#TheCartelProject
Tutto il suo viaggio è dettagliatamente documentato sui social network, dai selfie alle foto dei piatti di granchio al ristorante. In compagnia di due colleghi, che compaiono spesso nelle foto, Jorge passerà alcune settimane lontano da casa, dopo Shanghai il team messicano è a Hong Kong, poi in Giappone, e infine in India. Li si incontrano con Manu Gupta, un uomo d’affari indiano con cui si erano già incontrati nella tappa ad Hong Kong.
Manu Gupta è il direttore della società Mondiale Mercantile Pvt Ltd, un’azienda dal profilo tanto ampio quanto vago. Si occupa di import-export, ma offre anche consulenze legali su temi doganali. Tratta prodotti chimici, farmaceutici, agro-alimentari, sabbie, e anche macchinari.
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Il fentanyl è una delle droghe più pericolose al mondo, responsabile di migliaia di casi di overdose ogni anno. Gupta e compagnia erano pronti a spedirne un carico verso il Messico, nascosto dentro una valigia da caricare su un volo di linea.
Fentanyl
Farmaco considerato essenziale nelle terapie del dolore, il fentanyl è un oppioide sintetico 50-100 volte più potente della morfina. Il fentanyl è oggi l’oppioide sintetico più comune nelle morti per overdose. L’uso è approvato solo sotto prescrizione medica e avviene per via transdermica, cioè tramite l’applicazione di cerotti di varia dimensione a seconda delle necessità. Nel mercato illegale è stato utilizzato in origine come sostituto dell’eroina, grazie alla relativa semplicità e ai bassi costi di produzione si sta affermando sempre di più.
Un report interno dell’antidroga statunitense, la Drug Enforcement Agency (DEA), ottenuto da Forbidden Stories, accusa Manu Gupta di essere un «possibile socio di un noto membro del cartello di Sinaloa».
La nuova gallina dalle uova d’oro
Un rapporto classificato della DEA, datato ottobre 2019 e pubblicato su “Blue Leaks” (una enorme collezione di documenti interni alle forze dell’ordine americane ottenuto da Anonymous e pubblicato lo scorso giugno) riassume sobriamente il situazione: «I dati – si legge nel rapporto – indicano che il cartello di Sinaloa si è affermato come un importante produttore e trafficante di Fentanyl dal Messico agli Stati Uniti».
Nonostante l’arresto nel 2016 di Joaquin Guzman, il famigerato boss del cartello noto come “El Chapo”, la DEA ammette che il business della droga per il cartello di Sinaloa va ancora a gonfie vele. Negli Stati Uniti questo traffico è costato migliaia di vite. Nel 2018 fentanyl e simili droghe sintetiche sono state la causa di quasi la metà delle 67.367 morti per overdose registrate nel Paese. Un dato in forte crescita rispetto agli anni precedenti e che rispecchia un cambio di mercato e di organizzazione dei cartelli stessi.
Nella prima decade degli anni 2000 lo stesso cartello di Sinaloa aveva invaso gli Stati Uniti dell’eroina che produceva in grandi quantità. Adesso il “Triangolo d’oro”, la zona nel nord del Messico dove da sempre si coltivano marijuana e oppio, sta cambiando volto, e i campi di papaveri vengono sostituiti dai laboratori di produzione di droghe sintetiche.
La DEA ha stimato che produrre una pillola di fentanyl costi solo un dollaro. Ogni pillola viene rivenduta negli Stati Uniti per almeno 10 dollari. È un jackpot per i cartelli messicani, con quello di Sinaloa a guidare la carica.
«A causa della repressione del governo (l’esercito messicano ha distrutto i papaveri, ndr), abbiamo iniziato la transizione agli oppiacei sintetici, che sono più economici», racconta a Forbidden Stories un chimico che lavora per il cartello di Sinaloa.
Nel suo laboratorio clandestino nascosto tra gli alberi vicino a Culiacan il chimico spiega il business: «È una delle droghe più interessanti per i cartelli. Porta più profitti». In un piatto da cucina, mescola polvere bianca con una spatola di plastica. È uno degli ingredienti per fare pillole di fentanyl. «Le mie pillole sono molto potenti e so bene che causeranno dipendenza», dice il chimico. «Ed è quello che voglio».
La redditività del Fentanyl è straordinaria. La produzione richiede forza lavoro e infrastrutture minime. In un rapporto del 2019, la DEA ha stimato che produrre una pillola di fentanyl costi solo un dollaro. Ogni pillola viene rivenduta negli Stati Uniti per almeno 10 dollari. È un jackpot per i cartelli messicani, con quello di Sinaloa a guidare la carica.
Una macchina perfettamente oliata
Fino a poco tempo fa, la Cina produceva la maggior parte del fentanyl venduto negli Stati Uniti. «C’erano soggetti che importavano fentanyl dalla Cina, facevano le pillole nelle loro cantine e poi le mettevano online per la vendita al dettaglio, o si mettevano d’accordo con gli spacciatori per venderle in strada», spiega Bryce Pardo, ricercatore associato presso il polo di ricerca RAND ed esperto di droghe sintetiche. Ma norme più severe imposte in Cina e a livello internazionale nel 2017 e nel 2019, hanno cambiato le regole del gioco. La spedizione diretta del fentanyl è diventata più rischiosa.
I cartelli hanno subito visto l’opportunità di entrare nel mercato come intermediari.
La Cina resta comunque il principale produttore di precursori chimici necessari per produrre droghe sintetiche. Questa è una delle ragioni per cui i cartelli «hanno stabilito legami con la Cina come fornitore di precursori chimici già dagli anni ’90» dice Falko Ernst, del think tank International Crisis Group.
Cosa sono i precursori
Con il termine “precursori” – spiega il Ministero dell’Interno – si intendono sostanze chimiche di vario genere normalmente utilizzate in numerosi processi industriali e farmaceutici. Si tratta di prodotti legali, ma che sono fondamentali per reazioni chimiche alla base della sintetizzazione e raffinazione di molti stupefacenti.
“Precursore” è ovviamente un termine generico, che fa riferimento a un “ingrediente non cucinato” del prodotto finale (lecito o illecito). Fra quelli più usati per la produzione di droga c’è l’anidride acetica, un reagente per l’ottenimento di eroina e cocaina, oppure solventi come acetone, etere e acido cloridrico per la raffinazione. La maggior parte di queste sostanze chimiche è commercializzata dalla Cina, o almeno arriva da quel Paese a prezzi più convenienti, anche se vi è una produzione anche in alcuni paesi Europei e in India.
All’epoca i precursori venivano usati principalmente per produrre metanfetamine. Il cartello di Sinaloa aveva creato una solida infrastruttura per produrle che ha poi riconvertito al fentanyl. Uno dei report della DEA contenuto in “Blue Leaks” descrive un sistema molto ben organizzato, che comprende magazzini al confine e distributori negli Stati Uniti. Lo stesso report spiega anche alcune delle tecniche usate per l’approvvigionamento di precursori, menzionando «una persona con sede a Culiacan, Sinaloa, Messico», con la missione di «acquistare grandi quantità di precursori chimici per il fentanyl direttamente dalla Cina» per conto del cartello.
Ma chi è l’uomo a cui si riferisce la DEA? L’agenzia americana non ha voluto rispondere a questa domanda. «In generale – spiegano dall’antidroga statunitense -, non confermiamo o neghiamo se persone o entità erano o sono gli obiettivi delle nostre indagini». Forbidden Stories ha riscontrato molte coincidenze su Jorge A., l’uomo d’affari messicano con sede a Culiacan, ritratto al fianco di Manu Gupta nel 2016. Con l’aiuto di C4ADS, Organizzazione non governativa specializzata nell’analisi dei dati, Forbidden Stories ha ricostruito una rete di entità collegate a questa azienda.
Società sospette
Corporativo Escomexa, la società per cui Jorge A. risulta revisore contabile, sul suo sito web pubblicizza prodotti che possono essere usati per fare metanfetamine. L’analisi delle loro attività commerciali ha rivelato diverse transazioni sospette fra settembre e ottobre 2016. Nel giro di un mese, infatti, l’azienda ha acquistato diversi prodotti farmaceutici, compresa una macchina per “pressare” pillole, 676 kg di lattosio monoidrato in polvere, cellulosa microcristallina e copovidone: tutti prodotti usati per produrre sostanze stupefacenti, fentanyl incluso.
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C4ADS è stata in grado di identificare una vasta rete di imprese attive ancora oggi che sono a vario titolo collegate all’azienda messicana. «La sua rete appare piuttosto ampia», spiega Michael Lohmuller, analista di C4ADS. «Questa include decine di aziende sia in Messico sia negli Stati Uniti d’America. Alcune di queste società hanno dati commerciali solo per brevi periodi di tempo, dopodiché una società nuova all’interno della rete si assume la responsabilità di fare le spedizioni».
Una di queste società, la Corporativo y Enlace Ram, condivide con Corporativo Escomexa l’indirizzo, uno dei soci e importa anche gli stessi prodotti farmaceutici. Le due società condividono anche i fornitori. Corporativo y Enlace Ram ha infatti ricevuto una spedizione a giugno 2016 proprio da Mondiale Mercantile, la società di Manu Gupta, l’uomo d’affari indiano arrestato per traffico di fentanyl.
Inoltre ci sono foto che ritraggono i responsabili di Enlace Ram accanto a Jorge A. «Sebbene non siano state scoperte chiare indicazioni di attività criminale – spiega Lohmuller -, l’esistenza di tali legami tra Corporativo Escomexa e le sue entità collegate dovrebbe portare a ulteriori indagini o quantomeno danno indizi sul modus operandi delle reti trans-pacifiche di traffico di fentanyl e metanfetamine».
Alle domande di Forbidden Stories, Jose R., uno dei due manager di Corporativo y Enlace Ram, ha risposto che non conosce né Jorge A., né Escomexa né tantomeno «questo fornitore indiano». Quanto a Jorge A. invece non ha mai risposto alle nostre richieste di intervista. «Uno dei miti principali sui cartelli è che siano organizzazioni perfettamente integrate», osserva Falko Ernst. Ma l’outsourcing di specifiche attività a gruppi indipendenti specializzati nella logistica o nel riciclaggio di denaro è una pratica comune per tutti i cartelli, compreso Sinaloa.
Sempre un passo avanti
Le vendite di precursori, proprio per il rischio legato al narcotraffico, sono altamente regolamentate. Per quanto riguarda il fentanyl, le due sostanze di cui è vietata la libera vendita sono il NPP e il ANPP. Purtroppo ci sono quasi infinite possibilità di aggirare queste leggi creando nuovi precursori non regolamentati. La sostanza finale è leggermente diversa, ma il suo effetto è identico.
Per combattere questo fenomeno, L’International Narcotics Control Board (INCB), organo indipendente appartenente al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, cura una “lista nera” di sostanze “da monitorare”. Un elenco di prodotti che non sono necessariamente proibiti, ma spesso utilizzati per fabbricare droghe illegali. L’INCB, le cui indicazioni non sono vincolanti, deve però fare affidamento sulla buona volontà delle aziende e sulle ispezioni da parte delle autorità.
In realtà, con una semplice ricerca su Google, in pochi secondi si possono trovare post di aziende cinesi che offrono precursori per il fentanyl pronti per l’esportazione, molti dei quali diretti in Messico. Abbiamo trovato in vendita il “4-AP”, una sostanza nell’elenco di quelle “monitorate” che è di recente stato inserito fra le sostanze proibite negli Stati Uniti. Secondo la DEA, 4-AP ha una sola funzione: produrre fentanyl.
Sotto la copertura di una falsa identità messicana, Forbidden Stories ha contattato tre società che offrono sostanze elencate come potenzialmente a rischio dall’INCB. Tutte e tre le aziende hanno offerto di inviarci i prodotti senza mai chiederci di rivelare la nostra identità o fornire il nome di una società.
Uno dei venditori è stato particolarmente pronto ad aiutarci, offrendo più di una sostanza simile a 4-AP e ancora disponibile per la vendita. Lo stesso ha anche proposto di utilizzare una «linea speciale» per il Messico. Dopo averci mandato una serie di foto e video del precursore, una polvere bianca pressata, ha scritto: «Abbiamo “comprato” alcune persone alle dogane messicane, ci fidiamo molto di loro e ci hanno aiutato con tutte le nostre spedizioni in Messico. Quindi non preoccupatevi delle dogane».
In un’altra conversazione, il venditore ha spiegato che uno dei loro “grandi” clienti in Messico aveva il suo canale privato e utilizzava aerei cargo per importare precursori. «Quando la merce arriva in Messico, usa i suoi agganci per ritirare la merce».
Bryce Pardo riassume la situazione: «Le nostre leggi antidroga si basano ancora sulla convenzione unica delle Nazioni Unite del 1961. All’epoca tutto era incentrato su tre piante: cannabis, coca e papavero. Le cose sono cambiate completamente negli ultimi dieci anni, specialmente da quando la Cina è entrata nel mercato online per il settore farmaceutico».
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Per eludere l’inasprimento delle normative in Cina, alcuni cittadini cinesi stanno trasferendo parte delle loro attività in paesi con un monitoraggio meno rigoroso, in particolare l’India. In un altro rapporto interno della DEA, che approfondisce il caso di Manu Gupta, l’agenzia ha scritto che la società di Gupta stava lavorando con un individuo con sede in Cina.
Nel 2019, la DEA scrive: «Si ritiene che questo cittadino cinese continui a inviare precursori ai Cartelli messicani per la produzione di metanfetamina, analoghi del fentanyl e derivati, nonché fentanyl finito».
Richest group: “Quasi rispettabili”
«C’è una forza che può promuovere lo sviluppo della storia. C’è un potere che può cambiare il mondo. Il gruppo Richest cambia il mondo con i suoi prodotti e servizi». In una clip che pare più il trailer di un film hollywoodiano che un video aziendale, Richest Group, una società import-export cinese di prodotti chimici e additivi alimentari — si ammanta di toni epici.
A prima vista, l’azienda gestita da Kevin Dai appare impeccabile. La sua principale filiale, Shanghai Ruizheng, è verificata sul sito cinese Alibaba e valutata quattro diamanti su sei. L’azienda vanta esportazioni in tutto il mondo, e prestigiosi partner, tra cui Samsung, LG e Canon.
Ma a una ricerca più approfondita porta a galla tutto un altro lato del business di Richest Group. Shanghai Ruizheng fino a ottobre 2019 vendeva tranquillamente su Alibaba precursori per fentanyl. Uno dei suoi siti internet fino a poco tempo fa offriva il 4-AP. Forbidden Stories ha trovato il profilo Facebook di uno dei venditori: Alia Yang.
Yang non nasconde la sua affiliazione, anzi, offre gli stessi precursori, geolocalizzando i suoi post in Messico per ottimizzarne la visibilità. «Nuovo lotto, scorte sufficienti, da non perdere», scriveva a maggio 2019.
Sul sito web di Richest Group c’era un grafico della struttura organizzativa dell’azienda. Al centro, tra due filiali cinesi, c’era Mondiale Mercantile Pvt Ltd, l’azienda di Manu Gupta. La DEA non ha risposto alle nostre domande su Richest Group.
Kevin Dai, il proprietario di Richest Group, ha invece negato ogni collegamento tra sua azienda e la produzione di fentanyl. «La nostra azienda non ha prodotto e non produrrà fentanyl o qualsiasi altra sostanza correlata, perché seguiamo le normative». Ha detto che dovremmo ignorare i post di Alia Yang, che avrebbe lasciato l’azienda alcuni mesi prima della nostra telefonata (10 novembre 2020). Ha anche aggiunto di non aver mai fatto affari con la Mondiale Mercantile di Manu Gupta, nonostante l’abbia piazzata al centro del diagramma aziendale.
La collaborazione non sarebbe mai decollata, dice: «Ci hanno detto che ci avrebbero potuto aiutare a espanderci nel mercato indiano, così abbiamo messo le loro fotografie e i loghi nel sito per apparire come una grande azienda». Poche ore dopo la nostra telefonata, la Mondiale Mercantile è scomparsa dal sito di Richest Group. Dal canto suo, Alia Yang ha cancellato tutti i suoi post su Facebook, cambiando persino nome. Il 17 novembre, Richest Group ha addirittura chiuso ufficialmente la filiale che Forbidden Stories aveva visitato poche settimane prima.
Sconfitte continue?
La Cina non sembra riuscire a mettere un freno al traffico di precursori, né a tenere sotto controllo la sua enorme industria farmaceutica. «Fino a un paio di anni fa, avevano qualcosa come otto diverse autorità coinvolte nella progettazione di regolamenti per il settore. A volte non era chiaro chi avesse davvero giurisdizione», spiega Bryce Pardo.
Sicuramente sono stati fatti sforzi per regolamentare meglio il mercato, e nel caso di Richest Group l’autorità antidroga cinese, la China National Narcotics Commission (CNNC), ha rivelato a Forbidden Stories che la società è stata ammonita e invitata a prestare attenzione ai prodotti chimici venduti dal momento che alcuni possono essere usati per produrre droga.
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Le misure però appaiono inadeguate a contenere il problema. Ad esempio, secondo Pardo, quando fanno un «controllo a sorpresa», gli ispettori cinesi devono fornire all’azienda un preavviso di 72 ore. «Se stai producendo fentanyl, cambi tutto in modo che sembri una produzione di latte artificiale o ibuprofene», conclude Pardo.
E dal fentanyl alla produzione di altre nuove sostanze psicoattive il passo è breve. Secondo l’ultimo report dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine dell’Onu (Unodc) sull’argomento, «pare esserci un’evoluzione nel mercato degli oppioidi sintetici verso un tipo di molecole nuove e più variegate». Secondo l’agenzia, è la risposta del crimine organizzato alle nuove regole.
Alcuni mesi prima della pubblicazione di questa inchiesta, Forbidden Stories ha provato a contattare Alia Yang. Al tempo, Yang già non lavorava più per Kevin Dai, ma per la Shanghai Talent Chemical, fondata da un altro ex dipendente di Richest Group. Ha risposto un certo “Lucky”, nonostante la foto del profilo WhatsApp fosse sempre quella di Yang. Lucky non vendeva precursori per fentanyl, ma ci ha offerto xilazina, un tranquillante per cavalli, una sostanza ancora di libera vendita nonostante le sue tracce siano state trovate in diversi casi di overdose negli Stati Uniti.
La venditrice, Lucky, non era per nulla preoccupata di destare sospetti. Alle nostre rimostranze ha detto che poteva chiamare la sostanza con nomi alternativi. «Ad alcuni clienti chiedono di usare creatina. O cinnamato di potassio. O pigmento bianco. Dipende dai clienti».
CREDITI
Autori
Audrey Travère
Hanno collaborato
Sandhya Ravishankar (The Lede)
Michael Standaert (South China Morning Post)
Michael Lohmuller (C4ADS)
In partnership con
Traduzione
Giulio Rubino