I broker della cocaina
El viejo è un ex logista della cocaina. Era lui a fare in modo che tonnellate di polvere bianca in partenza dal Sud America raggiungessero l'Europa. Fino alla condanna a 17 anni di carcere

21 Gennaio 2020 | di Lorenzo Bodrero

Spostano tonnellate di cocaina da un continente all’altro. Rappresentano una pedina fondamentale al servizio delle più grandi organizzazioni criminali al mondo. Sono i broker della cocaina. Grazie a loro è possibile acquistare polvere bianca a buon prezzo in qualsiasi angolo delle nostre città. Per movimentare migliaia di tonnellate di cocaina (2000 quelle prodotte nel 2017 secondo le Nazioni unite) utilizzano navi e aerei da carico, rappresentando così un anello di congiunzione imprescindibile tra i narcos sudamericani e le mafie europee.

A sette anni di distanza riproponiamo la nostra intervista a el viejo (il vecchio), un ex “sistemista” responsabile della logistica della cocaina e che conosce alla perfezione i trucchi per eludere le dogane e i controlli delle autorità. È lui il protagonista e la voce al centro del libro Io sono il mercato del compianto Luca Rastello. Una pubblicazione sempre attuale che racconta in prima persona un mercato già fiorente durante gli anni di attività del viejo e che tutt’oggi non conosce crisi e cresce in maniera esponenziale.

«Pur essendo esterno all’organizzazione criminale, il broker deve avere le spalle coperte per non scontrarsi con chi ha il controllo del territorio. Ai miei tempi questo tipo di protezione era data dalla mafia calabrese (‘ndrangheta, nda) che aveva il controllo totale di questo tipo di distribuzione»

El viejo

«Un broker è un uomo d’affari, che ama il denaro e che investe il proprio capitale per acquistare direttamente dal produttore», dice el viejo. «Il mio gestiva venti tonnellate di coca all’anno». E aggiunge: «Si accerta di avere il controllo della filiera, come per esempio un centro di lavorazione della coca e un sistemista come il sottoscritto e, pur essendo esterno all’organizzazione criminale, deve avere le spalle coperte per non scontrarsi con chi ha il controllo del territorio». Le sue parole descrivono lo scenario di 30 anni fa ma sono tremendamente attuali: «Ai miei tempi questo tipo di protezione era data dalla mafia calabrese (‘ndrangheta, nda) che aveva il controllo totale di questo tipo di distribuzione».

Condannato a 17 anni di carcere per traffico internazionale di stupefacenti e dopo aver girato tutti i penitenziari ad alta sicurezza d’Italia, lo abbiamo incontrato nel 2013, pochi mesi dopo la sua scarcerazione.

Un uomo educato, colto, poliglotta e dall’aspetto ben più giovane dei suoi 69 anni. In questo servizio composto da sei clip di due minuti ciascuna ci racconta come funziona il traffico mondiale di cocaina.

Si ringraziano Luca Rastello e Tekla Tv per la collaborazione.

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