Il conto della ripresa
Stati e istituzioni europee dopo la pandemia scommettono sulle banche per finanziare le imprese. Ma a garantire sono sempre i contribuenti

#GaranzieDiCrisi

Dalla fine della crisi finanziaria cominciata nel 2008, il mantra è che non non esploderà più alcuna bolla finanziaria. Il mercato è più sano e l’epoca dei mutui subprime, mutui favorevoli concessi a tassi vantaggiosi con estrema facilità anche a chi non era in grado di ripagare il debito, è ormai chiusa. Un dato di fatto, certificato anche dalla Banca d’Italia, è che dal 2013 al 2020 le imprese italiane hanno fatto sempre più ricorso a obbligazioni al posto del credito delle banche.

In questa così delicata fase di ripresa, che ci si augura non sia effimera, si registra l’ennesimo ricorso al mercato per tentare di finanziare chi è in crisi anche da parte degli enti pubblici. In particolare nel settore degli Npl, i cosiddetti crediti non performanti. Sono soldi erogati a chi ormai non è più in grado di restiturli.

Possono diventare anche loro un prodotto da vendere sul mercato e promettono, in ordine a un alto rischio del capitale investito, di rendere bene. Che sia attraverso prestiti tradizionali o attraverso prodotti finanziari, serve la garanzia dello Stato perché siano credibili e ottengano la fiducia di investitori e istituti di credito. Così anche il comparto pubblico che si occupa di credito e garanzie in Italia e in Europa si sta esponendo sempre di più su un mercato dei prodotti derivati. L’obiettivo è di salvare il sistema e alimentare la ripresa, anche attraverso il mercato.

E se quest’ultimo non mantenesse le promesse? Cronache dal fronte finanziario della ripresa post-pandemia.

CREDITI

Autori

Lorenzo Bagnoli
Matteo Cavallito

In collaborazione con

Counter Balance
ReCommon

Editing

Lorenzo Bagnoli
Luca Rinaldi

Infografiche

Lorenzo Bodrero