Ascesa e caduta degli angeli di Putin
Nel cerchio magico di Putin ci sono oligarchi che hanno fatto della loro ortodossia religiosa lo strumento per la propria affermazione. Con l’invasione dell’Ucraina, però, gli equilibri sono cambiati. Lo si capisce anche guardando in Italia
30 Agosto 2023

Cecilia Anesi
Raffaele Angius
Ludovico Tallarita

Èil 23 ottobre 2022 quando, in una piccola piazza nel centro di Tarquinia (Viterbo), si tiene la cerimonia di consacrazione della chiesa di Sant’Antonio Abate, anche detta chiesa della Trasfigurazione del Signore e di Sant’Antonio il Grande, secondo il canone ortodosso. Per l’occasione è arrivato direttamente dalla Russia il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Antonij di Volokolamsk, cittadina con una lunga storia religiosa a 120 chilometri a nord ovest di Mosca – al secolo Antonios Yurevich Sevryuk.

La guerra in Ucraina infuria già da diversi mesi e l’Italia, al netto dei dibattiti interni, viene considerata dal governo russo un Paese «non amichevole». In altre parole, nemico. Ciononostante, Sevryuk, che occupa il ruolo ricoperto da Kirill prima di diventare Patriarca, prende parte personalmente alla cerimonia; oltre a lui sono presenti altre figure di spicco dell’ortodossia russa in Italia. I proprietari delle mura dello stabile sono due oligarchi: Arkady Rotenberg e Konstantin Goloshchapov. L’immobile è stato congelato quando Arkady Rotenberg è stato messo sotto sanzione dall’Unione europea, nel 2014. A differenza di un bene sotto sequestro, può però continuare a svolgere la sua funzione, soprattutto se ha un valore sociale.

L'inchiesta in breve
  • Nell’ottobre 2022, quando in Ucraina si combatteva da più di sette mesi, la Russia ha inviato il Metropolita Antonij di Volokolamsk, da molti indicato come possibile successore del Patriarca Kirill, a consacrare una chiesa ortodossa a Tarquinia
  • L’immobile è di proprietà degli oligarchi Boris Rotenberg e Konstantin Goloshchapov, noto per essere il massaggiatore personale di Putin. La Guardia di finanza ha sottoposto la chiesa a congelamento nel 2014 e ha confermato la misura nel 2022. Il luogo di culto continua a essere operativo
  • La visione del mondo diffusa dalla Chiesa ortodossa russa è stata utilizzata da Putin per creare alleanze con partiti politici del mondo ultra-conservatore e infiltrare il tessuto economico, politico e culturale europeo. Ma la stagione dell’internazionale sovranista, culminata nel Congresso delle famiglie a Verona nel 2019, non ha dato gli esiti sperati e oggi le figure che l’hanno animata non sono più spendibili in pubblico
  • A livello domestico, in Russia, l’ortodossia ha rimpiazzato il comunismo come collante ideologico, permettendo a oligarchi ed ex spie del KGB di mantenere attive le proprie reti di influenza e di continuare a giustificare le proprie attività. Ma il cerchio magico di oligarchi intorno a Putin sembra scricchiolare
  • Goloshchapov e Vladimir Yakunin, ex presidente delle ferrovie russe e sostenitore del Congresso delle famiglie, sono due tra gli oligarchi più devoti alla religione. Entrambi sono soci della Athos Foundation, la società che finanzia i monasteri ortodossi sul Monte Athos, uno dei luoghi più sacri per i cristiani ortodossi. Eppure, quest’anno sono stati banditi dalla liturgia per la Pasqua ortodossa a cui ha preso parte Putin

Nei primi anni Duemila, chiese e istituzioni religiose russe in Italia sono state beneficiarie di transazioni passate da società offshore impiegate dagli uomini del Cremlino per la loro gigantesca rete di riciclaggio internazionale, la Lavanderia russa. È un dettaglio che sottolinea la vicinanza delle istituzioni ecclesiastiche russe al sistema di potere che stava costruendo Vladimir Putin, eletto presidente la prima volta nel 2000. La chiesa di Santa Caterina Martire a Roma, consacrata dalla fine del 2006, ha ricevuto donazioni da società offshore della Lavanderia russa per oltre due milioni di euro tra il 2007 e il 2008. Tra il 2008 e il 2010, invece, l’allora inviato del patriarcato di Mosca in Italia (oggi a Beirut in qualità di rappresentante del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia) ha ricevuto altre «donazioni alla chiesa ortodossa russa» – così si legge, in italiano, nelle causali dei bonifici – per oltre 435 mila dollari. Non è dato sapere quale sia l’origine di questo denaro.

Sono anni che IrpiMedia racconta l’operazione Matrioska: guerriglia politica più che scontro tra eserciti; inquinamento del discorso pubblico più che preciso dossieraggio; spaesamento collettivo più che rivoluzione. È stata la più grossa infiltrazione del tessuto economico, politico e culturale dell’Occidente, Italia compresa, dalla fine della Guerra fredda; una guerra di dati asimmetrica che ha per vittime i cittadini/elettori di qualsivoglia Paese e per risultato la dissoluzione delle categorie di vero e falso. È durata dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, fino al febbraio 2022, quando la Russia ha attaccato l’Ucraina. I suoi promotori hanno trovato nella religione un campo fertile dove coltivare nuovi contatti con il mondo dell’ultra-conservatorismo internazionale, al fine di continuare a influenzare il dibattito politico.

Per approfondire

L’internazionale identitaria, dal Congresso della famiglia a Gianluca Savoini – Il fronte culturale

Chi sono i protagonisti della rete che dall’estrema destra tradizionale si sviluppa fino al mondo pro-family. Fino alla Lega di Matteo Salvini

L’operazione di ingerenza russa nel tessuto sociale e politico europeo si è lentamente sfaldata ma l’idea che Mosca – la Terza Roma – sia destinata a portare la torcia della cristianità nel mondo dopo la caduta di Roma e Costantinopoli è sopravvissuta per secoli ed è rimasta in voga anche in seguito alla caduta della Russia zarista o dell’Unione sovietica. È un efficace collante ideologico spendibile sia in ambito domestico che internazionale e gli oligarchi che negli anni hanno investito in ambito religioso, tramite associazioni culturali e pellegrinaggi, hanno consolidato la propria posizione all’interno dei circoli vicini al Cremlino e allo stesso tempo hanno coltivato rapporti informali che sono serviti ad aumentare la diffusione della visione del mondo di Vladimir Putin all’estero.

Con l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, gli equilibri anche all’interno di questo cerchio magico putiniano, però, sembrano essersi rotti.

Che fine hanno fatto: Konstantin Malofeev

È ancora alla guida di Tsargrad TV, canale che promuove contenuti religiosi, e continua ad animare eventi culturali legati alla Chiesa ortodossa russa (è ancora uno dei vicepresidenti del Consiglio del popolo russo, un’organizzazione legata al patriarcato di Mosca fondata nel 1993 per aiutare i russi a ritrovare la fede). Le sanzioni però hanno permesso di isolarlo. Ad aprile 2022 è stato incriminato negli Stati Uniti per aver cercato di trasferire 10 milioni di dollari, insieme a un produttore televisivo americano, per l’acquisto di nuove stazioni tv in Grecia e Bulgaria, nonostante fosse sotto sanzione (già dal 2014).

Il tentativo di ucciderlo a marzo 2023: i servizi segreti russi hanno reso noto che Malofeev sarebbe stato il bersaglio di un attentato pianificato dai servizi ucraini e dal controverso leader del Corpo dei volontari russi, Denis Kapustin, noto per le sue simpatie naziste. I servizi russi sottolineano che anche Daria Dugina, figlia di uno degli alleati di Malofeev, Aleksandr Dugin, è morta in un attentato.

Che fine hanno fatto: Konstantin Malofeev


È ancora alla guida di Tsargrad TV, canale che promuove contenuti religiosi, e continua ad animare eventi culturali legati alla Chiesa ortodossa russa (è ancora uno dei vicepresidenti del Consiglio del popolo russo, un’organizzazione legata al patriarcato di Mosca fondata nel 1993 per aiutare i russi a ritrovare la fede). Le sanzioni però hanno permesso di isolarlo. Ad aprile 2022 è stato incriminato negli Stati Uniti per aver cercato di trasferire 10 milioni di dollari, insieme a un produttore televisivo americano, per l’acquisto di nuove stazioni tv in Grecia e Bulgaria, nonostante fosse sotto sanzione (già dal 2014).

Il tentativo di ucciderlo a marzo 2023: i servizi segreti russi hanno reso noto che Malofeev sarebbe stato il bersaglio di un attentato pianificato dai servizi ucraini e dal controverso leader del Corpo dei volontari russi, Denis Kapustin, noto per le sue simpatie naziste. I servizi russi sottolineano che anche Daria Dugina, figlia di uno degli alleati di Malofeev, Aleksandr Dugin, è morta in un attentato.

Premessa: come la chiesa ortodossa ha sostituito il partito comunista

Con la dissoluzione dell’Unione sovietica nei primi anni Novanta, gli ex apparatchik, i burocrati del Partito comunista, si sono ritrovati orfani di un’ideologia condivisa. L’idea di rafforzare il ruolo della chiesa ortodossa è legata alla necessità di fornire un’identità concreta al Paese odierno, spiega il professor Giovanni Savino, ex docente di storia contemporanea a Mosca, rientrato in Italia dopo l’inizio della guerra e oggi alla Federico II di Napoli: «Se dalla seconda metà degli anni Sessanta la macchina comunista comincia a incepparsi, a diventare un simulacro più che un motore vero e proprio per la maggioranza, all’interno dell’ortodossia i seguaci trovano una fede che è declinata in senso squisitamente russo, un carattere nazionale a tutti gli effetti».

Paradossalmente, dopo aver passato anni a tentare di distruggere la religione, il potere politico russo ne ha recentemente riscoperto l’efficacia come collante ideologico al servizio del Cremlino. L’avanzata dei «cekisti ortodossi (la Čeka è stata la prima organizzazione di polizia segreta sovietica, ndr) è un fenomeno che ha una sua rilevanza negli anni del putinismo e soprattutto nell’ultimo decennio, quello della svolta ultra-conservatrice di Putin, in cui i rapporti con l’Occidente si sono deteriorati», spiega Savino. I cosiddetti “cekisti ortodossi” sono figure che hanno servito nel KGB o nell’FSB, i servizi segreti russi, nel corso degli ultimi trent’anni e che nel corso degli anni Novanta e Duemila cominciano ad avere incarichi sia a livello imprenditoriale che governativo e para-governativo, consolidando la propria rete di contatti e accrescendo la propria ricchezza personale: «Si sentono dei veri e propri alfieri del mondo ortodosso russo, utilizzano i propri contatti e risorse per promuovere attivamente il tipo di visione del mondo che collima con quella di Putin», afferma Savino.

Attraverso il Cristianesimo, la Russia e i suoi circoli di eletti spirituali si propongono a tutto campo come «una struttura che presenta valori sani, genuini e tradizionali», afferma il professor Savino, giustapposta a un «Occidente in preda a una crisi di identità religiosa e valoriale», come continua a ripetere Putin. Ma soprattutto, discutere di valori e temi etico-religiosi ha lo scopo strategico di favorire accordi trasversali con partiti politici all’estero, senza dover seguire le linee troppo formali dei programmi politici.

Secondo il professor Savino l’utilizzo della Chiesa Ortodossa russa è mirato a riuscire lì dove sono fallite le alleanze politiche che hanno caratterizzato gli anni tra il 2010 e il 2020. Attraverso i canali dell’ortodossia, gli oligarchi possono «instillare una serie di valori, temi e questioni che dovrebbero far guardare naturalmente verso Est. Perché se da un lato viene affermato che esiste una questione relativa al gender, che i matrimoni omosessuali sono sbagliati, che non si ha più fede nelle tradizioni, al tempo stesso viene anche affermato che al mondo esiste una persona che ha a cuore questi temi. E quella persona si chiama Vladimir Putin».

In Italia questo fenomeno ha raggiunto l’apice con l’organizzazione del Congresso delle Famiglie (WCF) a Verona nel 2019. Avere una posizione collegata alla chiesa ortodossa ha permesso agli attori russi di interloquire con quel mondo religioso e ultra-conservatore che fonda la sua visione oscurantista della società intorno alle nozioni dio-patria-famiglia, all’omofobia e al patriarcato e trovando alleati naturali nei partiti come la Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Forza Nuova, che non hanno mancato di presenziare durante la tre giorni di conferenze e manifestazioni a Verona e di ammiccare all’avanzata dell’internazionale sovranista.

Nei fatti, però, la stagione delle alleanze politiche non ha dato i frutti sperati e ad oggi «c’è bisogno di un ricambio di quei personaggi che sono stati bruciati» dalla sovraesposizione nel dibattito pubblico. Figure centrali per il Congresso delle famiglie a Verona – come Konstantin Malofeev, Vladimir Yakunin e Alexey Komov – non godono più della stessa libertà di azione che avevano all’epoca o sono addirittura stati espulsi dal cerchio magico della chiesa ortodossa putiniana.

«Noi vediamo il perseguimento di alcune questioni valoriali ma senza la presenza di questi grandi personaggi», sostiene il Professor Savino. «Ad oggi la ricerca è volta a trovare degli altri attori che possano essere meno visibili, meno presi dall’hybris (presunzione di avere la forza di ribellarsi a chiunque, ndr), meno modello “Salvini al Papeete” o “Salvini che si fa le foto sulla piazza Rossa”, ma che siano ugualmente in grado di operare in profondità e, proprio per questa caratteristica di essere un po’ anonimi, di provare a entrare in contatto con tutta una serie di sensibilità della società italiana».

La chiesa dei Rotenberg a Tarquinia

Investire in un luogo di culto come una chiesa, quindi, svolge una funzione diversa nel portfolio degli oligarchi rispetto a operazioni più tradizionali, come l’acquisto di immobili di lusso. Pur non generando profitti, i luoghi di culto possono essere sfruttati per fare proselitismo politico, come spiega il professor Savino: «Significa utilizzare un canale che permette di arrivare laddove le strutture statali o spionistiche non possono arrivare. Permette di avere informazioni, connessioni, e di presentare le proprie posizioni in modo più nobile».

L’immobile del XIII secolo situato a Tarquinia, nella Maremma laziale, giaceva da lungo tempo in stato di semiabbandono: la chiesa di Sant’Antonio Abate è stata chiusa al culto a partire dal 1915. Per restituirla ai fedeli è stato decisivo l’arrivo della comunità ortodossa russa, che dal 2004 ha iniziato a restaurare il luogo di culto «a sue spese». Secondo quanto affermato sul sito della chiesa di Sant’Antonio Abate, l’amministrazione locale, priva delle disponibilità economiche necessarie a restaurare la struttura, aveva venduto l’immobile a patto che ricominciasse l’attività liturgica all’interno delle sue mura.

La chiesa di Sant’Antonio Abate a Tarquinia (Viterbo), eretta nel XIII secolo e chiusa al culto dal 1915. Secondo IrpiMedia, l’immobile è riconducibile ad Arkady Rotenberg – Foto: Cecilia Anesi

L’immobile è stato congelato nel 2014 a seguito delle sanzioni. A differenza di un bene sotto sequestro, può però continuare a svolgere la sua funzione, soprattutto se ha un valore sociale – Foto: Cecilia Anesi

Per quanto le visure camerali dicano diversamente, il bene è riconducibile ad Arkady Rotenberg, ed è stato congelato una prima volta nel 2014. È soltanto una delle proprietà immobiliari riconducibili al noto oligarca russo: IrpiMedia è stata in grado di ricostruire i suoi interessi in Italia e di individuare gli intermediari che negli anni lo hanno aiutato ad aggirare le sanzioni grazie a un leak di oltre 50 mila mail, divenuto noto come i #RotenbergFiles.

Comproprietario sarebbe Konstantin Goloshchapov. Questo dato si può dedurre dal contratto di comodato d’uso dell’immobile che i due firmano nel marzo 2020 a favore di Elena Antipova, presidenta dell’Associazione culturale religiosa Sant’Antonio Abate di Tarquinia e socia di un’agenzia immobiliare per clienti russi in Italia. Non è stato possibile mettersi in contatto con la donna per un commento.

Per approfondire

Chi ha permesso ai Rotenberg di sfuggire dalle sanzioni

Grazie a un leak di 50 mila documenti è possibile ricostruire una fitta rete di società e professionisti che hanno aiutato due degli oligarchi più vicini a Putin a mantenere il controllo dei propri beni

Nel 2022 la Guardia di Finanza ha scelto di riconfermare l’immobile nella lista dei beni congelati, assieme ad un secondo immobile di pregio che i due oligarchi posseggono di fronte alla chiesa: un vero e proprio palazzo storico con un muro di cinta aperto solo da un portone di vetri a piombo. Sia il palazzo che la chiesa sono date in comodato d’uso all’Associazione Culturale Religiosa Sant’Antonio Abate, garantendo così ai fedeli di continuare a seguire le attività liturgiche. Circostanza che ha generato polemiche tra la popolazione locale: secondo quanto affermato dallo ieromonaco di Tarquinia Avel Usachev alla stampa locale, all’epoca la struttura ospitava 14 rifugiati ucraini. «Si colpisce la Chiesa Ortodossa che ospita e aiuta i profughi ucraini e si lasciano libere le ONG di scorrazzare per il Mediterraneo con centinaia di sbarchi incontrollati tutti i giorni», ribadiva la testata Etruria News, la stessa che ha diffuso il contratto di comodato d’uso relativo alla Chiesa di Sant’Antonio Abate.

L’inaugurazione della chiesa è stata celebrata al cospetto di personalità importanti, nonostante la guerra fosse in corso da oltre sette mesi e l’Italia riconosciuta ormai come Paese ostile. Ad officiare la cerimonia è stato Sevryuk in persona, l’uomo indicato da molti studiosi come il possibile successore del Patriarca Kirill. Si tratta di una figura che incarna alla perfezione il connubio russo tra religione e politica: il 19 gennaio 2023, poco più di due mesi dopo la consacrazione della chiesa a Tarquinia, il Metropolita di Volokolamsk – al secolo Sevryuk – nel suo discorso al Consiglio di Sicurezza dell’ONU critica duramente l’esercito ucraino, colpevole secondo lui di portare avanti una «persecuzione politica di massa» nei confronti dei cristiani ortodossi del Paese.

Il Ministero della cultura (Mibac) non ha ancora risposto alle richieste di chiarimento di IrpiMedia in merito a quanto fossero informati rispetto alla presenza delle importanti personalità religiose russe in Italia.

Che fine hanno fatto: Vladimir Yakunin

Membro del KGB fino al 1995, poi imprenditore di successo. Presidente delle ferrovie russe dal 2005 al 2015, secondo quanto ricostruisce iStories, le sue dimissioni sarebbero state spinte dai fratelli Rotenberg, i quali volevano mettere le mani sul principale monopolio statale russo. Sempre i Rotenberg, avrebbero poi fatto piazza pulita dei fornitori vicini a Yakunin, a vantaggio dei loro alleati. Nel corso degli anni, Yakunin ha mantenuto la sua sfera di potere attraverso numerose associazioni vicine alla chiesa ortodossa. Il suo ruolo, rispetto al passato, si è molto ridimensionato.

La fondazione di Sant’Andrea il Primo chiamato: Nella sua autobiografia del 2018 The Treacherous Path (Il sentiero insidioso), Yakunin scrive che le organizzazioni caritatevoli sono uno dei «potenziali pilastri sul quale si fonda una società basata sui valori». Aggiunge di essersi «personalmente coinvolto» con la Fondazione del Santo Venerabile Apostolo Andrej il Primo Chiamato, di cui è diventato «anni dopo» presidente. La fondazione consegna le principali reliquie cristiane ai parrocchiani della Chiesa ortodossa russa» e che «consegna ogni anno da Gerusalemme il Santo Fuoco che scende dal cielo durante il periodo pasquale», si legge sul suo sito. È ancora attivo nell’organizzazione. Nel 2014, l’anno dell’inizio dell’Operazione Matrioska, ha organizzato il viaggio di diversi attivisti europei pro-life, incluso l’italiano Antonio Brandi, al Forum internazionale delle famiglie numerose e del futuro dell’umanità che si è tenuto a Mosca.

Le somiglianze con il caso della Certosa di Trisulti

Il vento che negli anni passati ha gonfiato le vele dell’internazionale sovranista, tuttavia, non soffiava soltanto da Est. La strumentalizzazione del dibattito pubblico sui diritti civili dei cittadini europei, veicolata attraverso il mondo ecclesiastico di fede cristiana, è passata anche da operazioni che coinvolgevano individui statunitensi. Utilizzando modalità e contenuti che talvolta ricordano in maniera smaccata quelle messe in atto dai russi.

L’operazione legata alla chiesa di Sant’Antonio a Tarquinia, ad esempio, ricorda per molti versi quella effettuata da Steve Bannon presso la Certosa di Trisulti, in provincia di Frosinone. In entrambi i casi si tratta di luoghi che difficilmente si possono considerare strategici e che non sono interessati da grandi flussi di turismo o pellegrinaggio. E forse anche per questo adatti alla costruzione di un centro spirituale per aggregare in Europa personaggi e attivisti legati al mondo religioso, ma soprattutto al mondo conservatore, senza destare scalpore.

Anche la Certosa di Trisulti, un bene culturale risalente al 1204, è sottoposta ai vincoli del Mibact, che nel giugno del 2017 scelse, attraverso un bando, di affidare la struttura all’organizzazione religiosa senza scopo di lucro Dignitatis Humanae Institute (DHI). Quest’ultima avrebbe pagato un affitto particolarmente conveniente – 100 mila euro annui – a patto di farsi carico di alcune importanti opere di restauro e manutenzione. Il direttore del DHI era un cittadino inglese chiamato Benjamin Harnwell (tutt’oggi collaboratore di Bannon), mentre l’unico finanziatore noto risultava essere l’ex stratega di Donald Trump, Steve Bannon. Nell’organigramma del DHI figuravano anche figure controverse come il Cardinale Raymond Leo Burke, noto per la sua veemente opposizione a Papa Francesco. Il piano di Bannon e soci, destinato a naufragare prima ancora di partire, era quello di realizzare una scuola per “gladiatori sovranisti” all’interno del monastero certosino di proprietà del Polo Museale della Regione Lazio.

Per mettere insieme un progetto così ambizioso Steve Bannon aveva preso come modello due scuole già esistenti. La prima era gestita da Marion Maréchal Le Pen, a Lione, e poneva l’enfasi sugli insegnamenti della cultura giudaico-cristiana. La seconda era la scuola politica della Lega, il cui fautore principale era Armando Siri. In entrambi i casi, si tratta pressochè degli stessi referenti politici che interagivano con l’ortodossia russa.

Se il modus operandi e gli attori politici sono simili, non stupisce che lo fossero anche i contenuti diffusi da queste organizzazioni. Durante le trasmissioni radio andate in onda sull’emittente alt-right statunitense Breitbart, Harnwell affermò di essere «convinto dell’esistenza di un movimento internazionale guidato da organizzazioni come l’ONU e l’Unione europea per ridurre la popolazione globale» attraverso il ricorso, sempre più diffuso, a metodi contraccettivi, aborto e matrimonio omosessuale.

Una convinzione tale, quella di Harnwell, da spingerlo ad affermare che «le origini del movimento pro-aborto sono diaboliche». Ma non solo: Harnwell era convinto che in Vaticano si stesse svolgendo una vera e propria guerra civile e che era arrivato il momento «di scegliere da che parte stare». Una messaggistica del tutto congruente con quella che venne diffusa e amplificata attraverso la kermesse del Congresso delle Famiglie, sponsorizzata da oligarchi come Konstantin Malofeev e Vladimir Yakunin, a cui presero parte numerose organizzazioni della galassia ultra-conservatrice, come quelle dirette in tempi recenti da Ignacio Arsuaga e Luca Volontè.

Che fine hanno fatto: Vladimir Yakunin


Membro del KGB fino al 1995, poi imprenditore di successo. Presidente delle ferrovie russe dal 2005 al 2015, secondo quanto ricostruisce iStories, le sue dimissioni sarebbero state spinte dai fratelli Rotenberg, i quali volevano mettere le mani sul principale monopolio statale russo. Sempre i Rotenberg, avrebbero poi fatto piazza pulita dei fornitori vicini a Yakunin, a vantaggio dei loro alleati. Nel corso degli anni, Yakunin ha mantenuto la sua sfera di potere attraverso numerose associazioni vicine alla chiesa ortodossa. Il suo ruolo, rispetto al passato, si è molto ridimensionato.

La fondazione di Sant’Andrea il Primo chiamato: Nella sua autobiografia del 2018 The Treacherous Path (Il sentiero insidioso), Yakunin scrive che le organizzazioni caritatevoli sono uno dei «potenziali pilastri sul quale si fonda una società basata sui valori». Aggiunge di essersi «personalmente coinvolto» con la Fondazione del Santo Venerabile Apostolo Andrej il Primo Chiamato, di cui è diventato «anni dopo» presidente. La fondazione consegna le principali reliquie cristiane ai parrocchiani della Chiesa ortodossa russa» e che «consegna ogni anno da Gerusalemme il Santo Fuoco che scende dal cielo durante il periodo pasquale», si legge sul suo sito. È ancora attivo nell’organizzazione. Nel 2014, l’anno dell’inizio dell’Operazione Matrioska, ha organizzato il viaggio di diversi attivisti europei pro-life, incluso l’italiano Antonio Brandi, al Forum internazionale delle famiglie numerose e del futuro dell’umanità che si è tenuto a Mosca.

La parabola discendente dei due “oligarchi pii”

Nonostante il basso profilo e una vita apparentemente devota alla religione, anche Konstantin Goloshchapov, noto alle cronache internazionali come il massaggiatore personale di Putin, e Vladimir Yakunin sono tra gli oligarchi che in tempi recenti hanno visto scricchiolare la propria posizione.

Nell’aprile 2023, infatti, Goloshchapov e Yakunin – altro cofondatore, nel 2005, della Russian Athos Society – hanno viaggiato insieme a Mosca, dove Goloshchapov mancava da mesi, per portare il Fuoco Sacro simboleggiante la resurrezione di Cristo. La tradizione ortodossa vuole che il giorno prima della Pasqua, il cosiddetto Sabato Santo, nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme si accenda spontaneamente un fuoco, utilizzato a sua volta per accendere delle candele da portare nei vari Paesi ortodossi per celebrare le liturgie pasquali. Fondazioni e organizzazioni religiose come quelle di Yakunin e Goloshchapov svolgono questa sacra staffetta.

Secondo quanto riportato da influenti canali Telegram russi – e di cui si fatica a trovare conferma a mezzo stampa – Putin avrebbe negato l’accesso alla Cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca a Yakunin e Goloshchapov. Il rituale sarebbe stato celebrato per la prima volta senza il Fuoco Sacro e ai due oligarchi sarebbe stato consentito di entrare nella cattedrale soltanto dopo l’uscita di Putin.

Si tratterebbe di uno smacco gigantesco per due oligarchi che hanno fatto della propria devozione religiosa un cavallo di battaglia, dentro e fuori dal Paese. Basti pensare che Goloshchapov, oltre a essere noto per il suo ruolo di massaggiatore di Putin, è conosciuto in Russia con l’appellativo di “Padre” per via della sua fede incrollabile e l’abitudine a citare versetti della Bibbia. Anche se c’è chi pensa che il soprannome gli sia stato affibbiato dopo un arresto a San Pietroburgo nel 1979, quando vendeva antiche icone religiose trafugate.

Negli anni il “Padre” ha sviluppato un legame particolare con l’Italia: sua moglie è proprietaria di un piccolo museo nella cittadina toscana di Vinci, mentre lui ha frequentato la chiesa di Tarquinia anni prima della consacrazione officiata da Sevryuk. Inoltre, era solito organizzare pellegrinaggi religiosi per figure di rilievo russe a Bari, dove sono conservate le reliquie del santo a cui gli ortodossi sono più devoti: San Nicola. L’attivismo di Goloshachapov, però, non ha impedito che la sua reputazione fosse intaccata in tempi recenti. La sua situazione si è aggravata a tal punto che il 21 giugno 2022 è stato ripreso da una telecamera di sicurezza mentre fuggiva in Bielorussia a bordo di una BMW nera. Il giorno dopo, il 22 giugno, una retata di polizia ha colpito le sue società e Goloshchapov è stato formalmente accusato di appropriazione indebita di fondi pubblici.

A rendere le circostanze ancora più misteriose, tre giorni dopo le perquisizioni presso le proprietà di Goloshchapov, suo figlio Dmitry è morto in circostanze misteriose. Un fatto che verrà divulgato soltanto l’11 novembre quando, durante un funerale per un plenipotenziario sovietico, il governatore di San Pietroburgo si fermò a lasciare dei fiori anche su un’altra tomba – quella del giovane Goloshchapov – destando l’attenzione dei giornalisti presenti. Ad oggi sussistono forti dubbi sul collegamento tra la morte di Dmitry Goloshchapov e la fuga del padre dalla Russia (si veda il box Goloshchapov, l’oligarca caduto in disgrazia).

Anche Vladimir Yakunin, bloccato fuori dalla Cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca insieme a Goloshchapov, si trova a dover lottare per mantenere il suo status privilegiato. E non è la prima volta: il Cremlino, infatti, parve non apprezzare la richiesta di suo figlio Andrey della cittadinanza inglese nel 2015. Lo stesso anno in cui Yakunin venne tagliato fuori dalla presidenza delle ferrovie russe, a vantaggio di un uomo molto vicino ai Rotenberg, che hanno cominciato da allora a vincere anche gli appalti ferroviari con le loro società. Nella Russia dello zar Vladimir Putin, d’altronde, la posizione di qualsiasi suddito può essere messa in dubbio da un momento all’altro. E mentre la guerra in Ucraina non accenna a rallentare, dagli oligarchi viene richiesta una fedeltà sempre più assoluta. Praticamente, religiosa.

Che fine hanno fatto: Konstantin Goloshchapov

Amico di vecchia data di Putin, con il presidente russo e i fratelli Rotenberg Goloshchapov condivide la passione per le arti marziali. Divenuto noto come il “massaggiatore di Putin”, nel 2001 insieme ad Arkady Rotenberg fonda la banca SMP, oggi nelle top 20 delle banche russe più ricche. Goloshchapov però rinuncia presto alla direzione della banca, lasciando il posto al fratello di Arkady, Boris Rotenberg. Un comportamento che replicherà in numerosi investimenti, anche in Italia.

Prima del tentativo – fallito – di riallacciare i rapporti con Putin a Pasqua 2023, viene avvistato per l’ultima volta il 21 giugno 2022 mentre varca il confine bielorusso a bordo di un’auto. Fuggiva dalla Russia dopo aver ricevuto una soffiata circa un’imminente operazione di polizia legata a un’accusa di appropriazione indebita di fondi pubblici. Retata che effettivamente avviene il 22 giugno, quando Goloshchapov aveva già fatto perdere le sue tracce. A rendere le circostanze ancora più misteriose, tre giorni dopo le perquisizioni presso le sue proprietà, il figlio di Konstantin, Dmitry Goloshchapov è morto in circostanze poco chiare.

La fondazione Athos Society: Goloshchapov, conosciuto in certi ambienti con l’appellativo di “Padre” per la sua fervente devozione, è fondatore dell’organizzazione che sostiene i monasteri del Monte Athos, luogo sacro per l’Ortodossia Cristiana visitato da Putin in persona, oltre che dal Patriarca Kirill. Secondo la testata russa Novaya Gazeta, la lista dei membri della Russian Athos Society annovera personaggi come Sergei Shoigu, l’attuale Ministro della difesa della Federazione Russa, Yury Chaika, ex procuratore generale e Vladimir Yakunin, ex magnate delle ferrovie russe.

CREDITI

Autori

Cecilia Anesi
Raffaele Angius
Ludovico Tallarita

Editing

Lorenzo Bagnoli

Foto di copertina

Vladimir Putin durante le celebrazioni della Pasqua ortodossa, il 16 aprile 2023
(Getty)

Che fine hanno fatto: Konstantin Goloshchapov


Amico di vecchia data di Putin, con il presidente russo e i fratelli Rotenberg Goloshchapov condivide la passione per le arti marziali. Divenuto noto come il “massaggiatore di Putin”, nel 2001 insieme ad Arkady Rotenberg fonda la banca SMP, oggi nelle top 20 delle banche russe più ricche. Goloshchapov però rinuncia presto alla direzione della banca, lasciando il posto al fratello di Arkady, Boris Rotenberg. Un comportamento che replicherà in numerosi investimenti, anche in Italia.

Prima del tentativo – fallito – di riallacciare i rapporti con Putin a Pasqua 2023, viene avvistato per l’ultima volta il 21 giugno 2022 mentre varca il confine bielorusso a bordo di un’auto. Fuggiva dalla Russia dopo aver ricevuto una soffiata circa un’imminente operazione di polizia legata a un’accusa di appropriazione indebita di fondi pubblici. Retata che effettivamente avviene il 22 giugno, quando Goloshchapov aveva già fatto perdere le sue tracce. A rendere le circostanze ancora più misteriose, tre giorni dopo le perquisizioni presso le sue proprietà, il figlio di Konstantin, Dmitry Goloshchapov è morto in circostanze poco chiare.

La fondazione Athos Society: Goloshchapov, conosciuto in certi ambienti con l’appellativo di “Padre” per la sua fervente devozione, è fondatore dell’organizzazione che sostiene i monasteri del Monte Athos, luogo sacro per l’Ortodossia Cristiana visitato da Putin in persona, oltre che dal Patriarca Kirill. Secondo la testata russa Novaya Gazeta, la lista dei membri della Russian Athos Society annovera personaggi come Sergei Shoigu, l’attuale Ministro della difesa della Federazione Russa, Yury Chaika, ex procuratore generale e Vladimir Yakunin, ex magnate delle ferrovie russe.