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«Perché ho ucciso Daphne». La confessione di Degiorgio e i legami con la politica maltese
Dopo cinque anni di silenzio, in un’intervista George Degiorgio si è dichiarato colpevole. La lunga storia criminale degli esecutori passa da due rapine in banca. E si lega alla politica
20 Luglio 2022

Edoardo Anziano

«Perché avete ucciso Daphne Caruana Galizia?». Nessuna risposta. L’ispettore di Polizia Keith Arnaud insiste. «Perché George, l’hai uccisa? Cosa ti ha spinto a uccidere una giornalista in quel modo?». Silenzio. Interviene l’ispettore Kurt Zahra, il suo vice nell’indagine: «Ti ha infastidito in qualche modo o ha dato fastidio a qualcun altro?». L’interrogato tace, ostinato. È la sera del 5 dicembre 2017 al quartier generale della Polizia di La Valletta. George Degiorgio, arrestato il giorno precedente perché sospettato di aver fatto saltare in aria la reporter d’inchiesta maltese Daphne Caruana Galizia insieme a suo fratello Alfred e a Vincent Muscat, non ha aperto bocca per tutta la durata dell’interrogatorio. Degiorgio – soprannominato “iċ-Ċiniż” – confessa per la prima volta solo adesso, a distanza di cinque anni: «Se lo avessi saputo [chi era l’obiettivo dell’attentato, ndr], avrei chiesto 10 milioni. Non 150 mila!», ha detto a luglio 2022 dal carcere di Corradino al giornalista della Reuters Stephen Grey, che lo stava intervistando per il podcast Who killed Daphne? (Chi ha ucciso Daphne?), un’inchiesta sui retroscena dell’omicidio in uscita dall’11 luglio, a puntate.

«Per me erano solo affari. Sì. Affari come al solito!».

Non si tratterebbe quindi di una vendetta personale come ipotizzato dagli investigatori all’inizio delle indagini, ma di un lavoro su commissione. Il reo confesso ha aggiunto di essere dispiaciuto per le conseguenze delle sue azioni e di non conoscere la giornalista.

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I ripetuti tentativi di ottenere la grazia in cambio di informazioni sui mandanti dell’omicidio sono stati sempre respinti dalla Corte di Appello di Malta. A settembre, di conseguenza, i fratelli Degiorgio dovranno affrontare il processo. Il terzo sospettato di appartenere al gruppo di fuoco, Vince Muscat, è stato invece già condannato nel 2021 a 15 anni di carcere, dopo aver ammesso di aver piazzato l’esplosivo nella Peugeot 108 di Daphne Caruana Galizia. Muscat, che ha beneficiato di una pena ridotta in cambio di informazioni sul caso, ha rinunciato al suo diritto di fare appello contro la sentenza.

Anche George Degiorgio, nell’intervista alla Reuters, ha dichiarato di voler collaborare con i magistrati, per ottenere uno sconto sulla pena e per fare il nome di altri responsabili dell’omicidio, in modo che lui e suo fratello Alfred non siano gli unici condannati. Non è la prima volta che i Degiorgio offrono informazioni sulle menti dietro l’omicidio di Daphne Caruana Galizia e sul coinvolgimento della politica in altri crimini, in cambio della grazia. «Parlerò con il magistrato», ha assicurato di nuovo “iċ-Ċiniż”, dichiarandosi pronto a rivelare sia le responsabilità di un politico maltese in un precedente tentativo, fallito, per uccidere Caruana Galizia, sia la partecipazione di due ex ministri in una rapina a mano armata.

Quanto costa un omicidio

Fino all’uccisione di Caruana Galizia, i fratelli Degiorgio – e con loro Vince Muscat – non sembrano avere un ruolo di primo piano nel panorama della criminalità maltese. L’ultimo impiego ufficialmente dichiarato da George Degiorgio risale al 1983, in una società di costruzioni, mentre Alfred risulta aver avuto un unico lavoro, come buttafuori in un bar di Paceville, la cittadina della movida maltese, per appena quattro mesi nell’estate del 2005. I due fratelli non hanno immobili o società a loro intestate.

Il più giovane dei due, Alfred, anche conosciuto come “il-Fulu”, ha frequentato, fra il 2011 e il 2017, diverse sale da gioco dell’isola, fra cui il Casinò Portomaso e l’Oracle, entrambi di proprietà del gruppo Tumas Gaming dell’imprenditore Yorgen Fenech, ritenuto dagli investigatori il mandante dell’omicidio di Daphne. Degiorgio avrebbe scommesso centinaia di migliaia di euro. Nel 2021, a seguito di un’indagine della Financial Intelligence and Analysis Unit, la Tumas Gaming è stata multata per riciclaggio di denaro.

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Gli intoccabili, la bomba e la mafia

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Le nuove piste del caso Daphne

Tre anni dopo l’omicidio della giornalista maltese, numerosi indizi puntano a un potente uomo d’affari come mandante, Yorgen Fenech. Quest’ultimo nega ogni coinvolgimento, ma nuovi elementi rivelati dal Daphne Project, mettono in discussione la sua versione

Come già raccontato da IrpiMedia, Fenech è un imprenditore tra i più ricchi dell’isola, con importanti connessioni con i fedelissimi di Joseph Muscat, ex primo ministro dimessosi a gennaio 2020 in seguito allo scandalo. A incastrare Fenech è l’accusa dell’intermediario Melvin Theuma, a cui l’imprenditore avrebbe chiesto di reclutare Vince Muscat, Alfred e George Degiorgio nel gruppo di fuoco. A sua volta Fenech ha accusato Keith Schembri, l’ex capo di gabinetto di Muscat, di aver pagato 80 mila euro ai tre killer – i Degiorgio e “il-Kohhu” Muscat. Secondo la testimonianza di Theuma, Fenech avrebbe dato ai Degiorgio fra 500 e 600 mila euro.

Due rapine per una banca

Proprio il ruolo dei Degiorgio, professionisti affidabili ed esperti nell’uso di autobombe, è risultato decisivo per la buona riuscita del piano di silenziare la più nota giornalista investigativa del Paese. Ma le vicende criminali legate a “il-Fulu” e a suo fratello maggiore “iċ-Ċiniż” erano iniziate già molto tempo prima.

Il 26 ottobre 2000 un furgone portavalori della compagnia di sicurezza privata G4S viene assaltato da uomini armati mentre lascia la banca HSBC a Santa Venera, uno dei paesi che circondano la penisola di Valletta. I rapinatori trafugano quasi 900 milioni di lire maltesi, circa 2,1 milioni di euro. Insieme ai complici Mario Cutajar ed Emanuel Formosa, viene arrestato Alfred Degiorgio, con l’accusa di rapina, furto di tre autovetture, detenzione illegale di terze persone, danneggiamento.

Il processo però si impantana a causa della mancanza di un esperto forense che confermi che le impronte digitali trovate sui sacchi di monete rubate siano proprio di Degiorgio. Solo nell’agosto del 2017, due mesi prima che Daphne Caruana Galizia venga fatta esplodere, Alfred “il-Fulu” viene condannato. Sarà poi assolto per difetti procedurali l’anno seguente, e nel 2021 la Corte Costituzionale gli riconoscerà un risarcimento danni.

C’è poi un’altra rapina, sempre alla banca HSBC, che aveva già delineato le reti di alleanze criminali che avrebbero poi giocato un ruolo nell’omicidio Caruana Galizia.

Nella notte fra il 30 giugno e il primo luglio 2010, mentre il Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano si trova in visita istituzionale a Malta, un gruppo di rapinatori assalta la sede HSBC della città di Qormi, al centro dell’isola. Si tratta di uno degli edifici più sicuri di Malta, ma i rapinatori hanno una «preparazione militare» e impegnano la polizia in una sparatoria in cui i soli malviventi sparano 65 colpi.

L’arrivo delle forze dell’ordine costringe però i rapinatori a scappare. Saranno arrestati poco dopo. Fra questi c’è Vincent Muscat, uno dei membri del commando che, sette anni dopo, avrebbe messo l’esplosivo nell’auto di Daphne Caruana Galizia. Proprio Muscat fa il nome di un politico laburista, Carmelo Abela, ministro degli esteri dal 2017. All’epoca della rapina, Abela lavorava al Dipartimento salute e sicurezza della HSBC e pertanto sarebbe stato in grado di fornire i badge per accedere alla sede della HSBC a Qormi. Le dichiarazioni di Muscat convergono con quelle del suo complice nell’omicidio Caruana Galizia, Alfred Degiorgio, che aveva affermato di avere una «conoscenza diretta» in grado di coinvolgere un ministro in carica nella tentata rapina.

Come confermato dallo stesso ministro nel 2021, Abela è stato interrogato sul caso e poi indagato, dopo che uno dei Degiorgio aveva fatto il suo nome alla Polizia. Abela ha dichiarato di non avere «nulla da nascondere». Già all’epoca della tentata intrusione alla HSBC, la Polizia aveva interrogato Abela e altri dipendenti, ritenendo che i rapinatori avessero ottenuto gli accessi elettronici a un’area di massima sicurezza grazie a informazioni dall’interno.

L’ex poliziotto diventato avvocato dei criminali

Gli intrecci criminali di Alfred e George Degiorgio, insieme con Vincent Muscat, non si limitano però a saltuarie rapine. I tre, infatti, secondo l’Europol fanno parte di una organizzazione criminale – al cui vertice ci sono i fratelli Robert e Adrian Agius – con il ruolo di esecutori e intimidatori. La cellula maltese guidata dagli Agius è inserita in un’organizzazione più grande dedita al traffico di droga dal Sudamerica, al traffico di sigarette, di veicoli rubati dal Regno unito, in contatto con trafficanti di gasolio e di migranti dalla Libia nonché con trafficanti di armi legati alla mafia.

All’interno di questa organizzazione – di cui IrpiMedia aveva già raccontato il ruolo nella fabbricazione della bomba che ha ucciso Daphne Caruana Galizia – supporto e «consulenza legale» sarebbero state fornite da David Gatt, un ex poliziotto diventato avvocato penalista. Era stato licenziato dal suo ruolo di Ispettore dopo che il Commissario John Rizzo lo aveva accusato di avere rapporti con il mondo criminale. Gatt era stato poi arrestato nel 2010 perché coinvolto nel tentato assalto alla banca HSBC. All’epoca faceva parte dello studio del parlamentare laburista Chris Cardona, anche lui avvocato.

Ministro dell’Economia nel governo Muscat, Cardona avrebbe ammesso – secondo la testimonianza dell’imprenditore Yorgen Fenech – di aver ucciso lui stesso Daphne Caruana Galizia. L’ex ministro sarebbe stato coinvolto anche in un tentativo di uccidere la giornalista nel 2015, secondo quanto riportato da George Degiorgio e da Vince Muscat. Alcune fonti hanno riferito a Lovin Malta che per incriminare l’ex ministro gli inquirenti maltesi non hanno prove al di là delle dichiarazioni dei due criminali.

Le indagini sull’esplosivo

Nel novembre 2017, un team di agenti del Laboratorio forense della Polizia maltese e della Esplosive Ordinance Disposal dell’esercito di Malta coordinato da un esperto di esplosivi dell’Europol lavora per una settimana sui resti della Peugeot 108 di Daphne Caruana Galizia. Dell’auto non è rimasta che la carcassa, mentre «la maggior parte delle parti non metalliche sono state distrutte dal fuoco», si legge nel rapporto stilato dal team.

Per evitare che qualcuno tenti di inquinare le prove rimaste, i rottami dell’auto vengono custoditi nel complesso della Polizia di St. Andrew, nella piccola città di Pembroke. Il veicolo viene tenuto in un garage chiuso a chiave e sigillato, controllato giorno e notte da telecamere e presidiato da forze di polizia. Alla porta del garage vengono tolti e apposti i sigilli, da un esperto nominato dal tribunale, ogni giorno in cui i membri della scientifica effettuano le analisi.

L’esplosione, accertano i membri della scientifica, è stata causata da un IED, un dispositivo esplosivo improvvisato, costituito da una scatola – di metallo o plastica – una carica esplosiva e un modulo GSM che è servito a farlo detonare a distanza. Una bomba artigianale, ma non per questo rudimentale. Come esplosivo sono stati infatti usati circa 3-400 grammi di TNT, un esplosivo dotato di alto potere dirompente e capace di detonare a una velocità di 5000 m/s. Si tratta di una sostanza per uso commerciale o militare, non immediatamente disponibile al pubblico.

La conclusione del report dell’Europol è che una bomba con queste caratteristiche posizionata sotto il sedile ha il 100% di probabilità di uccidere il conducente. La tipologia di esplosivo, la quantità e la posizione «mostrano chiaramente l’intenzione dell’autore di provocare la morte del conducente e, potenzialmente, di altre persone a bordo del veicolo».

Errori da principiante

L’omicidio della giornalista maltese fa da sfondo a tutti questi intrecci fra criminalità comune e organizzata, politica e imprenditoria. Quello che emerge dai vari casi di cronaca, solo apparentemente irrelati, è il ruolo sempre importante di Alfred e George Degiorgio. La confessione di George rappresenta l’epilogo di una catena di errori che lasciano pochi dubbi sulle responsabilità dei Degiorgio.

La ricostruzione è affidata alle parole dell’ispettore di Polizia Keith Arnaud, il primo a interrogare un silenzioso George Degiorgio il giorno dopo il suo arresto. Riporta che il fratello di George, Alfred, e Vincent Muscat il giorno dell’omicidio – il 16 ottobre 2017 – stavano sorvegliando la casa di Daphne Caruana Galizia a Bidnija. George invece si trovava al largo, sulla sua barca, la Maya. I tre avevano comprato delle schede SIM Vodafone, due per tenersi in contatto, una inserita in un dispositivo GSM collegato al detonatore piazzato nell’auto della giornalista.

«Non puoi restare a casa perché l’SMS rintraccerebbe la tua posizione, non è vero George?», lo incalza l’ispettore Arnaud. «Non potevi stare al capanno [il “potato shed” dove i Degiorgio e Muscat saranno poi arrestati, ndr] perché, come testimoniano queste foto e come tutti sanno, voi siete sempre lì. Dentro un bar non potevi stare perché se avessimo visto le telecamere ce ne saremmo accorti. Avete scelto un “business as usual” in mare. Doveva essere il posto più sicuro, ma non è bastato».

I membri del gruppo di fuoco commettono un primo errore. Daphne Caruana Galizia sta uscendo di casa e Alfred chiama il fratello George. Una chiamata di 45 secondi. Ma la giornalista ritorna in casa, ha dimenticato il blocchetto degli assegni. Esce di nuovo, e Alfred richiama George. Sono le 14:57, stanno al telefono 107 secondi. Alle 14:58 George invia un messaggio al telefono connesso al detonatore: «REL1 = ON». «E in quel momento, quando l’SMS viene inviato, la tua imbarcazione è ferma», afferma Arnaud.

Poi, mentre i suoi complici gettano via immediatamente i propri telefoni, George Degiorgio compie un altro errore: lo lascia acceso fino alle 15:45. Viene localizzato proprio in prossimità della base operativa del gruppo: un capannone di Marsa, cittadina dove si trovano i cantieri navali dell’isola. Nel frattempo, un’altra disattenzione. Alle 15:30 invia un messaggio alla compagna: «Apri una bottiglia di vino». E infine, l’ultimo errore: Degiorgio getta il telefono sotto la barca, ormeggiata di fronte al magazzino, dove poi verrà trovato durante la perquisizione. «Eravate così felici e contenti perché avevate ucciso Daphne, dimmi? Dimmi, cosa volevate festeggiare [con la bottiglia di vino, ndr]? Cosa c’è da festeggiare in questo, George?». Cinque anni dopo, lo ha confessato ai microfoni del collega Stephen Grey.

CREDITI

Autori

Edoardo Anziano

Editing

Lorenzo Bagnoli

Foto di copertina

Un momento della manifestazione organizzata a La Valletta il 16 ottobre 2021 per ricordare l’omicidio di Daphne Caruana Galizia avvenuto quattro anni prima
(Joanna Demarco/Getty)