8 Aprile 2020 | di Cecilia Anesi
Che Miroslav Marček sarebbe stato condannato per omicidio era scontato. Aveva confessato a gennaio, e la confessione era stata considerata «irreversibile». Il collegio giudicante doveva solo decidere a quanti anni di carcere condannarlo. La Slovacchia stava con il fiato sospeso aspettandosi tre possibilità: l’ergastolo, una pena straordinariamente ridotta o 25 anni. E alla fine, nell’udienza del 6 aprile scorso a Pezinok, i giudici hanno optato per una pena a 23 anni di galera per tre omicidi: quelli del giornalista Jan Kuciak e della sua fidanzata Martina Kušnírová e quello dell’imprenditore Peter Molnar, avvenuto tempo prima.
Jan Kuciak, due anni dopo
Il 21 febbraio 2020 abbiamo ricordato Jan e Martina con uno speciale. All’interno le fasi del processo sull’omicidio avvenuto a Velka Maca il 21 febbraio 2018 e lo sviluppo del lavoro interrotto di Jan
Non c’è stato immediato accordo tra le parti. Il procuratore della Repubblica Slovacca Juraj Novocký nella sua requisitoria, parlando dell’assassinio della giovane coppia, ha detto che «nessuna punizione sarebbe abbastanza elevata». Era lui che aveva raccolto l’ammissione di colpevolezza di Marček spinto a patteggiare. Senza il lavoro di Novocký sull’imputato, non sarebbe mai stato risolto l’altro caso, quello dell’omicidio di Peter Molnar. Il magistrato aveva chiesto una pena di almeno 25 anni.
Non c’è stato immediato accordo tra le parti. Il procuratore della Repubblica Slovacca Juraj Novocký nella sua requisitoria, parlando dell’assassinio della giovane coppia, ha detto che «nessuna punizione sarebbe abbastanza elevata». Era lui che aveva raccolto l’ammissione di colpevolezza di Marček spinto a patteggiare. Senza il lavoro di Novocký sull’imputato, non sarebbe mai stato risolto l’altro caso, quello dell’omicidio di Peter Molnar. Il magistrato aveva chiesto una pena di almeno 25 anni.
«Credibile la confessione di Marček»
A parlare durante l’udienza anche l’avvocato della famiglia Kuciak, Daniel Lipšic, che ha descritto Marček come un assassino capace di agire a sangue freddo che però ha fatto «una confessione credibile e coerente con altre prove. Si è dichiarato colpevole di una tipologia di azione ben più grave rispetto all’accusa originaria». Infatti all’inizio delle indagini sul duplice omicidio Kuciak-Kusnirova, Marček era stato descritto come complice e autista del cugino Tomáš Szabó, che era stato invece tratteggiato come esecutore materiale. Quando Marček aveva deciso di collaborare, i ruoli si erano invertiti, peggiorando la sua posizione e portando luce su una serie di dettagli irrisolti descritti da IrpiMedia.
Per l’avvocato della famiglia Kušnírová con la confessione non sarebbe arrivato un pentimento vero, e dunque avrebbe meritato l’ergastolo. A controbattere proprio l’avvocato di Marček, Martin Endrődy, che ha rappresentato il rammarico del suo assistito: «Ogni persona reagisce a sé. Non tutti rimpiangiamo allo stesso modo. Il fatto che non abbia mostrato rimpianto nel modo che vi aspettavate, non significa che non si sia pentito». D’altronde era stato lo stesso Marcek a chiedere scusa in un’udienza di febbraio: «Chiedo scusa alle famiglie, non c’è nulla che possa fare per rimediare. Ma quando ho visto il loro dolore in TV ho deciso di confessare».
Il processo per il mandante riprenderà dopo l’emergenza Covid19
Alla termine di requisitorie e arringhe dei legali, i giudici dopo due ore di camera di consiglio sono usciti per pronunciare una sentenza di condanna a 23 anni di reclusione. I giudici hanno anche riconosciuto un danno morale di 140mila euro alla famiglia Kuciak, 70mila euro alla famiglia Kušnírová e 40mila per la famiglia Molnár. Per la quantificazione delle somme in capo a ogni protagonista della filiera criminale i giudici hanno dunque deciso di attendere il processo parallelo a carico del presunto mandante Marian Kočner e degli altri co-imputati. Un processo però sospeso a causa dell’emergenza Covid19.