stato già fregato.

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Il numero delle denunce è in rapida crescita ma ancora esiguo rispetto alla portata del fenomeno: 236 esposti nel 2018, 419 nel 2019 secondo i dati della Polizia postale.

Come spiega a La Stampa Nunzia Ciardi, direttore del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni, si tratta di un campo particolarmente difficile sul quale investigare. «I motivi sono diversi: la transnazionalità, la legislazione diversa tra paesi coinvolti, la difficoltà di circoscrivere le competenze, la capillarità delle condotte criminose». Il numero delle denunce è in rapida crescita ma ancora esiguo rispetto alla portata del fenomeno:  236 esposti nel 2018, 419 nel 2019 secondo i dati della Polizia postale.

«I numeri non rendono giustizia al fenomeno», spiega Ciardi, «molta gente non denuncia perché prova vergogna per la truffa subita e se lo fa avviene dopo un lasso di tempo in cui i truffatori hanno tempo di portare a termine i loro intenti criminosi». 

I poteri di Consob

Un emendamento al Milleproroghe, proposto da Fratelli d’Italia, dà alla Consob più poteri e più risorse per contrastare questo tipo di frodi, sempre più diffuse.

Per chi c’è cascato però c’è poco da fare. Quasi tutte le vittime sentite da Irpi e La Stampa hanno ormai desistito dal cercare di recuperare quanto investito. Chi per la somma irrisoria, chi per vergogna, chi per rassegnazione. Ma c’è chi ha fatto il possibile per riappropriarsi dei suoi soldi.

Eugenio* è uno skipper nel sud Italia e la mancanza di lavoro durante il periodo invernale lo rende una preda ideale. «Volevo capire come funzionavano queste criptovalute e nel caso fosse andata bene avrei continuato», racconta.

L’inizio è incoraggiante e con un investimento dopo l’altro “investe” 1500 euro. Come gli altri, si fa ingolosire dalla crescita esponenziale del deposito originario. Nell’arco di quattro mesi il suo capitale, stando a quanto vede dal suo computer, triplica. L’impossibilità di passare all’incasso però lo insospettisce. Da lì a poco ha la certezza che ormai i suoi risparmi sono persi. Consulta quindi il suo avvocato, il quale dopo un paio di giorni lo informa che quella società risulta essere collegata a un’altra registrata alle Isole Vergini Britanniche. Fare luce su una società registrata in un paradiso fiscale è, secondo l’avvocato, inutile: «Lascia perdere – gli dice – sono inattaccabili, è una battaglia persa».

* nome di fantasia

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«Difficile fare indagini, ma chi è stato truffato denunci immediatamente»

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«Difficile fare indagini, ma chi è stato truffato denunci immediatamente»

Lorenzo Bodrero
Matteo Civillini

Nunzia Ciardi, direttore dal 2017 del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di base a Roma, definisce l’ufficio che presiede come «anomalo perché ha una testa molto forte la quale ha la responsabilità di coordinare la miriade di sedi operative sparse tra regioni e province italiane». Solo così si può collegare una denuncia fatta a Torino con un’altra a Palermo e capire se dietro si nasconde lo stesso gruppo criminale in un mondo, quello delle truffe nel trading online, dove non esistono confini geografici.

Nel 2019, solo nel nostro Paese, sono stati sottratti quasi 18 milioni di euro. Sulle indagini in corso non può commentare ma, dice, «la portata di questa inchiesta giornalistica (Fraud Factory, nda) non mi stupisce affatto, è un fenomeno che conosciamo bene e che opera molto spesso con lo stesso iter».

Si può spiegare?

Generalmente, l’utente viene attratto da promesse di facili guadagni. Investe, così, una piccola somma iniziale la quale viene poi fatta lievitare artificiosamente per indurlo a salire con gli investimenti. Una volta che l’utente prova a passare all’incasso, la società adduce scuse per prendere tempo. A volte tirano la corda convincendo la vittima della necessità di investire addirittura in società di recupero. Insomma, prima che l’utente si renda conto di essere finito in un girone infernale passa del tempo. E da qui alla denuncia ne trascorre ancora poiché molti si vergognano di essere caduti in un tranello, o addirittura non denunciano proprio. In entrambi i casi questo complica le nostre indagini.

Cosa significa svolgere un’indagine su un crimine informatico?

È un procedimento ben diverso da un’indagine tradizionale in cui hai un territorio e una o più persone fisiche. Qui abbiamo, invece, una capillarità di elementi e di variabili che rendono tutto più difficile

Per esempio?

Le difficoltà sono riferibili da un lato a questo preciso fenomeno, dall’altro ai reati commessi in rete in generale. Nel primo caso abbiamo a che fare con crimini transnazionali per esempio, dunque diverse legislazioni in Paesi diversi. Poi c’è una difficoltà nel circoscrivere le competenze e la capillarità delle condotte criminose.

Ad esempio molto spesso queste persone utilizzano utenze telefoniche VoIP che rendono molto semplice camuffare il numero chiamante attraverso un semplice spoofing. Nel secondo caso invece abbiamo indirizzi Ip che sono sempre associati a società basate all’estero, così come i conti correnti bancari che risiedono su Iban esteri oppure sono riconducibili a money mules, intestatari fittizi che subito dopo il versamento incassano e riciclano le somme dirottandole su altri conti correnti.

A proposito di conti correnti, qual è il ruolo giocato dagli istituti bancari in questa particolare tipologia di crimine?

Lo stesso per tutti i crimini di tipo finanziario. Abbiamo collaborazioni aperte con istituti esteri per far confluire gli Iban illeciti in modo da bloccare le transazioni sospette. E quando riceviamo denunce precoci attiviamo i nostri ufficiali di collegamento all’estero che hanno contatti con le banche, soprattutto quelle orientali che sono quelle più utilizzate, che cercano di bloccare la transazione.

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I money mules sono intestatari fittizi che subito dopo il versamento incassano e riciclano le somme dirottandole su altri conti correnti.

Una denuncia tempestiva può rivelarsi efficace soprattutto nei casi di ransomware e di Ceo fraud (il primo consiste nel rendere inaccessibile un dispositivo il quale viene sbloccato previo pagamento di un riscatto; il secondo prevede che chi attacca impersonifichi un dirigente di un’azienda che persuade un dipendente a effettuare un bonifico, nda). Nel trading online, invece, la denuncia non è quasi mai precoce.

Quali sono le dimensioni del fenomeno in Italia e quale l’arma migliore a vostra disposizione?

Le denunce sul trading online che riceviamo sono in continuo aumento a livello nazionale ma la mia impressione è che non si tratti di un numero fedele. Siamo passati dalle 236 del 2018 alle 419 del 2019. Due anni fa sono stati sottratti 9,7 milioni di euro mentre l’anno scorso la cifra è pressoché raddoppiata, sfiorando i 18 milioni.

Ma le cifre non rendono giustizia di un fenomeno che valuto ben più ampio poiché molta gente non denuncia. Quanto alle contromisure, ci avvaliamo dei decreti di oscuramento. Essendo società all’estero e non avendo noi giurisdizione diretta diamo ordine ai vari provider di oscurare questi siti web per le utenze italiane. Il sito continua a esistere ma semplicemente non è visibile dall’Italia. L’oscuramento però arriva solo a seguito di denunce. Sono fondamentali.

Quali consigli si sente di dare a chi intende investire online?

A coloro che hanno già investito e che hanno sentore di condotte illecite il consiglio è di denunciare immediatamente. A chi invece prevede di investire nel trading online consigliamo di seguire le nostre campagne informative, di leggere i resoconti delle nostre operazioni, di effettuare controlli basilari e preliminari sulle società con cui avranno rapporti – come per esempio leggere i prospetti informativi sulle perdite massime possibili – e di affidarsi a broker regolarmente iscritti presso i registri della Consob.

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«Voglio aiutarti a fare soldi senza stress»

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«Voglio aiutarti a fare soldi senza stress»

Pubblichiamo la traduzione in italiano del documento che veniva consegnato agli operatori del call center di Milton Group per convincere i “clienti” a investire i loro soldi.

 

Buongiorno Rooney, come sta andando la tua giornata? Spero di non averti preso in un cattivo momento. Bene, il mio nome è Steve Lloyd, un senior account manager dell’azienda Cryptobase che si occupa di azioni, materie prime e contratti per differenza (CFD). Ti ho chiamato per darti informazioni dettagliate riguardo il mercato globale e come possiamo fare soldi insieme con la mia azienda.

Ciao James, buongiorno e come hai passato la notte? Il mio nome è Michael Lee e sono un membro/socio del mercato di crypto, azioni e materie prime e rappresento l’azienda Cryprobase. La ragione della mia chiamata è per informarti che hai un bonus di 100 dollari nel tuo conto di trading dal giorno in cui hai fatto la registrazione. Forse ti sei dimenticato, quindi sono qui per mostrarti il tuo conto e farti vedere come puoi iniziare a fare dei profitti.

Ciao Matilda, questo è Kennedy Brown dalla Autorità bancaria europea, come stai? Sono molto felice di parlarti oggi perché ho provato a contattarti per una settimana. Immagino che sono stato fortunato. Non vorrei rubare il tuo tempo, ma la ragione della mia chiamata è che stiamo lanciando un programma di redditività con banche nel tuo paese e questo riguarda beni come oro, argento e petrolio, e investimenti in aziende come MCDonalds, Walmart, KFC etc. So che lo troverai interessante e vorresti produrre extra fatturato.

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Gestire le obiezioni

Non ho soldi

So benissimo che non hai abbastanza soldi e questo è il principale motivo per cui ho chiamato. In realtà io voglio aiutarti a fare soldi senza stress. Non è appropriato per nessuno usare la frase “non ho soldi” perché l’unica cosa che fa è svalutarti e farti vedere che non sei capace di raggiungere il massimo. Abbiamo mamme e papà single e anche disoccupati che lavorano con la mia azienda e questo dovrebbe dimostrarti che noi diamo a tutti un’equa opportunità per fare soldi. Tu non sai in realtà quanto costa avere un account con la mia azienda?

Non ho tempo per fare trading

Ti capisco molto bene Monica che non hai tempo. Questo sicuramente mostra quanto ti impegni per il tuo lavoro e la tua famiglia. Noi stiamo in realtà cercando persone come te che vogliono/sono motivati a fare soldi ma sono impegnate dal lavoro e famiglia. Noi abbiamo persone che sono al tuo servizio per lavorare per te gratuitamente e questo non influirà mai con il tuo lavoro e attività domestiche. Questo è perché avrai un numero di esperti, tipo consulenti finanziari, capi brokers e account managers che gestiranno il tuo conto per assicurarsi che farai profitto e che lo riceverai tutti i venerdì

Non sono interessato

Bene John, so che non sei interessato perché i mei junior manager mi hanno già dato questa informazione ma ho chiamato solo per avere conferma e per ragionare con te su come possiamo costruire questo interesse insieme. Inoltre, hai avuto qualche esperienza negativa che vorresti condividere con me? Perché se questo non riguarda esperienze negative allora John io credo che tu non abbia abbastanza informazioni circa trading sul mercato globale.

Come si casca nella Fabbrica delle Frodi

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Siamo stati tutti nella tua posizione a un certo punto della vita dove non eravamo interessati a diventare amici con qualcuno ma alla ne diventiamo migliori amici solo perché siamo stati capaci di trovare un livello di comprensione. Trovare interesse per fare qualcosa arriva con il desiderio di fare esperienze positive e ti assicuro oggi che non rimpiangerai mai questa decisione.

Qual è la garanzia di profitto?

Tutti vorrebbero mettere i propri soldi in un affare profittevole e capisco la ragione per cui stai facendo questa domanda. Prima di tutto fammi dire che il tuo fare profitto ha delle conseguenze sulla licenza della mia società e anche sulle mie possibilità di lavoro. Quello che sto cercando di dire è che se i clienti non fanno profitti allora la mia società perderà la sua licenza per operare e di conseguenza io diventerò disoccupato. Abbiamo bisogno che tu abbia successo per far si che noi esistiamo, e questa è la tua garanzia.

Ti capisco molto bene perché una volta sono stato nella tua situazione 10 anni fa e quello è stato infatti un momento molto difficile della mia vita ma una cosa che devi capire è che noi non siamo soli e per questo motivo noi abbiamo famiglia, amici e anche sconosciuti che danno sempre il benvenuto a una buona idea per aiutare le persone. Non penso che la tua famiglia ti lascerebbe morire se avessi bisogno di un urgente intervento medico solo perché sei disoccupato?

Al contrario loro ti aiuterebbero a vivere e questo è il tipo di mentalità che dobbiamo avere quando si tratta di fare soldi sul mercato globale. Possiamo sempre chiedere assistenza se siamo disperati ad avere successo e questa volta non voglio chiederti soldi per un conto dell’ospedale ma soldi per iniziare un buon business che pagherà i conti dell’ospedale, elettricità, af tto, etc.

Ho perso molti soldi

Questo succede a ogni essere umano quanto si vuole avere successo e sicuramente il fallimento è sempre la migliore esperienza nella vita e insegna nuovi modi per avere successo. Ci sono solo tre modi in cui le persone possono perdere soldi sul mercato finanziario, una è che lavori con una società senza regolamentazione o licenza, il secondo ha a che fare con il fatto che non vengono seguite le istruzioni dei broker e il terzo ha a che fare con il fatto che si lavora con una società inesperta, il che risulta in una analisi dei mercati scadente e successivamente ti fa perdere soldi.

Come fare le proposte in base alla provenienza

Paesi scandinavi (Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Islanda)

Questi clienti sono il più delle volte persone anziane che hanno davvero bisogno di parlare con qualcuno. Sarebbe molto saggio da parte tua fare la proposta in maniera molto leggera e andarci piano con le emozioni.

Questi sono il più delle volte persone in pensione e l’unico modo per trovare una connessione è parlare delle loro esperienze di vita, del loro lavoro, famiglia e cosa pianificano di fare durante la pensione e dirgli quanto vuoi imparare dalle loro esperienze di vita.

Dopo aver stabilito una connessione devi dire che vuoi dar loro un’esperienza geniale di vita circa: il fare soldi nel modo più semplice, senza che loro debbano fare nessuno sforzo di andare al lavoro la mattina dato che questo è il momento in cui si devono rilassare e godersi la vita con la loro famiglia.

Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda

Questi tre paesi sono i Paesi che chiamo “sapienti” perché sembrano sapere tutto nel mondo e hanno un grosso ego. Pensano si essere bravi e pensano di aver sempre ragione e sono molto maleducati al telefono.

L’unico modo per gestire queste persone è evitare di discutere con loro su qualsiasi direzione prendono e farle sentire intelligenti.

Chiedi domande rilevanti, come il lavoro e parla delle notizie nei loro paesi e di come avranno un impatto sia positivo che negativo sul mondo per farli contribuire di più alla conversazione e per farli sentire importanti.

Più tardi parlagli di quanto importante il mercato finanziario è diventato grazie a paesi come Gran Bretagna, Australia e la Nuova Zelanda e di loro che hanno una buona possibilità per fare soldi perché sono intelligenti e forse impareranno a fare trading in pochi mesi, dopo i quali la società rilascerà anche un certificato che il cliente è un trader esperto.

Paesi europei

Clienti da altri paesi europei sono in realtà persone con cui è molto facile lavorare, paragonando sempre un paese europeo con un altro. Per esempio, qualcuno che vive in Germania che pensa di vivere e lavorare in un grande paese come la Germania che vuole fare più soldi di quelli che riceve nel suo paese.

Dobbiamo creare un’immagine nelle loro menti e fargli credere che non c’è bisogno di spostarsi e lasciare la propria famiglia ma che tu puoi dargli la stessa opportunità con un salario più alto. Fai capre loro che potranno lavorare nel Regno Unito online con la tua società facendo un deposito e che avranno una chance migliore di fare molti soldi rimanendo insieme alle loro famiglie invece che lasciandole. Il secondo punto è fargli capire che faranno buon profitto senza pagare nessuna tassa.

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