#IoApro, la “disobbedienza” dei ristoratori pilotata dall’estrema destra
19 Gennaio 2021 | di Cecilia Anesi, Gabriele Cruciata
Su Facebook o Telegram, il 15 gennaio era stato annunciato come il giorno in cui «oltre 50mila ristoratori» avrebbero tenuto le serrande alzate, nonostante il coprifuoco: l’inizio di una grande protesta contro le restrizioni anticovid imposte dal governo. Alla fine, i principali quotidiani nazionali e regionali hanno definito la mobilitazione un flop, ovunque.
Il sedicente movimento di «disobbedienza civile», però, prosegue. Si chiama #IoApro e ha fatto proseliti facendo leva su rabbia ed esasperazione dopo il lockdown. Pubblicamente, il movimento si presenta come apartitico, sorto dalla spinta di migliaia di ristoratori in difficoltà. In realtà, il principale testimonial ha appena fondato un partito e gli organizzatori provengono soprattutto dagli ambienti di estrema destra, complottisti, sovranisti, antieuropei e negazionisti rispetto all’esistenza del coronavirus e ai suoi effetti sulla salute.
Umberto Carriera, le ombre intorno al capopopolo
Il capopopolo di #IoApro vive a Pesaro e risponde al nome di Umberto Carriera. Ristoratore di successo, Carriera aveva fatto parlar di sé già lo scorso novembre grazie a due cene fatte nei propri locali con Vittorio Sgarbi. In quell’occasione il critico d’arte e parlamentare aveva elogiato Carriera per la propria attività e visto con apprezzamento un suo eventuale ingresso in politica. E così è successo. A dicembre 2020 Carriera ha fondato un partito, il Movimento Liberale Italiano (Mli), con la piena benedizione di Sgarbi. Per quanto il fronte del movimento #IoApro si mostri unito nella protesta, la scelta di fondare un partito ha già provocato forti divisioni.
Trentaduenne di San Severo (Foggia) ma residente da anni nel pesarese, Carriera dichiara di possedere sei ristoranti nella provincia di Pesaro-Urbino. Dai suoi social invita altri ristoratori e gestori di bar e attività di ristoro ad aprire le serrande nonostante i Dpcm.
Nonostante il ruolo nel movimento, lo stesso Carriera ha tenuto chiuso il ristorante simbolo della protesta, “La Macelleria”. Prima ha sostenuto che il motivo fossero delle minacce subite da lui e dalla famiglia, salvo poi spiegare che in realtà fosse tutta una tattica per depistare i controlli di polizia e tenere aperto un altro dei suoi locali.
Lunedì mattina Carriera pubblica la copia di una denuncia che ha depositato in Questura, per le minacce ricevute e contro una pagina Facebook che sostiene che Carriera si sia minacciato da solo. Piovono commenti di supporto al Masaniello di Pesaro, tra cui quella sgrammaticata del suo socio nel ristorante: «E quando visi tutte quelle lacrime, avrei pianto anche io». Insomma, Carriera in questi giorni ha cercato di guadagnarsi il consenso in ogni modo.
Il video filmato il 15 gennaio da degli aderenti alla protesta #IoApro presso il ristorante “Dal Gale” a Perugia e pubblicato nel gruppo Telegram “Io Apro Umbria” e “Io Apro” nazionale.
Il ristoratore leader di #IoApro è ormai un personaggio pubblico e si fa intervistare spesso. Le sue dichiarazioni, però, non sempre corrispondono al vero. Dice di essere stato nominato da Forbes nella “pre-lista” dei 150 imprenditori Under 30 più brillanti d’Italia. Questa “pre-lista” però non esiste. Alcuni media hanno riportato invece che sarebbe stato inserito nella lista dei 150 imprenditori under 30 più promettenti sempre secondo Forbes, ma anche questa informazione è scorretta.
Il caporedattore della rivista, Daniel Settembre, ha contattato Carriera già a gennaio 2019 per intimargli di non intestarsi titoli che non ha: «Gli ho detto di togliere immediatamente qualsiasi riferimento a Forbes». Non l’ha fatto, nemmeno oggi, quando ormai sono passati due anni. «Ho scoperto che mi ha bloccato dai social e adesso scopro anche che con #IoApro Carriera continua a usare senza diritti il nostro brand», aggiunge.
Sui social Carriera presenta i suoi sei ristoranti – aperti nel giro di cinque anni – come uniti in una holding denominata Carriera’s Group. Non sembra esserci però traccia di un codice di registrazione della società in nessuna camera di commercio, né in Italia, né all’estero. Esistono di certo i ristoranti, che sono aziende piccole (srl semplificate): data la loro categoria non sono nemmeno obbligate a depositare un bilancio. Contattato diverse volte, il ristoratore non ha voluto rispondere alle domande di IrpiMedia.
La galassia dei movimenti intorno a #IoApro
Il principale partito politico che ha sostenuto #IoApro è la Lega di Matteo Salvini. Le pagine social del partito hanno rilanciato un’intervista che Salvini ha fatto al leader dei disobbedienti. Sugli stessi canali la Lega ha rilanciato anche foto di membri del vecchio governo Conte che si sono spesi per #IoApro. Come Armando Siri, ex sottosegretario ai Trasporti della Lega: si è fotografato seduto al ristorante durante il giorno della manifestazione.
Oltre alla Lega, a sostegno di #IoApro si sono schierati diversi movimenti accomunati da posizioni sovraniste, in cui trovano casa persone vicine a leghisti e ai fuoriusciti dal Movimento Cinque Stelle.
C’è ad esempio ItalExit, il partito di Gianluigi Paragone, l’ex direttore de La Padania, il fu organo di partito della Lega entrato in Parlamento con il Movimento Cinque Stelle. Paragone per la cena del 15 gennaio è andato a mangiare alla Filetteria di Sassuolo per supportare la protesta. C’è La Marcia della Liberazione, movimento costituitosi il 20 ottobre 2020 a Roma, in occasione della prima manifestazione contro le restrizioni dovute all’emergenza Covid. Tra gli aderenti, figurano il filosofo Diego Fusaro, fondatore del partito VoxItalia; l’umbro Moreno Pasquinelli, ex Rifondazione Comunista che oggi si definisce «ideologo della Sinistra sovranista» e Mauro Scardovelli, guru new age, giurista e psicoterapeuta, ospite fisso di ByoBlu, il canale fondato dall’ex capo della comunicazione del Movimento Cinque Stelle Claudio Messora. Alla lista degli aderenti vanno aggiunte altre entità ancora più marginali, come “Il Popolo delle Partite Iva”, “Il Popolo del Lavoro”, “Italia Libera”.
Numeri e canali della protesta
Lunedì mattina la pagina Facebook “IoApro1501” ha pubblicato un video di resoconto secondo cui sarebbero 12mila i bar e ristoranti che «hanno ricominciato a lavorare in sicurezza», ovvero aperto in barba ai decreti, dal 15 sera. Tuttavia il 19 gennaio i carabinieri del Comando Provinciale di Milano hanno fatto sapere che in Lombardia – a fronte di un aumento dei controlli in vista di #IoApro – sono stati sanzionati sei titolari di bar e ristoranti per aver tenuto aperto nonostante i Dpcm. Quattro licenze sono state sospese per cinque giorni.
Non c’è modo di verificare se effettivamente il 15 sera e le giornate successive abbiano aperto 12mila tra bar e ristoranti. Ma dai gruppi Telegram si vede che qualche locale fa davvero sedere i propri clienti al tavolo, come dimostrano foto e video condivisi nelle chat. Si vedono persone che pasteggiano e brindano come se nulla fosse, talvolta si urla «alla libertà» o «alla Costituzione» o al coraggio dei ristoratori che hanno tenuto aperto a cena nonostante i divieti. In alcuni casi i video riprendono l’ingresso e le verifiche da parte delle forze dell’ordine, spesso accolte con grida, cori e insulti.
Nei gruppi Telegram volano insulti anche nei confronti dei giornalisti, accusati di essere “prezzolati”, “venduti” o addirittura “braccio armato del potere” e “puttane di Stato” per aver evidenziato le violazioni legate all’iniziativa. Gli utenti applaudono solo i mezzi di cosiddetta controinformazione, come ByoBlu o RadioSavana, i cui articoli vengono condivisi di continuo. Entrambi i siti sono noti per diffondere fake news e teorie del complotto.
La promessa dell’assistenza legale gratuita
Carriera è il volto della protesta, ma fondamentale per convincere i ristoratori a “disubbidire” è la promessa di un sostegno legale gratuito. Nei vari gruppi Telegram a riguardo ci sono riferimenti di vari avvocati presso cui i ristoratori eventualmente multati possono rivolgersi. L’elenco è lungo e diversi di loro hanno negato di aver aderito alla difesa pro bono dei ristoranti rimasti aperti, come lo studio Massafra di Roma e il gruppo Mille Avvocati. «La notizia è falsa», hanno dichiarato quando contattati da IrpiMedia.
Altri difenderanno solo gli iscritti alla loro associazione. È il caso dell’avvocato Maurizio Giordano di Moncalieri (Torino), che dice di agire «come rappresentante Piemonte della Comicost», il Comitato per le libertà costituzionali, un gruppo di cinque avvocati lombardi vicini alla Lega fondato ad inizio pandemia per «vigilare sulla corretta applicazione della Costituzione da parte del Governo Italiano» che in questi mesi è sceso in piazza con i dissidenti contro i lockdown. Promette di fornire «tutta una serie di servizi gratuiti a tutti i suoi iscritti, tra cui la consulenza e la predisposizione dei ricorsi agli eventuali verbali». Giordano ha aggiunto che «l’iscrizione al Comitato costa poche decine di euro e può essere fatta anche successivamente alla multa».
Qualcuno ha invece confermato la disponibilità a difendere gratuitamente i “disobbedienti”. Alessandro Fusillo, avvocato del Movimento Libertario, «movimento culturale, sociale e [anti]politico» che vuole l’abolizione dello Stato e inneggia alla resistenza contro il “coronazismo”. Alla richiesta di IrpiMedia, risponde: «Finché ci bastano le forze, difendiamo e assistiamo tutti», allegando alla comunicazione il vademecum diffuso dal movimento rispetto al comportamento da tenere con le forze dell’ordine che contestano un’infrazione. Si legge che la contestazione di «inosservanza dei provvedimenti dell’autorità» è una «contestazione infondata» perché il Dpcm è «un ordine illegale e in contrasto con la costituzione».
Marco Mori è un altro avvocato disponibile all’assistenza pro bono, ma solo per chi è multato nel foro dove lavora, quello di Genova. È stato candidato con i neofascisti di Casapound alle elezioni comunali del capoluogo ligure nel 2018 e oggi milita in VoxItalia, il partito di Diego Fusaro. Di recente ha depositato una denuncia penale contro il governo. Chiarisce di essere disposto a sostenere gratuitamente solo chi risiede nel suo foro, quello di Genova.
Screenshots dei gruppi Telegram #IoApro scattati durante il monitoraggio svolto da IrpiMedia dal 14 gennaio. Il gruppo nazionale conta ad oggi quasi 15mila iscritti, mentre ci sono 75 sotto-gruppi tra regionali e provinciali. La lista dei gruppi attivi è coordinata dal canale Telegram sovranista @liberaespressione gestito in anonimato.
Scorri le immagini
Nei gruppi Telegram Mori è un vero idolo. I suoi video di denuncia contro l’operato del governo vengono pubblicati a più riprese da più utenti su gruppi nazionali e locali di #IoApro. Del resto visioni politiche vicino al centrodestra o alla destra più estrema sono largamente presenti all’interno dei gruppi Telegram. Accanto a tricolori e utenti con foto profilo di Mussolini e di braccia tese, alcuni utenti attaccano frontalmente il governo e «i clandestini».
Alcuni di loro scrivono che viviamo in un regime, mentre altri sostengono che è in corso «una dittatura dei traditori». Ci sono poi molti riferimenti alla «dittatura sanitaria», alla «finta pandemia» e ad alcuni contenuti promossi da Matteo Salvini e i gruppi di estrema destra che lo scorso novembre a Roma avevano organizzato una manifestazione violenta contro le misure anti-covid. L’utente “Pol” dice che «le mascherine servono solo a far fare soldi a farmacie e aziende farmaceutiche» mentre un altro utente afferma che «il vaccino ci rende schiavi».
In uno dei gruppi si è arrivati a inventare un articolo della Costituzione: «Il popolo ha il diritto di sovvertire un governo che non è in grado di servire il proprio Sovrano». È l’ordinamento secondo il movimento degli “#ioapristi”.