6 Ottobre 2021 | di Giuseppe Schiano di Colella
«La maggioranza della popolazione mondiale (79,2%) vive in un Paese con alti livelli di criminalità, e in Paesi con bassa resilienza (79,4%)». Sono due delle principali conclusioni che si possono trarre dal Global Organized Crime Index, il primo indice che misura la potenza della criminalità organizzata in tutti i 193 Paesi delle Nazioni Unite. Questo strumento è stato creato dalla Global Initiative Against Transnational Organized Crime (Gi-Toc), un network di esperti della materia a livello internazionale. In più di 350 hanno collaborato alla stesura dell’indice, che si basa sui dati del 2020, anno in cui anche la criminalità si è adattata alla pandemia da Covid-19.
Cos’è Gi-Toc, il network transnazionale di esperti di crimine organizzato
La Global Initiative Against Transnational Organized Crime (Gi-Toc) è un’organizzazione non governativa con sede a Ginevra. È un’iniziativa alla quale partecipa una rete di più di 500 professionisti ed esperti con l’obiettivo di sviluppare nuove strategie per contrastare il crimine organizzato. Il Global Initiative’s Resilience Fund è invece un fondo dedicato ad attivisti e ong locali che lavorano in aree dove la criminalità minaccia la sicurezza delle popolazioni.
“Resilience”, resilienza, è da intendersi come reazione di contrasto alla presenza delle organizzazioni criminali.
«L’Indice fornisce la più completa valutazione fino a oggi della pervasività dei mercati criminali, dell’influenza dei soggetti criminali e dell’efficacia delle misure di resilienza per combattere la minaccia della criminalità organizzata», ha dichiarato Mark Shaw, direttore della Gi-Toc, durante la presentazione del rapporto.
L’indice assegna a ogni Paese due punteggi da 1 a 10: uno per l’influenza dell’attività criminale e uno per i meccanismi di resilienza a essa. Anche se Paesi con problemi di criminalità particolarmente rilevanti (secondo lo strumento del GI-TOC sono 66) potrebbero non necessariamente essere gli stessi che presentano bassi livelli di resilienza (che sono 134), il fatto che più di 3/4 della popolazione mondiale viva in posti ad alto livello di criminalità e/o basso livello di resilienza sottolinea sia la pervasività del crimine organizzato, sia la necessità di misure per combatterlo.
Le differenze tra i continenti
Dal Global Organized Crime Index risulta che l’Asia è il continente con il più alto livello di crimine organizzato, seguito da Africa, Americhe, Europa e Oceania. A contribuire al primo posto dell’Asia sono senza dubbio l’estensione del continente e la maggiore popolazione rispetto agli altri, fattori che influenzano il primato nella categoria dei mercati criminali. Prendendo però in considerazione l’influenza dei soggetti criminali, le Americhe e l’Africa sarebbero rispettivamente al primo e al secondo posto.
Da cosa è costituito l’Indice della criminalità organizzata
Il Global Organized Crime Index del Gi-Toc si basa su due standard misurativi compositi, ai quali sono assegnati punteggi da 1 a 10: lo standard di “resilienza”, suddiviso in 12 criteri, e lo standard “criminalità”, composto dai punteggi sui “mercati criminali” e sui “soggetti criminali”, a loro volta suddivisi rispettivamente in 10 e 4 categorie con punteggi da 1 a 10.
Per il Global Organized Crime Index, si definisce “crimine organizzato” come le attività illegali, condotte da gruppi o reti che agiscono insieme, perpetrando violenza, corruzione o attività collegate al fine di ottenere, direttamente o indirettamente, benefici finanziari o materiali. Queste attività possono essere portate avanti sia in una nazione che tra diversi Paesi.
La resilienza viene definita come l’abilità di contrastare e disturbare le attività del crimine organizzato attraverso misure politiche, economiche, legali e sociali, attuate da soggetti sia statali che non. Il punteggio di resilienza è suddiviso in 12 criteri: la leadership e il governo politici, la trasparenza e la responsabilità del governo, la cooperazione internazionale, le politiche e le leggi nazionali, il sistema giudiziario e detentivo, le forze dell’ordine, l’integrità territoriale, l’antiriciclaggio di denaro, la capacità regolatrice economica, il supporto a vittime e testimoni, la prevenzione e i soggetti non statali (da intendersi come organizzazioni non governative, aziende e multinazionali, media, gruppi d’interessi, gruppi religiosi, movimenti politici e sociali, agenzie umanitarie e para-eserciti).
I mercati criminali possono essere pensati come i sistemi politici, sociali ed economici che circondano tutti gli stadi del commercio illegale e/o lo sfruttamento di materie prime o persone. Sono 10: il traffico di esseri umani, il contrabbando di esseri umani, il traffico di armi, i crimini riguardanti la flora, i crimini riguardanti la fauna, i crimini riguardanti risorse non rinnovabili, il commercio di eroina, il commercio di cocaina, il commercio di cannabis e il commercio di droghe sintetiche.
I soggetti criminali sono i quattro tipi di categorie in cui è possibile suddividere le strutture di criminalità organizzata secondo lo strumento del Gi-Toc: i gruppi di stile mafioso, le reti criminali, i soggetti interni allo Stato e i soggetti stranieri.
«È importante ricordare che i diversi modi in cui può essere usato l’Indice possono aiutarci a identificare dinamiche a livello macro ma anche a un livello più ristretto» ha dichiarato Laura Adal, senior analyst del Gi-Toc. Infatti l’Asia è composta da diverse regioni, con alcuni Paesi che fanno i conti con conflitti duraturi che favoriscono i mercati criminali – come il traffico di armi e di esseri umani – mentre altre parti del continente sono più interessate dalla produzione e dal commercio di droga.
Negli ultimi due decenni l’Africa ha registrato una crescita economica, tecnologica e infrastrutturale senza precedenti. Anche se questi miglioramenti hanno contribuito allo sviluppo del continente, di pari passo sono nate opportunità da sfruttare per i soggetti criminali. L’espansione criminale è sospinta dalle aree del continente in cui sono presenti i conflitti e instabilità, e aggravata nei Paesi in cui sono presenti istituzioni statali deboli e corruttibili.
Le Americhe ospitano alcuni dei mercati di origine della droga più diffusi a livello globale. Tra tutti i continenti, quello americano è l’unico ad avere un mercato della droga – quello della cocaina – come il più pervasivo tra tutti e dieci i mercati criminali, con il punteggio di 7,14 su 10; mentre in Asia (6,63), Africa (5,93) ed Europa (4,94) il più pervasivo è quello relativo al traffico di esseri umani, mentre in Oceania è quello relativo ai crimini riguardanti la fauna (4,93).
Per approfondire
L’antifrode europea: «La pandemia non ha fermato i truffatori»
Mascherine, gel igienizzante, sigarette e gas refrigeranti: nel 2020 picco delle frodi in Europa
L’Europa è stata identificata come un importante punto di transito e di destinazione per una serie di mercati e soggetti criminali, soprattutto relativi ai traffici di droga. Il fatto di essere secondo solo alle Americhe e all’Asia suggerisce che mentre questi sono mercati anche di origine dei narcotici, l’Europa rimane un importante mercato di transito e di destinazione della droga.
Anche l’Oceania presenta i mercati della droga tra i suoi maggiori mercati criminali, benché su scala inferiore. L’isolamento geografico e la minore popolazione spiegano come mai sia questo il continente con i più bassi punteggi di criminalità al mondo.
«Una cosa importante da notare per quanto riguarda i punteggi, sia per la criminalità che per la resilienza, è il modo in cui l’Indice è strutturato: Paesi che hanno più mercati criminali diversi avranno un punteggio maggiore di Paesi con uno o due mercati o soggetti criminali molto pervasivi, perché i punteggi sono calcolati con una media di tutti gli indicatori che formano il punteggio complessivo» ha spiegato Laura Adal.
Punteggi di criminalità per continente
Il Global Organized Crime Index si basa su due standard compositi con punteggi da 1 a 10: Criminalità (formato da “Mercati criminali” e “Soggetti criminali”) e Resilienza
La situazione dell’Italia
L’Italia risulta sesta nella classifica europea per quanto riguarda la pervasività delle organizzazioni criminali, con un punteggio di 5,82. Segue Russia (6,24), Serbia (6,22), Ucraina (6,18), Montenegro (6,00) e Bosnia-Herzegovina (5,89). Il punteggio di resilienza è di 6,29 che posiziona l’Italia al ventiduesimo posto sui 44 in Europa. Traffico di esseri umani, traffico di droga (cocaina in particolare, mercato per la quale è prima in Europa) e lunga durata della colonizzazione mafiosa di istituzioni e società sono gli elementi più significativi dell’analisi dell’indice sul crimine organizzato.
I maggiori mercati criminali
Guardando ai dieci mercati criminali presi in considerazione dal report, il traffico di esseri umani è il più pervasivo a livello globale, con un punteggio medio di 5,58, e con la presenza nei primi cinque posti della classifica in tutti i continenti. Subito dopo, con i punteggi medi di 5,10 e 4,92 troviamo il commercio illecito di cannabis e il traffico di armi. «Quando pensiamo ai mercati criminali più potenti pensiamo spesso a quelli con materie prime più rare o costose, ma in verità, la pervasività dei mercati gira attorno alle materie più disponibili e versatili, e forse questo è ancora più vero quando parliamo dello sfruttamento degli stessi esseri umani» dichiara Laura Adal.
Medie mondiali dei mercati criminali
Media mondiale del punteggio da 1 a 10 assegnato dal Global Organized Crime Index a ogni mercato criminale
Il primato di questo mercato criminale è dovuto anche al fatto che sotto la definizione di traffico di esseri umani cadono le situazioni riguardanti il lavoro forzato, il traffico di organi e la tratta a sfondo sessuale.
Prendendo in considerazione il mercato delle droghe, il commercio di cannabis si piazza al primo posto, al secondo posto tra tutti i mercati criminali, raggiungendo i 200 milioni di consumatori stimati nel 2019. Mentre la cocaina, l’eroina o le droghe sintetiche potrebbero sembrare più remunerative, i maggiori costi e la preferenza dei consumatori per altre droghe hanno contribuito al declino, durante la pandemia, delle “party-drugs” (le droghe più comunemente usate durante le feste, come cocaina e MDMA) e alla crescita nel consumo di cannabis.
Nonostante il Trattato sul commercio delle armi del 2014, il traffico di armi è in aumento in tutto il mondo. L’Alto Rappresentante delle Nazioni Unite per il Disarmo, Izumi Nakamitsu, ha affermato che nel 2020 hanno circolato 1 miliardo di armi leggere. Mentre le zone di conflitto attirano scorte di armi, questi mercati non sono contenuti e molte armi finiscono sotto il controllo di gruppi criminali di America Centrale, Balcani e di parti dell’Africa, dove circolano ancora le armi delle passate guerre civili e dei conflitti di indipendenza. La diffusione e l’impatto del traffico di armi (che ha un punteggio medio globale di 4,92) non sorprendono. La circolazione delle armi infatti alimenta violenza e conflitti, ma contribuisce anche a promuovere altri mercati illeciti.
I Paesi in cui possedere armi è legale ma scarsamente regolamentato hanno causato grandi ricadute in paesi e regioni limitrofe più vulnerabili, sottolineando che tutti i mercati criminali possono svilupparsi internamente a un Paese, ma anche in maniera transnazionale.
Editing: Lorenzo Bagnoli