9 Aprile 2020 | di Matteo Civillini, Luca Rinaldi
Turbativa d’asta e inadempimento di contratti per pubbliche forniture. Queste le accuse che la procura di Roma ha mosso nei confronti dell’imprenditore quarantaduenne Antonello Ieffi. Le indagini sono partite in seguito a una denuncia di Consip, la centrale acquisti della Pubblica amministrazione, riguardante il lotto 6 della gara da 15,8 milioni di euro relativa alla fornitura di oltre 24 milioni di mascherine chirurgiche. L’imprenditore presentatosi come interlocutore della società aggiudicataria, la Biocrea societa agricola a responsabilità limitata, si impegnava, scrivono gli inquirenti «alla consegna dei primi 3 milioni di mascherine entro tre giorni dall’ordine».
Le mascherine promesse? Inesistenti
Tuttavia fin dai primi contatti con Consip alcune questioni non tornano: Ieffi interloquisce con la stazione appaltante ma non risulta nella compagine societaria di Biocrea, e in seconda battuta inizia a lamentare l’esistenza di problematiche organizzative relative al volo di trasferimento della merce. L’imprenditore sostiene che la merce sia già disponibile presso un punto di stoccaggio in Cina, tuttavia la situazione non si sblocca e la prima consegna prevista dal contratto va dunque a vuoto. A questo punto l’Agenzia delle dogane avvia un controllo presso l’aeroporto cinese di Guangzhou Baiyun: carico inesistente.
Parte la segnalazione di Consip alla procura e gli uomini della Guardia di Finanza scoprono, tra le altre cose che la stessa Biocrea aveva posizioni debitorie per alcune violazioni tributarie per oltre 150 mila euro. Posizioni non dichiarate in sede di ammissione alla gara di appalto che ne avrebbero determinato l’immediata esclusione. Da qui l’immediato annullamento di Consip in autotutela dello scorso 19 marzo.
Il Gip: «Una giocata d’azzardo sulla salute pubblica»
Nella ricostruzione degli inquirenti emerge come Biocrea fosse una scatola vuota intestata a un prestanome. Nonostante ciò e accettando il rischio di non essere in grado di adempiere alla fornitura Ieffi partecipa alla gara: «una puntata d’azzardo – scrive il Gip di Roma nell’ordinanza – giocata sulla salute pubblica e su quella individuale di chi attendeva, e attende, le mascherine, che bene rende la capacità a delinquere del soggetto».
Ieffi però non si perde d’animo e con un’altra società prova ad aggiudicarsi un nuovo appalto, quello relativo alla fornitura di occhiali protettivi, tute di protezione, camici e soluzioni igienizzanti. Una partita da oltre 73 milioni di euro che l’imprenditore decide di giocare con la Dental Express H24. Società dalla inesistente capacità economica e con un socio e membro del consiglio di amministrazione con alle spalle precedenti penali per occultamento di scritture contabili. Emergerebbero inoltre dagli atti le segnalazioni recenti di ben quindici operazioni sospette per riciclaggio.
Le società britanniche aperte tramite Formations House
Trait d’union delle operazioni di Ieffi è la E-Building. Una holding che – stando a quanto affermato dall’imprenditore – racchiuderebbe interessi milionari che spaziano dallo sviluppo di tecnologie per l’energia rinnovabile alla compravendita di crediti deteriorati. La sede è al numero 8 di via Montenapoleone, cuore della moda milanese. Indirizzo di prestigio che però combacia con quello di un servizio di “affitto ufficio virtuali”. Anche a Londra, dove compare in diverse società dai primi anni 2000, Ieffi si sarebbe affidato a un noto “formations agent”, ovvero chi apre aziende per conto terzi. Si tratta di Formations House, a cui negli anni si sono rivolti, tra gli altri, gli eredi della famiglia Riina, colletti bianchi al servizio di uomini della camorra e imprenditori iraniani sotto sanzione, come rivelato in passato da IrpiMedia e La Stampa.
Formations House
I “formation agents” sono società che aprono aziende per conto terzi. Formations House, al 29 di Harley Street, a Londra, è tra questi: ha aperto oltre 400 mila aziende iscritte al registro del commercio di Sua Maestà. Tra i numerosi clienti, però, qualcuno non avrebbe avuto i documenti in regola per passare un banale controllo dell’antiriciclaggio inglese.
Qui la serie di IrpiMedia #29Leaks sulla vicenda di Formations House, in partnership con La Stampa.