20 Maggio 2021 | di Giuseppe Schiano di Colella
Le aziende italiane che tra aprile e settembre 2020 sono passate di mano mostrano alcuni profili di rischio. L’acquisizione di imprese italiane da parte di nuovi titolari effettivi provenienti da giurisdizioni incluse in liste nere o grigie per il rischio di riciclaggio di denaro sporco, o la presenza di strutture societarie opache che celano i nomi dei proprietari dietro società fiduciarie anonime, sono fattori da monitorare per individuare comportamenti criminosi. È quanto emerge da I cambi di proprietà delle aziende italiane durante l’emergenza Covid-19, studio realizzato da Transcrime, centro di ricerche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano sulla criminalità organizzata, in collaborazione con la società di analisi di dati delle imprese Bureau Van Dijk. Le acquisizioni e i cambi di proprietà nelle aziende fanno parte delle dinamiche economiche, ma possono essere stati anche un mezzo per nascondere comportamenti opachi se non addirittura criminosi durante e in seguito alla prima fase della pandemia da Covid-19.
Come cambiano le proprietà aziendali
L’analisi di Transcrime si focalizza sulle imprese italiane che hanno registrato la variazione di almeno un titolare effettivo tra aprile e settembre 2020. Nel periodo analizzato sono state 43.688 le aziende italiane che hanno avuto un cambio di titolare effettivo, un calo del 38,7% rispetto allo stesso periodo del 2019, un dato in linea con il trend a livello globale su fusioni e acquisizioni, secondo il report. Nonostante il calo però, si osservano dinamiche e anomalie nelle nuove strutture societarie che suggeriscono la necessità di ulteriori approfondimenti e che sarebbero indicatrici di potenziali rischi di riciclaggio di denaro o di infiltrazione della criminalità organizzata.
La parola: il titolare effettivo
Il concetto di titolare effettivo è diventato fondamentale nel contrasto alla criminalità economico-finanziaria. Tale figura è quella che controlla effettivamente il patrimonio e le finanze di una società: in molti casi non coincide con la persona che ha registrato la società e che figura come legale rappresentante. Sebbene a oggi non esista una definizione universale di titolare effettivo o di beneficiario ultimo, questo è inteso come la persona fisica che possiede una percentuale maggiore o uguale al 25% in riferimento alle partecipazioni di un’azienda. In questo caso il controllo è di tipo diretto.
Possono ricoprire il ruolo di titolare effettivo anche altre società. In questo caso il controllo è definito di tipo indiretto. Queste società sono ovviamente controllate però da persone fisiche o da ulteriori società riconducibili comunque ad una persona fisica. La percentuale da detenere è sempre quella del 25%.
Il centro studi Transcrime ha deciso di adottare una soglia più bassa (il 10%), allo scopo di ampliare il numero dei titolari effettivi analizzati. É dunque pacifico che il titolare effettivo coincida con le persone fisiche cui, in ultima istanza, è attribuibile la proprietà diretta o indiretta dell’ente o il relativo controllo. In particolare nel report di Transcrime vengono definiti “nuovi proprietari” i titolari effettivi e gli azionisti intermedi delle aziende che hanno registrato almeno un nuovo titolare effettivo nel periodo considerato (aprile-settembre 2020).
Le regioni italiane in cui ci sono stati più cambi di proprietà sono la Lombardia (1,19% del totale di imprese registrate) e il Lazio (1,17%), mentre i settori più coinvolti sono stati quello del commercio (7.488 cambi di proprietà) e quello manifatturiero (5.196). I settori delle costruzioni e delle attività immobiliari, strettamente interconnessi, hanno fatto registrare rispettivamente 4466 e 4185 cambi di proprietà.
Il numero dei nuovi titolari effettivi registrati è 70.215, di cui il 7,0% è straniero, il 13,2% provenienti dalla Spagna, l’11% Regno Unito, e il 9,1% dalla Germania. La Cina è la prima nazionalità extraeuropea (6,1%), anche se in alcuni settori come quello alberghiero, è la prima nazionalità straniera in assoluto, arrivando al 16% dei nuovi titolari effettivi stranieri.
Alcune nazionalità attenzionate per l’opacità nella lotta all’elusione fiscale, non particolarmente frequenti fra i titolari effettivi, spiccano invece tra gli azionisti intermedi, come il Lussemburgo (9,3% del totale degli azionisti intermedi stranieri), i Paesi Bassi (5,6%), Malta (2%) e le Isole Cayman (1,1%).
Fattori di rischio
Tra i fattori di rischio che potrebbero indicare situazioni di sospette attività illecite e che richiederebbero ulteriori approfondimenti nel report vengono indicati in particolare:
- I legami con giurisdizioni a rischio. Nell’1,3% delle imprese che hanno cambiato proprietà tra aprile e settembre 2020, i soci o titolari effettivi provengono da paesi inclusi in blacklist o greylist in ambiti di fiscalità o di antiriciclaggio, valore 5 volte superiore a alla media per le imprese Italiane.
- L’opacità societaria. Tra le aziende in cui è avvenuto un cambio di proprietà, l’1.3% presenta come beneficiario ultimo un trust, una fiduciaria o un fondo per il quale non è possibile risalire a un individuo con titolarità effettiva, incidenza oltre 10 volte superiore alla media per le altre aziende Italiane.
- Le Persone Politicamente Esposte (PEP). A causa del loro ruolo e della loro influenza si trovano in posizioni che possono essere potenzialmente oggetto di abuso per riciclaggio di denaro e reati come corruzione e concussione (World Bank 2011). Fra i nuovi titolari effettivi ci sono 1.120 PEP (1,5% del totale dei titolari effettivi) di cui il 12,1% nella provincia di Isernia.
- I titolari effettivi da aree ad alta incidenza mafiosa. La percentuale di nuovi titolari effettivi provenienti da comuni ad alto rischio di presenza mafiosa è maggiore del valore medio osservato prima della pandemia in più di un terzo delle province italiane. In Molise il 14% dei nuovi titolari effettivi proviene da comuni a rischio, con un Indice di Presenza Mafiosa (IPM) di 4 o 5, confermando tendenze già evidenziate dalle dichiarazioni del capo della Procura di Campobasso e dall’aumento delle interdittive antimafia nel 2020 nella regione.
L’Indice di Presenza Mafiosa
L’Indice di Presenza Mafiosa (IPM) di Crime&tech è un indicatore composito che misura la presenza di criminalità organizzata negli 8.000 comuni italiani. Calcolato su scala 1-5, dove 5 è il rischio massimo, è stato ottenuto con la combinazione di evidenze e statistiche di presenza e infiltrazione mafiosa sul territorio, elaborando dati da fonti pubbliche (per esempio report e statistiche pubbliche di Dia, Istat, Ministero dell’Interno).
Crime&tech è lo spin-off universitario di Transcrime, all’interno dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che sviluppa analisi, modelli e applicativi per la valutazione, prevenzione e riduzione dei rischi legati a sicurezza e criminalità.
Il cambio dei titolari effettivi all’interno di un organigramma societario rappresenta solo uno dei possibili modi in cui la criminalità può infiltrarsi nell’economia legale. Alcuni di questi possono essere la costituzione di nuove società, il finanziamento attraverso finanziarie legali o in modalità occulta, oppure l’ottenimento di sussidi pubblici. Per questo motivo, durante la presentazione dello studio, gli autori hanno espresso la volontà e la necessità di estendere questo progetto in modo da analizzare anche le fasi successive a quella interessata dal report, anche in vista dell’introduzione di programmi per la ripresa economica a livello nazionale ed europeo.
Gli allarmi sulla possibilità di infiltrazioni mafiose
Come ricordato anche nel quarto report dell’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso presieduto dal prefetto Vittorio Rizzi e sotto la giurisdizione del Ministero dell’Interno, i gruppi criminali, per cogliere opportunità di investimenti hanno rivolto i loro interessi «nei confronti degli operatori più danneggiati dalle misure di distanziamento sociale adottate in fase di lockdown, come la filiera della ristorazione, la ricezione alberghiera e l’offerta turistica». Per questo è quindi necessario monitorare i cambi di proprietà delle imprese e identificare le eventuali anomalie.
Secondo quanto riportato da La Stampa a settembre 2020, il Ministro dell’Interno Lamorgese, ospite alla festa nazionale del PD ha dichiarato che, stando al monitoraggio delle forze di polizia sui fondi Covid, «ci sono imprenditori che cercano di far fuori la concorrenza appoggiandosi ai capitali mafiosi». Ha ricordato inoltre come durante il primo lockdown a Palermo la mafia abbia tentato di sostituirsi allo Stato con una sorta di welfare di prossimità, distribuendo generi alimentari per «darsi una veste di affidabilità sul territorio».
Ma il pericolo più grave è quello dell’usura, spesso chiave di volta usata dalle organizzazioni mafiose per entrare in una azienda. «Il problema dell’élite della ‘ndrangheta è quello di giustificare la ricchezza» ha dichiarato nella Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia il Procuratore Capo di Catanzaro Nicola Gratteri, e «quindi presteranno soldi a usura anche a interessi bassi per invogliare, incentivare i commercianti a rivolgersi agli usurai ‘ndranghetisti, che sono quelli che sostanzialmente hanno bisogno di meno garanzie per il pagamento».
Anche il premier Mario Draghi, nel suo discorso in Senato del 17 Febbraio ha parlato di rischi di «possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia a seguito della crisi di liquidità che sta interessando diversi settori», mettendo l’accento sulla necessità di rendere più efficaci le verifiche sui cambi societari nelle attività economiche maggiormente a rischio di infiltrazioni malavitose, in particolare nel settore turistico, soprattutto nel prossimo futuro, quando verranno assegnati i fondi del Next Generation EU e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.