Simone Olivelli
Affoltern am Albis è una cittadina di 11 mila anime a venti minuti da Zurigo (Svizzera). Al civico 5 di Obstgartenstrasse si trova il palazzo dove ha sede Accutor Ag, una società che offre servizi alle imprese. Dalla gestione delle buste paga alle consulenze fiscali, dalle pratiche per i visti consolari ai permessi di lavoro, si occupa un po’ di tutto e vanta clienti in giro per il mondo oltre che una schiera di società satellite. A costituirla, insieme ad alcuni soci, è stato un avvocato di origini pakistane e cittadinanza tedesca, Attaul Wasay Bhatti.
Per quanto il suo nome possa non dire molto, è tra i protagonisti di una storia intricata riguardante un possibile giro di corruzione e riciclaggio internazionale che ha il proprio centro a Malta dove, tra il 2014 e il 2015, il governo ha deciso di dare in concessione ai privati la gestione di tre importanti strutture mediche: il Gozo General Hospital, il Saint Luke’s Hospital e il Karin Grech Rehabilitation Hospital. La gara è stata vinta da una società senza esperienza che, ad oggi, dopo un passaggio di proprietà, ha completato solo una minima parte del lavoro, nonostante una concessione trentennale dal valore complessivo di oltre due miliardi di euro.
Questi soldi, invece che servire agli ospedali, secondo gli inquirenti maltesi sarebbero stati ridistribuiti tra politici e uomini d’affari, in parte attraverso la società di gestione Accutor Ag, in parte attraverso le società titolari della concessione.
L'inchiesta in breve
- I soldi che il governo maltese aveva destinato alla concessione per affidare a dei privati la gestione di tre ospedali maltesi sono stati dirottati su altro. Gli imprenditori privati ci hanno comprato gioielli, sedute di massaggi, abbonamenti personali e tanto altro. I politici che hanno partecipato alla stesura della gara d’appalto hanno ottenuto consulenze.
- Lo dimostrano decine di trasferimenti di denaro dalle società che hanno vinto l’appalto: Vitals Healthcare Global (Vgh), poi acquisita dalla multinazionale americana Steward, e Accutor AG, società svizzera che avrebbe dovuto gestirne l’amministrazione del personale.
- I lavori per rinnovare le strutture ospedaliere sono stati realizzati solo in minima parte. Tra le società che ne hanno preso parte ce n’è una italiana, Sirimed, che ha ripagato con 500 mila euro Accutor AG, senza una spiegazione.
- Tra i vari consulenti di Accutor c’è anche l’ex primo ministro maltese Joseph Muscat, che ha ricevuto 60 mila euro. Secondo fonti investigative sull’isola, sarebbero soldi legati alla partita degli ospedali.
- Il giudice maltese Francesco Depasquale in una sentenza del 24 febbraio ha definito la concessione «fraudolenta». A Malta è in corso un’inchiesta per corruzione in cui sono coinvolti alcuni dei principali esponenti del governo Muscat, compreso lo stesso ex premier maltese.
Il 24 febbraio la concessione è stata definita «fraudolenta» e conseguentemente bloccata da una sentenza del tribunale civile maltese. Il giudice Francesco Depasquale, estensore del verdetto, punta il dito contro le criticità che hanno preceduto e accompagnato la pubblicazione del bando da parte del governo maltese, tra contatti inopportuni con i futuri aggiudicatari e documenti segreti, mentre poco dice del fiume di soldi incassato dai concessionari e usato per finalità che nulla avrebbero avuto a che vedere con la salute dei cittadini. «La sentenza dice che il governo è vittima di una frode e non che ha defraudato il Paese», ha affermato pubblicamente l’ex premier maltese Joseph Muscat, sotto il quale gli ospedali sono stati ceduti a investitori privati.
La fallimentare privatizzazione della sanità a Malta è però una faccenda ben più complessa rispetto alla narrazione offerta dal vecchio establishment locale. Una storia condizionata non soltanto da scelte sfortunate, ma anche da ombre che si allungano sui suoi protagonisti, compresi gli uomini dello Stato fautori della concessione. Tra questi c’è lo stesso Muscat. Ma per tentare di diradare le nubi bisogna però partire dagli uffici di Affoltern am Albis, dove negli ultimi anni è transitato un fiume di soldi partito da Malta.
Gli imprenditori coinvolti
I rapporti ufficiali e la giostra delle consulenze
Chiedersi quale sia il collegamento tra Accutor e le società arrivate a Malta con la promessa di creare le condizioni per lanciare il turismo medico è il primo passo per addentrarsi nel ginepraio di rapporti equivoci che hanno portato le autorità de La Valletta a sospettare che l’intero affare sia stato viziato da fatti corruttivi. Ufficialmente Accutor si sarebbe occupata delle buste paga dei medici e degli infermieri che lavorano negli ospedali. Fin qui nulla di strano, il servizio rientra tra quelli offerti dalla creatura di Bhatti.
Le cose si complicano quando si apprende – a sostenerlo sono fonti interne alla società svizzera – che a gestire i cedolini dei dipendenti degli ospedali sarebbe stata una controllata costituita a Malta, sulla base di un contratto firmato per circa 14 mila euro al mese, nonostante dagli estratti conto svizzeri risulti che Accutor ha ricevuto da una delle società concessionarie quasi sei milioni di euro. Quella appena descritta è soltanto una delle decine di transazioni che hanno visto protagonista Accutor successivamente alla stipula della concessione.
Un capitolo a parte, altrettanto poco chiaro, riguarda le consulenze, voci di spesa dietro cui in ogni parte del mondo si possono celare tangenti e operazioni di riciclaggio. Nel caso della società di Bhatti, si tratta di prestazioni rese sempre da soggetti che in un modo o nell’altro hanno avuto un ruolo nell’accordo fra Stato maltese e investitori stranieri. Come l’ex premier Joseph Muscat, che, dopo le dimissioni del 2020 forzate da una serie di scandali legati al suo governo, ha ricevuto 60 mila euro attraverso Spring X Media, una società di marketing riconducibile all’imprenditore di origini pakistane. Sono entrambe registrate presso lo stesso indirizzo. Secondo alcune fonti investigative sentite dal Times of Malta, partner di questa inchiesta, dietro questa consulenza si celerebbe un pagamento per gli accordi rispetto alla gestione degli ospedali. Joseph Muscat ha negato qualunque relazione tra i pagamenti ricevuti e la gara d’appalto per la gestione degli ospedali.
Il contratto di consulenza prevede un corrispettivo di 15 mila euro al mese e Muscat ne percepisce circa 60 mila prima di interrompere il rapporto. I bonifici arrivano sia da Spring X Media sia da Accutor Consulting, un’altra società di Bhatti. L’ex premier ha rivendicato pubblicamente la legittimità dei compensi, ma le autorità maltesi hanno comunque perquisito la sua abitazione nel gennaio 2022, in cerca di un collegamento tra le somme ricevute e il ruolo avuto nella stipula della concessione. L’inchiesta è al momento ancora in corso e coinvolge anche l’ex ministro dell’Energia Konrad Mizzi e l’ex capo di gabinetto di Muscat, Keith Schembri.
Altri collaboratori che hanno prestato servizi per Bhatti sono alcuni investitori che, a cavallo tra 2014 e 2015, sono stati coinvolti nella privatizzazione. Il caso più eclatante è quello di Shaukat Ali Chaudhry, 72enne di nazionalità pakistana con in tasca un passaporto maltese. Stando a fonti investigative, ha percepito 110 mila euro da Accutor. A detta del diretto interessato, sarebbe la normale retribuzione a fronte di un contratto da consulente che prevedeva un compenso di circa 25mila euro al mese. «Ho lavorato per Accutor come senior advisor», spiega. Analizzando però i documenti bancari di Accutor, emerge che la società è stata utilizzata come un bancomat di famiglia: dai conti svizzeri sono stati fatti versamenti da decine di migliaia di euro anche verso una delle due mogli del 72enne, di tre dei suoi quattro figli e di una nuora. Pagamenti apparentemente slegati da rapporti di lavoro, a eccezione di quelli riferiti a uno dei tre figli, Asad Shaukat Ali, che risulta avere lavorato per Bhatti. «Come da contratto, ho operato come consulente, niente di più», chiosa il diretto interessato.
Dalle transazioni bancarie analizzate dagli investigatori risultano poi 260 mila euro destinati da Accutor all’ex direttore Sri Ram Tumuluri. Di nazionalità canadese, l’uomo, in patria, è stato indagato oltre un decennio fa con l’accusa di avere sottratto denaro dai conti dell’albergo di cui era general manager.
I politici coinvolti
Il caso Sirimed
Ad avere avuto un rapporto con la società di Bhatti è stata anche un’azienda italiana, Sirimed, impresa con sede in provincia di Catania specializzata in costruzioni e forniture sanitarie. A Malta, si è occupata di uno dei pochi lavori completati nell’ambito della concessione: la Barts Medical School di Gozo, un polo universitario odontoiatrico realizzato su una superficie di oltre ottomila metri quadrati con l’uso di prefabbricati in acciaio e calcestruzzo.
Dagli estratti conto di Accutor, risulta che Sirimed ad agosto 2018 e settembre 2019 ha versato in Svizzera mezzo milione di euro, in due tranche di uguale importo. I pagamenti, come si evince dal sito di Sirimed, sono stati effettuati mentre erano in corso i lavori alla Barts Medical School. Ma per quale motivo Sirimed ha pagato Accutor? Secondo Bhatti, il rapporto non avrebbe niente a che vedere con la concessione per gli ospedali: «Abbiamo cominciato a fornire consulenze per aprire nuovi mercati, in particolare nel settore privato nell’area del Golfo». Secondo il numero uno di Accutor, la relazione con Sirimed sarebbe stata portata in azienda dal consulente Asad Shaukat Ali. «Ho conosciuto Sirimed nel 2017, posso assicurare di essere sempre rimasto fuori dalle discussioni relative alla concessione degli ospedali a Malta – è la versione di Asad Ali ai giornalisti -. Mi sono occupato solo di presentare la società ad Accutor per lavorare a una futura espansione in altre regioni del mondo».
Ombre su Sirimed
Con un fatturato di quasi 17 milioni di euro nel 2021, Sirimed è una società affermata nel mondo dell’imprenditoria siciliano. Nell’isola, però, l’impresa è stata anche citata in due diverse inchieste giudiziarie sulla corruzione condotte dalle procure di Palermo e Catania.
Nel primo caso, si tratta dell’indagine Sorella Sanità che, nel 2020, portò all’arresto di alcuni imprenditori e funzionari accusati di avere condizionato appalti per decine di milioni di euro. Sirimed non è mai finita nell’inchiesta, ma a fare riferimento a essa è Salvatore Manganaro, un faccendiere che ha deciso di collaborare con i magistrati. Secondo Manganaro la società amministrata da Giuseppe Rifici avrebbe avuto coperture politiche alla Regione Siciliana che le avrebbero procurato vantaggi in occasione delle gare d’appalto. Va, però, specificato che alle parole del faccendiere non sono seguite specifiche imputazioni da parte degli inquirenti palermitani.
A Catania, invece, uno dei dipendenti di Sirimed è stato indagato per avere avuto un ruolo, seppur secondario, nella corruzione di un primario dell’ospedale Garibaldi. Il medico, che ha patteggiato la pena, avrebbe accettato di ritagliare su misura un appalto per la fornitura di apparecchiature per il reparto di Rianimazione. Ad ambire alla commessa, in quella circostanza, era la Mindray Medical Italy srl, succursale italiana di una multinazionale cinese di forniture elettromedicali di cui Sirimed era distributore locale. Agli atti dell’indagine ci sono intercettazioni in cui Rifici parla con il responsabile di Mindray di una cena da finanziare, per volontà di quest’ultimo, in un ristorante del centro. Il pagamento della serata, sulla carta offerta dal primario al personale del proprio reparto, avrebbe fatto parte della corruzione per favorire Mindray. Anche in questo caso, comunque, sia per Sirimed che per i suoi amministratori e dipendenti la procura ha deciso di non chiedere il processo.
A contribuire a fare chiarezza nella vicenda Sirimed, potrebbe senz’altro essere Giuseppe Rifici, l’amministratore dell’impresa italiana. L’imprenditore, tuttavia, ha preferito non rispondere alle domande di IrpiMedia sulla natura dei rapporti con Accutor e sulle eventuali relazioni con Asad Shaukat Ali. Rifici si è rifiutato di rispondere anche in merito ai costi dell’opera realizzata a Malta: dai conti aperti alla Bank of Valletta dalla società concessionaria degli ospedali, emerge che Sirimed ha ricevuto circa 20 milioni, salvo poi restituirne, nell’estate 2019, quasi cinque e mezzo.
Ciò che invece non necessita conferme è il fatto che, dopo la Barts Medical School, Rifici abbia in qualche modo puntato su Malta: nell’isola, infatti, l’imprenditore siciliano è socio di Ivan Vassallo, un imprenditore che ha avuto rapporti con la società concessionaria degli ospedali e che compare nella lista degli indagati nell’inchiesta per corruzione in corso a Malta (al quale Vassallo ha replicato denunciando a sua volta Vgh). Anni prima, le autorità fiscali maltesi hanno tracciato rapporti economici tra Vassallo e Brian Tonna, quest’ultimo noto per essere colui che, tramite la Nexia Bt, ha aperto le società a Panama per conto dell’ex capo di gabinetto di Muscat, Keith Schembri, e dell’allora ministro del Turismo Konrad Mizzi. Proprio la Nexia Bt ha fatto parte del comitato di valutazione che ha aggiudicato la concessione sugli ospedali.
La visita di Schembri e l’interessamento di Yorgen Fenech
Se Muscat ha lavorato per Bhatti, il suo ex capo di gabinetto Schembri – per detta dello stesso socio di maggioranza di Accutor – ha sperato di allacciare rapporti con la società svizzera. Anche in questo caso, però, non avrebbero avuto nulla a che vedere con la concessione degli ospedali a Malta, bensì con affari personali. «Ho conosciuto Schembri a Malta, non ricordo in che occasione – commenta Bhatti -. Una volta ha visitato i nostri uffici in Svizzera perché era interessato ad ampliare il business della sua azienda alimentare in altri Paesi europei, ma gli abbiamo fatto presente che quello non era il nostro punto di forza».
Gli inquirenti maltesi ipotizzano che Schembri sia «l’amico comune» a cui fa riferimento Yorgen Fenech, il magnate del gruppo Tumas attualmente sotto processo con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio di Caruana Galizia, in un’email del dicembre 2018 con la quale cerca di mettersi in contatto con Bhatti. Fenech avrebbe chiesto a Bhatti una mano per creare strutture societarie che avessero «un certo margine di riservatezza». La richiesta è stata fatta in un momento in cui era già stata resa nota la riconducibilità a Fenech della 17 Black, società di Dubai da cui sarebbero passati i fondi destinati alle offshore panamensi di Schembri e Mizzi. Quei soldi sarebbero stati usati da Fenech per pagare tangenti a Malta e aumentare il proprio potere nel settore energetico. L’ex capo di gabinetto di Muscat avrebbe ricevuto sul proprio indirizzo di posta elettronica la mail inviata a Bhatti dal magnate di Tumas Group. A inoltrargliela sarebbe stato proprio quest’ultimo.
Il peccato originale della concessione
Il processo di privatizzazione degli ospedali maltesi comincia a marzo 2015, momento in cui il governo Muscat pubblica una manifestazione d’interesse per sondare il mercato alla ricerca di investitori interessati a rilevare la gestione del Gozo General Hospital, del Saint Luke’s Hospital e del Karin Grech Rehabilitation Hospital. Arrivano tre offerte. Aperte le buste, chi la spunta è la Vitals Global Healthcare Ltd (Vgh), una società che, a dispetto del nome, non ha avuto particolari esperienze nel settore medico prima della commissione maltese. L’accordo prevede per il privato un co-investimento in cui il privato mette 220 milioni mentre lo Stato maltese si impegna a pagare 70 milioni l’anno per tre decenni, oltre l’onere di farsi carico di altri costi come gli stipendi del personale e il servizio di eliambulanza.
Ufficializzato il vincitore, resta sconosciuto il nome dei suoi investitori e del titolare effettivo. La società è infatti controllata da un sistema a scatole cinesi che passano dalle Isole Vergini Britanniche, controllate a loro volta da Oxley Capital Group, società con sede a Singapore che, nei giorni in cui il governo maltese si apprestava a indire il bando per l’assegnazione della concessione, aveva attirato l’attenzione di Daphne Caruana Galizia.
I sospetti di Daphne
La giornalista Daphne Caruana Galizia, uccisa il 16 ottobre 2017, è stata la prima a sollevare dubbi sulla trasparenza con cui il governo Muscat ha condotto la ricerca degli investitori privati a cui affidare gli ospedali. «Un altro affare predeterminato», scrisse dopo l’aggiudicazione della concessione sottolineando come l’aggiudicataria Vgh non avesse alcuna esperienza nel settore sanitario.
Il sospetto di Caruana Galizia circa un accordo a monte tra governo maltese e privati era legato a un incontro svoltosi a Malta a inizio 2015, nell’ambito del network d’imprese PricewaterhouseCoopers, e a cui aveva partecipato Sri Ram Tumuluri.
Di nazionalità canadese, l’uomo si sarebbe presentato in rappresentanza di Oxley, dichiarando di avere un accordo con il governo per la futura gestione di ospedali nell’isola. Una previsione che si sarebbe rivelata esatta: Tumuluri, che in Canada è stato accusato di avere sottratto 400 mila dollari dai conti di un albergo che gestiva, diverrà il direttore di Vitals Global Healthcare e, con Mark Pawley, volto ufficiale dell’operazione di privatizzazione.
Gli investitori “fisici” dietro Vgh, in realtà, sono conosciuti dal governo maltese, perché hanno sottoscritto due memorandum d’intesa. Secondo la sentenza del tribunale di Malta che ha definito la concessione «fraudolenta», gli accordi avrebbero viziato dal principio la procedura di selezione del concessionario, rendendo legittimo il sospetto di una turbativa d’asta. A svelare l’esistenza del memorandum è stato, a cavallo tra 2017 e 2018, Ashok Rattehalli, un medico di origine indiana e passaporto statunitense.
Rattehalli parla nei mesi in cui a Malta tiene banco l’ipotesi, poi andata in porto, di un trasferimento della concessione da Vitals Global Healthcare a Steward Global Healthcare, società legata all’omonimo colosso statunitense dell’assistenza sanitaria privata. Il passaggio di testimone – dettato dai ritardi di Vitals a ottemperare a quanto previsto dalla concessione, nonché dal rischio di un tracollo finanziario nonostante i soldi ricevuti dal governo – mette in apprensione Rattehalli che decide di presentarsi in tribunale per reclamare i propri diritti su Vitals. Il medico indiano racconta di fare parte di un gruppo di investitori della prima ora e spiega che, tra ottobre e novembre 2014, quindi diversi mesi prima del bando, due memorandum erano stati siglati in merito alla futura concessione.
Tra i presenti al primo degli incontri, c’era stato anche Shaukat Ali Chaudhry, l’affarista pakistano diventato consulente di Accutor e che a Malta – stando a fonti investigative – nel 2015 si era presentato come consigliere non ufficiale del primo ministro Muscat.
Ancor prima del tribunale civile, a stigmatizzare la firma dei memorandum d’intesa è stato il National Audit Office (Nao), un organismo a cui sono assegnati compiti di controllo sulla gestione delle risorse pubbliche. «La sovrapposizione tra questo accordo (il memorandum, ndr) e la concessione era chiara e crea forti dubbi circa l’integrità dell’eventuale concessione», si legge in una relazione di luglio 2020. Nello stesso documento, il Nao rimarca come la pubblicazione della manifestazione d’interesse sia avvenuta senza ottenere una serie di pareri ministeriali ritenuti necessari.
I pagamenti sospetti di Vitals e Steward
I bonifici sospetti di questa vicenda non sono in uscita solo dai conti correnti di Accutor Ag. Steward Malta Management ha infatti inviato oltre un milione di euro al medico indiano che ha fatto scoprire i nomi degli investitori della sua predecessora Vitals, Ashok Rattehalli, con giustificativi che vanno dal pagamento di stipendi a indennità e spese di liquidazione. Una controllante di Vgh ha invece versato 340 mila euro a una società dei coniugi Ali. Una dozzina di società aperte tutte il 13 ottobre 2016 tra le isole del Canale, Francia e Regno Unito hanno ricevuto soldi dalle società concessionarie. Sono tutte riconducibili a Sri Ram Tumuluri e Shaukat Ali Chaudhry. Quest’ultimo ha ricevuto altri 3,5 milioni attraverso la sua società di Dubai Mount Everest General Trading LLC.
Un pagamento di cui Shaukat Ali Chaudhry ha detto di non poter conoscere l’origine. «Non è la mia azienda – dichiara – Inizialmente l’ho registrata per ottenere il permesso di soggiorno negli Emirati Arabi, ma poi quando non ho più avuto bisogno della residenza avevo davanti due possibilità: liquidarla, affrontando costi elevati, o trasferirla a qualcun altro. Ed è quello che ho fatto. Da allora – sottolinea Shaukat Ali Chaudhry – non ho idea di cosa sia successo».
Dopo la sentenza che ha bollato come fraudolenta la concessione degli ospedali ai privati, a Malta sono divampate le polemiche. Gli storici oppositori di Muscat hanno chiesto l’arresto dell’ex premier, mentre quest’ultimo si è smarcato dalle accuse dichiarandosi tutt’al più una vittima, al pari del resto della popolazione. Dopo la pubblicazione dei partner maltesi, ha pubblicato un post su Facebook in cui sostiene di aver chiesto di testimoniare di fronte alla magistratura senza però ottenere risposta, che l’inchiesta che stiamo pubblicando sia frutto di notizie fornite dagli inquirenti maltesi che hanno tradito così il loro mandato, di aver sempre dichiarato le fonti dei sui guadagni e pagato le tasse, a differenza di altri, e che gli è già capitato di affrontare campagne del genere già quando era in politica.
Sul fronte dei concessionari, invece, Steward – la società che ha rilevato la gestione da Vgh – ha proposto appello contro il pronunciamento del giudice ma ha anche attaccato lo Stato, annunciando la volontà di risolvere il contratto perché «il clima a Malta non è favorevole per portare avanti partnership tra società straniere e governo». Parole al vetriolo diffuse nelle stesse ore in cui in Parlamento l’opposizione chiedeva a gran voce al primo ministro Robert Abela di attivarsi affinché tutte le somme in questi anni erogate ai privati – centinaia di milioni di euro – venissero recuperate.
Dire chi la spunterà non è semplice. Quel che è certo è che ad attendere l’esito della disputa non sono soltanto i maltesi. In questi anni, infatti, il gruppo di investitori dietro Vgh si è mosso per stipulare accordi simili a quello strappato a La Valletta anche altrove.
CREDITI
Autori
Simone Olivelli
Ha collaborato
Jacob Borg (Times of Malta)
David Lindsay (The Shift)
Khadija Sharife (Occrp)
Editing
Lorenzo Bagnoli
In partnership con
Occrp
The Shift
Times of Malta
The Daphne Caruana Galizia Foundation
Infografiche
Lorenzo Bodrero