Indonesia, corruzione in volo: storia di un elicottero di seconda mano venduto ai militari
Irfan Kurnia Saleh è stato condannato a dieci anni di carcere nel 2022. Ha intermediato la vendita di un AW101, un mezzo dell’italiana Leonardo Spa. Che già era stato venduto in India
25 Ottobre 2023

Fabio Papetti

Irfan Kurnia Saleh è un un uomo sulla quarantina, con capelli scuri e ben pettinati, sguardo sveglio. Si presenta sicuro nel febbraio 2022 davanti alla Corte Suprema di Jakarta, in Indonesia, nel processo che lo vede accusato di aver corrotto pubblici ufficiali e procurato un danno allo Stato per oltre 17 miliardi di rupie, circa un milione di euro. Ha fatto comprare all’Indonesia un elicottero che non serviva e avrebbe fornito quei 17 miliardi ad un suo amico generale che aveva partecipato al bando. Il mezzo è di produzione italiana: lo ha realizzato AgustaWestland, dall’aprile 2016 inglobata dalla nuova Leonardo, il gruppo controllato dal Ministero delle Finanze che produce armi e sistemi di difesa.

Un anno più tardi, nel febbraio 2023, una foto ritrae Kurnia Saleh rivolto verso il muro della Corte Suprema di Jakarta decorato con lo stemma dell’aquila dorata, ammanettato e con indosso il tipico camice arancione fosforescente dei carcerati. Sta ascoltando le parole del presidente del collegio giudicante Djumyanto presso il Tribunale per la corruzione di Jakarta (Tipikor): «La condanna dell’imputato John Irfan a una pena detentiva di 10 anni». A guidare l’accusa è stato un procuratore appartenente alla Commissione per l’eradicazione della corruzione (Kpk), agenzia governativa indonesiana che si occupa di combattere la corruzione.

L'inchiesta in breve
  • Nel 2015, in Indonesia, la Commissione per l’eradicazione della corruzione (Kpk) ha condotto un’indagine sull’acquisto di un elicottero AW101 di AgustaWestland, oggi parte di Leonardo Spa. L’imprenditore Irfan Kurnia Saleh, che agisce «come se avesse un contratto» con l’azienda italiana, dicono i documenti processuali indonesiani, è stato condannato per corruzione a dieci anni di carcere. Era l’unico imputato del processo
  • Il prezzo dell’elicottero sarebbe stato gonfiato per fare in modo che ufficiali dell’aviazione militare vicini all’allora generale Agus Supriatna potessero beneficiarne economicamente. Per il generale, l’acquisto dell’elicottero era una forma di riscatto per l’intero settore aeronautico, che ha un’accesa rivalità con il resto dell’esercito indonesiano
  • L’elicottero pervenuto all’amministrazione indonesiana, secondo la sentenza del giudice indonesiano, non era un elicottero per operazioni di ricerca e recupero, come richiesto. Il bando di gara è cambiato in corsa: inizialmente era per un elicottero VVIP, ovvero dedicato al trasporto di persone importanti
  • Tra le persone nominate nell’indagine del Kpk (né indagati né imputati) ci sono sia il generale Supriatna sia Lorenzo Pariani, al tempo responsabile della divisione elicotteri AgustaWestland di Leonardo per il Sud-est asiatico. Il Kpk non può indagare sui militari

La giustizia indonesiana ordina solo la condanna di Kurnia Saleh, ma nelle carte processuali compaiono diversi altri nomi. C’è, ad esempio, Lorenzo Pariani, al tempo responsabile della divisione elicotteri AgustaWestland di Leonardo per il Sud-est asiatico: né il manager né la società italiana sono stati direttamente coinvolti nell’inchiesta indonesiana e nemmeno in Italia è stato mai aperto alcun fascicolo nei loro confronti. C’è anche Agus Supriatna, l’allora generale dell’aviazione indonesiana, insieme ad altri uomini dell’aviazione, coinvolti invece in un’inchiesta della procura militare che si fermerà presto. Eppure la corruzione, com’è ovvio che sia, si commette sempre almeno in due: corrotto e corruttore. In questo caso, stando alla giustizia indonesiana, Kurnia Saleh è il corruttore. Ma chi sarebbe il corrotto? Kurnia Saleh avrebbe corrotto “da solo”, per un mero tornaconto personale?

La Commissione per l’eradicazione della corruzione

Dalla fine degli anni Novanta, l’Indonesia ha vissuto un periodo travagliato di crisi economica. Il Paese si indeboliva e con lui la presidenza del generale Suharto (morto nel 2008), che regnava in modo autoritario dal 1965, dopo un colpo di Stato. Le proteste contro il regime e la corruzione dei militari, padroni dello Stato e dell’economia, portano alla fine alle dimissioni del dittatore. Nel 1998 inizia la Reformasi, la fase di trasformazione post-Suharto ed entra in vigore un Memorandum of understanding con il Fondo monetario internazionale per ottenere 43 miliardi di dollari di prestiti in cambio di una serie di riforme. Tra queste c’è anche l’istituzione del Komisi Pemberantasan Korupsi (KPK), un organo statale indonesiano preposto alle indagini nei casi di corruzione che coinvolgono personaggi civili pubblici e privati, che avviene nel 2003. La Commissione è composta da un comitato, fino al 2019 indipendentemente eletto dalle organizzazioni civili indonesiane, che è incaricato di scegliere il personale interno.

La Commissione si è trovata un lavoro mastodontico e negli anni i suoi membri hanno subito intimidazioni, minacce di morte e aggressioni. Nonostante questo, l’organo statale ha avuto successo fin dall’inizio del suo mandato. Nel 2019 il suo status di organo indipendente è stato però messo a repentaglio da una riforma indetta dal presidente Joko Widodo, attualmente in carica. Nella nuova legge, tra le altre cose, gli investigatori sono considerati dipendenti pubblici e per questo devono aderire ad una serie di obblighi e avere un posizionamento politico conforme al loro ruolo.

Nel 2021, a seguito di un controverso test di «conoscenza civica», 51 impiegati su 75 erano stati considerati non idonei . Il test costringeva i dipendenti a esprimere proprie opinioni sulla politica, la religione e altri argomenti molto sensibili come la spinta indipendentista di alcune minoranze etniche. A fine novembre 2021 saranno 57 le persone licenziate. Attualmente diverse organizzazioni non governative indonesiane denunciano un’ingerenza sempre maggiore dello Stato, e quindi dei militari, nelle politiche e nelle azioni del Kpk.

Queste domande s’infrangono sul sistema giudiziario indonesiano: il Kpk non ha alcuna giurisdizione sui militari e può agire su cittadini stranieri solo in collaborazione con le procure dei Paesi di provenienza. Il generale dell’aviazione e il responsabile di AgustaWestland nel Sud est asiatico sono quindi solo nomi che accompagnano Irfan Kurnia Saleh tra le righe delle carte giudiziarie, non sono degli indagati.

La storia dell’elicottero AgustaWestland venduto in Indonesia va però molto oltre quanto è stato tracciato nelle aule giudiziarie indonesiane. Per raccontarla, IrpiMedia si è avvalsa delle testimonianze di diverse figure vicine alle indagini e agli ambienti militari in Indonesia, le quali hanno preferito mantenere l’anonimato a causa dell’oppressione sistematica in Indonesia verso chi denuncia o espone pratiche illecite negli ambienti istituzionali.

«Leonardo non commenta le notizie sul procedimento penale condotto dalla magistratura indonesiana. Leonardo non è in alcun modo coinvolta in tale procedimento, né il proprio personale ha mai ricevuto alcun atto giudiziario dalle Autorità locali», è stata la risposta di Leonardo Spa alle richieste di commento di IrpiMedia. La società ha specificato che «[l]a fornitura dell’elicottero è stata regolarmente effettuata secondo le modalità stabilite dalle Autorità competenti del Paese, attraverso l’accettazione del prodotto da parte dell’Indonesian Air Force all’inizio del 2017». L’azienda, inoltre, «ha solide relazioni commerciali con l’Indonesia nel settore degli elicotteri per impieghi governativi e di pubblica utilità, come del resto con numerosi altri Paesi del Sud-est asiatico. Tali attività si svolgono nel pieno rispetto delle normative sia nazionali sia internazionali e nella rigorosa applicazione dei principi di compliance definiti dalla società».

Il mio regno per un elicottero

Agus Supriatna, generale dell’aeronautica militare (TNI AU nell’abbreviativo indonesiano), oggi in pensione, ordina alla fine del 2015 l’acquisto di un elicottero AW101, di produzione AgustaWestland. Lo vuole sfoggiare alla parata che si sarebbe poi svolta il 4 aprile 2016 per commemorare il 70esimo anniversario dell’aviazione militare indonesiana. È un mezzo potente: equipaggiato con tre motori invece che i due previsti sui modelli che i militari indonesiani acquistano da Airbus, sarebbe stato la punta di diamante della flotta aerea, capace di sorvolare anche montagne di oltre mille metri senza dover effettuare manovre di aggiramento.

Corruzione in volo

La rete di contatti intorno a Irfan Kurnia Saleh che ha reso possibile la consegna dell’elicottero AW101, prodotto da Agusta Westland, all’aviazione indonesiana

Secondo una fonte di IrpiMedia vicina agli ambienti militari, il bando per l’acquisto dell’elicottero da parte dell’aviazione indonesiana viene aperto a maggio 2015. Il generale Supriatna contatta Kurnia Saleh, suo amico, perché sapeva che trattava elicotteri della compagnia AgustaWestland. È così che l’imprenditore, come menzionato anche nelle carte giudiziarie, si mette in contatto con Lorenzo Pariani che dice di avere qualcosa che fa proprio al caso suo: un elicottero AW101 residuo di un precedente bando partito in India nel 2012.

Sempre nel maggio 2015, i due si incontrano con Mohammad Syafei, all’epoca Assistente per la pianificazione del budget per il quartier generale della TNI AU a Cilangkap, nell’est di Jakarta, come riportano le indagini del Kpk. L’approvvigionamento iniziale sarebbe dovuto essere per un elicottero VVIP AW101 nuovo di zecca, un modello per il trasporto di persone particolarmente importanti. Gli interni infatti sarebbero dovuti essere simili ad un aereo di lusso, con sedili imbottiti in pelle chiara, rivolti verso l’interno dell’abitacolo, così da permettere comodità e spazio: al suo interno, infatti, escludendo la postazione di comando, erano previsti almeno dieci posti. L’affare si sarebbe dovuto concludere per 514,5 miliardi di rupie, poco più di 30 milioni di euro.

Il 5 dicembre 2015 il presidente dell’Indonesia Joko Widodo si mette di traverso: sostiene che il Paese non ha bisogno di un nuovo elicottero. Tuttavia il generale Supriatna vuole portare a termine il bando, è stanco di vedere l’aviazione ridotta a un’ombra di quel che era in passato, incapace di rinnovarsi. Verso l’inizio degli anni ‘60 infatti l’aviazione indonesiana, supportata dal partito comunista indonesiano (PKI) e dall’allora presidente Sukarno, era considerata la migliore di tutto il Sud-est asiatico grazie all’importazione di Mig e bombardieri dalla Cecoslovacchia. Le cose sono cambiate nel 1965 quando, con un colpo di Stato, il generale dell’esercito Suharto spodestò Sukarno e sterminò chi simpatizzava per gli ideali comunisti. Da questi fatti si sono invertite le posizioni e l’esercito ha acquisito preminenza nella politica del Paese a scapito dell’aviazione militare, colpevole di aver supportato Sukarno.

Questi cambiamenti nello status quo militare sono ancora oggi visibili a Jakarta dalla posizione e la struttura dei quartier generali delle due fazioni, come se fossero stati posti a simbolo della loro caduta e della salita al potere.

Situato al lato di un lungo viale alberato nel centro della città, opposto al monumento nazionale in piazza Merdeka e accanto al palazzo presidenziale, il quartier generale dell’esercito appare come un complesso imponente. Ci si accede attraverso uno scuro cancello sormontato dalle statue di due aquile dorate poste sopra i pilastri laterali. Il simbolo si ritrova anche in versione ingigantita al centro della facciata in vetro verde scuro dell’edificio principale. Diversi palazzi che fungono da uffici contornano il perimetro. Più invisibile è il quartier generale dell’aviazione. Posto in prossimità dell’aeroporto militare di Halim nel sud est della città, il complesso è appena fuori l’uscita secondaria di una strada ad alta viabilità sormontata da un’altra sopraelevata. La via è in discesa rispetto a quella principale e gli alberi e le colonne che sorreggono la corsia rendono complicata la vista degli edifici celesti che caratterizzano l’impianto, molto più modesto rispetto alla controparte dell’esercito.

Il generale dell’aviazione Supriatna vuole talmente il suo elicottero, una rivincita per tutta l’aviazione, al punto da ignorare persino le parole del presidente. Fonti vicine alle indagini affermano che a insaputa di Joko Widodo il generale Supriatna e l’amico broker Kurnia Saleh decidono insieme ad AgustaWestland di continuare il procedimento. Nel tentativo di giustificare l’acquisto, cambiano le specifiche del mezzo per renderlo più necessario: non più VVIP ma attrezzato per operazioni di search and rescue (SAR), predisposto quindi alla localizzazione e al trasporto di possibili feriti e sfollati durante le calamità naturali che colpiscono il Paese, una su tutte le inondazioni scatenate dalle stagioni dei monsoni.

Soldi a cascata

La distribuzione dei 44 milioni di euro stanziati dall’aviazione indonesiana per l’acquisto dell’elicottero AW101 AgustaWestland

Secondo una fonte investigativa incontrata in Indonesia, il generale riesce nel 2016 ad avvicinare alcuni membri del parlamento e li convince a dirottare parte del budget statale per questo progetto. Si apre così un nuovo bando in cui stavolta partecipano solo due società, entrambe di Irfan Kurnia. Una delle due, la PT Diratama Jaya Mandiri, il 29 luglio 2016 firma un contratto con l’aeronautica militare per l’elicottero AW101. Il nuovo prezzo stabilito è di circa 44 milioni di euro, 13,5 milioni in più rispetto al prezzo originale. Di questi, 23,4 milioni sarebbero andati ad AgustaWestland, undici a Irfan Kurnia e poco più di otto alla Lejardo.

Quest’ultima compagnia, di base a Singaporese e controllata sempre da Kurnia, sarebbe stata fondata nel 2015 per gestire non solo il trasporto dell’elicottero dalla sede di AgustaWestland all’Indonesia ma anche tutte le componenti aggiuntive che sarebbero previste da contratto per la manutenzione annuale del mezzo. Infine, secondo la sentenza, un altro milione è andato direttamente al generale Agus Supriatna.

Il fondo pensionistico norvegese e gli investimenti su Leonardo Spa

Il Norwegian government pension fund global è il fondo sovrano del governo norvegese, uno dei più grandi nel mondo. Qui il governo norvegese investe i proventi delle società petrolifere nazionali. Vale oltre 1.200 miliardi di euro e possiede azioni di più di 9.200 aziende di settanta Paesi. Tra i vari organismi al suo interno è presente anche il Consiglio etico che ha il compito di monitorare le attività delle compagnie su cui investe il Fondo alla ricerca di possibili casi di corruzione in cui sono state coinvolte. Nel 2017 il Comitato etico, basandosi su un report di Corruption Watch, aveva raccomandato alla Norges Bank – la banca centrale norvegese che è incaricata di gestire il fondo – di escludere dalla lista degli investimenti la Leonardo Spa per i casi di corruzione sistemica in cui era stata coinvolta nel periodo 2009-2014.

In quegli anni infatti la società italiana era stata al centro di una serie di scandali che avevano visto alcune delle sue figure dirigenziali accusate di aver corrotto, attraverso l’uso di intermediari, ufficiali e personaggi politici in India, Panama e Corea del Sud per poter vincere degli appalti governativi per la fornitura di elicotteri. Il report sottolineava come, nel mercato delle armi, la tangente nel 75% dei casi era pagata da intermediari ingaggiati da una compagnia. Le raccomandazioni dello studio sono state ripresi sia dal Comitato etico del fondo sia dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).

Norges bank ha comunque deciso di non escludere Leonardo dalla propria lista ma ha preferito piuttosto porla sotto stretta osservazione, mantenendo quindi il flusso di investimenti. A seguito di questa decisione, il membro della commissione etica della banca norvegese che presiedeva i controlli sulla corruzione ha dato le dimissioni. Il Comitato etico ha continuato ad affermare che il rischio maggiore nelle attività della Leonardo riguardava l’uso di intermediari.

Nel 2022 la Norges bank ha deciso di rimuovere Leonardo dalla lista delle società sotto osservazione dopo un via libera del Comitato etico. Nel documento si legge che «nel periodo di osservazione, il Comitato ha avuto l’impressione che siano aumentati gli sforzi da parte di Leonardo nel prevenire e contrastare la corruzione». Tuttavia la società, come tutte le altre sotto il fondo, rimane sotto lo scrutinio del Comitato e qualora dovessero emergere nuovi fatti, ci potrebbe essere una riconsiderazione delle scelte di investimento.

Atterraggio d’emergenza

L’accordo sembra concluso ma in realtà è qui che iniziano i problemi per Irfan Kurnia. Già nel settembre 2016 il comandante dell’esercito, rivale dell’aeronautica, si è accorto dell’acquisto e intima ai responsabili di cancellarlo, in linea con quanto richiesto dal presidente dell’Indonesia. L’ordine non viene recepito né da Kurnia né tantomeno dal generale Agus Supriatna né da AgustaWestland.

L’elicottero arriva all’aeroporto militare di Halim, nei pressi del comando dell’aeronautica, verso la fine del gennaio 2017. Il mezzo dipinto con le diverse tonalità di verde tipiche delle tute mimetiche militari è stato ispezionato dagli esperti dell’aviazione, i quali si sono resi conto che l’elicottero non è quello richiesto, come si legge nelle carte giudiziarie. Secondo l’aeronautica militare infatti il mezzo avrebbe ancora le specifiche VVIP e non quelle SAR richieste, soprattutto non avrebbe un’apertura laterale che faciliterebbe l’entrata e l’uscita delle barelle durante le operazioni. L’aviazione quindi non accetta la consegna.

Gennaio 2017, l’elicottero AW 101 arriva all’aeroporto militare di Halim, Sud est Jakarta

A questo punto Kurnia non ci sta e fa causa alla TNI AU. In un primo momento la corte dà ragione a Kurnia, ma successivamente si apprende che sono iniziate, nel febbraio del 2017, due indagini, una civile – condotta da polizia e Kpk – l’altra militare. L’esito di quest’ultima, secondo una fonte vicina all’indagine civile, era scontato: «I militari continuano indisturbati le loro attività perché sanno che non verranno processati, si sentono intoccabili dietro una giuria di loro pari che non affermerà mai la colpevolezza: tutto il sistema è basato sulla corruzione». Nel 2019 le accuse contro i militari sono cadute e ad oggi non ci sono indagati o condannati tra Agus Supriatna e il suo staff. Il caso infatti era stato reso noto solo dopo l’interessamento del comandante dell’esercito di allora Gatot Nurmantyo.

A detta di diverse fonti sul posto, Gatot aveva ambizioni politiche. Nel 2017 mancavano due anni alle elezioni, e il comandante avrebbe tentato di far salire alto il suo nome come una persona contro ogni tipo di corruzione. Così facendo, pensava, avrebbe avuto buone possibilità di essere eletto presidente. Tuttavia le cose non andarono come sperava, e i risultati delle elezioni del 2019 confermarono il presidente uscente Jokowi. Dopo questi fatti, Nurmantyo si è ritirato, e con lui le indagini sulla componente militare nel processo per l’AW101.

Il processo civile, invece, è arrivato fino in fondo. Già dai primi accertamenti degli inquirenti si iniziano a scoprire le irregolarità nel bando. In principio la gara richiedeva espressamente che l’elicottero fosse nuovo e con specifiche SAR «ma quello che è arrivato è di seconda se non di terza mano», afferma la fonte in Indonesia.

In effetti dai commenti degli esperti tecnici della corte risulta che l’elicottero abbia più anni di quelli che dimostri. Il modello sarebbe lo stesso che AgustaWestland avrebbe provato a piazzare all’aeronautica dell’India in un precedente bando conclusosi nel 2014 con l’annullamento della provvigione di 12 elicotteri VVIP AW101 per via di un caso di corruzione che ha visto coinvolti diversi esponenti di Leonardo, allora Finmeccanica.

Déjà vu indiano

Nel 2010 il governo indiano ha deciso di acquistare 12 nuovi elicotteri VVIP per rinnovare la flotta presidenziale ed avere mezzi in grado di sorvolare la catena montuosa dell’Himalaya. Nel febbraio dello stesso anno, AgustaWestland ha firmato un contratto per la vendita al governo indiano di dodici elicotteri AW101 Merlin VVIP, che però non sono in grado di volare all’altezza necessaria per le esigenze indiane. L’affare è stato comunque portato a conclusione grazie all’azione di tre intermediari di AgustaWestland: uno ha fatto cambiare le specifiche tecniche dell’appalto, altri due intermediari hanno pagato tangenti ad alcuni generali indiani.

Nel 2011 è stata perquisita la casa in Svizzera di uno dei tre, Guido Haschke, che aveva tenuto dei registri contenenti i vari pagamenti fatti ai militari indiani. Nei fogli infatti erano annotati nomi abbreviati, come ad esempio “AF” (Air force) seguiti dalla cifra consegnata, in questo caso 8,4 milioni di dollari. A seguito delle indagini Haschke è stato arrestato ed estradato in Italia, dove ha poi deciso di collaborare con gli inquirenti. Grazie alle sue testimonianze, nel 2013 gli amministratori delegati di Finmeccanica e AgustaWestland, Giuseppe Orsi e Bruno Spagnolini, sono stati arrestati per corruzione. Nel 2014 Finmeccanica ha patteggiato una pena di 7,5 milioni di euro mentre l’India ha cancellato il bando per la violazione dei termini di contratto inizialmente stipulati. Nel 2016 la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza a causa di un vizio di forma. Nel 2019 la Cassazione ha invece confermato la nuova sentenza di Appello che proscioglie i due manager dalle accuse di corruzione internazionale.

Altro aspetto contestato è l’errore delle specifiche tecniche del mezzo. Lo afferma un documento redatto dall’esperto del tribunale di Jakarta: sarebbe presente la sola entrata laterale munita di scale e mancherebbe al corpo principale un punto di carico e scarico abbastanza grande per poter facilmente trasportare persone in difficoltà. Inoltre, essendo questo un elicottero VVIP, il numero dei posti è stato limitato per far spazio alle comodità dei vip, passati e presenti. Il problema era stato sollevato dall’aviazione prima dell’inizio delle indagini e Irfan Kurnia aveva dovuto contattare AgustaWestland affinché attestasse la correttezza delle specifiche tecniche dell’elicottero.

In un’email inviata il 17 febbraio 2017 di cui è in possesso la difesa di Kurnia Saleh, è lo stesso Lorenzo Pariani ad affermare che l’elicottero soddisfa i requisiti richiesti e che il modello è del tutto nuovo. Questo non impedisce che si apra un’indagine contro Irfan Kurnia Saleh, il generale Agus Supriatna e altri membri dell’aviazione per truffa allo Stato e corruzione. Dopo le prime indagini vengono congelati i 19 milioni di euro che Kurnia Saleh avrebbe ottenuto direttamente e tramite la compagnia Lejardo per il trasporto dell’elicottero e delle future componenti per la manutenzione. Il milione di euro andato al generale Supriatna invece è stato considerato somma non giustificata e simbolo della corruzione che è avvenuta durante il bando.

In Indonesia questa pratica viene chiamata dana komando, un termine traducibile in italiano come “spese di commissione”. È una pratica che prevede l’aumento di una certa percentuale del prezzo iniziale così che anche i militari possano avere il loro tornaconto, in alcuni casi questo aumento viene anche riportato in forma scritta nei documenti ufficiali dell’esercito. Secondo Karel Susetyo, all’epoca assistente del generale Supriatna, il dana komando è una semplice forma di finanziamento per i militari, e in particolare per l’aeronautica che negli ultimi decenni ha avuto sempre meno fondi a disposizione. «Bisogna considerare inoltre che qui in Indonesia i militari hanno a che fare con i mitra, un termine che si può tradurre come “amici” o “partner” e rappresentano l’insieme di società e organizzazioni con cui hanno rapporti costanti o che finanziano loro stessi».

In Indonesia infatti è solito per figure pubbliche legate al governo avere interessi in diverse compagnie private, un business che molte Ong locali e internazionali condannano come conflitto d’interessi. «Avere dei soldi in più aiuta a continuare le loro attività al di fuori del campo militare», conclude Susetyo. Di tutt’altro avviso è un’altra fonte vicina all’indagine di IrpiMedia, secondo cui la pratica è illegale per le leggi indonesiane ed è il simbolo di un passato ancora troppo recente in cui i militari si comportavano da padroni sotto il regime del dittatore Suharto: «Il dana komando è corruzione, è togliere i soldi allo stato per fini personali. È illegale ma tutti sanno che avviene tra i militari quando si parla di appalti». «Anche in questo caso – aggiunge – c’è stato un accordo iniziale tra le parti per stabilire il prezzo ancora prima della vendita, così che tutti ottenessero gli interessi che speravano».

I danni allo Stato calcolati dall’accusa per le manovre effettuate durante il bando erano stati stimati intorno ai 13 milioni di euro, pari alla cifra che era stata aggiunta al prezzo iniziale. Solo successivamente durante il processo i giudici hanno ammesso che quello arrivato è comunque un elicottero da cui si potrebbe ancora trarre qualcosa di buono, e hanno ridotto la somma a un milione, la stessa che il generale Supriatna avrebbe ottenuto come “tassa” dal budget per il bando. Si spiega anche così l’esito degli accertamenti dei militari.

Un modello di elicottero AW101 prodotto da Agusta Westland (Leonardo) durante una dimostrazione in Polonia nel 2017 – Foto: Maciej Luczniewski/Getty
L’elicottero AW101 in un hangar dell’aeroporto militare di Halim a Jakarta (Indonesia) per la presentazione ufficiale – Foto: IrpiMedia

Quello che resta

Nell’aeroporto militare di Halim giace ancora inutilizzato l’elicottero fabbricato da AgustaWestland, chiuso in uno degli hangar che si affacciano sulla pista, in attesa di trovare uno scopo. Ad oggi non sono stati effettuati voli con il mezzo, e le uniche azioni compiute sono quelle di manutenzione che richiedono ulteriori spese, come a dire oltre al danno anche la beffa. AgustaWestland non risulta impegnata in altri bandi in Indonesia, tuttavia resta il dubbio del coinvolgimento dei suoi rappresentanti nell’atto di corruzione portato alla luce nel 2017. «Per poter fare affari in un Paese bisogna conoscere il contesto, e AgustaWestland lo conosceva più che bene, parlava spesso con Irfan Kurnia», afferma la fonte in Indonesia.

Dal canto suo Kurnia si trova in carcere a Giacarta ormai da 18 mesi, mentre attende la sentenza definitiva che dovrebbe arrivare tra settembre e ottobre. In cella, con i capelli più corti, si sente stanco, provato dagli anni del processo e lasciato solo. Solamente i suoi famigliari e gli avvocati possono vederlo. I suoi legali sono convinti dell’innocenza del proprio assistito, affermando che non ci sarebbe alcun danno allo Stato e che l’elicottero potrebbe essere utilizzato dall’aeronautica. Seppur in cella, Kurnia ha tentato più volte tramite i suoi avvocati di contattare AgustaWestland per avere il loro supporto durante il processo. «Una lettera con il parere tecnico dell’azienda sull’elicottero potrebbe rafforzare la difesa in corte e convincere dell’adeguatezza del veicolo ottenuto dall’Indonesia», dice Andreas Tobing, del team legale di Kurnia. Ad oggi, non sarebbe ancora arrivata nessuna risposta dalla compagnia.

Seduto sul divano rosso spento di un ristorante nel centro di Giacarta, Andreas Tobing è un giovane sulla trentina, aspetto preciso e barba corta scura. Indossa una camicia nero lucido con sopra decorazioni dorate di draghi e mentre parla mostra il monitor del portatile che ha con sé con sopra i documenti del caso. Verso la fine della nostra conversazione esprime il suo rammarico per la situazione del suo assistito: «Sembra che lo abbiano abbandonato». «In un caso di corruzione è possibile che ci sia una sola persona condannata? – si chiede – L’atto si fa almeno in due».

E Lorenzo Pariani? In un passaggio delle carte giudiziarie la corte indonesiana afferma espressamente che Pariani sarebbe stato a conoscenza del pagamento, a detta dei giudici illecito, ricevuto da AgustaWestland una volta concluso il bando. Questo dato però non è stato ritenuto sufficiente per avviare indagini nei suoi confronti, né in Indonesia né in Italia. Il Gruppo Leonardo è riuscito a guadagnare circa 23 milioni di euro per un elicottero di seconda mano, lasciando i litigi e le diatribe legali alle persone sul posto che essa stessa aveva ingaggiato.

CREDITI

Autori

Fabio Papetti

Ha collaborato

Andrew Feinstein
Alexandra Smidman

In partnership con

Shadow World Investigation

Infografiche

Lorenzo Bodrero

Editing

Lorenzo Bagnoli

Foto di copertina

Un AW101 nel 2017
(Maciej Luczniewski/Getty)

Con il sostegno di

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