L’incoronazione: tra sacro, profano e ‘ndrangheta

L’incoronazione: tra sacro, profano e ‘ndrangheta

Cecilia Anesi

La celebrazione della Madonna della Montagna di Polsi è prima di tutto una festa. Sentita, partecipata, affollata. Ma non tutti affrontano la faticosa salita al santuario, arroccato tra i monti sopra il paese di San Luca, spinti dallo stesso motivo: qui c’è chi è fedele per religione, chi per cultura e chi invece partecipa per mafia. Per la religione cattolica è una importante celebrazione religiosa, ma per la gente comune questa è – come molte feste religiose d’Italia – una festa di paese, e come tutte le feste di paese vi è un legame profondo con il popolo. Si viene qui a vedere e ad essere visti, perché una festa di paese è uno specchio della società. Quest’anno poi, dopo due anni di fermo per via della pandemia, c’era un importante appuntamento. Si tornava a festeggiare, a riunirsi, ed è per questo che, dopo averne scritto alcuni anni fa, IrpiMedia – assieme a Occrp – torna a raccontarla. Volevamo vedere da vicino se e come la ‘ndrangheta, la potente mafia calabrese che negli anni si è appropriata di questa festa come sua, sarebbe stata in passerella.

Il santuario di Polsi, il più importante della Calabria, sorge in una gola dell’Aspromonte a 826 metri, tra boschi millenari e rocce ancora più antiche. La sua origine, datata intorno all’anno Mille, è raccontata da diverse leggende. Un racconto popolare narra che nei pressi del Santuario ci fosse l’antro della Sibilla che, sconfitta, dovette cedere il passo alla Vergine. Un altro parla della visione avuta da un pastore che alla ricerca di un vitello smarrito l’aveva ritrovato in ginocchio ad adorare la Croce. Lì, in quel punto, gli sarebbe apparsa la Beata Vergine col Bambino chiedendogli di costruire una chiesa a lei dedicata.

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La processione e la festa della Madonna della Montagna del Santuario di Polsi. Quest’anno è avvenuta una incoronazione speciale, anticipata a 16 anni invece che i 25 che devono solitamente passare. L’occasione è stato il restauro della statua grande, nonchè la fine della pandemia da Covid19 che ha bloccato i festeggiamenti per due anni - Foto Michele Amoruso
La processione e la festa della Madonna della Montagna del Santuario di Polsi. Quest’anno è avvenuta una incoronazione speciale, anticipata a 16 anni invece che i 25 che devono solitamente passare. L’occasione è stato il restauro della statua grande, nonchè la fine della pandemia da Covid19 che ha bloccato i festeggiamenti per due anni.

Il santuario, ci tiene a dire il suo rettore Don Antonio Saraco, non è della ‘ndrangheta, come spesso invece è stato descritto. «Il santuario è del popolo», ha detto il vescovo di Locri Monsignor Francesco Oliva, il popolo dei fedeli e dei pellegrini, che a migliaia arrivano a piedi per visitare il Santuario anche e soprattutto nei momenti di quiete, lontani dalle celebrazioni, quando vige il silenzio e la preghiera.

I fedeli più devoti, i pellegrini, arrivano anche dopo giorni di cammino, con simboli al collo come la conchiglia del Cammino di Santiago, baffi lunghi, cappello da esploratore e bussola alla cinta. C’è chi si toglie le scarpe da montagna, chissà dopo quante ore, e cammina scalzo tra le vie lastricate del santuario.

Lo dice anche un cartello di legno, che cita un passaggio dell’Esodo. «Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo dove stai è suolo santo».

Quest’anno poi c’è una ragione in più per arrivare qui a celebrare la Madonna: è la festa dell’incoronazione, che avviene ogni 25 anni.

L’ultima è avvenuta nel 2006, e prima ancora nel 1981. E sì qualcosa non torna perché al 2 settembre 2022 ne sono passati solo 16 di anni. É successo che la grande statua della Madonna, quella che si usa per l’incoronazione, è stata tirata fuori dalla teca – con tanto di progetto di un ingegnere – e portata giù per essere restaurata. Il rettore del Santuario Don Saraco lo ha letto come un segno di Dio: dopo due celebrazioni saltate per via del Covid, si sarebbe anticipata la festa dell’incoronazione.

Una veduta dell’Aspromonte, con la fiumara che taglia la montagna fino al mare, lungo la strada San Maria, ridotta ad una mulattiera, che collega San Luca al Santuario di Polsi.

Pellegrini che arrivano a piedi lungo la strada San Maria, attraversando un ponte crollato. Davanti, una pattuglia dei carabinieri che si accerta non vi sia traffico veicolare, date le condizioni della strada.

Una veduta dell’Aspromonte, con la fiumara che taglia la montagna fino al mare, lungo la strada San Maria, ridotta ad una mulattiera, che collega San Luca al Santuario di Polsi - Foto: Michele Amoruso
Una veduta dell’Aspromonte, con la fiumara che taglia la montagna fino al mare, lungo la strada San Maria, ridotta ad una mulattiera, che collega San Luca al Santuario di Polsi.
Pellegrini che arrivano a piedi lungo la strada San Maria, attraversando un ponte crollato. Davanti, una pattuglia dei carabinieri che si accerta non vi sia traffico veicolare, date le condizioni della strada - Foto: Michele Amoruso
Pellegrini che arrivano a piedi lungo la strada San Maria, attraversando un ponte crollato. Davanti, una pattuglia dei carabinieri che si accerta non vi sia traffico veicolare, date le condizioni della strada.

E così, il 3 settembre, è ripartito il count down. La prossima incoronazione sarà tra 25 anni da ora, motivo per cui la festa della Madonna di Polsi di quest’anno era davvero imperdibile.

Lo hanno pensato in molti, almeno seimila persone accorse da tutta la Calabria. Ma sono tre le zone da cui si partecipa massicciamente: San Luca, naturalmente, e due città del versante tirrenico della Calabria, Bagnara Calabra da cui arrivano i portatori della statua, e Rosarno – vicino al porto di Gioia Tauro.

Queste tre comunità si distinguono tra loro per ruoli diversi durante la festa – i rosarnesi hanno due bar allestiti accanto alle bancarelle dei sanlucoti, mentre quelli di Bagnara hanno le case con balconate a lato della chiesa. E poi si distinguono per il modo in cui ballano le tarantelle. I rosarnesi saltellano, i reggini (San Luca è in provincia di Reggio Calabria) strisciano i piedi.

Dei pellegrini a piedi scalzi si rinfrescano alla fiumara del santuario, dopo il lungo cammino.
L’incoronazione del bambino e della Madonna della Montagna di Polsi, svolta dal Vescovo di Locri Monsignor Francesco Oliva sotto il forte sole del 2 settembre 2022.
La banda che apre con grancasse e rullanti la processione dell’incoronazione della Madonna di Polsi.
Dei pellegrini a piedi scalzi si rinfrescano alla fiumara del santuario, dopo il lungo cammino - Foto: Michele Amoruso
Dei pellegrini a piedi scalzi si rinfrescano alla fiumara del santuario, dopo il lungo cammino.
L’incoronazione del bambino e della Madonna della Montagna di Polsi, svolta dal Vescovo di Locri Monsignor Francesco Oliva sotto il forte sole del 2 settembre 2022 - Foto: Michele Amoruso
L’incoronazione del bambino e della Madonna della Montagna di Polsi, svolta dal Vescovo di Locri Monsignor Francesco Oliva sotto il forte sole del 2 settembre 2022.
La banda che apre con grancasse e rullanti la processione dell’incoronazione della Madonna di Polsi - Foto: Michele Amoruso
La banda che apre con grancasse e rullanti la processione dell’incoronazione della Madonna di Polsi.

Già dalla mattina del 1 settembre – la festa è sempre l’1 e 2 settembre a prescindere da se i giorni sono festivi o feriali – iniziano le tarantelle. Gruppi improvvisati di musici che, armati di tamburello, zampogne e bottiglie di vetro su cui viene strisciato magistralmente un coltello, danno il via alle danze.

Due, tre, anche dieci cerchi in contemporanea, a riempire le piazze e gli angoli del santuario. A ritmo continuo, a due a due in mezzo al cerchio si balla, e man mano vengono invitati a un cambio di ballerini e ballerine. Ballano uomini con donne, donne con donne, uomini con uomini. L’unico momento della festa in cui i due frangenti – uomini e donne – si incontrano da vicino.

Anche in chiesa, ai banchi d’ingresso, ci sono uomini a pregare assieme alle donne. Ma sono quasi solamente anziani e ragazzini. Difficile vedere giovani uomini qui. Quando invece si tratta di partecipare alla messa della sera del 1 settembre, quella delle 21:30 dove vengono presentati i portatori della statua, non manca nessuno.

U circulu furmatu

Anche i giovani uomini, i ragazzi che fino a poco prima suonavano le tarantelle, camminano in processione verso la statua, alla fine della navata principale della piccola chiesa gremita di gente. Non c’è un centimetro vuoto. La gente si accalca. L’aria è consumata, l’umidità del temporale passeggero peggiora le cose. «Non toccare la Madonna, è stata appena restaurata», recita un cartello. Eppure le mani si accavallano, le braccia si stendono fino al ginocchio blu della statua, la toccano in un rapido momento di silenzio. Attorno il brusio continua, è quasi impossibile distinguere le preghiere delle donne sedute sulle panche della navata dal chiacchiericcio che avviene nei due transetti. Nel transetto di sinistra un’abside con una teca, dentro c’è la statua della Madonna e del bambino, è la riproduzione minore di quella appena restaurata. È la statua con cui di solito viene celebrata la festa. Sotto alla statua, al suo cospetto, un drappello di giovani uomini in cerchio. «Uomini intenti a parlare in cerchio. Fateci caso – suggerisce un inquirente a IrpiMedia – ne avvengono varie di riunioni così, sia in chiesa che fuori. Spesso, sono incontri di ‘ndrangheta».

Giovani suonano e ballano le tarantelle.
Le corone per l’incoronazione della Madonna e del bambino Gesù. Sono due gioielli d’oro del 1800.
Giovani suonano e ballano le tarantelle - Foto: Michele Amoruso
Giovani suonano e ballano le tarantelle.
Le corone per l’incoronazione della Madonna e del bambino Gesù. Sono due gioielli d’oro del 1800 - Foto: Michele Amoruso
Le corone per l’incoronazione della Madonna e del bambino Gesù. Sono due gioielli d’oro del 1800.

La stessa forma, quella dell’incontro circolare, la aveva anche il famoso summit di ‘ndrangheta del 2009, quando il boss Domenico Oppedisano venne “incoronato” capo della ‘ndrangheta, che da quel momento diventa unitaria al cospetto della statua della Madonna della Montagna.

L’incontro del 2009 era avvenuto in un punto ombroso tra la piazza principale del santuario e una scalinata che lo costeggia. Adesso, in quel punto preciso, c’è il busto di una vittima di mafia. È don Giuseppe Giovinazzo, sacerdote ucciso in un agguato di stampo mafioso il primo di giugno del 1989 sulla strada che da Montalto porta al Santuario della Madonna della Montagna Polsi.

Il vescovo Francesco Oliva aveva dichiarato: «Don Giovinazzo è stato trucidato sulla strada per Polsi dopo una giornata di servizio pastorale nel Santuario. Non può essere trascurato il legame esistente tra la sua uccisione ed il ministero pastorale esercitato. A chi poteva dare fastidio? […] Oggi desideriamo onorare la memoria di don Giovinazzo e ci auguriamo che il suo sacrificio non sia caduto nel nulla».

Il 1 settembre i fedeli accorrono a salutare e toccare la Madonna nella chiesa del Santuario di Polsi durante la festa e prima della processione del 2 mattina. «Non toccare la Madonna, è stata appena restaurata», recita un cartello. Eppure le mani si accavallano, le braccia si stendono fino al ginocchio della statua, la toccano in un rapido momento di silenzio - Foto: Michele Amoruso
Il 1 settembre i fedeli accorrono a salutare e toccare la Madonna nella chiesa del Santuario di Polsi durante la festa e prima della processione del 2 mattina. «Non toccare la Madonna, è stata appena restaurata», recita un cartello. Eppure le mani si accavallano, le braccia si stendono fino al ginocchio della statua, la toccano in un rapido momento di silenzio.

Ma in questo territorio, il comune di San Luca, è difficile scindere le cose. I fedeli si lamentano con i giornalisti per avere bollato la festa come “la festa della mafia”, ma la verità è che purtroppo la ‘ndrangheta è riuscita a pervaderla.

Il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri anni fa dichiarò: «Ogni anno, a settembre, i capimafia si riuniscono a Polsi per discutere delle strategie criminali. Si fanno le investiture, i processi, si decide se aprire o chiudere un locale di ‘ndrangheta. Si riuniscono a Polsi perché è il luogo sacro, il luogo della custodia delle 12 tavole della ’ndrangheta… perché la forza della santa, rispetto alle altre organizzazioni criminali, è che fa osservare in modo ortodosso le regole».

Ma è ancora così, come aveva dimostrato il processo Crimine oltre dieci anni fa, e le cui indagini erano state guidate proprio da Gratteri?

Don Giuseppe Giovinazzo, sacerdote ucciso in un agguato di stampo mafioso il primo giugno 1989 sulla strada che da Montalto porta al Santuario della Madonna della Montagna di Polsi. Oggi la sua statua è ubicata dove prima sorgeva una statua in pietra della Madonna, utilizzata dalla ‘ndrangheta come “benedizione” per gli incontri.
Il santuario e la zona delle bancarelle circondate dalla selva dell’Aspromonte.
I portatori in piazza attendono l’arrivo della corona per la Madonna, prima di riprendere in spalla la statua della Madonna e proseguire la processione.
Don Giuseppe Giovinazzo, sacerdote ucciso in un agguato di stampo mafioso il primo giugno 1989 sulla strada che da Montalto porta al Santuario della Madonna della Montagna di Polsi. Oggi la sua statua è ubicata dove prima sorgeva una statua in pietra della Madonna, utilizzata dalla ‘ndrangheta come “benedizione” per gli incontri - Foto: Michele Amoruso
Don Giuseppe Giovinazzo, sacerdote ucciso in un agguato di stampo mafioso il primo giugno 1989 sulla strada che da Montalto porta al Santuario della Madonna della Montagna di Polsi. Oggi la sua statua è ubicata dove prima sorgeva una statua in pietra della Madonna, utilizzata dalla ‘ndrangheta come “benedizione” per gli incontri.
Il santuario e la zona delle bancarelle circondate dalla selva dell’Aspromonte - Foto: Michele Amoruso
Il santuario e la zona delle bancarelle circondate dalla selva dell’Aspromonte.
I portatori in piazza attendono l’arrivo della corona per la Madonna, prima di riprendere in spalla la statua della Madonna e proseguire la processione - Foto: Michele Amoruso
I portatori in piazza attendono l’arrivo della corona per la Madonna, prima di riprendere in spalla la statua della Madonna e proseguire la processione.

Un Fischiante a Polsi

Sembrerebbero suggerirlo vari elementi. Primo tra tutti, la partecipazione quest’anno di un boss di alto livello da poco scarcerato dopo 40 anni: Francesco Mammoliti. Il 73enne è ritenuto a capo della potente cosca Mammoliti alias Fischiante di San Luca, specializzata nel narcotraffico internazionale a fianco di cosche come i Romeo alias Staccu.

Dopo quasi 40 anni di pena scontata tra carcere, libertà vigilata, domiciliari e di nuovo carcere, Mammoliti è finalmente libero dalla primavera scorsa. Mammoliti è considerato un personaggio di grande spessore all’interno della ‘ndrangheta, tra i primi ad ottenere la dote di santista, e che era addirittura stato dato per morto nel 2000, ottenendo così l’archiviazione di un processo. «In realtà – scrive Claudio Cordova direttore de Il Dispaccio – era vivo e vegeto e ha continuato, anche dopo la scarcerazione, e gli arresti domiciliari disposti per violazione delle misure di prevenzione, a gestire gli affari criminali della propria cosca di appartenenza».

Intravisto passeggiare al tramonto nei pressi del santuario, la sua presenza è un campanello d’allarme. Perché una figura del genere ha un peso specifico e, ritengono gli inquirenti, un boss come Mammoliti a Polsi è un segnale: che la ‘ndrangheta c’è, e vuole esser vista.

Seppur non dovessero avvenire più incontri strategici, Polsi è comunque una piazza fondamentale in cui mostrare la propria presenza, anche solo silenziosamente, e così dimostrare il proprio potere, chi comanda, chi regna.

E tutto attorno, a guardar bene, ci sono una serie di altre ‘ndrine rappresentate da diversi personaggi, di diverso grado. E uno sbocciare di “cortigiani” vestiti a festa. Centinaia di persone di varie età, ma soprattutto giovani, vestiti per la grande occasione.

Non in giacca e cravatta. Il dress code, qui, non è la classica eleganza dell’abito bensì vestiti di luxury brands che costano dalle centinaia a qualche migliaio d’euro. Quest’anno Polsi sembra una passerella, in cui gli indossatori nell’esibire i propri capi esibiscono anche la propria ricchezza. Un’ostentazione, in una delle aree più economicamente depresse d’Europa almeno a livello ufficiale, che ha un effetto quasi straniante.

La statua della Madonna viene riportata in chiesa dopo l’incoronazione e la processione. Quando arriva in questo punto, i portatori prendono la rincorsa e la trasportano in chiesa di corsa. La piazza esulta.
Le balconate gremite di persone in attesa della processione con la statua della Madonna incoronata. È il 2 settembre 2020. Alcuni ragazzi sono vestiti con magliette decorate con la stampa di corone d’oro.
Le persone accalcate durante la messa dell’incoronazione della Madonna di Polsi, il 2 settembre 2022. Molti dei giovani vestono Dsquared2, Philipp Plein o Gianni Versace.
La statua della Madonna viene riportata in chiesa dopo l’incoronazione e la processione. Quando arriva in questo punto, i portatori prendono la rincorsa e la trasportano in chiesa di corsa. La piazza esulta - Foto: Michele Amoruso
La statua della Madonna viene riportata in chiesa dopo l’incoronazione e la processione. Quando arriva in questo punto, i portatori prendono la rincorsa e la trasportano in chiesa di corsa. La piazza esulta.
Le balconate gremite di persone in attesa della processione con la statua della Madonna incoronata. È il 2 settembre 2020. Alcuni ragazzi sono vestiti con magliette decorate con la stampa di corone d’oro - Foto: Michele Amoruso
Le balconate gremite di persone in attesa della processione con la statua della Madonna incoronata. È il 2 settembre 2020. Alcuni ragazzi sono vestiti con magliette decorate con la stampa di corone d’oro.
Le persone accalcate durante la messa dell’incoronazione della Madonna di Polsi, il 2 settembre 2022. Molti dei giovani vestono Dsquared2, Philipp Plein o Gianni Versace - Foto: Michele Amoruso
Le persone accalcate durante la messa dell’incoronazione della Madonna di Polsi, il 2 settembre 2022. Molti dei giovani vestono Dsquared2, Philipp Plein o Gianni Versace.

Lo sfavillio delle stampe barocche della haute couture Gianni Versace, con i suoi motivi floreali d’oro che spiccano da un azzurro profondo, si mischiano nella calca alle scritte moderne del brand “Dsquared2” stampate su felpe, magliette, scarpe. Qua è la spiccano anche i teschi grigio su nero di Philipp Plein, casa di moda tedesca, che indossava anche il narco Ciccio Riitano quando è stato arrestato nel 2019.

I ragazzi hanno quasi tutti una felpa nera con una fenice colorata sulle spalle, le ragazze, vestite di bianco e d’oro, le signore in versione animalier. Inventato da due fratelli canadesi trasferitisi in Italia, “Dsquared2” è una marca di moda diventata famosa tra i cantanti americani ma che quest’anno a vederla da fuori potrebbe essere confusa per lo sponsor ufficiale della festa di Polsi. Assieme a Versace, il che fa sorridere amaramente dato che sul suo omicidio aleggia ancora un’aura di mistero perchè c’è chi, tra i pentiti, lo lega a debiti con la ‘ndrangheta.

Sacro e profano

Quest’anno poi, c’è una grandissima partecipazione di cittadini di San Luca perché portare la statua tocca a loro. Solitamente la statua della Madonna viene portata da 20 portatori di Bagnara Calabra ma per l’incoronazione che avviene ogni 25 anni viene concessa ai portatori di San Luca, questa volta 90 e non più 20, dato il peso maggiore della statua appena restaurata. Trovare 90 portatori non legati alla ‘ndrangheta non è un compito semplice a San Luca: per quanto i mafiosi siano solo una minoranza tra la cittadinanza, la ‘ndrangheta si basa e si appoggia molto ai legami familiari. E quindi, un modo di infiltrarsi ed essere presente lo trova sempre.

Ma grazie allo sforzo del rettore del santuario, Don Tonino Saraco, e dei carabinieri, almeno quest’anno si è assicurato che a portare la Madonna non fossero direttamente esponenti delle famiglie di ‘ndrangheta. Nel 2019, un giovane figlio di un boss di Bagnara Calabra era stato fermato all’ultimo proprio mentre si stava infilando tra i portatori.

Le candele accese alla Madonna nel corso degli anni.
Alcune delle bancarelle di souvenir sono abusive, altre sono gestite da prestanome, parenti di soggetti importanti di ‘ndrine di San Luca. Anche quest’anno c’è stata una querelle tra i gestori e i carabinieri, e il sindaco Bruno Bartolo – si sente sussurrare tra le vie – trema all’idea che il Comune, che ha autorizzato le bancarelle, possa nuovamente essere sciolto per mafia. Nella foto, il Sindaco Bruno Bartolo porta la corona per l’incoronazione della Madonna.
Le candele accese alla Madonna nel corso degli anni - Foto: Michele Amoruso
Le candele accese alla Madonna nel corso degli anni.
Alcune delle bancarelle di souvenir sono abusive, altre sono gestite da prestanome, parenti di soggetti importanti di ‘ndrine di San Luca. Anche quest’anno c’è stata una querelle tra i gestori e i carabinieri, e il sindaco Bruno Bartolo - si sente sussurrare tra le vie - trema all’idea che il Comune, che ha autorizzato le bancarelle, possa nuovamente essere sciolto per mafia. Nella foto, il Sindaco Bruno Bartolo porta la corona per l’incoronazione della Madonna - Foto: Michele Amoruso
Alcune delle bancarelle di souvenir sono abusive, altre sono gestite da prestanome, parenti di soggetti importanti di ‘ndrine di San Luca. Anche quest’anno c’è stata una querelle tra i gestori e i carabinieri, e il sindaco Bruno Bartolo – si sente sussurrare tra le vie – trema all’idea che il Comune, che ha autorizzato le bancarelle, possa nuovamente essere sciolto per mafia. Nella foto, il Sindaco Bruno Bartolo porta la corona per l’incoronazione della Madonna.

D’altronde questa è una terra dove si mischia tutto, dove coesistono mafia e legalità, sacro e profano. Forse come da nessuna altra parte. Basti pensare che tra le offerte alla Madonna è stato portato un giovane vitello: fatto entrare a forza in chiesa, imbizzarrito, e tenuto per le narici grondanti di sangue.

Lo testimonia bene la presenza, in una bancarella, tanto di souvenir religiosi – foulard con Maria, cuscini con Maria, braccialettini e spillette con Maria, tamburelli con Maria – quanto quella di cd con musiche di malandrini, le figure del brigantaggio che rendono “romantica” la ‘ndrangheta e addirittura compilation chiamate “Ndrangheta” e “Ndrangheta2”.

Le stesse musiche che si odono in certi momenti “pizzicate” tra le vie del Santuario. A lato della chiesa, si va dalla più comune “Brigante se more” a vere e proprie odi di mafia come “Nu ballo camorrista”.

Con gli sguardi fieri in molti guardano torvi l’obiettivo della macchina fotografica. I giornalisti qui non sono benvoluti, creano problemi, e si teme vedano e raccontino una realtà distorta.

A cercare di colmare il vuoto lasciato dallo Stato arrivano la mattina del 2 settembre in elicottero “le autorità”, il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani e il Procuratore Capo Giovanni Bombardieri. A loro è riservato un posto d’onore sul palco, durante l’incoronazione della statua. É una presenza silenziosa, che cerca di contrastare un fenomeno fuori controllo con armi spuntate, e che chiaramente lì non è benvenuta.

È una lotta continua, che bene viene rappresentata dalla frammentazione di questa terra e da una preghiera lanciata da una giovanissima donna in chiesa, la sera del 1 settembre durante la messa.

Il mix tra sacro e profano è testimoniato da una statua di Maria in una grotta di fronte alle bancarelle. Vestita dei doni più vari, sembra una Madonna messicana e al contempo una donna moderna, agghindata a festa.
L’arrivo delle autorità in elicottero presso il Santuario di Polsi: il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani e il Procuratore capo Giovanni Bombardieri.
Il mix tra sacro e profano è testimoniato da una statua di Maria in una grotta di fronte alle bancarelle. Vestita dei doni più vari, sembra una Madonna messicana e al contempo una donna moderna, agghindata a festa - Foto: Michele Amoruso
Il mix tra sacro e profano è testimoniato da una statua di Maria in una grotta di fronte alle bancarelle. Vestita dei doni più vari, sembra una Madonna messicana e al contempo una donna moderna, agghindata a festa.
L’arrivo delle autorità in elicottero presso il Santuario di Polsi: il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani e il Procuratore Capo Giovanni Bombardieri - Foto: Michele Amoruso
L’arrivo delle autorità in elicottero presso il Santuario di Polsi: il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani e il Procuratore Capo Giovanni Bombardieri.

«La mitezza è la condizione più vera per vivere autenticamente la realtà dell’incoronazione. La mitezza ed il ritiro per noi della Locride, perchè sento che la mitezza evangelica è la reale risposta ad una terra segnata da tanto sangue e attraversata da mille episodi di violenza, di mafia, di ‘ndrangheta, di massoneria deviata, di politica corrotta in tanti settori e in molteplici modi, spesso “elegantemente” mostrati a noi. Ma che cos’è la violenza? La paragonerei ad una sofferenza non curata, inacidita. Tocca a noi trasformare la violenza in amore.»

«Purtroppo le mafie utilizzano in modo deviato l’immagine e il simbolo di Maria», spiega a IrpiMedia padre Stefano Cecchin, Presidente della Pontificia academia mariana internationalis che ha fondato l’osservatorio Liberare Maria dalle mafie e che il 31 agosto proprio a Polsi ha partecipato ad una tavola rotonda per la legalità.

«La ‘ndrangheta interpreta Maria come obbediente e addolorata e in modo deviato la usa per giustificare la violenza. Noi vogliamo liberare Maria dalle mafie perché per noi, per la Chiesa di Papa Francesco, simboleggia invece la capacità di scelta, l’intelligenza, il dialogo, la libertà», conclude Cecchin.

CREDITI

Autori

Cecilia Anesi

Editing

Giulio Rubino

Foto

Michele Amoruso