8 Luglio 2020 | di Cecilia Anesi, Raffaele Angius
Omar Radi, giornalista d’inchiesta in Marocco, ieri sera ha ricevuto una terza convocazione dalla polizia per un nuovo interrogatorio previsto per oggi, 8 luglio. Solo due giorni fa era stato arrestato: «Ubriachezza molesta, violenza, insulti e riprese senza autorizzazione», queste le accuse con cui è stato ammanettato e successivamente rilasciato la sera del 6 luglio scorso a Casablanca. Da tempo Radi è inviso al governo del Paese per aver denunciato la corruzione dell’esecutivo in numerose inchieste.
Il giornalista da giorni è al centro dell’attenzione mediatica in Marocco, in seguito alla pubblicazione da parte di Amnesty International di un report con il quale si dimostra come il telefono dell’uomo fosse sottoposto a sorveglianza grazie all’impiego di un malware sviluppato dall’azienda israeliana NSO Group, di cui si sospetta il Marocco sia cliente. L’inchiesta pubblicata da Amnesty International in collaborazione con il consorzio investigativo Forbidden Stories, di cui IrpiMedia è partner per l’Italia, ha consolidato la consapevolezza che diversi giornalisti, attivisti per i diritti umani e in generale personalità critiche nei confronti del governo sono sottoposte a sorveglianza. Lo scorso 6 luglio insieme a Omar Radi è stato arrestato e poi rilasciato anche il giornalista Imad Stitou, che si trovava con Radi al momento dell’episodio.
Come ricostruito da Forbidden Stories, Radi e Stitou erano in un pub di Casablanca, quando un operatore del canale televisivo Chouf TV – noto per il suo sensazionalismo e considerato vicino al governo marocchino – li ha avvicinati cercando di riprenderli. Da tempo l’emittente segue il giornalista, su cui ha pubblicato diversi articoli e servizi televisivi nei quali ha anche rilevato dettagli della sua vita personale, nel tentativo di screditarlo. Come riporta Le Desk, la testata online per cui lavora Radi, l’operatore di Chouf TV ha aspettato Radi fuori dal pub appostato in un furgone, insieme alla moglie e al figlio. Non appena Radi è uscito dal pub, l’operatore insieme alla famiglia si è diretto verso il giornalista filmandolo. Dalle immagini diffuse dall’emittente si vede chiaramente l’alterco verbale tra Radi e l’operatore di Chouf TV, interrotto dall’arrivo immediato della polizia, che ha arrestato Radi e Stitou. Le Desk ha definito l’episodio «un agguato», suggerendo che l’intera scena fosse stata preparata a danno del proprio giornalista.
Aggiornamento del 30 luglio
Omar Radi è stato arrestato ieri, 29 luglio. Alle accuse di spionaggio internazionale si sono aggiunte quelle di stupro dopo una denuncia presentata alle autorità nei giorni in cui lo stesso veniva sottoposto agli interrogatori da parte della polizia marocchina. Radi è stato interrogato una decina di volte dopo la pubblicazione del report di Amnesty Internationale che dimostrava come il giornalista fosse sottoposto a sorveglianza da parte delle autorità marocchine. Solidali con il giornalista la stessa Amnesty e Reporters Senza Frontiere che bolla l’arresto come una «intimidazione».
Una delle convocazioni ricevute da Omar Radi all’indomani dell’inchiesta di Amnesty sulla sorveglianza
Nel filmato è possibile vedere i due giornalisti che cercano di riprendere a loro volta il cameraman, usando i propri smartphone. «Guarda, è Omar Radi, è completamente ubriaco. E anche il suo ragazzo è ubriaco», replica l’operatore, alludendo a una relazione sentimentale tra i due. In Marocco infatti l’omosessualità è considerata un reato.
Radi era stato chiamato due volte per essere interrogato dalla polizia giudiziaria negli ultimi 10 giorni, dopo la pubblicazione del report di Amnesty e la copertura giornalistica internazionale data da Forbidden Stories e dai media partner di più di dieci Paesi.
Il video ripreso dall’operatore di Chouf TV
Durante il primo interrogatorio, il 25 giugno, la polizia aveva chiesto conto di alcuni finanziamenti che il giornalista ha ricevuto dall’organizzazione non-profit Bertha Foundation, impegnata nel sostenere attività d’inchiesta sull’esproprio delle terre, il cosiddetto land-grabbing. Secondo le autorità il fatto che Omar non abbia ancora pubblicato articoli derivanti dal lavoro finanziato dalla Ong sarebbe la prova che Radi utilizza il suo lavoro da giornalista come copertura per delle attività di spionaggio. Radi è stato nuovamente convocato per un interrogatorio il 1 luglio a mezzogiorno, e rilasciato dopo molte ore.
«Due interrogatori in due settimane: è una persecuzione giudiziaria. Sono stato assalito, arrestato, incarcerato, querelato e linciato anche dai tabloid. Ritengo – spiega il giornalista – che siamo arrivati ad un preoccupante stadio di criminalizzazione del giornalismo: questi interrogatori sono parte di una più ampia strategia persecutoria nei miei confronti, che – conclude Radi in una nota diramata ai media – inizia con il malware, passa per articoli su tabloid denigratori e termina con una sorveglianza fisica continua da parte della polizia, che mi segue ovunque».