#Covid-19

Ex parlamentari e fondi alle Cayman: gli appalti Covid della Protezione Civile
Difficile rimanere nel solco dei 50 centesimi a mascherina. Tra gli aggiudicatari dell’appalto ex parlamentari e società già escluse dalle gare Consip ed europee
30 Aprile 2020

Matteo Civillini

La promessa delle mascherine chirurgiche a 50 centesimi l’una nei negozi fatta dal governo appare difficile da mantenere. Almeno a giudicare da quanto ha pagato finora le forniture la Protezione Civile. Contratti stipulati in fretta e furia, sotto la pressione della più grave emergenza sanitaria degli ultimi settanta anni e con soldi finiti un po’ ovunque. Anche in paradisi fiscali, che poco c’entrano con la produzione e vendita di mascherine anti-Covid.

IrpiMedia e La Stampa hanno potuto visionare i contratti stipulati finora dall’organismo che sta gestendo la crisi. Si tratta di 91 contratti per l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale (Dpi), per un totale di 356,5 milioni di euro. Al 10 aprile scorso, risultano pagati oltre 97 milioni di euro. Tra queste, di forniture pagate a una cifra compatibile con un prezzo finale di 50 centesimi di euro ce ne sono davvero poche.

La Pluritex srl ad esempio ne ha vendute 100 mila, con un contratto del 3 marzo al prezzo di 70 centesimi ciascuna. Alla Imagro spa invece le stesse mascherine chirurgiche sono state pagate 0,60 euro l’una. L’ente guidato da Angelo Borrelli ne ha ordinate 4 milioni di pezzi per un totale di 2,38 milioni. Il prezzo record lo strappa però la giapponese Tokyo Medical Consulting, che si fa pagare 1,67 euro l’una 260 mila mascherine chirurgiche, per un totale di 435 mila euro già liquidati. Si tratta in questo caso di un contratto stipulato tramite il ministero degli Esteri e l’Ambasciata d’Italia.

IrpiMedia e La Stampa hanno potuto visionare i contratti stipulati finora dall’organismo che sta gestendo la crisi. Si tratta di 91 contratti per l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale (Dpi), per un totale di 356,5 milioni di euro.

Certo, erano i giorni più cupi dell’emergenza, quando mezzo mondo cercava mascherine e sul mercato era davvero complicato trovarne. Colpisce comunque, nei documenti visionati, la grande diversità di prezzi pagati dalla Protezione Civile. Certamente compatibili con il tetto di 50 centesimi al negozio sono i quasi 4 milioni di pezzi comprati dalla Mediberg, azienda italiana specializzata proprio nella produzione di dispositivi medici, che ha fissato un prezzo di 0,24 euro nei giorni caldi dell’emergenza (due contratti del 5 e 8 marzo).

Difficile rientrare nel limite invece con gli 0,44 euro pagati alla Only Italia Logistics di Irene Pivetti. Il contratto, firmato dalla stessa ex parlamentare – adesso indagata dalla procura di Siracusa -, prevedeva la fornitura di mascherine Ffp2 e chirurgiche, per un valore complessivo 25,2 milioni di euro. L’accordo è del 17 marzo scorso ed è uno dei pochi interamente pagati dalla Protezione Civile secondo i documenti consultati da IrpiMedia e La Stampa.

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Quei fornitori esclusi dalle gare Consip

Colpisce inoltre come la Protezione Civile abbia accettato alcuni fornitori respinti invece da Consip. Oltre alla Winner Italia, azienda produttrice di medaglie e trofei, c’è la veronese Agmin Italy. Azienda veneta controllata dai costruttori romani Cucchiella, aveva vinto una serie di lotti nelle gare Consip per mascherine e altri dispositivi per essere poi esclusa dopo le verifiche. La Agmin Italy era già stata esclusa nel 2018 dalle gare europee per tre anni in seguito a una mancata fornitura di materiali in Bielorussia.

La Agmin Italy era già stata esclusa nel 2018 dalle gare europee per tre anni in seguito a una mancata fornitura di materiali in Bielorussia.

La particolarità del contratto con la Protezione Civile (mascherine e tute isolanti) è però un’altra. La società di Verona indica come estremi di pagamento un conto presso la British Arab Commercial Bank di Londra, intestato ad un fondo delle Isole Cayman, Scipion Active Trading Fund. Quindi Agmin vende allo Stato, ma lo Stato paga un fondo offshore di un paese sulla lista nera dei paradisi fiscali, anche se l’indicazione di un soggetto terzo per il pagamento in un appalto pubblico non è ammesso dalla normativa vigente.

Il contratto tra Agmin e la Protezione Civile con le coordinate per il pagamento

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Per le commesse della Agmin non risultano pagamenti effettuati dalla protezione civile alla data del 10 aprile scorso. Interpellato da La Stampa, Giuseppe Gola, direttore commerciale di Agmin, sostiene che l’indicazione di Scipion Active Trading Fund sul contratto deve essere stato un errore. «Questo è un fondo che finanzia i nostri contratti con le Nazioni Unite», dice Gola. «In questo caso – conclude Gola -, una volta completate le forniture, il conto di pagamento sarà quello dell’Agmin Italy». Curioso visto che la firma in calce al contratto visionato da IrpiMedia e La Stampa è proprio quella dell’ingegner Gola.

Negli elenchi consultati – 91 contratti in totale – figura anche la Silk Road Global Information limited, che fa capo alla Silk Road Cities Alliance, iniziativa del governo cinese legata al mega progetto infrastrutturale Silk Road. Il presidente è Francesco Rutelli e come presidente onorario Massimo D’Alema.

Ed è proprio D’Alema che si dà da fare per far arrivare in Italia dalla Cina una fornitura di ventilatori polmonari. Il suo nome compare nelle email che una funzionaria di Palazzo Chigi si scambia con la Cina per concludere l’accordo. Una fornitura da 2,6 milioni di euro per 140 pezzi, pari a 19 mila euro ciascuno. Il sito del produttore indica per quel modello di ventilatore un prezzo tra 9.900 e 14.500 euro. Prezzi dunque allineati alle valutazioni di mercato che nel periodo di espansione della pandemia sono lievitati addirittura a quota 40 mila euro. Al 10 aprile scorso per quella partita risultavano pagati 1,9 milioni di euro.

CREDITI

Autori

Matteo Civillini

In partnership con

Ha collaborato

Gianluca Paolucci

Editing

Luca Rinaldi