#OperazioneMatrioska
Cecilia Anesi
Lorenzo Bagnoli
Martin Lane
«Non so a che ora sia la cena», scrive Marina. «Non importa, gli italiani amano mangiare e bere – sempre!!», replica Robert. «Dimenticavo. I regali sono importanti per i giornalisti, visto che ce ne sarà una folla. Molti fotografi», ricorda Marina. «Certamente. Porteremo un sacco di bei regali e i vini migliori, vetri di Murano, dobbiamo solo sapere per quante persone», replica Robert entusiasta. “Marina” è Marina Klebanovich, attivista russo-polacca con un’ampia rete di contatti nell’ambiente delle destre europee. Si sta scambiando messaggi con Robert Stelzl, noto attivista pro Russia austriaco. Nonostante il tono molto informale, la comunicazione ha uno scopo ufficiale: Klebanovich è la segretaria di Sargis Mirzakhanian, un lobbista russo esperto di comunicazione che ha superato da poco la trentina, dal volto pulito e paffuto, spesso sorridente nelle foto che appaiono sui social.
Lavorando per Mirzakhanian, Marina da due mesi è impegnatissima nell’organizzazione, a ottobre 2016, di una visita di una delegazione di politici e imprenditori italiani in Crimea, all’epoca già sotto sanzioni. Obiettivo ufficiale del viaggio era aumentare gli scambi commerciali, nonostante le disposizioni europee. Non è l’unico evento del genere a cui lavora Klebanovich: ce n’era stato in precedenza uno a maggio 2016 e ce ne sarà un altro ad aprile 2017. Gli italiani sono spesso presenti: politici per lo più di Consigli regionali accompagnano delegazioni di imprenditori.
Oltre alla ricerca di nuovi business, si creano anche alleanze politiche che mirano a ostacolare il piano europeo di sanzionare la Russia. La regia unica di questi incontri è rimasta un segreto fino a quando un gruppo di attivisti ucraini ha hackerato la casella di posta di Sargis Mirzakhanian.
L’inchiesta
Le informazioni di cui diamo conto provengono da un corpo di circa 20 mila email hackerate da attivisti ucraini, risalenti al periodo tra il 2007 e il 2017. Alcune di queste comunicazioni, sono già apparse su alcuni media internazionali.
Qui l’inchiesta in inglese su Occrp e il capitolo in inglese sui politici italiani.
Sargis Mirzakhanian, il megafono della propaganda
Le e-mail – oltre 20 mila – dimostrano che Mirzakhanian era in contatto con diversi alti papaveri del Cremlino. L’organizzazione del lobbista, che non risulta sul registro imprese russo, si chiama International Agency for Current Policy, IACP. Non si conoscono le sue fonti di finanziamento, eppure, come scrive Marina Klebanovich nella mail, il think tank si è prodigato per finanziare incontri, conferenze, viaggi di osservatori internazionali. In alcune presentazioni interne, si legge che l’organizzazione si definisce «un ristretto gruppo di professionisti» che si riunisce con lo scopo di «cooperare con i principali partiti e politici europei».
A partire da dicembre 2020, alcune email di Mirzakhanian sono apparse in diverse testate in lingua russa e ucraina. Ukraïns’ka pravda, giornale ucraino filo-europeista, in un articolo di Tatiana Popova – ex vice ministra dell’Informazione tra il 2015 e il 2016 – parla di campagne d’informazione tese a fomentare i movimenti di separatisti russi in città come Odessa o Dnipro, due delle città oggi fortemente coinvolte nel conflitto in Ucraina. Il portale di notizie My.Ua riferisce di contatti tra Mirzakhanian e Aram Petrosyan, uno dei principali leader della controrivoluzione che ha fatto seguito a piazza Maidan (vedi il box L’annessione della Crimea e la guerra in Donbass) negli anni più caldi, tra il 2014 e il 2015.
Sargis Mirzakhanian, fino al 2021, è stato una sorta di agente della propaganda russa, che ha iniziato la gavetta facendo l’assistente parlamentare di Igor Zotov. Sul curriculum si descrive come esperto di media e di relazioni internazionali, oltre che nell’organizzazione di eventi. Oggi, stando al profilo di VKontante, il Facebook russo, si dedica ad altro.
Tra le email si trovano circa un migliaio di messaggi scambiati con Inal Arnzinba, classe 1990, che nel 2021 è stato nominato ministro degli Esteri del governo della Repubblica autonoma filo-russa dell’Abkhazia, regione della Georgia invasa nel 2008 da Vladimir Putin. All’inizio della carriera, nel 2014, è stato assistente di Vladislav Surkov, l’uomo che nei primi del Duemila ha creato il partito di Putin, Russia Unita. Surkov ancora oggi è considerato uno dei consiglieri di Vladimir Putin che più ha influito nella decisione di invadere l’Ucraina.
A conferma del coinvolgimento di politici di primo piano nei piani di Mirzakhanian, nel leak si trova un inoltro di email in cui sono coinvolti Zotov, Mirzakhanian, Arnzinba e Petrosyan: attivisti filorussi scrivono di avere bisogno di «supporto informativo, organizzativo e finanziario» per poter ricostituire una formazione politica. Questo è stato il lavoro dello IACP.
Obiettivo Ucraina
L’inizio della guerra di Vladimir Putin all’Ucraina, come abbiamo già scritto, scatta con la destituzione – promossa dal movimento di piazza Maidan – di Viktor Yanukovich, presidente vicino allo stesso Putin. Era il febbraio del 2014. Un mese dopo, a seguito di un finto referendum imposto da Mosca, la Crimea si è dichiarata indipendente dall’Ucraina e ha dichiarato la volontà di annettersi alla Russia con lo status di “Repubblica autonoma”. Nessuno, a parte gli alleati di Vladimir Putin, l’ha mai riconosciuta come tale.
A seguito dell’annessione, l’Unione europea ha cominciato a mettere sotto sanzione persone fisiche e persone giuridiche che hanno favorito l’annessione della Crimea. Accadrà lo stesso a partire dal febbraio 2022, all’inizio dell’invasione dell’Ucraina: da allora la lista dei sanzionati si è molto allungata. Ancora oggi gli effetti reali delle sanzioni sulla Russia sono molto discussi, però fin da subito diverse associazioni di imprenditori che hanno relazioni con Mosca e diversi politici hanno lamentato gli effetti economici interni della scelta dell’Europa. Alcune formazioni di estrema destra – identitarie e sovraniste, contrarie all’idea di un’Europa sempre più unita e integrata – hanno sfruttato questa tensione per costruire consenso, facendo propria la campagna anti-sanzioni.
La definizione: Guerra ibrida
Con “guerra ibrida” s’intende quella strategia militare che unisce alla guerra convenzionale anche attacchi hacker, strumenti di disinformazione, condizionamento politico nel Paese avversario. La Russia è tra i Paesi più noti per adottare questa serie di tecniche.
Le attività di IACP si sono concentrate nel promuovere un atteggiamento più morbido sulle sanzioni, uno dei principali obiettivi diplomatici della Russia in questi anni. Sono andate molto al di là di organizzare i viaggi per convegni e pagare le spese dei partecipanti. Il think tank ha anche reclutato osservatori internazionali per le elezioni amministrative locali del 2017 in Russia insieme alla Fondazione russa per la pace, organizzazione di Leonid Slutsky, a lungo deputato di primo piano della Duma.
Il codice di condotta degli osservatori internazionali prevede che non «accettino finanziamenti o supporto logistico dal governo di cui osservano le elezioni, dato che questo potrebbe far sorgere un conflitto di interessi e minare la credibilità e la qualità dei risultati della missione». Nel database invece c’è un elenco di undici osservatori europei – tra cui gli eurodeputati Jaromir Kohlicek della Repubblica ceca, Dominique Bilde (Francia) e Andre Elissen (Paesi Bassi), insieme al deputato belga Aldo Carcaci – in una tabella con in calce la voce «Stima: 68 mila euro», presumibilmente riferibile al costo del loro viaggio.
«Le false missioni di osservazione elettorale sono spesso la porta d’ingresso per altre attività che potrebbero concludersi in relazioni di tipo economico o corruzione», afferma in un’intervista a Occrp Stefanie Schiffer, presidentessa del board della European Platform for Democratic Elections (EDPE), organizzazione che monitora le attività degli osservatori elettorali internazionali. Un articolo dell’Economist del 2017 riprende una stima secondo cui oggi circa l’80% delle elezioni mondiali è monitorata, contro il 30% degli anni Ottanta. La figura dell’osservatore è stata istituita dai Paesi europei nel 1857 per osservare le condizioni in cui votavano gli elettori di due regioni dell’odierna Romania. In pratica, quindi, farne uso significa adattarsi a uno standard internazionale.
Le inchieste di IrpiMedia sulla propaganda russa
#OperazioneMatrioska è l’inchiesta che IrpiMedia ha condotto tra il 2019 e il 2022 sul modo in cui la Russia ha cercato di condizionare l’opinione pubblica europea e su come i partiti di estrema destra in Europa abbiano cercato di costruirsi una nuova narrazione attraverso l’immagine della Russia come paladini dei valori tradizionali contro l’Unione europea “mondialista”. L’abbiamo definita Operazione Matrioska perché i suoi protagonisti, come delle matrioske, appaiono in un modo all’esterno, ma all’interno contengono altri legami, altri interessi.
#DisegnoNero è l’inchiesta che IrpiMedia ha condotto nel 2022 insieme alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli sulle nuove destre europee. È stato un viaggio tra Italia, Francia, Germania e Polonia alla ricerca degli elementi che hanno contraddistinto la crescita nei consensi delle destre europee, tanto alleate quanto difformi le une dalle altre.
Vladegamberi, l’uomo di IACP in Veneto
In Italia, l’uomo di IACP è Stefano Valdegamberi. Consigliere regionale del Veneto, nel 2020 è stato eletto nella lista a sostegno del presidente leghista Luca Zaia, seppur non tesserato con la Lega. Quando il 28 ottobre 2020 si sono costituiti i gruppi consiliari, Valdegamberi ha scelto di presiedere il Gruppo Misto.
Se la Lega dopo l’invasione russa ha cercato di minimizzare le sue attuali relazioni con la Russia, Valdegamberi invece non ha mai fatto nulla per nasconderle: «La Risoluzione che indica la Russia come stato terroristico è un grave errore dell’Unione europea che fomenta il conflitto, falsando la verità storica. L’Europa ha perso una grande occasione per promuovere la pace», scriveva pochi giorni dopo che il Parlamento europeo ha votato quel provvedimento. Le dichiarazioni sono state ospitate dal sito dell’associazione Amici della Crimea, di cui Valdegamberi fa parte.
Ad Amici della Crimea appartengono anche osservatori internazionali che hanno partecipato a referendum promossi dalla Russia in regioni poi annesse con la forza: in Donbass, l’ultimo in ordine di tempo, Crimea, Ossezia del Sud e Abkhazia. Osservatori quindi che hanno certificato annessioni mai riconosciute dalla comunità internazionale. Lo stesso Valdegamberi è stato osservatore internazionale in Catalogna nel 2014, (IrpiMedia e Occrp hanno raccontato una strana operazione con cui degli emissari russi hanno cercato di rifornire di armi e criptovalute gli indipendentisti catalani), in Crimea nel 2018 e in Russia nel 2021. Ma torniamo al 2016, per capire quanto Valdegamberi sia vicino a IACP.
Il 19 aprile tra i collaboratori di Mirzakhanian circola la bozza del testo di una mozione in un file chiamato, in italiano, “risoluzione embargo”. È la bozza della mozione che verrà presentata da Valdegamberi e altri consiglieri leghisti al Consiglio regionale del Veneto il giorno dopo, per essere poi votata il mese successivo. «È una bomba! – è il commento che si legge in uno scambio di mail tra persone dell’entourage dello IACP che avviene il 24 aprile – Nella risoluzione: 1) riconoscimento della Crimea; 2) revoca delle sanzioni; 3) colpire Mogherini! (inteso come Federica, allora Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ndr)», sintetizza il messaggio. «Dal punto di vista dei media – conclude – questo sarà molto probabilmente il nostro lancio di informazioni più rumoroso!». Il giorno dopo sarà presentata da Valdegamberi al Consiglio regionale e messa in agenda per la sua approvazione dopo un mese.
La risoluzione è un atto di indirizzo politico, indica cioè un impegno della Giunta ad affrontare un certo argomento. In questo caso, erano previsti due modi concreti di farlo: da un lato, spingere il governo nazionale a più miti consigli sul piano delle sanzioni; dall’altro, istituire un comitato che si occupasse degli effetti economici delle sanzioni.
Il cerchio magico dello IACP
Il 18 maggio 2016, con una deliberazione, la Giunta regionale del Veneto recepisce la mozione. Il testo impegna il Consiglio regionale veneto a: primo, fare pressioni sul Governo nazionale al fine di ottenere «la revisione dei rapporti tra l’Unione europea e la Federazione Russa, evidenziando i danni irreversibili alla nostra economia provocati dalle loro scelte scellerate ed irresponsabili anche alla luce della sicurezza internazionale»; secondo, «promuovere la costituzione di un comitato allo scopo di raccogliere le sottoscrizioni al fine di revocare le sanzioni alla Russia». In più, la mozione chiedeva al governo di Roma di «condannare la politica internazionale dell’Unione europea nei confronti della Crimea, fortemente discriminante ed ingiusta sotto il profilo dei principi del Diritto internazionale, chiedendo di riconoscere la volontà espressa dal Parlamento di Crimea e dal popolo mediante un referendum». Il Comitato si è poi insediato a settembre 2016 ma non ci sono documenti disponibili sul lavoro che avrebbe svolto.
Il giorno del voto al Consiglio regionale, quando la notizia è stata riportata su tutti i media nazionali, Valdegamberi ha invitato anche la stampa russa a seguire l’evento. “Vladegamberi” lo ha chiamato un collega consigliere sui social: il soprannome è diventato subito virale e da allora tutti lo conoscono come un politico vicino alla Russia. «Stop alle sanzioni contro la Russia dalla Regione Veneto – scrive il consigliere in un comunicato in inglese -. L’Europa ha sbagliato!».
«È molto importante per la Russia infiltrarsi in Paesi stranieri a qualunque livello, comprese le amministrazioni locali – ragiona Olga Lautman, ricercatrice del Center for European Policy Analysis (CEPA) specializzata in campagne di disinformazione e tecniche di guerra ibrida del Cremlino -. La Russia usa queste risoluzioni per propaganda domestica e per infiltrarsi in amministrazioni locali allo scopo di condizionare l’opinione pubblica e reclutare politici locali».
Risoluzioni simili sono state adottate anche in Liguria, Toscana e Lombardia. Veneto, Lombardia e Liguria hanno poi fatto un passo indietro istituzionale dopo l’invasione dell’Ucraina, riporta Italia Oggi ad aprile 2022.
Tra le email si trova anche una tabella in cui si indicano diversi parlamentari e consiglieri regionali tra Austria e Italia che avrebbero dovuto portare avanti mozioni simili. Per l’Italia si legge il nome di Paolo Tosato, senatore leghista veneto, come sponsor della mozione. È segnato anche un prezziario: avrebbe ricevuto 20 mila euro per proporre la mozione, altri 15 mila euro nel caso in cui fosse in grado di farla passare. La mozione, purtroppo per Tosato, è stata bocciata a fine giugno 2016. Il senatore ha dichiarato di voler querelare l’Espresso, il giornale che lo scorso marzo ha dato per primo la notizia che mozioni “su ordinazione” potevano essere comprate a poche decine di migliaia di euro.
Italiani di Crimea
Alla fine la delegazione di politici e imprenditori italiani di cui discutevano a settembre 2016 Marina Klebanovich e Robert Stelzl si è effettivamente recata in Crimea per tre giorni, dal 14 al 16 ottobre 2016. I media russi ne hanno parlato come di un possibile rilancio turistico ed economico della Crimea. A Sebastopoli, il presidente del Consiglio regionale veneto Roberto Ciambetti, tutt’oggi in carica, ha firmato un accordo di collaborazione con il presidente del Consiglio statale della Crimea, Vladimir Andreyevich Konstantinov.
Valdegamberi è stato la guida della delegazione. In una foto del 15 ottobre 2016, lo si vede tenere in mano un certificato in cirillico e in italiano, in piedi in una piazza con dietro degli edifici in mattoncini rossi appena costruiti. Il documento attesta che è diventato proprietario di un appartamento nell’Italian Village, resort esclusivo appena inaugurato – seppur tutt’oggi incompleto – a Chernomorskaya, sulla costa della Crimea. All’evento di inaugurazione ha partecipato anche la Scandiuzzi Steel Construction Spa, società veneta che produce materiali per costruzioni in acciaio. Dalla bozza del programma della tre giorni si legge: «Visita in elicottero sul sito dell’Italian Village per Flavio Scandiuzzi».
«È stato un viaggio che ha avuto un intento promozionale, almeno per il sottoscritto», ricorda il diretto interessato in una risposta via email fornita a IrpiMedia.
Tra i documenti, c’è anche una bozza di contratto preparato da Scandiuzzi per vendere materiali in Crimea e Russia tramite un agente crimeo che sarebbe stato presentato dal gruppo di Mirzakhanian. Scandiuzzi però precisa che di fatto quel piano «non si è mai sviluppato» e che «pertanto ahimè, nessun beneficio ottenuto dalla ns. azienda, nonostante l’impegno degli organizzatori». «Probabilmente – chiosa l’imprenditore – la visita della delegazione è servita più ai locali per pubblicizzare le loro attività che alle società italiane che vi hanno partecipato». Tra il 2019 e il 2020, il principale azionista della società russa incaricata dello sviluppo immobiliare dell’Italian Village, Nikolai Shalimov, è stato arrestato con l’accusa di aver frodato gli investitori. Come abbiamo già scritto, in Russia non è raro che a seguito di un cambio di orientamento, qualche uomo d’affari un tempo anche molto vicino a Putin venga arrestato.
Oltre a Scandiuzzi, alla visita ha preso parte anche la Veronesi Spa, famosa azienda che produce wurstel e altri prodotti a base di carne a marchio Aia e Negroni. Uno scambio di email tra Stelzl e la Klebanovich porta in luce l’intenzione di Veronesi Spa di ottenere una cancellazione delle restrizioni doganali russe rispettivamente ai propri prodotti a base di carne. Il 7 ottobre 2016, pochi giorni prima di partire per la Crimea con la delegazione di italiani, l’amministratore delegato Marcello Veronesi manda una mail a Valdegamberi con una cospicua lista di prodotti a base di carne di pollo e maiale da inoltrare al gruppo di Mirzakhanian come richiesta da girare alle dogane russe per avere le «restrizioni temporanee» revocate.
Non è chiaro se il risultato sia stato ottenuto o meno. Dalle mail si legge anche di altri progetti che Veronesi aveva intenzione di lanciare, che non si sono mai concretizzati. L’azienda non ha risposto alle nostre richieste di commento.
Per Veronesi e Scandiuzzi, quindi, il viaggio in Crimea sarebbe stato un buco nell’acqua. In un’email scritta il 25 ottobre 2016 a Sargis Mirzakhanian, Marina Klebanovich ha riportato che «Stefano», ossia Stefano Valdegamberi, «ha tenuto a bada le preoccupazioni», riferendosi probabilmente alle lagnanze dei rappresentanti delle imprese, per i quali il business sperato non si era poi concretizzato. Invece, per il consigliere regionale, «il risultato del viaggio non consiste solo nelle pubbliche relazioni, ma nell’organizzazione di promettenti contatti per affari finalizzati a pagare le sue campagne elettorali e a sostenere la sua attività politica». «È stato avvicinato – prosegue la missiva – da persone di Russia Today, legate all’organizzazione Forum Euroasiatico di Verona, l’Eurasian Communication Center, con la proposta di stabilire relazioni commerciali», fa presente la segretaria di IACP a Mirzakhanian.
Il Forum euroasiatico di Verona è l’evento che ogni anno l’associazione Conoscere Eurasia – di cui IrpiMedia si è già occupata in passato – organizza con alcune delle principali aziende italiane e russe a Verona e a San Pietroburgo (con la guerra, ora la sede si è spostata a Baku e gli affari non sono più direttamente con Mosca ma con l’Azerbaijan). L’Eurasian Communication Center è una struttura che fino al 2021 ha organizzato l’altra grande opportunità di interscambio con i Paesi euroasiatici, l’Eurasian Economic Congress, con il contributo del Dipartimento per le attività economiche e gli affari esteri della Città di Mosca.
Il crinale tra business e sostegno politico
Per chiunque voglia fare affari all’estero, i forum sono i principali appuntamenti da frequentare. Il più importante in Crimea è lo Yalta International Economic Forum (YIEF), che fino a prima della guerra si teneva ogni anno presso il resort di lusso Mriya Resort and Spa, progettato a Yalta dall’archistar Norman Foster, di proprietà di una società controllata dalla più grande banca russa, Sberbank, che lo ha finanziato con 300 milioni di dollari. La struttura è stata messa sotto sanzione dagli Stati Uniti nel 2018.
C’è una stretta connessione tra le attività dello IACP e il Forum di Yalta: a pagare le spese di viaggio alle varie delegazioni italiane è Granel, conglomerato russo che si occupa di costruzioni di cui è presidente Andrey Nazarov, il quale è anche vice presidente dello YIEF.
Alla delegazione che ha partecipato al Forum nell’aprile 2017 c’era anche Luis Durnwalder, dal 1989 al 2014 presidente della provincia autonoma di Bolzano, in Alto Adige. Esponente del partito di destra Volkspartei, nel 2012 è stato accusato dalla Corte dei conti di appropriazione indebita di oltre un milione di euro di denaro pubblico per viaggi privati. Nel 2018 è stato condannato a pagare oltre 400 mila euro di penale per aver approvato una legge locale che consente la caccia alle specie protette e nel 2022 è stato nuovamente condannato per appropriazione indebita e ha dovuto scontare la pena svolgendo servizi sociali per aiutare i migranti.
A Yalta è stato invitato a parlare come relatore all’evento dal titolo Esperienza di singolare autonomia politica e ripresa dell’espansione economica della provincia di Bolzano (Alto Adige). Insieme al presidente Durnwalder, ha partecipato alla missione anche Andrey Pruss, direttore del centro russo Borodina di Bolzano, aperto nel 2009 dalla Provincia Autonoma di Bolzano. Il centro Borodina è stato finanziato da enti pubblici, come il Comune di Merano e la Camera di Commercio di Bolzano, ma anche da finanziatori russi come il Consolato Generale della Russia a Milano e da un gruppo di associazioni tra cui il Centro della gloria nazionale, guidato da Vladimir Ivanovich Yakunin, ex ministro delle Ferrovie in Russia e promotore del Congresso Mondiale della Famiglia in Russia, altro evento chiave nella campagna di reclutamento di politici pro Russia. Nessuno dei politici citati ha risposto alle nostre richieste di commento inviate via email.
Sono tanti gli esponenti di organizzazioni italiane pro Russia che hanno partecipato all’evento dell’aprile del 2017. La più famosa è l’Associazione Lombardia-Russia, una delle tante associazioni regionali, nate con il sostegno di politici, molti dei quali di area leghista, per promuovere attività culturali e imprenditoriali a favore della Russia. Presidente di Lombardia-Russia è Gianluca Savoini, ex capo ufficio stampa di Matteo Salvini e da sempre tra i fedelissimi del leader della Lega. A gennaio 2023 la procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’indagine a suo carico nell’ambito del caso dell’hotel Metropol.
L’episodio risale al 18 ottobre 2018: Savoini si trovava a Mosca insieme a due uomini d’affari, Gianluca Meranda e il suo assistente Francesco Vannucci. Dovevano incontrare tre delegati russi per discutere della vendita tra Eni e Rosneft di prodotti petroliferi. Una percentuale del pagamento, secondo quanto ricostruiscono le indagini, sarebbe dovuto andare alla Lega per finanziare la campagna elettorale. I magistrati scrivono di non avere abbastanza elementi per poter identificare dei pubblici ufficiali russi coinvolti nella corruzione e questo rende impossibile perseguire il reato. L’affare, inoltre, secondo loro è saltato solo perché due giornalisti, Stefano Vergine e Giovanni Tizian, ne hanno dato notizia su l’Espresso.
Scrivono anche che Matteo Salvini ne era al corrente e che lo stesso vale per Dmitry Kozak, vice primo ministro della Russia. La fondazione statunitense Jamestown (nata in piena Guerra fredda per dare sostegno ai disertori sovietici) nel 2020 scriveva di Kozak come l’uomo che negli ultimi anni avrebbe sostituito Vladislav Surkov nel cerchio magico dei consiglieri di Putin sull’Ucraina. Sono cambiati i nomi, ma almeno fino a prima dell’invasione la strategia di intromissione negli affari europei è sempre rimasta la stessa.
CREDITI
Autori
Cecilia Anesi
Lorenzo Bagnoli
Martin Lane
Ha collaborato
Rita Martone
In partnership con
Occrp
Eesti Ekspress (Estonia)
iStories (Russia)
Profil (Austria)
Infografiche & Mappe
Lorenzo Bodrero
Editing
Giulio Rubino