21 Maggio 2021 | di Lorenzo Bodrero, Francesco Caremani
La bomba esplode il 18 aprile, quando diventa pubblica la notizia della nascita della Super League, torneo europeo per club che avrebbe coinvolto le 12 società fondatrici (Milan, Arsenal, Atlético Madrid, Chelsea, Barcelona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham) e altre 5 sorteggiate ogni anno. La promessa ai tifosi è di poter vedere una volta a settimana una partita tra i top club d’Europa. Per la Uefa, padrona sulla carta del calcio europeo, è un affronto inaccettabile: la costituzione di un “campionato privato” dal quale escludere chi il calcio lo governa. Per settimane alle dichiarazioni di sdegno della Uefa, fanno seguito le parole dei club padroni sul campo del calcio che conta, tanto ricchi quanto indebitati. Per tramite del presidente del Real Madrid, Florentino Perez, questi ultimi hanno risposto ai tifosi che si chiedono cosa stia succedendo di non aver avuto scelta, il Covid ha esacerbato le condizioni economiche dei club e servono quindi nuovi introiti per appianare i debiti se si vuole ancora assistere allo spettacolo del calcio.
A un mese di distanza dalle ore frenetiche in cui tutto è cominciato, ci sono due certezze: la prima è che la Super League annunciata non si giocherà. La seconda è che la partita giudiziaria è forse alla fine del primo tempo, e il risultato finale è ancora tutto da decidere.
Per comprendere le ragioni dietro la gestazione, lunga almeno 30 anni, della Super League bisogna partire dai conti in rosso delle società che l’hanno voluta. Il dissesto economico in corso nel calcio europeo, infatti, precede di gran lunga l’avvento della pandemia. Per capirlo è sufficiente dare uno sguardo ai conti delle dodici società fondatrici della Super League: nell’esercizio 2019-2020 hanno registrato perdite cumulative superiori ai 730 milioni di euro, poco meno dei 770 milioni di rosso di tutta la serie A. E nel resto d’Europa non va certamente meglio, con la Uefa che stima in 4 miliardi di euro le perdite per l’intero calcio europeo a causa della pandemia.
Degenza, parto e breve vita della Super League
L’idea della Super League viene da lontano, addirittura dal 1988, e il primo a parlarne è stato Silvio Berlusconi, prima ancora di vincere cinque Champions con il suo Milan. Un progetto che resta, poi, sottotraccia per decenni fino a quando nel 2018 Football Leaks rivela un accordo tra i club più ricchi d’Europa per fondare la Super League, nove dei quali in prima linea nell’ultimo tentativo.
I debiti dei top club
Ricavi e debiti dei club fondatori della Super League [€/mln]
A febbraio 2021, Juventus, Milan e Inter illustrano il progetto al Consiglio di Lega A, dal quale non escono indiscrezioni, mentre l’Uefa sta varando la nuova Champions League a partire dal 2024, con 100 partite in più. Il 18 aprile, però, lo scoop del New York Times svela che il dato è tratto e ci sono dodici club che hanno varato la nuova Super League, con l’idea di averne 15 fissi e 5 a rotazione ogni anno. Sempre secondo il NYT dietro un simile azzardo ci sarebbe pure la Fifa che in Africa sta cercando di varare un progetto simile: questa sarebbe stata a conoscenza del progetto e ne avrebbe accompagnato la gestazione fungendo da partner, fino al cambio di rotta. Veementi le reazioni di Uefa (seguite poi da quelle della Fifa) e della politica internazionale contro il calcio dei ricchi, con minacce di esclusione dalle coppe europee per due anni e la squalifica dai rispettivi campionati. Una pressione così forte che spinge i club inglesi a ritirarsi quasi subito, e alla fine solo Barcellona, Juventus e Real Madrid restano dentro il progetto. Andrea Agnelli si dimette dalla presidenza dell’ECA (l’associazione dei club europei) e dall’esecutivo Uefa. Nel frattempo, Florentino Perez, Real, presenta un ricorso contro il monopolio europeo dell’Uefa al tribunale di Madrid. I club pentiti sono stati multati dal governo del calcio europeo, mentre sugli ultimi tre è stata aperta un’inchiesta per capire se e come sanzionarli: multa o squalifica per due anni dalle coppe? Lo sapremo tra fine maggio e i primi di giugno.
La cronologia della Super League
Conti in rosso e legittimità
Non è quindi una rivalsa contro il “monopolio” della Uefa, né un inno all’agonismo da celebrare con un torneo “dei più forti” e “per i più forti”. Tantomeno un elogio alla meritocrazia, poiché quindici club su venti vi parteciperebbero per diritto. Si tratta invece di una pura e semplice questione di soldi. I numeri li ha messi in fila Il Sole 24 Ore spiegando che sul tavolo la nuova competizione avrebbe portato 3,5 miliardi di euro da distribuire tra i 15 club fondatori per compensare i mancati introiti causati dal Covid-19.
Il progetto, spiega il quotidiano economico, è gestito da una società creata ad hoc, la European Super League Company SL, holding finanziaria e società a responsabilità limitata con sede a Madrid, quartier generale del suo massimo sostenitore nonché presidente del Real Madrid, Florentino Perez. Le tracce della società sui registri Amministratore unico della neo azienda risulta essere un’altra società, la A22 Sports Management, anche questa di stanza a Madrid. La holding avrebbe dovuto poi gestire materialmente la competizioni e i relativi introiti attraverso tre bracci operativi: la SL Sports Co Sl, con incarichi amministrativi; la SL MediaCo 1, per la commercializzazione dei diritti audiovisivi; e la SL CommercialCo, per lo sfruttamento commerciale del marchio. Il capitale economico doveva invece arrivare dalla filiale tedesca di JPMorgan e dalla società finanziaria spagnola Tivalino Investment SL con un esborso di quasi 4 miliardi di euro.
Questo e altri dettagli erano parte degli accordi parasociali tra i club fondatori, comprese due clausole necessarie perché la Super League avesse senso di esistere: la prima, il riconoscimento da parte della Uefa o della Fifa, obiettivo fragorosamente mancato poche ore dopo l’annuncio del nuovo torneo quando il presidente del calcio europeo Aleksander Čeferin ha definito i fondatori come «serpenti» e «bugiardi»; in caso di mancata realizzazione della prima clausola, la seconda doveva garantire la legittimità legale del torneo da parte dei tribunali di ciascun Paese partecipante. Complicato ma non impossibile.
Il resto è noto. Le minacce da parte della Uefa e di certa politica hanno portato nove club su dodici a ritirarsi dal nuovo torneo, accettando sanzioni pecuniarie e l’obbligo di attenersi ai regolamenti continentali in materia di competizioni extra nazionali. La guerra lampo si è quindi conclusa in meno di sessanta ore. Ma a ben guardare la partita è tutt’altro che chiusa.
Per approfondire
Il fallimento della Super League: «È una plutocrazia, ma non vedo ostacoli dal punto di vista legale»
Il commento dell’avvocato Federico Venturi Ferriolo. Il terremoto che ha scosso il calcio europeo ha polarizzato le posizioni ma si è persa l’occasione di riformare uno sport colmo di debiti. Ecco perché
Real Madrid, Barcellona e Juventus sono gli unici club ancora convinti della bontà del progetto «per portare stabilità alla grande famiglia del calcio europeo», scrivono. Sorprende che, per farlo, abbiano partorito una competizione che permetterebbe loro di guadagnare di più spendendo di più. Non sono forse dovuti ai costi ormai incontrollabili dei cartellini dei calciatori e ai compensi sempre più elevati destinati agli onnipotenti super agenti gran parte dei debiti in cui i club languono? In quest’ottica, un torneo iper elitario come la Super League non farebbe che peggiorare i conti, nonostante i ricchi premi in palio? È incomprensibile come si sia pensato che la soluzione alla crisi odierna del calcio europeo possa arrivare accelerando un sistema che della crisi stessa è la causa.
Ma ciò che è sfuggito ai più è la legittimità legale della Super League. Ha diritto di esistere un torneo promosso dai club e indipendente dal monopolio della Uefa?
Se lo è chiesto il presidente del Real Madrid il quale, a meno di ventiquattro ore dal lancio, ha mosso istanza contro Uefa e Fifa per impedire loro di opporsi ottenendo dalla Corte commerciale di Madrid l’inibizione verso gli organi di controllo a bloccare l’iniziativa. Se lo è chiesto anche IrpiMedia. «La questione è se questo monopolio e l’esclusiva sulla disciplina del calcio siano accettabili alla luce delle norme europee», ha spiegato in una lunga intervista a IrpiMedia Federico Venturi Ferriolo, avvocato dello studio legale LCA ed esperto di diritto sportivo. L’avvocato non vede ostacoli «dal punto di vista del diritto europeo, trattandosi di aziende che svolgono un’attività commerciale e considerando che all’interno della Ue esistono e sono normati sia il libero mercato sia la libera concorrenza».
Insomma, in attesa di capire la sorte dei tre club “scissionisti”, la questione è ora in mano ai tribunali: la sentenza del Tribunale di Madrid del 20 aprile, per ora, impedisce alle federazioni di sanzionare le squadre partecipanti alla Super Lega. La vittoria incassata da Uefa e Fifa con la ritirata dal torneo di nove club fondatori è quindi solo momentanea e apparente. I grandi burattinai del calcio mondiale ed europeo hanno però poco da esultare, invischiati nella loro incapacità di dare una sterzata al calcio globale, tra fair play finanziario usato a piacimento, mancate riforme del settore degli agenti, superflue nuove regole sul calcio di inizio e il rinvio da fondo campo, discutibili iniziative come l’Europeo da giocarsi in dodici Paesi in tempi di Covid-19 e gli immancabili scandali per corruzione. La strada per riformare il calcio è molto lunga, e ancora non è stata intrapresa.
Editing: Lorenzo Bagnoli | Foto: Andrea Agnelli (Juventus) e Aleksander Ceferin (Uefa) durante le premiazioni della finale di Champions League del 2017 tra Juventus e Real Madrid – phFAB/Shutterstock