#EuArms
Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Italia. Sono i quattro Paesi dell’Unione europea che finiscono nella top ten degli esportatori di armi pesanti in tutto il mondo. Insieme, pesano il 22,6% del totale: meno degli Stati Uniti, al 36%, ma più della Russia, al 21%. Il mercato, nel suo complesso, nel quinquenni 2015-2019 è aumentato del 5,5% rispetto al precedente e del 20% se si compara il dato al 2005-2009. Per arrivare a un volume di transazioni superiore, bisogna tornare ai tempi della Cortina di ferro. Lo affermano i dati del più recente rapporto del Sipri, think tank che si occupa di monitorare il mercato legale delle armi di base a Stoccolma. Le regole europee prevedono che le esportazioni di armi pesanti non siano possibili in teatri di guerra. Ma si fermano alla verifica su carta, di chi firma gli acquisti. Non verifica il beneficiario ultimo degli armamenti.
Sulla base di questa lacuna d’informazioni, il collettivo di giornalisti olandese Lighthouse Reports ha cominciato a tracciare i carichi, partendo dai documenti ufficiali e scandagliando fonti aperte su internet dalle quali ricostruire il percorso delle armi. Il lavoro, cominciato nel 2018, è ancora in corso.
Al momento una prima ricerca si è svolta in Olanda, Italia, Germania, Francia, Spagna e Belgio, grazie al supporto di Bellingcat, gruppo specializzato in ricerche online su fonti aperte.
I grandi importatori di armi e il bando per i Paesi in guerra
I risultati finora raggiunti permettono di dimostrare, ancora una volta, la totale assenza di trasparenza e la palese violazione del diritto internazionale in tema di export delle armi, anche quando le carte sono tutte in regola. I veri consumatori dell’industria della guerra sono sempre i Paesi in conflitto o quelli limitrofi.
#EuArms è una inchiesta aperta e in corso di svolgimento.

Prelati e mediatori per portare armi italiane in Polonia
Con l’arrivo di Andrzej Duda al potere in Polonia salta l’accordo del precedente governo con la francese Airbus per la vendita di elicotteri militari. Il nuovo appalto viene vinto da Leonardo. Tra i due eventi, le lettere di Mario Benotti e Zygmunt Zimowski

Le armi tedesche alla Russia
Rheinmetall, primo produttore di armi in Germania, è entrata nel mercato russo con una commessa di oltre 100 milioni di euro. Un pagamento di oltre cinque milioni di euro potrebbe aver facilitato l’accordo

Myanmar, fuori Telenor, dentro M1 Group: il regime di sorveglianza alla fase 2
L’azienda norvegese di Stato svende la sua succursale birmana alla libanese M1, già vista in Siria e Sudan. Nuovi timori per gli oppositori. L’esercito birmano intanto impedisce agli investitori stranieri di lasciare il Paese

L’export dei software di sorveglianza fra triangolazioni e opacità
Senza rivedere la filiera autorizzativa su licenze ed esportazioni dei beni a doppio uso il sistema rischia di essere obsoleto e i casi Myanmar si moltiplicheranno

Myanmar, lo stato di sorveglianza che aggira l’embargo dell’Ue
Il blocco europeo vieta l’export di beni dual use e altre tecnologie in quanto possibili strumenti di repressione. Documenti dei ministeri birmani però mettono in dubbio che sia stato rispettato

Guerra in Libia, i “legami invisibili” di Airbus e Dassault Systèmes
Nonostante l’embargo e la guerra civile in corso, le due aziende europee forniscono ancora servizi di manutenzione e di formazione. Contribuendo, così, a crimini di guerra

Nave saudita carica di armi: da Genova a Livorno fino a Cagliari
Doveva attraccare a Le Havre, ma i pacifisti lo hanno impedito. Ora è attesa nel porto del capoluogo ligure dove sono attese proteste. Ma la Bahri Yanbu non è nuova agli approdi nella penisola

Turkmenistan, dal 2012 l’Italia ha venduto armamenti per 257 milioni di euro
Turkmenistan, dal 2012 l’Italia ha venduto armamenti per 257 milioni di euro
CREDITI
Autori
Lorenzo Bagnoli
Lorenzo Bodrero
Matteo Civillini
Riccardo Coluccini
Ha collaborato
Leone Hadavi
Frederik Richter