Verified
Da una parte un carabiniere diventato predatore sessuale, dall’altra un gruppo di donne coraggiose provenienti da tutto il mondo si uniscono per ottenere giustizia
25 Febbraio 2020 | di Cecilia Anesi, Alessia Cerantola, Giulio Rubino

Alla fine, una decisione l’abbiamo dovuta prendere. Era la fine del 2013 quando nel corso di una riunione discutevamo di una segnalazione arrivata poco tempo prima. Un ragazzo riportava quanto accaduto all’allora fidanzata portoghese e ci chiedeva di occuparci del caso. La giovane donna diceva di essere stata vittima di violenza sessuale da parte di un carabiniere, che l’aveva ospitata a casa a Padova attraverso l’app di ospitalità Couchsurfing. Aggiungeva, tra l’altro, di non essere stata l’unica a subire violenze: altre donne, con cui lei era in contatto, avevano vissuto la stessa esperienza facendosi ospitare da quel carabiniere che all’anagrafe rispondeva al nome di Dino Maglio, ma che sulla popolare app si spacciava per Leonardo.

Nessuno di noi a IRPI si era mai occupato di violenza sessuale. Eravamo pronti per un tema così sensibile?

Decidiamo così di parlare con le vittime, dando avvio a una indagine giornalistica durata quasi sette anni e che ci ha progressivamente messo davanti a passaggi sempre più complessi e delicati. Si trattava di donne, perlopiù appena maggiorenni e straniere. Molte di loro avevano perso fiducia e speranza di avere giustizia dato che le autorità dei loro Paesi d’origine in cui avevano denunciato l’accaduto non le avevano credute. In altri casi la era stata invece va la collaborazione tra diverse giurisdizioni a non funzionare, come purtroppo spesso accade.

Le loro storie avevano molto in comune. Si ripetevano gli stessi schemi, gli stessi luoghi e le stesse scene. Erano cadute nella rete di un predatore seriale che agiva sempre allo stesso modo. L’uomo le ospitava tramite la piattaforma Couchsurfing, un social network che permette di offrire e trovare un letto gratuito a milioni di viaggiatori iscritti alla community. Il profilo di Maglio era giudicato come “affidabile”, una persona “verificata” con numerose recensioni positive da parte degli utenti sulla stessa piattaforma. Così le donne, spesso contattate direttamente dallo stesso Maglio, decidevano di soggiornare a casa sua, ancora più rassicurate dal fatto che l’uomo fosse un carabiniere.

Una volta arrivate sul posto iniziava il “rituale”. Pomeriggi di visite turistiche, seguite da aperitivi, poi cena e locali, sfilate e balli, condito da alcool a fiumi, tutto offerto da Maglio. Ero uno schema consolidato che l’uomo ripeteva scientificamente all’arrivo di ogni nuovo gruppo di ospiti. Dai racconti delle ragazze emergeva come di quella vacanza restasse un miscuglio disorientante di ricordi positivi trascorsi a visitare la città di Padova, i suoi locali e i dintorni, ad altri dai contorni più bui, trascorsi nella casa del proprio ospite, con momenti di lunghe amnesie.

E poi c’erano quelli più dolorosi, dove alla mente delle ragazze riaffiorava il ricordo della violenza, non solo fisica, dell’impossibilità di reagire, di gridare aiuto senza che la voce uscisse e il corpo rispondesse ai comandi, di essere diventate burattini nelle mani di un uomo.

Cecilia Anesi con una delle donne / Eugenio Pizzorno

Era l’effetto della cosiddetta “droga dello stupro”, benzodiazepine si è scoperto in seguito, usata da Maglio. Si tratta di una sostanza che nelle persone non abituate all’assunzione può diventare causa di perdita di coscienza e ingenerare stati confusionali in grado di durare giorni. Il senso di colpa fa il resto: “te la sei cercata”, “in fondo lui è stato carino con te”, “hai bevuto troppo”, diceva una voce dentro di loro che le accompagnava per ore, giorni, settimane, mesi, addirittura anni. Il ritorno alla consapevolezza dell’accaduto avveniva solo in seguito e con un forte senso di rabbia: si trattava di uno stupro, fisico e psicologico. Molte di loro oscillavano tra il voler dimenticare per sempre e il voler cercare a tutti i costi la verità per quanto dolorosa.

Non è stato immediato capire cosa fare con questi racconti, con queste vite ferite. Abbiamo stabilito nel tempo con loro un rapporto di fiducia e per farlo ci siamo affidati a esperti per poter essere preparati a intervistare persone che avessero subito un trauma e provenienti, per di più, da diverse culture del mondo, dove lo stupro ha diverso peso e la violenza di genere ha una diversa considerazione nelle rispettive società. Abbiamo imparato ad ascoltare. E abbiamo dunque deciso di andare oltre, preparando insieme a un legale un dossier con le testimonianze scritte di ciascuna delle giovani donne che aveva deciso di farsi avanti. Documenti utili a loro stesse per sporgere denuncia.

Maglio è stato arrestato nella primavera del 2014, accusato di aver stuprato una minorenne australiana. A febbraio 2015 viene pubblicata su L’Espresso e su dieci altre testate di tutto il mondo la nostra inchiesta giornalistica. Nei cinque anni successivi abbiamo seguito le vicende giudiziarie del carabiniere, ultima delle quali una condanna in primo grado nel giugno del 2019 a 14 anni e quattro mesi di carcere.

Questa è una storia di mala e buona giustizia, di buono e cattivo uso dei social media. È una storia di confini professionali che diventano sfumati nel momento in cui si è chiamati ad agire prima di tutto come cittadini ancor prima che come giornalisti.

Dopo anni trascorsi a seguire le vicende di questo caso abbiamo pensato di far sentire le voci di queste donne. Abbiamo seguito le conseguenze e l’impatto che queste vicende hanno avuto fin nell’intimo delle loro vite. Alla fine ne siamo diventati parte.

Abbiamo deciso che il modo migliore per farlo fosse quello del podcast, viaggiando da una parte all’altra del mondo, nelle aule di un tribunale e nelle stanze degli investigatori sempre a microfoni accesi.

Verified è il frutto di più di due anni di collaborazione tra IRPI e la piattaforma di podcast Stitcher. Dieci episodi che ricostruiscono e fanno sentire in viva voce sette anni di relazioni, domande, dubbi e risposte di una storia che riguarda tutti noi.

Buon ascolto.

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Il podcast è interamente in lingua inglese.

1. Maria

Un gruppo di amiche portoghesi organizzano il loro primo viaggio all’estero – un viaggio in treno in Italia. Dell’organizzazione si occupa una di loro, Maria e trovano in Leonardo, un carabiniere, un ospite con ottime recensioni online. Ma non è ciò che appare e il loro viaggio prende una brutta piega.

2. Kate

Dopo il loro straziante viaggio a Padova, Maria e le sue amiche scoprono che altre donne hanno vissuto la stessa esperienza. Vogliono fare il possibile per proteggere altre donne da Leonardo. Tuttavia Kate finisce nella loro stessa trappola.

3. Sleuths

Maria e la sua migliore amica Miriam rintracciano altre ragazze abusate da Maglio, tra cui Olga. Le donne si consolano l’un l’altra e trovano assieme la forza di reagire. Ma decidono di non potersi fare giustizia da sole, così contattano i giornalisti di IRPI per denunciare la loro storia.

4. I giornalisti

I giornalisti di IRPI si mettono al lavoro e realizzano che Leonardo non è la persona che sembra sui social network. Per procedere con precauzione, decidono di parlare con un avvocato di fiducia a Milano.

5. Belinda

Belinda è una ragazza madre con risorse limitate. In un porta viaggio in Italia con le sue due figlie minorenni, cade nella trappola di Leonardo. Ma questa volta, Leonardo sbaglia i conti.

6. L’abisso

Belinda fa scattare indagini approfondite presso la Procura di Padova. Lo “stupratore di couchsurfing” finisce sotto indagine, ma anche i poliziotti che si occupano del caso rimarranno scossi dalle scoperte.

7. Couchsurfing

Couchsurfing è stato fondato con uno spirito di ospitalità gratuita come valore comune. Oggi ha milioni di iscritti in tutto il mondo. Ma cosa succede se qualcosa va storto? Chi ne risponde?

8. Testimoniare

Le vittime viaggiano da ogni parte del mondo per testimoniare in Tribunale a Padova dove si svolgerà il processo contro Dino. Queste giovani donne hanno finalmente l’opportunità di confrontare il loro stupratore in Tribunale. Chiamati a testimoniare, oltre a vari teste, sono anche i giornalisti di Irpi.

9. Fotografia

Kate e Maria si preparano per tornare a Padova e affrontare l’ultima parte del processo. Ma prima di partire, vengono a sapere una notizia che le terrorizza.

10. La fine è un nuovo inizio

Dopo anni di lotta per ottenere giustizia, arriva il giorno della sentenza. Maria, Kate e i giornalisti di Irpi decidono di assistere all’udienza del processo di primo grado per vedere cosa decideranno i giudici: Dino verrà condannato? E la storia, finirà qui?

Foto: una delle donne insieme a una delle autrici di Verified/Eugenio Pizzorno

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