Di vita e di guerra: le vittime invisibili

14 Luglio 2023 | di Eleonora Vio

Aoltre 500 giorni dall’inizio dell’aggressione russa su larga scala la fine della guerra è ancora un’incognita lontana. Per noi è arrivato, però, il momento di guardarsi indietro, per provare a capire le cause, e le conseguenze a lungo termine, di un conflitto mondiale che, in alcune aree dell’Ucraina, si protrae ormai da nove anni.

Cos’hanno in comune la distruzione e il saccheggio del patrimonio artistico e gli irreparabili danni ambientali commessi dall’esercito russo? Chi sono i difensori dell’identità culturale e territoriale ucraina trascurata per troppo tempo?

Anche se apparentemente lontani, gli attacchi deliberati contro l’arte e contro l’ambiente rientrano tra i crimini di guerra puniti internazionalmente e – sebbene la strada da fare sia ancora lunga – in tanti si stanno adoperando per difenderli e documentarli.

Di vita e di guerra: le vittime invisibili è un podcast di reportage e analisi, ma anche un viaggio intimo e personale intrapreso dalla giornalista Eleonora Vio che, muovendosi lentamente a bordo di un treno da est a ovest, presenta i lati poco raccontati della guerra più mediatica di sempre. Così facendo, si sofferma sulle storie e i punti di vista dei protagonisti di quella che è, a tutti gli effetti, una duplice lotta per la giustizia.

Ep. 1 – Il risveglio dell’identità ucraina

L’invasione del 24 febbraio 2022 è stata innescata da una premessa fondamentale: secondo Putin l’identità culturale ucraina non esiste, se non come parte integrante di quella russa. Ma il giorno che avrebbe dovuto segnare il tracollo dell’Ucraina ha finito per coincidere con il suo improvviso risveglio culturale. Chi da anni sta spingendo e lavorando per questo cambio di narrativa sono persone come Yulia Vaganova e Tetyana Pylypchuk, le direttrici, rispettivamente, del Museo Khanenko di Kyiv e del Museo Letterario di Kharkiv.

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Ep. 2 – Storie di coraggio

Nonostante la guerra nell’est dell’Ucraina continuasse da otto anni e l’allarme di un’aggressione su larga scala fosse stato lanciato da tempo, il ministero della Cultura si è trovato impreparato di fronte alla brutalità e all’efferatezza dell’esercito russo. Per evitare la catastrofe, nella creazione di una vasta rete emergenziale per l’evacuazione e la salvaguardia del patrimonio artistico del Paese è stato fondamentale il ruolo di attori informali, come Milena Chornyi e Ihor Poshyvailo.

Ma se tante collezioni non sono andate perse o distrutte, il merito è anche di personaggi meno noti, come Marina Rhizenko, la guardiana del caveau del Museo regionale di Chernihiv, e Serhii Layevski, direttore del vicino Museo artistico.

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Ep. 3 – La guerra contro l’ambiente

Non c’è dubbio che la guerra contro l’Ucraina prima di tutto sia una catastrofe umanitaria, ma – al pari di tante altre – si sta anche rivelando un disastro irreparabile per l’ambiente. Se, da un lato, l’ecosistema ucraino rischia di non essere più adatto alla vita di milioni di persone, dall’altro, la sua distruzione altro non è che l’ennesimo furto, e crimine, nei confronti di questo popolo. I terreni agricoli ucraini si sono trasformati in campi della morte; le foreste, se non sono state date alle fiamme, sono diventate nascondigli per le fosse comuni, e gli specchi d’acqua contaminati dal primo all’ultimo. Per non parlare della minaccia costante proveniente dalla Centrale nucleare di Energodar, fuori Zaporizhzhya.

Ne parliamo insieme a Kateryna Polyanska, giovane ricercatrice dell’organizzazione Environment People Law, a Viktor Karamuschka, capo del dipartimento di studi ambientali dell’Università nazionale of Kyiv-Mohyla Academy, e a Mycle Schneider, esperto di politiche nucleari.

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Ep. 4 – Un disastro difficile da misurare

Calcolare i danni ambientali sull’intero territorio ucraino con la guerra ancora in corso è già di per sé una missione impossibile. Se poi si considera che larga parte dei territori occupati, e poi liberati dall’esercito ucraino, sono stati minati dai russi prima di andarsene, ci potrebbero volere anni prima di avere un’idea precisa del disastro reale.

Per il momento, dei 50 miliardi di euro di danni stimati, i più evidenti sono quelli che interessano la contaminazione del suolo per via dei continui bombardamenti e dell’impressionante volume di scarti industriali e di mezzi militari distrutti e abbandonati ovunque. In questa puntata viaggeremo nella regione di Kharkiv, per seguire sul campo le analisi e i rilevamenti condotti dall’Ispettorato statale dell’ambiente.

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Ep. 5 – Il Donbass che non ti aspetti

Fabbriche e conflitto: la fama del Donbass è quella di un’estesa area industriale inquinata, devastata dalle divisioni etniche, dalla povertà e dalle violenze di una guerra che dura da oltre nove anni. Ma in pochi sanno che il Donbass racchiude anche una sua scena culturale ed è in questo episodio, grazie a tre personaggi diversissimi tra loro, che approfondiremo quest’altro mondo sommerso. Arif Bagirov è un ex media manager e coordinatore di tante evacuazioni da Severodonetsk; Rita Nikolaeva è la direttrice del Museo regionale di Kostantinovka, vicino a Bakhmut; e Vyacheslav Gutyrya è un artista eccezionale e un personaggio bizzarro, del tutto fuori dall’ordinario.

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Ep. 6 – La guerra dell’acqua e delle Montagne Sacre

Il viaggio attraverso il Donbass continua. Lasciate temporaneamente da parte l’arte e la cultura, stavolta affrontiamo come l’ambiente e la natura di questa regione martoriata siano in gravissimo pericolo a causa della guerra. Enormi danni sono già avvenuti e altri rischiano di avvenire, con conseguenze che già ora si estendono ben oltre l’area del Donbass.I tanti siti industriali, miniere e industrie chimiche disseminati per la regione erano già sull’orlo del collasso ecologico prima dei bombardamenti. Oggi è quasi impossibile sapere quanto profondo sia il danno aggiuntivo portato dalla guerra su vasta scala. Certo è che tonnellate di acque inquinate sono uscite dai siti di stoccaggio e le antiche foreste primordiali che erano l’unico polmone verde del Donbass sono state date alle fiamme e poi disseminate di mine.

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Ep. 7 – A caccia di opere trafugate

La protezione del patrimonio culturale e artistico dell’Ucraina passa inevitabilmente anche per la lotta al saccheggio e al traffico illecito di reperti archeologici e opere d’arte, un mercato sommerso e oscuro che è molto florido sia in Russia sia in Occidente.Gli oggetti preziosi saccheggiati durante l’invasione, infatti, stanno venendo trafugati sia verso est che verso ovest, e seguirne le tracce, in un ambiente che ha sempre protetto e favorito il riciclaggio di denaro sporco, non è per niente semplice. In questa puntata ne parliamo con Sam Hardy, criminologo inglese esperto di conflict antiquities, che racconta di come forze di invasione, criminalità organizzata e protezioni politiche si mescolino per favorire collezionisti senza scrupoli in tutto il mondo.

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Ep. 8 – Crimini di guerra

«C’è poco da dire: questa è una guerra culturale. È una guerra per distruggere la nostra identità». Sono parole di Mariia Zadorozhna, di HERI (Heritage Emergency Response Initiative), organizzazione che, affianco ai Monuments Men del sergente-avvocato Vitaliy Tytych, sta cercando di raccogliere le prove che possano inchiodare la Russia ai crimini che sta compiendo in questa guerra di fronte a un tribunale internazionale.

Nell’ultimo episodio di questa stagione di Di Vita e Di Guerra cerchiamo di fare il punto di tutto quello che abbiamo ascoltato fino a qui. Tanto i crimini contro l’ambiente quanto quelli contro la cultura e l’identità ucraina sono molto difficili da quantificare però, e nonostante lo straordinario lavoro di Olga Zabramma, Mariia, Vitalii e tanti altri sarà molto difficile non solo fare in modo che tali crimini vengano riconosciuti, ma soprattutto far sì che la Russia ripaghi l’Ucraina dei danni causati dall’invasione.

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Di vita e di guerra è un podcast di IrpiMedia
Diretto da Angelo Miotto
Cura editoriale: Giulio Rubino
Prodotto, montato e sonorizzato da Riccardo Cocozza
Doppiaggio: Stefano Starna, Vanina Marini, Emily Moretti, Claudia Gatti
Musiche: Riccardo Cocozza, Yurii Gurzhy
Fotografie: Patrick Tombola
Local producer/Fixer: Illya Lukash, Yurii Larin, Tymofii Yefimov
Traduzioni: Caterina Dell’Asta Zakharova, Iryna Kolomychuk

 

Di vita e di guerra: storie dal fronte ucraino

9 Agosto 2022 | di Eleonora Vio

Questo progetto nasce da un imprevisto. Sebbene la giornalista investigativa Eleonora Vio abbia una lunga esperienza in zone ostili e di conflitto, questa volta era diretta in Donbass, per provare a raccontare una storia diversa, particolare e di approfondimento. Per lei la guerra, non quella scoppiata il 24 febbraio ma quella che si prolunga in Ucraina dal 2014, andava analizzata non solo nei suoi sviluppi militari, ma anche in quanto causa scatenante di un imminente disastro ecologico nel bacino carbonifero del Don. L’inchiesta che Eleonora voleva scrivere su questo tema, avrebbe costituito un altro tassello di un progetto di IrpiMedia, che l’ha già vista impegnata in Bulgaria ed Estonia.

Improvvisamente l’emergenza ucraina cancella i piani costruiti da tempo da Eleonora – e dal suo collega fotografo e videomaker, Patrick Tombola. I due si trovano così catapultati dalla sera alla mattina sul filo del fronte. Tra i bombardamenti e l’avanzata delle truppe russe, i due giornalisti diventano testimoni oculari della capacità con cui la popolazione locale, pur incapace di dare un senso agli avvenimenti, si organizzi e reagisca con caparbietà e decisione.

Dal caso prende forma un reportage a puntate con testimonianze in presa diretta e interviste in studio o registrate da Eleonora sul campo, che racconta come, dopo la confusione e il panico delle prime 48-72 ore, un Paese europeo e moderno, al pari del nostro, sia stato costretto a cambiare volto repentinamente e assumere un assetto da guerra. La confusione è tanta, come pure le domande cui sembra impossibile, ancora oggi, dare risposta. Mettendo insieme i vari tasselli, cercheremo di dare un senso a un evento che ha sconvolto la vita di tutti, entrando già nella storia.

Ep. 11 – L’esodo

Dopo quasi un mese di lavoro sul campo, Eleonora decide che è arrivato il momento di tornare a casa. I racconti di chi ha impiegato giorni e giorni per fare rientro la preoccupano, ma per una serie di circostanze fortuite raggiunge l’Italia in poco più di 48 ore. Abbastanza per rendersi conto di come la guerra ha il potere di avvicinare le persone, da un lato, e di creare distanze incolmabili, dall’altro. Nel frattempo Eleonora ha conosciuto virtualmente Oksana, una signora ucraina residente in Italia e bloccata a Kherson, ovvero la prima città a cadere nelle mani russe nel corso di questa aggressione, durante quella che doveva essere una breve visita alla madre malata. Il racconto personale di Eleonora e quello di questa signora si intrecciano, mettendo in evidenza le analogie, ma soprattutto le differenze tra loro e i mondi a cui appartengono. In quella che è lecito definire una “missione suicida”, alla fine Oksana riesce a fuggire dall’Ucraina. Ma, anche a distanza di un migliaio di chilometri, mentre ha apparentemente ripreso la sua vita “normale”, non riesce a trovare pace.

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Ep. 10 – Kharkiv, la verità sotto attacco

Fino a qui Eleonora e Patrick hanno viaggiato ed esplorato l’Ucraina sotto attacco insieme. A metà marzo i due si separano. Eleonora se ne va (racconteremo il suo esodo nella prossima puntata, nd), mentre Patrick decide di rimanere e, nelle undici settimane e mezzo che trascorrerà nel Paese, racconterà le varie fasi del conflitto a Kharkiv tramite alcuni suoi emblematici personaggi. Questo reportage visivo è diventato un documentario prodotto da Channel 4 e PBS Frontline, intitolato Ukraine: Life Under Attack, a cui Patrick ha lavorato insieme al collega Yassir Mani Benchelah. In questa puntata Eleonora intervista Patrick e ripercorre con lui l’evoluzione di un polo importante sia dal punto di vista commerciale che intellettuale, diventato col passare del tempo una città fantasma, svuotata nelle strade come nello spirito. Il finale è amaro. Per chi ha vissuto la guerra a lungo e dal di dentro, come Patrick, ciò che al suo ritorno a casa più gli ha fatto male è stato realizzare come tante persone mettano in discussione non solo la realtà dei fatti ma, con essa, il suo stesso lavoro e quello dei giornalisti che ogni giorno rischiano la vita per documentarla.

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Ep. 9 – Kharkiv, la realtà capovolta dove i bambini fanno da esempio per tutti

Anche Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina, a soli 40 chilometri a sud del confine russo, è stata colpita all’alba del 25 febbraio. E non ha mai smesso di essere bombardata da allora, tanto da costringere la gente a fuggire, o a ritirarsi a vivere sottoterra per settimane, mesi. A Kharkiv, dove gran parte della popolazione parla russo, e ha parenti, figli e amici dall’altra parte del confine, l’aggressione è stata interpretata come una pugnalata fratricida. Il dovere di non soccombere alla paura e all’invasione nemica si manifestano giorno dopo giorno nelle situazioni più impensabili, come quella in cui Eleonora e Patrick si sono trovati immersi a inizio marzo. Una mattina hanno seguito il Dottor Juriy, oftalmologo al Centro Medico Prenatale di Kharkiv, durante il suo giro di visite quotidiane e hanno scoperto una realtà drammatica e surreale, dove i parametri normali erano stati capovolti, e i neonati indifesi facevano da esempio di resilienza per gli altri.

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Ep. 8 – L’ombra della catastrofe atomica

Uno dei rischi più grandi, per l’Ucraina come per il resto del mondo, connesso a questa guerra, è il rinnovato rischio rappresentato dalla minaccia nucleare. Non tanto quello rappresentato dall’uso di armi atomiche in guerra, quanto quello, ben più probabile, connesso alle centrali attive in Ucraina che rischiano di trovarsi in mezzo ai bombardamenti. Per capire cosa questo e altri scenari potrebbero significare, parliamo oggi con qualcuno che queste conseguenze le ha in mente ogni giorno: Olga Kosharna, esperta di energia nucleare. Dopo aver lavorato molti anni presso l’Autorità Nazionale dei Regolamenti per la Sicurezza Nucleare in Ucraina e all’Istituto di Ricerca Strategica sulla Sicurezza Nucleare, oggi Olga è una ricercatrice indipendente e svolge consulenze per vari enti sia statali che indipendenti. Ascolta su Spotify

Ep. 7 – La storia che rischia di ripetersi

Il popolo ucraino conosce meglio di ogni altro in Europa quali possano essere le conseguenze di un incidente nucleare. L’ombra di Chernobyl ha infatti pesato su questo conflitto fin dall’inizio, e la sicurezza delle centrali attive, come dei depositi delle scorie che ancora risalgono all’incidente di quasi quarant’anni fa, rappresentano una delle principali preoccupazioni delle forze di difesa ucraine. Eleonora questa realtà ce l’ha presente da prima dell’inizio della guerra, ed è per questo che aveva già programmato di intervistare Yakovlev Yevgeniy Alexandrovich, l’ormai ultraottantenne idrogeologo che nel lontano 1986 lanciò l’allarme prima della catastrofe di Chernobyl. Dopo aver parlato con lui, seguiremo il viaggio di Eleonora e Patrick verso Zaporizhzhya, dove si trova la più grande centrale nucleare d’Europa, mentre il fronte si avvicinava sempre più pericolosamente. Ascolta su Spotify

Ep. 6 – Cittadini, volontari, estremisti. Chi combatte per l’Ucraina?

Per la Carta delle Nazioni Unite l’Ucraina – come ogni altro Paese che abbia aderito al protocollo – ha il diritto di utilizzare tutte le armi a sua disposizione per auto-difendersi. Per quanto la forza militare ucraina si sia irrobustita molto dall’umiliazione subita in Crimea nel 2014 in poi, il 24 febbraio si è trovata impreparata di fronte all’esercito russo, uno dei più potenti al mondo, che contava, già allora, quasi due milioni di uomini. Così, oltre a mettere in campo l’intero esercito, composto da 200mila soldati attivi e almeno 300 mila riservisti, le autorità Ucraine, da subito, hanno voluto allargare le loro forze volontarie e paramilitari. Cercheremo di capire chi sono, da dove arrivano e in cosa credono le Forze Territoriali di Difesa, che in poco più di un mese sono riuscite a reclutare oltre 37 mila membri attivi e 130 mila volontari. E, grazie a un ospite di rilievo, faremo anche un po’ di chiarezza sulle sorti del tanto discusso Battaglione Azov, il cui orientamento resta uno dei punti più efficaci della propaganda filorussa.

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Ep. 5 – Dnipro si mobilita

Lo shock iniziale lascia spazio alla voglia di darsi da fare e di resistere. Incoraggiati dalle parole del Presidente ucraino Zelensky, che li invita a difendere in massa il proprio Paese dall’aggressore, i cittadini ucraini si mobilitano come possono. C’è chi si registra tra le Forze Territoriali di Difesa, un corpo volontario diventato parte dell’esercito ufficiale da gennaio di quest’anno; chi raccoglie beni di prima necessità per le forze armate e le famiglia in difficoltà, e chi passa le giornate ad assemblare e testare bombe molotov. Eleonora osserva sbalordita come una città di (allora) un milione di abitanti, in seguito svuotata di almeno un terzo della sua popolazione, e simile in tutto e per tutto a qualunque moderno centro europeo, non si sia fatta abbattere della paura, ma abbia, invece, sfruttato la rabbia condivisa per reagire, dimostrando ammirabile unità e compattezza.

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Ep. 4 – Vita da fixer, tra impegno morale e professionale

Allontanarsi da Mariupol per Eleonora significa anche rinunciare all’unica persona cui pensava di poter fare affidamento, la sua fixer, Diana. Ma, arrivata a Dnipro, s’imbatte subito e fortuitamente in Catherine Leonova, giornalista, video-maker, ufficio stampa per l’esercito e tanto altro. Seppure esperienze di quel tipo non le manchino, con lo scoppio della nuova guerra Catherine non pensa a documentare l’accaduto ma a supportare il più possibile chi ha bisogno. Sono le persone vicine a lei a convincerla che il miglior modo per aiutare la sua gente e l’esercito è fare da “fixer” ai giornalisti stranieri che arrivano giorno dopo giorno, per raccontare il conflitto nelle sue tante sfaccettature. La propaganda esiste, da ambo le parti, ma come dice Catherine: “Solo uno stupido potrebbe negare che è la Russia il colpevole”.

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Ep. 3 – 48 ore per capire

Rendendosi conto che, se la situazione dovesse precipitare, rischierebbe di rimanere incastrata, senza possibilità di andarsene, nella città strategica e insidiosa di Mariupol, schiacciata tra il Mare di Azov e le repubbliche separatiste filorusse del Donbass, Eleonora decide di andarsene da lì. Nonostante le raccomandazioni dell’unità di crisi e dei governi a non muoversi, sfida il pericolo, trova un autista e si mette in macchina. Dopo 5 ore di viaggio trascorse in allerta e in silenzio, arriva a Dnipro, terza città per grandezza dell’Ucraina. Anche qui, la mattina del 24 febbraio, sono state registrate varie esplosioni. Intorno regna il caos. Non avendo ancora un’idea precisa di cosa potrebbe succedere, Eleonora si organizza e si prepara, come se, a breve, dovesse verificarsi il peggio.

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Ep. 2 – Perché andare, perché restare

Fare il giornalista significa prima di tutto immedesimarsi nei panni di chi legge, vede o, come in questo caso, ascolta, e fornirgli strumenti per capire la realtà che lo circonda. Ecco perché, dopo un attacco “frastornante”, nel vero senso della parola, dove siete stati trascinati, inconsapevolmente, da Eleonora nell’istante che per molto tempo farà da spartiacque alla nostra storia recente, qui la nostra protagonista non è più narratrice testimone ma ospite e intervistata. A posteriori Eleonora cerca di rispondere alle domande che avrebbe posto lei a chi si fosse trovato nei suoi panni e cerca di colmare alcuni vuoti e informazioni, cui non aveva avuto nemmeno il tempo di pensare durante quella notte e quel giorno, nella frenesia del lì e ora. A intervistarla, Giulio Rubino, editor di questo podcast, che ha seguito Eleonora dall’inizio, prima che la guerra stravolgesse tutto.

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Ep. 1 – La notte che cambiò tutto

Un conto è sapere che la guerra potrebbe scoppiare da un momento all’altro, un altro svegliarsi nel cuore della notte al suono delle esplosioni. La giornalista freelance Eleonora Vio (assieme al compagno fotografo e videomaker Patrick Tombola) si trovava a Mariupol – città del sud-est dell’Ucraina, diventata tristemente nota per il carico di violenze e devastazione crescente perpetrato nelle settimane seguenti dalle forze russe – quando è iniziato il conflitto. A distanza di pochi minuti da quell’attimo che ha cambiato la storia del mondo, Eleonora prova a raccontare in presa diretta cosa si prova a essere coinvolti in prima persona in un evento così grande, assurdo e spaventoso, tanto da non essere stato, realisticamente, considerato come possibile, finché non è avvenuto. Un evento che, senza bisogno di troppa analisi, da subito delinea un prima e un dopo nella storia di Eleonora, e di tutti.

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Di vita e di guerra – Trailer 2

Di vita e di guerra – Trailer 1

Di vita e di guerra è un podcast di IrpiMedia
Autori: Eleonora Vio
Diretto da: Giulio Rubino
Prodotto, montato e sonorizzato da: Riccardo Cocozza
Doppiaggio: Stefano Starna, Vanina Marini
Fotografie: Patrick Tombola
Musiche originali: Riccardo Cocozza

Colonna Sonora:

XLR:840 – Replicant. Part 2
TIMOFIY STARENKOV – AI Access Denied
ДУХОВКА – Время
HRCRX – Mineral

Operazione Infinito: il vero volto della ‘ndrangheta lombarda

23 Novembre 2021

Il 13 luglio del 2010 una maxi-operazione porta all’arresto di 300 persone in tutta Italia, 154 solo in Lombardia. L’operazione, svolta tra Milano e Reggio Calabria e denominata Crimine-Infinito, svela l’esistenza di numerosi gruppi di ‘ndrangheta, sviluppati anche fuori dal territorio calabrese, a partire proprio dalla regione del Nord Italia.

L’operazione e il processo che ne è scaturito, iniziato nel 2011, ha permesso di ricostruire la struttura della ‘ndrangheta in Lombardia in almeno sedici comuni lombardi, dove i clan collaboravano con professionisti, politici e imprenditori collusi. In Cassazione, nel 2014, le condanne in via definitiva sono state circa 90.

Perché parlarne oggi? Perché Infinito è un atlante che guida ancora oggi lungo le rotte del sottomondo criminale lombardo. Ma le fotografie giudiziarie si scattano quando ci sono abbastanza elementi per innescare un’indagine. E casi lunghi e complessi come quello di Infinito richiedono anni prima di arrivare a maturazione investigativa. Intanto gli equilibri mafiosi cambiano. Le strutture evolvono. Le strategie criminali si adeguano ai tempi. Tornano ancora, a dieci anni di distanza dall’avvio del processo, gli stessi cognomi dei protagonisti delle cronache di allora. Però tanto, intorno, si è trasformato.

Nomi, luoghi, storie, fatti ricostruiti in “Operazione Infinito. Il vero volto della ‘ndrangheta lombarda”, un podcast di Sofia Nardacchione e Angelo Miotto prodotto da IrpiMedia. Scritto da Sofia Nardacchione con Angelo Miotto. Interviste di Luca Rinaldi, Lorenzo Bagnoli e Sofia Nardacchione. Regia, editing e sound design di Angelo Miotto. Voce narrante di Linda Caridi. Musiche originali di Pietro Barbetta, Luca Fabris e Mattia Fabris.Copertina di Claudio Capellini.

La cura editoriale è di Luca Rinaldi.

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Operazione Infinito: il vero volto della ‘ndrangheta lombarda

Primo episodio: ‘ndrangheta, tra Calabria e Lombardia

Il 13 luglio del 2010 una maxi-operazione porta all’arresto di 300 persone in tutta Italia, 154 solo in Lombardia. L’operazione, denominata Crimine-Infinito, svela l’esistenza di numerosi gruppi di ‘ndrangheta, sviluppati fuori dal territorio calabrese.

La prima puntata di “Operazione Infinito. Il vero volto della ‘ndrangheta lombarda”, con le interviste al Tenente Colonnello Cataldo Pantaleo e al Colonnello Salvatore Marletta allora in forze al nucleo investigativo dei Carabinieri.

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Secondo episodio: Pino Neri, un “avvocato” nella ‘ndrangheta

Il 31 ottobre del 2009 nel circolo Arci “Falcone e Borsellino” di Paderno Dugnano, provincia di Milano, c’è un importante summit di ‘ndrangheta a cui partecipano trenta ‘ndranghetisti. Tra questi c’è Pino Neri, consulente finanziario con un ruolo di primo piano nella ‘ndrangheta lombarda.

La seconda puntata di “Operazione Infinito. Il vero volto della ‘ndrangheta lombarda”, con l’intervista al sociologo Rocco Sciarrone.

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Terzo episodio: Il boss secessionista

Nella storia della ‘ndrangheta lombarda c’è anche un progetto di secessione della struttura mafiosa della regione del Nord Italia dalla casa madre calabrese. Un progetto portato avanti dal boss Carmelo Novella e che ha radici profonde nella storia dell’associazione mafiosa. 

La terza puntata di “Operazione Infinito. Il vero volto della ‘ndrangheta lombarda”, con l’intervista al sociologo Rocco Sciarrone.

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Quarto episodio: Una “colonia” di ‘ndrangheta nel cuore della Lombardia

Desio, comune della provincia di Monza e Brianza, negli anni Ottanta viene chiamata “Colonia di Melito Porto Salvo”: nella città si è creato un vero e proprio sistema di ‘ndrangheta, collegato a uno dei locali calabresi.

La quarta puntata di “Operazione Infinito. Il vero volto della ‘ndrangheta lombarda”, con le interviste al sociologo Rocco Sciarrone, al Tenente Colonnello Cataldo Pantaleo del nucleo investigativo dei Carabinieri di Milano e al giornalista del Corriere della Sera Cesare Giuzzi.

 

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Quinto episodio: Le reti mafiose, la ‘ndrangheta dei professionisti

La ‘ndrangheta in Lombardia si radica grazie a una fitta rete di professionisti, politici, imprenditori: persone non affiliate alla ‘ndrangheta, ma che fanno parte della rete mafiosa e che formano il cosiddetto “capitale sociale” dell’associazione mafiosa.

La quinta puntata di “Operazione Infinito. Il vero volto della ‘ndrangheta lombarda”, con le interviste al sociologo Rocco Sciarrone e al giornalista del Corriere della Sera Cesare Giuzzi.

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Sesto episodio: ‘ndrangheta violenta

In Lombardia la ‘ndrangheta non lascia da parte la violenza: una violenza diffusa fatta di omicidi, ma anche di minacce e intimidazioni e rafforzata dall’omertà delle vittime di un sistema mafioso diffuso in tutta la regione. 

La sesta puntata di “Operazione Infinito. Il vero volto della ‘ndrangheta lombarda”, con l’intervista ad Alessandra Dolci, già pubblico ministero del Processo Infinito, oggi coordinatrice della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano.

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Settimo episodio: Memorie di un ex padrino

All’interno del processo Infinito c’è un collaboratore di giustizia: Antonino Belnome, ex boss della ‘ndrangheta lombarda. Nelle sue dichiarazioni durante il processo e nelle sue memorie, scritte a mano dal carcere, ripercorre la storia dell’associazione di cui faceva parte.

La settima puntata di “Operazione Infinito. Il vero volto della ‘ndrangheta lombarda”, con l’intervista ad Alessandra Dolci, già pubblico ministero del Processo Infinito, oggi coordinatrice della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano.

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Ottavo episodio: La ‘ndrangheta nel racconto del collaboratore di giustizia

Nelle sue memorie, l’ex boss Antonino Belnome svela le caratteristiche dell’associazione mafiosa di cui ha fatto parte per anni, fino all’arresto nell’operazione Infinito. Racconta modalità di azione, simboli e riti della ‘ndrangheta, tra Calabria e Lombardia.

La ottava puntata di “Operazione Infinito. Il vero volto della ‘ndrangheta lombarda”, con l’intervista alla criminologa Anna Sergi.

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Nono episodio: La santa, tra ‘ndrangheta e massoneria

La ‘ndrangheta è un’associazione che muta, in base al periodo storico e al contesto territoriale. Uno dei più grandi cambiamenti avviene a partire dagli anni Settanta, quando viene creata una sovrastruttura, segreta, che si lega ad apparati dello Stato, dei Servizi Segreti, dei gruppi eversivi.

La nona puntata di “Operazione Infinito. Il vero volto della ‘ndrangheta lombarda”, con le interviste alla criminologa Anna Sergi e al giornalista Claudio Cordova.

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Decimo episodio: Dieci anni dopo. La normalità della ‘ndrangheta lombarda

Undici anni dopo l’operazione Infinito e dieci anni dopo l’inizio del processo, la ‘ndrangheta lombarda non è morta. Dopo centinaia di arresti, operazioni, processi, l’associazione è stata ricostruita, è mutata, ha cambiato volto, rinsaldando il controllo in territorio lombardo.

L’ultima puntata di “Operazione Infinito. Il vero volto della ‘ndrangheta lombarda”, con le interviste al sociologo Rocco Sciarrone, ad Alessandra Dolci, già pubblico ministero del Processo Infinito, oggi coordinatrice della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, e al giornalista del Corriere della Sera Cesare Giuzzi.

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