I flotels, l’ultima controversa soluzione abitativa per ospitare i richiedenti asilo in Gran Bretagna
Gli effetti delle politiche in emergenza: il governo inglese annaspa per cercare alloggi (economici) per richiedenti asilo. A incassare è la Bibby Lines, storica compagnia di navigazione. La situazione ricorda il periodo delle navi quarantena in Italia

30 Giugno 2023 | di Elena Siniscalco

Nel porto di Falmouth, una deliziosa cittadina di mare situata in Cornovaglia, nel sud dell’Inghilterra, si trova un’enorme chiatta grigia e rossa di 47 anni. È attraccata per delle riparazioni. Dal suo arrivo a maggio, tutt’intorno al porto ci sono manifestanti con cartelloni colorati. In uno si legge: «Riparate il sistema di asilo, non una prigione galleggiante». Questa chiatta, secondo i piani del governo inglese, dovrebbe dirigersi presto in un altro porto, quello di Portland, nel Dorset, da maggio, ma il suo arrivo continua a essere rimandato a seguito delle contestazioni di governi locali e cittadini. Dovrebbe ospitare, per almeno 18 mesi, più di 500 richiedenti asilo.

La chiatta grigia e rossa nella classificazione inglese delle navi si chiama accommodation vessel, imbarcazione per l’alloggio, oppure floating hotel, albergo galleggiante. Da qui nasce il nomignolo più diffuso: floatel. In realtà questo termine definisce diverse tipologie di abitazioni galleggianti: alberghi di lusso, centri congressi, alloggi per lavoratori impiegati nel settore delle piattaforme petrolifere. Agli scopi iniziali, se n’è aggiunto un altro: l’ospitalità dei richiedenti asilo.

Il sistema d’accoglienza inglese è sotto scrutinio parlamentare almeno dal 2022. A bordo di gommoni a rischio naufragio via Canale della Manica nel 2022 sono arrivate 45.728 persone nel Regno Unito, il 60% in più rispetto al 2021 (28.526 persone arrivate). Il 2023 al momento sembra invece in controtendenza con una decrescita del 20%, ha dichiarato il primo ministro Rishi Sunak, per quanto l’aumento sia iniziato già nel 2018. Nonostante i numeri siano comunque gestibili, il governo ha preferito usare sistemi d’accoglienza privati, come gli hotel. L’Home Office, il corrispettivo del ministero dell’Interno italiano, ha ammesso di spendere circa cinque milioni di euro al giorno per ospitare richiedenti asilo e rifugiati in strutture alberghiere e sta cercando di trovare soluzioni più economiche. Da allora il governo ha cominciato a pensare a strutture alternative, da ex basi militari ai floatels. Non è però chiaro quale sia il costo di gestione di queste strutture e sono molte le critiche delle organizzazioni non governative, in particolare rispetto alle condizioni detentive in cui si trovano i migranti.

In Inghilterra, a guidare lo sbarco delle compagnie di navigazione nel mercato dell’accoglienza è la Bibby Marine, parte della Bibby Line Group, gigante marittimo con una storia plurisecolare, culminata proprio con l’ingresso nel mondo dei floatels. La chiatta grigia rossa ormeggiata a Falmouth da cui inizia questa storia appartiene a loro.

Baronetti e imprenditori, i Bibby re del porto di Liverpool

Le origini della Bibby Line risalgono al 1807, quando fu fondata da John Bibby. Per secoli la famiglia Bibby è stata la più influente nell’industria marittima britannica; i suoi membri sono anche baronetti, un titolo nobiliare ereditario minore in Inghilterra, dagli anni Sessanta. Ora si racconta come una placida azienda a gestione prevalentemente familiare sia stata in passato al centro di intrighi di potere e lotte di successione in stile Succession, che hanno portato i vertici della famiglia a decidere di introdurre anche figure esterne all’interno della proprio management. Il loro motto è: «Un’azienda di famiglia, conosciuta per creare un futuro migliore insieme».

Il gruppo Bibby Lines è un’idra dalle mille teste, e ogni testa è una sua controllata. L’azienda possedeva la catena di supermercati Costcutter, molto famosa in Inghilterra, una divisione di trasporti e magazzini chiamata Bibby Division, più la Bibby Marine, la loro società di spedizioni marittime, la Bibby Financial Services e la Garic, che affitta, vende e installa un po’ di tutto, dai pannelli solari ai bagni chimici.

Però non tutto è sempre stato rose e fiori per i Bibby: già nel 2019, pre-pandemia, avevano enormi problemi economici. Le perdite subite erano state di 29,7 milioni di sterline. Nel 2020 la situazione peggiora ulteriormente, con perdite da 29,9 milioni di sterline. I Bibby decidono allora di vendere la Costcutter e la Bibby Division e con l’incasso pareggiano il buco di bilancio e investono nelle proprie società con maggiori margini di profitto. Una di queste è proprio quella che gestisce i floatels, tant’è che acquistano una nuova chiatta da aggiungere alla propria flotta. La strategia funziona e nel 2021 registrano profitti netti di 35,5 milioni di sterline.

La Bibby Marine è una pioniera del mondo dei floatels, nel quale si immerge tra gli anni Settanta e Ottanta, anni in cui stava nascendo l’industria. Fu una fase di grande sviluppo del settore, in cui però diversi gruppi di navigazione rimasero indietro, incapaci di stare al passo. Il problema non riguardò i Bibby che aprirono la loro divisione di floating accommodation pensata prevalentemente per i lavoratori nel settore energetico che avevano bisogno di luoghi in cui dormire in mezzo al mare. Fino agli anni della pandemia.

La Bibby Line Group oggi gestisce più di un miliardo di sterline di fondi, ha circa 1.300 impiegati nel mondo e ha una flotta di sei chiatte abitabili: Bibby Marine Limited, Bibby Bergen, Bibby Challenge, Bibby Progress, Bibby Pioneer e Bibby Stockholm. Quest’ultima è la chiatta ancorata nel porto di Falmouth.

Un incubo galleggiante

Lunga quasi 94 metri e larga più di 27, la Bibby Stockholm ha sette vite come i gatti. Il suo primo utilizzo come alloggio per richiedenti asilo è stato in Olanda, già nel 2008. Ai tempi, un uomo algerino morì di arresto cardiaco sulla Bibby Stockholm che era ancorata a Rotterdam. Il sistema d’asilo olandese fu molto criticato per la sua incapacità di prestare il minimo servizio sanitario. Altri richiedenti asilo presenti sulla nave, infatti, dichiararono che il richiedente, in gravi condizioni fisiche, era stato curato con del semplice sciroppo per la tosse. Si lamentarono anche di condizioni invivibili e soffocanti. La chiatta subì successivamente dei lavori di ristrutturazione, e fu poi utilizzata come alloggio per lavoratori impiegati su piattaforme petrolifere nei mari della Scozia.

La Bibby Stockholm è stata presa a noleggio dal governo britannico con un contratto della durata di 18 mesi, annunciato per la prima volta ad aprile di quest’anno. Ospiterà più di 500 richiedenti asilo, rigorosamente uomini e celibi, mentre attendono l’esito della loro domanda. Diverse organizzazioni e non profit hanno protestato contro questa modalità di alloggio. Migrant Help, organizzazione che ha un contratto con il governo per dare assistenza a chi fa domanda di asilo in Inghilterra, ha pubblicamente invitato il governo ad abbandonare i propri piani per la Bibby Stockholm. Interpellata da IrpiMedia, si è rifiutata di commentare sulle proprie preoccupazioni relative alla chiatta.

In base alle informazioni finora emerse, i richiedenti asilo alloggiati sulla chiatta non potranno entrare e uscire a loro piacimento. La chiatta sarà infatti ancorata al porto, in una zona protetta che non prevede il transito libero e richiede che chi entra ed esce venga scortato dalla sicurezza. Interpellato in televisione sulla questione, il ministro dei trasporti Richard Holden ha continuato a insistere che la chiatta non è una prigione. Quando gli è stato chiesto che differenza ci sia tra una prigione e la Bibby Stockholm se i richiedenti asilo non possono uscire, non è stato capace di dare nessuna risposta valida.

Portland Harbour, la località dove è attesa la Bibby Stockholm, ospitò anche la prigione galleggiante HMP Weare, che fu ufficialmente chiusa nel 2006. Il carcere era stato allestito a bordo della Bibby Resolution, all’epoca una delle chiatte della flotta dei Bibby.

Il governo non ha dichiarato quanto abbia speso per questo contratto, ma il costo di operazione è stato stimato da alcuni giornali inglesi intorno alle 20 mila sterline al giorno. Una fonte interna all’industria e vicina ai Bibby, che ha chiesto di rimanere anonima, ha detto di ritenere che il costo del noleggio – quindi i soldi che entrano nelle tasche dei Bibby – sia di circa 15 mila sterline al giorno, una cifra ritenuta uno sproposito. Secondo la fonte, la Bibby Marine avrebbe accettato il contratto anche prendendo meno. Interpellata rispetto al proprio contratto con il governo, la Bibby Marine si è rifiutata di commentare.

Il sistema di asilo in Gran Bretagna

Il porto di Portland ha annunciato che accetterà sulla Bibby Stockholm esclusivamente individui in attesa di una decisione sulla propria richiesta di asilo. Questa precisazione deriva dalle particolarità del sistema di asilo in Gran Bretagna e dalle ultime riforme introdotte dal governo del primo ministro conservatore Rishi Sunak.

L’attuale governo ha infatti introdotto in Parlamento un nuovo pacchetto di leggi secondo cui tutte le persone che arrivano nel Paese in maniera irregolare a partire dal 7 marzo 2023 vanno rimpatriate nel Paese dal quale arrivano o in un Paese terzo. Questo significa che, a partire da quella data, tutte le persone che continueranno ad imbarcarsi per attraversare il Canale della Manica in gommoni a rischio naufragio non potranno esercitare il proprio diritto all’asilo in Gran Bretagna. In casi eccezionali, i richiedenti asilo otterranno il permesso di presentare un ricorso al governo nel tentativo di rimanere nel Regno Unito. Ciò sarà concesso solo a minorenni, persone che non possono volare per problemi di salute e persone a rischio di seri danni e violenze nel proprio Paese di origine.

L’autorità portuale di Portland ha giustificato la sua posizione sostenendo, in sostanza, che non vuole problemi. Teme infatti che le persone alle quali è stato rifiutato il diritto di asilo potrebbero rivelarsi difficili da gestire sulla chiatta per via dello stress al quale sono sottoposte mentre aspettano di essere espatriate.

Da una parte le autorità sembrano volersi giustificare, probabilmente davanti ai propri stakeholder e alla comunità locale, mostrando di aver fatto tutto il possibile per limitare quelli che sembrano essere considerati danni alla quiete pubblica dovuti all’arrivo della Bibby Stockholm. Dall’altra, questa decisione sembra quasi una disperata richiesta di chiarezza da parte del porto: nemmeno l’autorità portuale sembra conoscere il funzionamento del contratto con il governo.

Anche il Regno Unito ha quindi, come l’Italia, i suoi problemi con il sistema di asilo, e anche il Regno Unito molto spesso calpesta questo diritto che dovrebbe invece essere imprescindibile. Queste leggi sono lontane dall’entrare in vigore, e hanno ricevuto forti critiche sia da parte del partito di opposizione sia nella seconda camera del parlamento britannico, quella dei Lords.

Tuttavia se entreranno in vigore nell’attuale forma potrebbero avere delle conseguenze disastrose: secondo il Refugee Council, in soli tre anni potrebbero portare più di 190 mila individui alla detenzione nel Regno Unito o a vivere in condizioni di miseria.

Gli Aponte e le navi quarantena per migranti

È stata la pandemia a offrire l’opportunità ai Bibby di convertire i floatels in strutture d’accoglienza per i richiedenti asilo. In Italia è successo un fenomeno simile con le navi da crociera. Anche in questo caso, a trarre beneficio dai soldi pubblici derivanti dai contratti di noleggio è soprattutto stata un’influente famiglia di armatori. Gli Aponte sono proprietari del gruppo Mediterranean shipping company (Msc), la principale società di spedizione di container nel mondo. Comprende un numero esorbitante di controllate, inclusa la Msc Crociere, la Medlog che si occupa di logistica, la Terminal Investment Limited che controlla i terminal portuali, e Grandi Navi Veloci (Gnv). Secondo quanto ricostruito da Il Fatto Quotidiano, il gruppo si è aggiudicato 119 milioni di euro di appalti per le navi quarantena sui 125 messi a disposizione dal governo. Mentre il business delle crociere era completamente bloccato, e i giganti del settore subivano enormi perdite economiche, gli Aponte si sono reinventati trasformando mezzi di vacanza e svago in siti galleggianti di quarantena. Nel 2020, il 17% del fatturato di Gnv è arrivato dai bandi pubblici per le navi quarantena.

La nave da crociera Silja Europa, qui ritratta in una foto del 2021 a Falmouth (Inghilterra), è oggi utilizzata come floatel per richiedenti asilo ad Amsterdam (Paesi Bassi) – Foto: Hugh R Hastings/Getty

Gianluigi Aponte, il fondatore di Msc, oggi ha ottantadue anni ed è tra i primi 50 miliardari al mondo, secondo Forbes, con un patrimonio netto di 31,2 miliardi di dollari. La sua è una storia talmente fortunata da sembrare la trama di un film. L’imprenditore sorrentino conosce la moglie su una nave di cui era capitano durante un viaggio a Capri. I due si innamorano e decidono di entrare nell’industria marittima insieme comprando una prima nave con un prestito da 200 mila sterline. Lei è svizzera; i due si trasferiscono lì, e non torneranno più in Italia. Da ottobre 2022 la sua è la famiglia più ricca della Svizzera.

Da quel “piccolo acquisto” nasce quello che è oggi un impero, ancora più esteso della Bibby Line Group. Ancora più dei Bibby, gli Aponte hanno mantenuto una struttura di business strettamente a gestione familiare. La moglie gestisce l’arredamento delle navi da crociera, la figlia Alexa è la responsabile finanziaria dell’intero gruppo e il figlio Diego è il responsabile di tutti i terminal portuali.

Esperienze di accoglienza positive in Olanda e Scozia

Il problema non sta necessariamente nell’idea di utilizzare delle navi, o altre piattaforme galleggianti, come alloggi. Se le condizioni dell’infrastruttura sono ottime, se gli abitanti della chiatta o nave in questione possono andare a venire a proprio piacimento, magari accedendo a scuole o a luoghi di lavoro, e se all’interno della crew ci sono psicologi, medici e dottori, questa può essere una temporanea alternativa valida a centri di accoglienza dalle condizioni spesso squallide.

I governi, e non solo quello britannico, hanno una disperata necessità di trovare soluzioni alternative per alloggiare i richiedenti asilo. I tempi di attesa per ottenere il diritto di rimanere nel Paese d’arrivo sono lunghissimi, perché il percorso per ottenere l’asilo politico è estremamente complicato. Questo è il risultato di una scelta politica: i sistemi di accoglienza sono sempre sottodimensionati perché i governi ritengono – erroneamente – che un sistema funzionale e veloce potrebbe diventare un pull factor, un incentivo per i migranti a mettersi in viaggio. Gli alti numeri di persone che rischiano la vita nella Manica e in molti altri tragitti via mare senza che questo pull factor esista sono prova schiacciante del fatto che molti governi ancora non capiscano nulla dei flussi migratori. Il malfunzionamento dei sistemi di accoglienza, in ogni caso, rimane più una conseguenza politica che procedurale.

In Olanda, il governo ha deciso di utilizzare la Silja Europa come alloggio per richiedenti asilo. È un’enorme nave da crociera che può ospitare fino a tremila passeggeri. Attraccata fuori Amsterdam, ha ospitato più di 900 richiedenti asilo. La maggior parte dei residenti intervistati dalla BBC si sono detti soddisfatti delle condizioni sulla nave, notando come avere la propria stanza e la propria privacy faccia un’enorme differenza. Tutti i richiedenti asilo presenti possono entrare e uscire a proprio piacimento. Non è sicuramente una situazione ottimale. Eppure non c’è molto di meglio da aspettarsi dall’Olanda. Basti pensare alle scene fuori dal centro di accoglienza di Ter Apel dell’anno scorso, dove alcuni richiedenti asilo furono costretti a dormire per strada per giorni, in quanto non c’era posto all’interno della struttura. La Silja Europa può persino essere considerata un piccolo passo avanti, con la sua stanza conferenze trasformata in una classe per lezioni di olandese e per seminari sui diritti umani.

Anche la Scozia ha esplorato questa modalità di alloggio per rifugiati provenienti dall’Ucraina. Al fine di permettere a più persone di fuggire dalla guerra e stabilirsi nel Paese, ha creato un visto aggiuntivo, il Super Sponsorship Scheme, in aggiunta a quello preesistente per gli ucraini ospitati dalle famiglie scozzesi. Una piccola parte degli ucraini arrivati con questo visto sono stati trasferiti su una nave attraccata fuori Edimburgo e su un’altra attraccata fuori Glasgow. Questa è pensata come una soluzione temporanea: tutti i rifugiati vengono piano piano spostati in alloggi sulla terraferma, privati o con famiglie scozzesi, mano a mano che la disponibilità di posti letto aumenta. Il contratto per la nave di Glasgow è terminato a marzo, mentre quello di Edimburgo durerà fino a luglio. I rifugiati possono entrare ed uscire a proprio piacimento, con un minibus che li porta in città e li riporta indietro; i bambini frequentano le scuole locali. Ci sono un cinema ed un club pomeridiano per i bambini a bordo. Anche questa non è una soluzione ideale, ed alcuni rifugiati si sono lamentati di avere camere senza finestre. Ma è sicuramente molto più umana di quella proposta per i richiedenti asilo da Westminster.

Le navi quarantena sono state molto criticate. Come nel caso dei floatels, sono state anche al centro di episodi di cronaca. Il 20 maggio del 2020, un ragazzo tunisino di soli 28 anni perse la vita dopo essersi buttato da una nave quarantena della Moby nel tentativo di raggiungere la riva. Scappato dal mare, era stato rimesso in acqua, invece che in uno dei centri di accoglienza sulla terraferma come si aspettava.

Come i contestatori della chiatta inglese attesa nel Dorset, diversi esponenti di ong sottolinearono la problematicità di chiudere individui spesso traumatizzati da un pericoloso viaggio in mare in una struttura sull’acqua. E come nel caso dei Bibby, gli ingenti contratti pubblici permisero ai proprietari di rimanere a galla in un difficile periodo di crisi economica.

Il futuro di un discriminante modo di abitare

Lo spostamento della Bibby Stockholm da Falmouth a Portland è stato posticipato più volte e ancora non è certa la data del trasferimento. Nonostante gli intoppi, il governo ha già annunciato che intende moltiplicare i contratti di questo tipo. Il 5 giugno, il primo ministro Rishi Sunak ha annunciato di voler introdurre altre due strutture galleggianti che ospiteranno fino a mille persone. Successivamente è emerso che saranno due navi da crociera – proprio come le navi quarantena utilizzate dall’Italia durante la pandemia. Non ha voluto specificare dove verranno ubicate, ma è emerso che il porto di Birkenhead, fuori Liverpool, era stato selezionato da Sunak come attracco per una di queste due navi. Le autorità portuali si sono però rifiutate di accettare l’incarico, sostenendo che senza il supporto delle autorità locali non sarebbero state in grado di gestire la situazione. La nave dovrà quindi trovare un’altra ubicazione.

Il governo inglese ha precedentemente detto di essere interessato a siglare fino a dieci contratti di questo tipo. Con le sue sei chiatte abitabili, potrebbe essere proprio la Bibby Marine a riscuotere i benefici di questa decisione. Se tutte e sei fossero noleggiate allo stesso prezzo indicato dalla nostra fonte, sarebbero 90 mila sterline al giorno.

Tra i possibili competitor di Bibby ci sono la Chevalier Floatels e la Ship Accommodation, entrambe ubicate in Olanda. La prima si descrive come «un’azienda giovane ed energetica con oltre dieci anni di esperienza nell’industria dei floatels». Il sito web dell’azienda ha una sezione specifica dedicata a quelli che chiama refugee centers. Offre tre chiatte: la Kalmar, la Rossini e la Sans Vitesse. La prima, molto simile a quella che si trova momentaneamente nel porto di Falmouth, ha 220 stanze e può ospitare fino a 660 rifugiati. La Rossini può ospitarne fino a 440, e la Sans Vitesse, con la sua strana forma arzigogolata e il suo aspetto zebrato, fino a 380.

La Ship Accommodation si propone più come un sito di alloggi di lusso. Il sito web è tappezzato di foto dei fiumi che attraversano le grandi capitali europee al tramonto, e di coppie che si godono gli ultimi raggi di sole sedute a prua. Eppure anche loro, anche se non sembrano farne il principale business come altri, offrono chiatte per ospitare richiedenti asilo. Interpellati più volte da IrpiMedia, si sono rifiutati di parlare di questo aspetto del proprio business.

Nonostante le brochure patinate e le rassicurazioni dell’industria, i floatels sembrano l’ennesima soluzione emergenziale alla questione dell’accoglienza. All’interno di questa logica, il mercato dei floatels ha molto da incassare, per lo meno in Gran Bretagna. E forse altrove in Europa, se il modello farà scuola.

Foto: La chiatta Bibby Stockholm attraccata all'”asciutto” a Falmouth (Inghilterra) in una foto del 14 giugno 2023 – Hugh R Hastings/Getty
Editing: Lorenzo Bagnoli

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