6 Novembre 2020 | di Carlotta Indiano
Il 27 ottobre al porto di Anversa, in Belgio, sono state sequestrate 11,5 tonnellate di cocaina purissima. La notizia è stata rilasciata solo ieri dalla polizia federale belga.
Il carico era nascosto in cinque container diversi, sepolto da rottami metallici, a bordo di una nave proveniente dalla Guyana. Secondo il procuratore federale di Anversa si tratta del più grande sequestro di cocaina mai registrato al di fuori dell’America latina, e conferma come, con un livello di produzione in Colombia ai massimi storici, le dimensioni dei carichi inviati in Europa siano in costante aumento, nonostante il lockdown.
Gli inquirenti hanno già indicato i responsabili di questa spedizione, accusando l’ex capo della polizia belga Willy Van Mechelen, arrestato il primo ottobre insieme ad altre 22 persone e attualmente accusato di riciclaggio e traffico di droga. Assieme a lui, sarebbero coinvolti membri della famiglia Aquino, un gruppo di narcos di origine italiana di cui Irpi aveva già scritto due anni fa.
Per approfondire
Frutta Connection
Come le Fiandre sono diventate un hub internazionale del traffico di cocaina: un filo rosso tra Colombia, Calabria, Belgio, Olanda e SlovacchiaCome da modus operandi della famiglia di trafficanti infatti, i container sequestrati ad Anversa erano diretti altrove, per l’esattezza a Zeebrugge, località portuale di Bruges, nelle Fiandre Occidentali. Al suo arrivo, i container sulla nave sono stati immediatamente trasferiti al porto di Anversa dove il carico avrebbe fruttato circa 450 milioni di euro, secondo le stime della polizia federale belga.
Il sequestro si inserisce in una lunga scia di traffici criminali. Un’inchiesta di Irpi assieme ad altri giornalisti di Occrp del 2018 ha descritto una cerchia internazionale di trafficanti di droga legati alla mafia italiana con sede in Belgio e fornitori in Costa Rica e Colombia, comandata dalla famiglia Aquino. Il boss all’epoca era Silvio Aquino. Condannato una prima volta nel 1998 per narcotraffico e nel 2004 per il rapimento di un fornitore che gli aveva venduto zucchero al posto di cocaina, Silvio Aquino era stato poi condannato per l’export di 6,5 tonnellate di ecstasy verso l’Australia assieme a un esponente della ‘ndrangheta.
Considerato uno dei più grandi trafficanti di droga nella storia criminale belga, nel 2015 viene freddato da alcuni killer bosniaci per un rapimento forse finito male. Di origini calabresi, Silvio e i suoi fratelli erano cresciuti a Maasmechelen, nelle Fiandre orientali della provincia di Limburgo, e avevano costruito il loro cartello tra Sud America, Belgio e Olanda. Secondo l’inchiesta di Irpi, tonnellate di cocaina purissima venivano infatti trasportate dalla famiglia Aquino attraverso Anversa fino al porto di Rotterdam tramite spedizioni di frutta dall’America Latina all’Europa occidentale, facendo dell’Olanda la porta d’ingresso dell’Europa per la cocaina sudamericana.
Il quasi ottantenne Willy Van Mechelen, da parte sua, è un versatile personaggio nel panorama criminale belga. Secondo il quotidiano locale PZC, l’ex capo della polizia belga comandava una banda composta da agenti corrotti e commercianti affiliata ad organizzazioni criminali più strutturate. Dedito al traffico di diamanti negli anni ‘80, tanto da ricoprire un controverso ruolo nella fatale rapina del commerciante di diamanti Schlomo Goldberg, ucciso dagli agenti di polizia incaricati di condurre l’operazione, l’ex capo di polizia è stato già condannato a una multa di 100mila euro e a cinque anni di prigione nel 2002 per traffico di hashish.
Nonostante la condanna, Van Mecheelen riuscì a scappare in Angola. Secondo l’ex giudice istruttore di Anversa, Walter De Smedt, vi erano già in passato prove che Van Mechelen collaborasse con altri agenti e graduati olandesi per il trasporto dell’hashish in Belgio. Secondo De Smedt, l’uomo poteva contare sulla protezione delle forze dell’ordine e della magistratura avendo negli anni raccolto dossier e informazioni sensibili su magistrati e ufficiali della polizia. Il primo incontro tra l’ex giudice e Van Mechelen, allora aiutante del servizio investigativo BOB, brigata di indagine dell’ex gendarmeria belga oggi fusa nella polizia giudiziaria federale, era avvenuto ad Anversa nel 1988. Al tempo De Smedt, Van Mechelen e il suo team avevano appena arrestato una banda di truffatori tedeschi ottenendo la prima pagina sul giornale Gazet van Antwerpen. Diventato capo di un nuovo servizio all’interno della gendarmeria, il Judicial Information Service (GID), Van Mechelen inizia in quel momento a svolgere indagini all’insaputa della magistratura iniziando ad operare come una scheggia impazzita e avviando le sue attività di dossieraggio su magistrati e colleghi.
Da guardia a ladro
Se il carico intercettato fosse arrivato a destinazione, dunque, sarebbe andato ad aggiungersi al curioso curriculum di Willy Van Mechelen e la sua banda. Tra le 22 persone arrestate, c’è anche Lucio Aquino, componente dell’omonima famiglia, sospettata di aver fatto passare almeno 3 tonnellate di cocaina attraverso il porto di Anversa. Durante il loro arresto sono stati sequestrati 1,3 milioni di euro in contanti e quaranta auto di lusso.
Van Mechelen sembra anche essere coinvolto in pratiche di riciclaggio all’interno della comunità ebraica. Un gruppo di 45 ebrei ortodossi è sospettato di aver riciclato quasi 9 milioni di euro per le bande di narcotraffico sudamericane. Nel corso delle indagini, 325.990 euro in contanti sono stati ritrovati nell’auto dell’ex capo della polizia all’interno di un parcheggio nei pressi di Utrecht. Una volta arrestato, Van Mechelen si è presentato in tribunale senza avvocato. Il suo difensore infatti era a sua volta detenuto per associazione a delinquere con la banda dei Costa, un gruppo di narcotrafficanti che orbita attorno a Van Mechelen e accusato di aver fatto passare almeno 6,5 tonnellate di cocaina attraverso il porto di Anversa per un giro d’affari dal valore di 195 milioni di dollari.