23 Giugno 2023 | di Sofia Cherici
Oggi il web sembra avere un serio problema con la circolazione di contenuti di estrema destra: ora che riferimenti al suprematismo bianco e all’iper-nazionalismo si sono moltiplicati anche in spazi del mondo digitale dove si parla di inquinamento ambientale e permacultura o si discute di contatti con mondi alieni e usanze di civiltà antichissime, le probabilità di imbattersi in uno dei tanti punti di accesso ai canali di radicalizzazione si sono moltiplicate.
Ad alimentare il fenomeno è anche il mondo della “cospiritualità”, uno spazio virtuale e dottrinale dove i confini tra spiritualità contemporanea e teorie del complotto si intrecciano. Sfruttando una complessa trama di canali di comunicazione e richiamando a una specifica cosmologia di riferimento, spesso fatta di concetti imprecisi e letture del mondo totalizzanti, le reti cospirituali si trasformano in perfette casse di risonanza per l’estremismo ideologico nel mondo.
Nel primo articolo di questa serie in due parti, abbiamo descritto le tecniche di espansione del movimento QAnon, una complessa teoria del complotto di estrema destra nata negli Stati Uniti che però si sta diffondendo in Europa anche grazie ai canali cospirituali di vari Paesi europei, come l’Italia e la Repubblica Ceca. Ma la nostra inchiesta ha svelato anche una ridondanza di altri temi, sotterfugi e reti dove estrema destra e cospiritualità si confondono: sottoculture digitali che, pur restando nell’ombra rispetto a QAnon, sono ormai attecchite in angoli non più così remoti dello spazio digitale.
Un caso particolare è quello delle regioni slave d’Europa, dove il mondo della cospiritiualità si unisce al “panslavismo”, un’ideologia identitaria fondata sulla credenza di una netta superiorità etnico-culturale dei Paesi slavi e che ne auspica l’unificazione. Nel mondo cospirituale, il panslavismo assume contorni quasi tribali e apre spesso anche alla propaganda pro-russa. Studiando diversi canali e forme di diffusione del fenomeno, la nostra indagine ha scoperto una serie di meccanismi transnazionali utilizzati per il riciclo di schemi di disinformazione, messaggi subliminali pronunciati da sedicenti guru spirituali e cospirazioni pagane ormai possedute dal revanscismo slavo.
Pan-slavismo New age
Come in Italia, nei Paesi slavi della Repubblica Ceca e Slovacchia, il canale prediletto usato per l’espansione di teorie del complotto è l’app di messaggistica Telegram, qui in mano principalmente a estremisti, seguaci di QAnon e devoti dei flussi di disinformazione. All’interno di questi circuiti Telegram, si strumentalizzano idee e retoriche appartenenti al movimento panslavo, come le ideologie di superiorità delle nazioni slave rispetto all’egemonia dei Paesi anglosassoni. In generale, in molti Paesi slavi, la formula dicotomica che sta alla base di ogni teoria del complotto – dove il “noi” è sempre in contrapposizione con un “loro” -, tende a individuare il proprio nemico all’interno di un “Occidente” legato a doppio filo all’egemonia statunitense.
La componente cospirazionista in Europa centro-orientale si lega poi in certi contesti a una compagine della spiritualità contemporanea in continua ricerca del benessere fisico, dove si adottano riferimenti neopagani o si consultano entità astrologiche di varia forma, dove la terra è piatta e tutti tentano miracolose cure per guarire lo spirito ma, soprattutto, dove si evocano costumi e conoscenze dei popoli slavi, qui presentati come “antenati” di sangue che, attraverso una serie di ritualità e un legame più armonioso con il mondo e la famiglia, possiederebbero la chiave della salvezza e della pace per i loro discendenti e l’umanità tutta.
Scorrendo una serie di canali Telegram, è evidente come l’ideologia panslavista si sia ormai intrecciata ai messaggi di guarigione dell’io e di generica spiritualità che caratterizzano il panorama cospirituale globale: nascono così lunghissimi post in cui si discute dei segreti e delle pratiche di un’antica popolazione di cui i popoli di Slovacchia e Repubblica ceca sarebbero i discendenti. Una discendenza, ovviamente, che avrebbe smarrito la connessione con queste antiche pratiche salvifiche e che ora, tra le fila di questi canali, tenterebbe di ritrovarla. Nel canale Telegram slovacco Somslovan.sk (Io sono uno Slavo), per esempio, si auspica di poter riacquisire il pensiero «calmo, saggio e armonioso» che appartiene agli «antenati slavi», anche riferiti come «i nostri padri e madri». Emerge così una forte componente familiare nella produzione cospirituale panslava, una sorta di potere aggregativo che si realizza intorno al legame di sangue. La marcata dimensione comunitaria si cristallizza in una serie di comandamenti e rituali volti, per l’appunto, a condurre i discendenti a un ritrovato senso di armonia.
All’interno dell’ambiente del panslavismo, gli Slavi sono spesso ritratti come una nazione dalla netta superiorità spirituale e morale, in contrasto con una società occidentale iper-consumistica e moralmente arida. «Gli Slavi non promuovono il fascismo, il razzismo e il femminismo. Non vivono secondo i comandamenti, ma secondo la loro coscienza. Dicono ciò che pensano e intendono ciò che dicono. Non pregano gli dei, ma li lodano e li ringraziano per ciò che hanno. Gli Slavi amano il loro Paese, ma non lo danneggiano», dice un post ampiamente diffuso di Somslovan.sk, che conta quasi 3.000 follower. Lo stesso post di Somslovan.sk viene anche condiviso in altri spazi cospirituali affini, come il canale Telegram dell’influencer slovacca Liana Laga. Ai 4.000 follower del suo account, Laga somministra teorie del complotto e credenze QAnon intervallate da inviti alle sue sessioni di meditazione, promozioni di libri e citazioni di auto-aiuto su concetti vaghi di amore e fede.
In quest’area geografica, le narrazioni panslave sono entrate anche nel repertorio degli ambienti di QAnon, movimento che ormai sta costruendo il suo regno anche in Paesi culturalmente distanti dal suo bacino di nascita, come la Repubblica ceca e la Slovacchia. Qui le ideologie del Qulto, pur restando legate come da copione alla credenza in élite sataniche e pedofile connesse per mano di un malvagio “Stato profondo”, rimodulano il messaggio originale nel tentativo di introdursi in contesti culturali e politici distanti. Per esempio, dopo la morte della regina Elisabetta II, gli account Telegram cechi hanno iniziato ad annunciare che la dominazione anglosassone dell’umanità avrebbe ceduto presto alla supremazia degli slavi. Nel canale Telegram della già citata influencer slovacca Liana Laga si usa un semplice esempio di numerologia per collegare i due eventi storici e giocare con valori e significati in modo del tutto arbitrario: la morte della regina dell’otto settembre, 8/9, la cui somma è 17, che corrisponde alla lettera q, che sta per QAnon.
Anche così, all’interno di questi Paesi tanto distanti dagli Stati Uniti di QAnon, il Qulto beneficia in termini di risonanza della sua comunione con l’ideologia panslavista.
Ma al di là di Qanon, in questi Paesi dell’Europa orientale abbiamo individuato una pericolosa flessione del panslavismo verso la propaganda pro-russa. Nel contesto ad alta porosità della cospiritualità, dove convivono radicalismi e interpretazioni del mondo di ogni genere, i dogmi panslavi diventano uno slogan anti elitario come tanti che, negli ambienti di disinformazione, vengono usati per catturare l’attenzione di un maggior numero di utenti. Per di più, la presenza di un filo-russismo all’interno delle narrazioni panslaviste gioca sull’efficacia di una retorica del “salvatore” che ben si presta a un’interpretazione del mondo in cui il Presidente russo Vladimir Putin si erge a unica forza politica d’opposizione al “nemico”, il “male occidentale”. Così Putin diventa, nel panorama cospirituale panslavista, colui che da solo sta combattendo contro il lato oscuro del dominio anglosassone.
Nel mondo sottosopra e cospiratorio di Telegram, si parla anche di “razzismo anti-slavo” nel contesto della guerra in Ucraina, la cui resistenza alla Russia viene ridotta a un tentativo di dividere il popolo slavo impedendone l’unificazione. I post di Telegram che abbracciano questa interpretazione sono spesso condivisi a fianco di dichiarazioni del Presidente Vladimir Putin dove si afferma, ad esempio, che l’Occidente sta combattendo una battaglia persa per mantenere il suo dominio. In queste dichiarazioni la Russia si eleva spesso a potenza che da sola porrà fine al dominio di un Occidente ormai debole. «Non è un segreto che il problema chiave per gli Stati Uniti è stato ed è la Russia. Per loro, gli Slavi sono una “razza inferiore”, ma anche un ostacolo permanente alla dominazione mondiale», si scrive sul canale Telegram Slovanske noviny (Slavic News, circa 6.700 follower al momento), uno degli account in slovacco che diffondono fantasiose rivisitazioni politiche e cospirazioni dai toni marcatamente panslavisti.
La società delle bestie
Cavalcando la stessa retorica di bene supremo e superiorità morale di certi canali Telegram panslavi, nasce The Creative Society (o Società Creativa), un movimento internazionale che si contraddistingue per la capillarità della sua presenza online e che trova il suo bacino di utenza prediletto in Europa centro-orientale, dove sembra promuovere ideologie “antisistema” e rivendicazioni panslaviste dai toni filo-russi a fianco di profezie della fine e campagne di disinformazione sulla crisi climatica.
The Creative Society è una delle tante iniziative generate dal movimento simil-religioso mascherato da associazione di nome AllatRa, una realtà ambigua fondata nel 2011 dall’organizzazione pubblica internazionale Lagoda, nel cui sito promette di «creare condizioni favorevoli per la formazione di una società con un nuovo formato di pensiero basato su alti principi spirituali, morali e culturali». La rete che AllatRa e Creative Society hanno sviluppato ha trovato migliaia di sostenitori solo nella Repubblica Ceca, ma le sue compagini proselitistiche sono attive anche in Italia.
Per approfondire
In fondo all’abisso della cospiritualità
Cosa si dicono gli utenti delle chat Telegram che diffondono le teorie di QAnon in Italia. Tra fake news e contenuti estremisti
Tramite lunghissime conferenze online tradotte in 150 lingue e una fitta rete sui social media, il movimento della Creative Society produce contenuti che il suo sito web definisce «interessanti per tutte le persone che lottano per il miglioramento di se stesse, per lo sviluppo spirituale e culturale, per rafforzare migliori qualità in se stessi e nella società circostante». In realtà, il movimento propone una serie di letture distopiche del mondo contemporaneo secondo le quali la corruzione della società moderna si potrebbe invertire solo grazie alla creazione di una società creativa: «Un progetto dell’intera umanità, che offre l’opportunità di guidare la nostra civiltà a una nuova fase di sviluppo evolutivo nel minor tempo possibile e in modo pacifico».
Il volto di AllatRa è quello di un certo Igor Mikhailovich Danilov, un personaggio misterioso, un chiroterapeuta che gioca la parte del guru nei video pubblicati e tradotti da AllatRa e The Creative Society. Su di lui si trova ben poco su internet, ma con una ricerca con parole chiave in russo si scopre che Danilov lavorava in una Clinica di Vertebrorevitologia (specializzata nel trattamento senza intervento chirurgico delle malattie della colonna vertebrale) che era stata aperta a suo nome, secondo quanto riferito dal sito, nel 1990 in una piccola cittadina di Makeyevka nella regione del Donetsk. In fondo alla pagina della clinica, accanto alle foto di Danilov all’interno del suo studio, compare il simbolo di AllatRa, accompagnato dalla scritta «parte di AllatRa global partnership agreement», una delle tante iniziative del movimento che metterebbe in rete enti e partner che decidono si aderire ai sette fondamenti morali e spirituali di AllatRa (una serie di principi che ruotano intorno a concetti piuttosto generici di libertà e rispetto della vita).
Sebbene Danilov nei suoi video evochi spesso l’unificazione dell’umanità, paragona coloro che si oppongono all’«ideologia della Società Creativa» ad «animali»: «Solo un animale può opporsi, non un essere umano. Dobbiamo rinchiudere una tale bestia. Non può avere i diritti e lo status di un essere umano, piuttosto quello di “non umani” e traditori. Se l’uomo si oppone alla Società Creativa, perderà lo status di uomo per sempre. Solo allora sarà tutto al suo posto».
Tra coloro che AllatRa annovera in questa categoria animalesca sono le élite, i cosiddetti “Archon”, tra i cui ranghi emergono figure di politici, miliardari e dei media non meglio specificati. Queste persone, afferma AllatRa, «distorcono la Verità, distorcono il significato e i concetti come Amore, Libertà. … Non si fermano davanti a nulla, formano persino sette sataniche che utilizzano la conoscenza dell’umanità che da secoli era stata raccolta a scopo spirituale».
Sebbene i suoi membri abbiano negato in uno scambio con la BBC la natura settaria di AllatRa, alcuni aspetti del movimento mostrano il contrario: la presenza di un leader, l’utilizzo di testi fondatori, la coniazione di una terminologia specifica e, infine, un’escatologia che comprende un’apocalisse – prevista, tra l’altro, per quest’anno – fatta di esplosioni vulcaniche e rovina in cui unicamente un mondo unito nella sola accettabile forma promulgata dalla Creative Society salverà il mondo.
Come si radica il male
La Società Creativa – così come AllatRa – dichiara di avere sede in Ucraina e di avere sostenitori in più di 100 Paesi, tra cui l’Italia. Secondo la BBC, il suo bacino d’origine rimane però quello dell’Europa centrale e orientale, dove la promozione sottile di narrazioni pro-russe e pro-Putin si mescola con messaggi sull’unificazione degli Slavi. Eppure, le compagini del movimento online, sotto forma di canali Telegram o gruppi su Facebook, appaiono ben più capillari.
Gli sforzi della Creative Society sembrano concentrarsi principalmente sull’adescamento dei propri adepti più che su vere opere di bene. In un post del canale Telegram italiano Società Creativa Italia (circa 540 iscritti), si susseguono una serie di foto da tutto il mondo dove si espongono le simbologie tipiche del movimento. Tra l’avvicendarsi confuso e ripetitivo di immagini, c’è la foto di un biglietto con i riferimenti a uno dei tanti canali Youtube della Creative Society, un pezzo di carta lasciato in bella vista in una camera d’albergo a Bishkek, in Kirghizistan, dopo il viaggio d’affari di uno sconosciuto. Scorrendo a ritroso il feed del canale, si trova il video di una donna a cavallo con i capelli al vento che sventola una bandiera con un 8 circondato da un triangolo e un cerchio, il simbolo passepartout della Creative Society. Queste e altre immagini sarebbero le testimonianze da tutto il mondo degli sforzi portati avanti da volontari e adepti per diffondere il verbo. Nelle didascalie che accompagnano le foto, si invita sempre a continuare le opere di proselitismo volontario ovunque possibile. Il fine ultimo, aumentare i ranghi del movimento.
The Creative society colpisce per la quantità di prodotti multimediali che genera e per gli immensi sforzi di coordinazione e traduzione che connettono i diversi gruppi geografici del movimento: c’è una rete tra Telegram e i social media che conta almeno un canale ufficiale per ogni Paese in cui dichiarano di essere attivi; poi esistono una miriade di canali satellite, a volte non immediatamente riconducibili alla Creative Society o ad AllatRa. In Italia la percezione è che non abbiano ancora guadagnato un seguito numericamente importante, anche se rimane preoccupante la quantità di contenuti generati e diffusi in lingua italiana: come nel caso di uno dei video pubblicati nel gruppo Telegram italiano della Società Creativa, dove si mostra come in vari locali e negozi italiani siano stati esposti i volantini del forum internazionale online «Crisi globale. La nostra salvezza è l’unione» organizzato dalla Creative Society.
Poiché la natura del movimento rimane oscura a uno sguardo poco vigile, AllatRa riesce ad infiltrare i contesti più disparati, arrivando persino a far “avvalorare” le proprie tesi di apocalisse climatica da esperti e studiosi di tutto il mondo. È quello che è successo durante una conferenza online organizzata da AllatRa lo scorso maggio 2022 e che ha visto la partecipazione di una serie di esponenti ed esperti sul clima che si sono poi dichiarati ingannati dal movimento, almeno secondo quanto testimoniato alla BBC: c’è chi ammette di non essere stato abbastanza attento e di non aver capito la natura dell’organizzazione, ma altri denunciano che i loro interventi, pre-registrati, sono stati poi manipolati o tagliati in modo arbitrario per cancellare qualsiasi riferimento alla natura antropica dei cambiamenti climatici e servire meglio gli obiettivi dell’organizzazione.
La stessa tecnica di camuffamento sembra iniziare a funzionare anche in Italia, dove il simbolo della Creative Society ha accompagnato le locandine della Fiera Internazionale del Libro di Brindisi del 28-30 aprile 2023, un evento di cui la Creative Society si definisce “partner informativo” e che è patrocinato dalla Regione Puglia, dal Comune e dalla Provincia di Brindisi. Come si legge sul programma riportato su Brindisi Cronaca, nel corso di una delle giornate del Festival si è tenuta una presentazione di Nicola Bergamaschi, un volontario della Società Creativa e fondatore di Edizioni WE (una casa editrice che, come indicato nel sito, promuove «il bene» nel senso di «crescita personale, culturale, morale, scientifica, tecnologica, ecologica, sociale, spirituale delle “genti umane” collegata ad un imprescindibile sviluppo del benessere sia psicofisico, che economico»).
La Creative Society sfrutta le stesse dinamiche che permettono a movimenti come QAnon di reclutare nuovi adepti senza che l’utente sia del tutto consapevole della natura dei contenuti a cui viene esposto. Attirano il proprio seguito anche sfruttando la risonanza di altre campagne di disinformazione, diffondendo i contenuti in maniera coordinata attraverso vari gruppi di natura differente. Esiste, per esempio, una pagina Facebook e Instagram italiana che rientra sotto il dominio della Creative Society e che ha il titolo piuttosto generico – che peraltro per nulla accenna alla natura negazionista dei suoi contenuti – di Crisi Climatica: problematiche e soluzioni. La pagina, concentrandosi solamente sui disastri ambientali nel mondo e rileggendoli in chiave apocalittica, mette insieme i pezzi di un’era profetica propria della cosmologia di AllatRa. Dietro posizioni di scetticismo su cambiamento climatico e teorie del complotto che riguardano lontane civiltà extraterrestri, AllatRa e la Creative Society si mettono sempre in contrapposizione a una società spiccatamente capitalista e materialista (caratteristiche considerate proprie dell’egemonia economico-culturale dell’Occidente), promuovendosi come alternativa.
La Russia, i Paesi slavi e altre personalità leggendarie
Uno studio più approfondito dei contenuti di AllatRa diffusi in lingua ceca e slovacca evidenziano il ruolo centrale affidato alla Russia e ai Paesi slavi, la cui unificazione sarebbe il primo passo nel lungo cammino dell’umanità verso la fondazione della Società Creativa. Secondo quanto evidenziato dalla nostra ricerca e da quella del dottorando di religione Jakub Ludvik – che ha studiato i movimenti della setta per diversi anni – la natura ideologica filo-russa di AllatRa, pur restando celata all’interno di una serie ben costruita di precetti dal valore messianico-salvifico, emerge sotto forma di riferimenti impliciti e allusioni sottese. Nella sua cosmologia, AllatRa parla di un messia, una certa “figura leggendaria” detta Nomo, l’uomo che guiderà le nazioni slave verso l’unificazione e che, per alcuni dei membri di AllatRa, corrisponderebbe al presidente Putin. Il libro promosso da AllatRa e che narra la storia di Nomo è Křižovatka (dal ceco, “crocevia”) di Anastasie Novych, disponibile in ceco ma non in inglese o italiano.
«Fino ad oggi, l’intera vera storia delle ultime vicissitudini dei popoli slavi è lungi dall’essere rivelata alle persone. All’inizio del millennio iniziano ad accadere strani eventi che intrecciano i destini di persone comuni e funzionari che occupano alte posizioni politiche. Pochi sanno che al centro di questo invisibile groviglio di destini, sotto le spoglie di una persona comune, si nasconde una Personalità leggendaria, le cui azioni e pensieri cambiano non solo il mondo interiore delle persone che l’hanno incontrata, ma anche il corso della storia in generale», si legge nella sinossi del libro che si trova nel sito ceco di AllatRa.
Il movimento non commenta direttamente a favore dell’invasione russa in Ucraina, sebbene molti al suo interno credano, secondo Jakub Ludvik, che questa rappresenti l’inizio della mobilitazione del Nomo verso l’unificazione slava. Secondo Jakub Ludvik però, non tutti i volontari che fanno parte del movimento sono consapevoli di condividere idee pro-russe. Una dinamica che abbiamo già ampiamente visto in relazione al movimento di QAnon nella prima parte di questa indagine. È possibile, infatti, che molti volontari del movimento si avvicinino ad AllatRa con le migliori intenzioni o meglio, spinti da un onesto bisogno di appartenenza, da un desiderio di comunità e condivisione che è alla radice del successo di moltissime di queste realtà settarie: «Molti membri del movimento non si rendono conto di diffondere idee filorusse. Stanno inconsapevolmente aiutando ad allargare l’influenza russa nella Repubblica Ceca, motivo per cui è necessario attirare attenzione sul fenomeno», spiega Jakub Ludvik.
Per molto tempo, l’agenda di queste reti e gruppi è stata considerata innocua. Ma come è diventato evidente, soprattutto negli anni della pandemia, l’efficacia di queste narrative nel veicolare contenuti politici estremisti e polarizzanti rischia di essere sottovalutata.
Nel caso dell’Europa centrale e orientale, le origini delle idee cospiratorie si possono spesso trovare in progetti di disinformazione anti-occidentale o propaganda filorussa che vengono poi riadattati per la fruizione di un pubblico più locale e circoscritto. E poiché questi canali spesso si collegano e si sostengono a vicenda, l’effetto è quello di costruire reti internazionali la cui portata e il cui impatto possono essere difficili da valutare, ma la cui comprensione rimane fondamentale per combattere la radicalizzazione a livello nazionale e internazionale.
Hanno collaborato: Jan Žabka
Editing: Giulio Rubino
In partnership con: Transitions, Hlidacipes.org
Con il sostegno di: Collaborative and Investigative Journalism Initiative (CIJI)