Lorenzo Bodrero
Rosita Rijtano
«Prendilo subito. Adesso». L’invito, rivolto al telefono, suggerisce nervosismo. Dall’altro lato del ricevitore una voce asseconda la richiesta con un «OK», ma non basta: «Vai subito. Serve urgente». È il 5 marzo 2021 e i due interlocutori sono i fratelli Antonio e Bartolo Bruzzaniti. Quest’ultimo, considerato un narcotrafficante di spicco della cosca Morabito della ‘ndrangheta nonché punto di riferimento del broker della cocaina Raffaele Imperiale, risulta ancora latitante nonostante l’ordine di arresto emanato lo scorso 3 maggio dall’indagine Eureka contro la ‘ndrangheta della Locride, con oltre 100 arresti in Europa e Sud America. L’oggetto della conversazione tra i due fratelli è uno smartphone cifrato, uno dei tanti disponibili sul mercato e sempre più centrali nelle attività dei narcotrafficanti, giudicato particolarmente sicuro e immune alle intercettazioni telefoniche: recuperarlo è fondamentale per condurre l’operazione in modo sicuro. O almeno così credono.
La svolta arriva un’ora dopo, quando il nuovo dispositivo riceve il messaggio tanto atteso: la scritta in codice «SZLU», la prima metà dell’identificativo di un container che approderà nel porto di Gioia Tauro da lì a poche settimane. Al suo interno la Guardia di finanza di Reggio Calabria troverà 2,2 tonnellate di cocaina nascoste sotto un carico di banane.
L'inchiesta in breve
- I telefonini criptati prodotti dalla società No1BC sono i preferiti da narcotrafficanti e broker della cocaina per portare a termine i propri traffici al riparo da intercettazioni. Lo conferma anche l’indagine Eureka che il 3 maggio ha portato all’arresto di oltre 100 persone in vari Paesi europei
- Un’inchiesta di IrpiMedia e lavialibera con Motherboard racconta la finora sconosciuta storia di No1BC, svelando l’attuale management e il passato criminale dei fondatori
- Tra i primi fondatori delle filiali di No1BC in Europa c’è Roy Livings, noto narcotrafficante britannico con alle spalle 15 anni di carcere per traffico di droga
- Il testimone passa poi a Eli Gampel, ex presidente della comunità ebraica di Halle in Germania, condannato per riciclaggio di proventi del narcotraffico a 4 anni di reclusione
- La filiale maltese di No1BC è invece in mano a un banchiere americano di origini polacche, Jack Burstein, oggi presidente del CdA di una banca d’affari USA del cui direttivo è stato membro anche Eli Gampel
- Per la prima volta si accende una luce su un settore indispensabile, seppur raramente infallibile, per i narcos che mostra da un lato quanto sia funzionale per i traffici illeciti e come, dall’altro, non garantisce la sicurezza promessa
Una delle tecnologie più ambite al momento tra i maggiori broker della cocaina (e non solo) per comunicare in sicurezza è prodotta dalla società No.1 Business Communication (da qui in poi, No1BC). La compagnia, con sede a Malta, promette smartphone anti-intercettazione di ultima generazione, particolarmente apprezzati dai narcotrafficanti che negli ultimi anni se ne sono serviti per organizzare lo spostamento di tonnellate di droga da un continente all’altro, minimizzando il rischio di venire intercettati dalle forze dell’ordine. Al contrario dei suoi competitor (Sky Ecc, Encrochat, Anom e altri – vedi box), violati dalle autorità o da queste create appositamente, No1BC è ancora attiva. Il suo nome compare, appena accennato, in almeno quattro recenti indagini per traffico di droga in capo a tre procure italiane (Milano, Napoli, Reggio Calabria).
Un’inchiesta condotta da IrpiMedia, lavialibera e Motherboard è in grado di svelare sia la genesi della società, le cui filiali erano controllate da un noto narcotrafficante britannico sia, soprattutto, l’attuale management composto da un uomo d’affari americano ma ancora collegato con il passato a tinte criminali dell’azienda.
No1BC ha sede a Malta. Tuttavia, all’indirizzo indicato dal registro imprese non ce n’è traccia. Il citofono suona a vuoto e i gestori dei negozi adiacenti non hanno mai visto entrare o uscire nessuno. Al numero di telefono associato all’attività, però, una voce risponde: «Abbiamo cambiato indirizzo, è inutile raggiungerci: i nostri prodotti si acquistano solo online», dice una donna. La società maltese risulta fondata nel 2016 e oggi è in mano a Jack Burstein, ex banchiere americano di base in Florida. Per comprendere meglio la genesi e lo sviluppo di No1BC bisogna però fare un salto indietro, più precisamente nel 2010 quando a Londra veniva fondata la filiale inglese No1BC UK dal britannico Roy Livings.
Da società di narcos ad azienda “rispettabile”
Classe ‘51, figlio di due ex militari della Royal Air Force, Livings non è un personaggio qualunque nel mondo criminale europeo. La nostra inchiesta ha ricostruito almeno tre arresti subiti da Roy Livings in altrettanti Paesi nei quali il minimo comun denominatore è uno solo: la droga. Nel 2014 è stato arrestato nella piccola città balneare di Sines, sulla sponda atlantica del Portogallo, con 168 chili di cocaina al seguito. La polizia lusitana monitorava i suoi spostamenti tra Sud America, Inghilterra e Spagna, scoprendo come Livings usasse uno smartphone cifrato da No1BC (un Blackberry modificato) per coordinare il trasporto della droga e il tragitto del vettore prescelto – una piccola imbarcazione a vela – che dal Venezuela avrebbe raggiunto le coste portoghesi.
Un anno più tardi, nel 2015, la giustizia portoghese ha condannato Roy Livings a dieci anni di carcere per traffico di stupefacenti aggravato, giudizio poi confermato l’anno seguente dalla Corte suprema lusitana. Secondo i giudici portoghesi, Livings era il direttore commerciale di No1BC UK che come attività ha «il top di gamma nella tecnologia per la comunicazione sicura tra dispositivi mobili». Nella sentenza sono riportate le informazioni raccolte dalle autorità portoghesi, tra cui quelle fornite dalla polizia britannica, che ha riferito di una condanna del 1982 per fornitura di cocaina e di un’altra del 2000 per fornitura di marijuana.
In Europa, Livings ha fondato molte filiali di No1BC, tra cui la No1BC Belgium. In questa, aveva indicato in qualità di direttore Najeb Bouhbouh, cittadino olandese di origine marocchina e membro della Mocromafia, organizzazione criminale nata in Belgio e Olanda e composta prevalentemente da persone di origine marocchina. Bouhbouh è stato assassinato nel 2012 a seguito di una guerra interna tra gang rivali. Per gli inquirenti olandesi era considerato uno stretto collaboratore di Gwenette Martha, l’uomo che nel 2012 contribuì ad avviare una lunga stagione di omicidi che hanno insanguinato Olanda e Belgio per il controllo dei mercati della cocaina.
Cos’è la Mocromafia
Con il termine Mocromafia si intende la criminalità organizzata di nuova generazione di base nei Paesi Bassi e Belgio, ma attiva anche in Marocco, Spagna e Portogallo, perlopiù composta da esponenti di provenienza nord africana (sebbene negli ultimi anni si contino anche affiliati di origine serba e albanese). Le principali attività sono il traffico di cocaina e di droghe sintetiche ed è composta da diverse gang che fanno riferimento a un’organizzazione centrale, e dunque verticistica. Dal 2012, un conflitto interno ha causato decine di morti. È rimasto coinvolto anche il giornalista di inchiesta Peter De Vries, assassinato il 15 luglio 2021 per i suoi presunti legami con un ex membro di una gang diventato collaboratore di giustizia.
Dopo il suo ultimo arresto, tutte le società No1BC fondate da Livings vengono chiuse ad eccezione di quella tedesca, la No1 Business Communication UG (d’ora in poi, No1BC Germania), l’unica filiale ancora attiva dell’universo No1BC insieme a quella maltese. Livings crea la società nel 2013 ad Halle, piccola cittadina a vocazione siderurgica in Sassonia. Nel 2020 la cede a una donna tedesca che proprio ad Halle ha la residenza: Larissa Gampel. Tuttavia, dai documenti del registro imprese tedesco emerge una figura che risulta avere un ruolo di vertice nell’azienda: Eli Gampel (il quale, secondo il giornale tedesco MZ, è marito di Larissa), con alle spalle una condanna per riciclaggio di proventi del narcotraffico.
Passato e presente
Oggi sessantaduenne, con un passato da imprenditore nella ristorazione e nell’edilizia, Eli Gampel è stato una figura di spicco della comunità ebraica di Halle (Germania), di cui è stato presidente nella metà degli anni ‘90. Nel 1999 era membro del consiglio di amministrazione di Strategica, importante banca d’affari statunitense che dichiara 30 miliardi di dollari di investimenti in progetti edilizi, servizi finanziari, ristrutturazioni e fusioni societarie.
Le prime avvisaglie di guai legali per Eli Gampel iniziano nel 2003 quando viene arrestato con l’accusa di «riciclaggio per i cartelli colombiani», secondo quanto riportato dalla stampa locale tedesca. Erano stati anni burrascosi per l’imprenditore: secondo la sentenza passata in giudicato – che IrpiMedia ha potuto consultare – già dalla fine degli anni ‘90 Gampel «si trovava in grosse difficoltà economiche» quando a Londra fonda Continental Business Limited (Cbl).
I giudici ritengono che fosse una società di facciata per organizzare e mascherare l’attività di riciclaggio. Nel piccolo ufficio della Continental a Stamford Hill, Londra, entrano sacchi pieni di sterline di piccolo taglio «proventi del narcotraffico» ed escono borsoni di banconote da 100 dollari americani, si legge negli atti processuali. Negli stessi vengono citati almeno quattro episodi in cui Gampel gestiva l’invio e l’arrivo di contanti verso la Colombia attraverso un corriere da lui ingaggiato. Uno di questi viene arrestato nel 2001 all’aeroporto di Bogotà con 900 mila dollari in contanti. Gampel viene condannato in Germania a quattro anni di carcere per riciclaggio di denaro.
Il passato e il presente di No1BC
A quanto risulta a IrpiMedia e lavialibera, alcuni anni dopo aver scontato la pena Gampel entra nel mondo dei criptofonini insieme alla moglie Larissa, la quale è titolare del branch tedesco dell’azienda No1BC. A partire dal 2019 l’amministratore delegato di No1BC Malta è invece Jack Burstein, fondatore di Strategica, la stessa banca di cui Eli Gampel è stato anni prima membro del consiglio di amministrazione. Sebbene non sia chiaro il ruolo operativo del finanziere all’interno di No1BC Malta, Burstein è il direttore esecutivo e rappresentante legale della filiale.
I motivi che abbiano portato un ex banchiere di base in Florida, con un passato da imprenditore edile, a investire in una società che produce tecnologie per la comunicazione cifrata non sono noti. Le richieste di commento inviate a Jack Burstein ed Eli Gampel da IrpiMedia e lavialibera non hanno ricevuto risposta.
Il business dei criptofonini
In un mondo dove la privacy è messa a dura prova, molteplici servizi offrono strumenti legittimi per proteggere le informazioni scambiate via web o per inibire il tracciamento delle attività online dei cittadini. Tuttavia, anche questi sistemi hanno dei limiti, generalmente aggirabili in un regime democratico e per finalità investigative. È probabilmente questa la ragione per la quale la criminalità organizzata preferisce affidarsi a strumenti che percepiscono come dedicati, principalmente diffusi negli ambienti criminali e che non sono facilmente accessibili al pubblico (come nel caso di applicazioni dotate di cifratura, facilmente individuabili nei negozi virtuali delle App).
Criptofonini: inaccessibili fino a prova contraria
Comunicare in modo sicuro e al riparo dalle intercettazioni ambientali o telefoniche è sempre stata un’ossessione per mafiosi e narcotrafficanti. Dal passaparola ai pizzini fino a dispositivi più o meno sicuri, non c’è traffico illegale che non possa contare su mezzi di comunicazione quanto più affidabili possibile. L’urgenza nel reperirli è ancora più evidente da quando le forze dell’ordine – italiane ma anche europee – sono riuscite a violare i servizi che fino a poco tempo fa erano i leader del settore: EncroChat, Sky Ecc e Anom.
EncroChat, società canadese fondata nel 2015, dichiarava di offrire «comunicazioni senza patemi» attraverso «l’equivalente in digitale di una conversazione tra due persone in una stanza vuota». L’azienda forniva sia il dispositivo (smartphone) sia l’applicazione di messaggistica e sosteneva di avere i server al sicuro in Paesi offshore. La Gendarmeria francese li ha invece localizzati in una piccola città nel nord-est della Francia e, una volta eseguita in gran segreto una perquisizione per copiarne i contenuti, ha creato un malware che ha poi immesso nel sistema EncroChat, facendolo passare per un aggiornamento del software. Erano gli inizi del 2020 e in pochi mesi l’intero sistema è collassato. L’azienda ha chiuso i battenti nel giugno dello stesso anno mentre la cifratura dei messaggi scambiati sulla piattaforma consentiva l’arresto di migliaia di persone in tutta Europa, di cui 2.800 nel solo Regno Unito.
Lo scorso 3 maggio le indagini Eureka e Money Delivery guidate dalle procure di Reggio Calabria e Milano hanno portato all’esecuzione di misure cautelari verso oltre 100 indagati in dieci Paesi europei, Italia inclusa. Le operazioni, ancora una volta, sono state supportate dalla mole di dati ottenuta a seguito delle violazioni da parte delle autorità dei sistemi Sky Ecc ed Encrochat, a riprova di quanto perduri ancora il valore giudiziario delle informazioni raccolte.
Un dispositivo EncroChat era anche nelle mani di Raffaele Imperiale, potente narcotrafficante originario di Castellamare di Stabia e a lungo latitante a Dubai fino all’arresto nell’agosto 2021. Da qui e con il solo ausilio di criptofonini, il broker della cocaina coordinava un vero e proprio impero della droga: trattava con i fornitori in Colombia, gestiva gli arrivi della merce in Spagna e Paesi Bassi, ne organizzava il trasporto verso l’Italia e altri Paesi europei, trattava la vendita alla Camorra e alla ‘ndrangheta, oltre a impartire istruzioni su come tenere la contabilità e organizzare il riciclaggio degli enormi proventi. Ma EncroChat non era l’unico strumento a disposizione di Imperiale. La Procura di Reggio Calabria ha identificato in suo possesso anche un dispositivo Sky Ecc, il quale avrebbe però subito la stessa sorte del suo competitor ponendo così fine alla lunga e dorata latitanza dell’ex broker.
Nel 2018, l’Fbi ha usufruito delle capacità tecniche di una persona da poco arrestata che aveva appena elaborato un nuovo strumento per la comunicazione cifrata: Anom. In cambio di uno sconto di pena e di un compenso di 120 mila dollari, il programmatore ha permesso l’accesso ai federali, impegnandosi inoltre a diffondere il prodotto nelle reti criminali. Come scrive lavialibera, l’operazione condotta dall’Fbi insieme all’Europol e la polizia australiana, è stata un successo fin da subito, agevolata anche dal precedente smantellamento di Sky Ecc ed EncroChat. In un anno e mezzo sono stati intercettati oltre 20 milioni di messaggi da circa 11.800 dispositivi localizzati in 90 Paesi. Della rete monitorata facevano parte più di 300 organizzazioni criminali, incluse quelle italiane.
Tra questi, alcuni sono stati sviluppati direttamente da criminali o persone vicine al mondo del narcotraffico. Altri, invece, sono stati creati ad hoc dalle forze dell’ordine (vedi box) come trappole in cui attirare i narcotrafficanti e raccogliere così prove schiaccianti da portare a processo. Fino a qualche anno fa, le imprese leader nel settore erano EncroChat, Sky Ecc e Anom ma nessuna delle tre ha garantito la riservatezza promessa, aprendo invece alle autorità una finestra sul narcotraffico. Anom è stata gestita direttamente dall’Fbi, all’insaputa degli utenti, mentre le autorità europee sono riuscite a superare i protocolli sicurezza delle altre due, EncroChat (nel 2020) e Sky Ecc (nel 2021).
Sky Ecc era un’applicazione, un software per messaggistica che utilizzava un particolare tipo di crittografia e prevedeva il comando di “auto distruzione” che avrebbe completamente eliminato lo storico delle chat una volta scaduto il lasso di tempo impostato dall’utente. La società produttrice, la canadese Sky Global, era tanto sicura dell’invulnerabilità dell’applicazione da promettere una ricompensa a chiunque fosse riuscito a penetrarla. Gli affari, con EncroChat ormai fuori dai giochi, andavano a gonfie vele. Ma non durò a lungo. Nel marzo 2021, dopo due anni di indagini, le autorità belga e olandese annunciavano di aver infiltrato Sky Ecc e di aver ottenuto l’accesso a centinaia di migliaia di messaggi.
Come funzionano i criptofonini
Sky Ecc ed EncroChat, ma anche Phantom Secure, PGPSafe, Exclu e Ennetcom. Sono tanti, se non tutti, i criptofonini violati dalle forze dell’ordine. La sicurezza totale è una chimera e una volta violati i dispositivi di una società, i criminali si spostano su quella successiva. Fino a quando anch’essa non viene infiltrata. Ma cosa offrono questi apparecchi rispetto a quelli tradizionali?
«Possono offrire ulteriori livelli di protezione nella cosiddetta crittografia end-to-end (il sistema che impedisce agli intermediari – tra cui i gestori delle reti – di leggere i messaggi scambiati dotando i comunicanti di “chiavi di cifratura” solo a loro disponibili, nda)», spiega l’informatico forense Paolo Dal Checco, «provvisti di hardware più robusti, o ancora vengono rimosse applicazioni ritenute inutili o potenzialmente dannose, oppure carte Sim “proprietarie”, che consentono cioè la creazione di un circuito dati separato dal resto delle carte, o ancora dispongono di componenti hardware particolari che aumentano il grado di cifratura come dispositivi bluetooth e penne Usb esterne».
Ciò che però dovrebbe aumentare la sicurezza spesso si ritorce contro. Il principio è semplice: queste tecnologie sono “chiuse”, ovvero accessibili ai soli sviluppatori dell’azienda X secondo il dogma “security through obscurity” in cui meno persone conoscono l’infrastruttura, più difficile sarà violarla. Ma se il principio può valere nel mondo fisico, nel settore tecnologico «rappresenta un rischio», continua Dal Checco, «poiché rendere accessibile al pubblico questa tecnologia che ne valida la solidità è una condizione essenziale nel settore della sicurezza informatica».
I prodotti No1BC consistono in una Sim e in un piccolo dispositivo bluetooth da associare a un telefono al costo, ciascuno, di circa 1.500 euro. Gli utenti pagano anche un abbonamento semestrale al servizio dal costo di 1.450 euro.
Secondo l’esperto informatico, No1BC offre tre elementi di sicurezza aggiuntivi: hardware più sicuri, una Sim dedicata e un dispositivo privato per la cifratura esterna. Inoltre, «le specifiche che ho osservato indicano che il server non partecipa al processo di cifratura, il quale è invece gestito dalle singole chiavi di cifratura a disposizione degli utenti», precisa Dal Checco. Insomma, un messaggio cifrato inviato da un utente può essere letto solo dal ricevente grazie alla chiave di cifratura che quest’ultimo dispone, e ciascun messaggio è protetto da una chiave di cifratura nuova, contrariamente alla maggior parte della messaggistica cifrata che richiede una sola chiave per essere decifrata.
«Usarli non equivale a essere legati alla criminalità organizzata», spiega il direttore della Direzione investigativa antimafia Maurizio Vallone, «c’è infatti chi se ne serve per proteggere i propri segreti aziendali». Al momento «le compagnie monitorate sono più di 20, mentre si stima che in Europa gli utenti di questo tipo di sistemi siano circa 200 mila», aggiunge Vallone. Secondo il direttore della Dia è necessario un intervento a livello legislativo europeo poiché «le aziende che offrono questi servizi vanno obbligate a mettersi a disposizione dell’autorità giudiziaria, quando necessario», concludendo che «non sono illegali di per sé, il problema è il loro utilizzo per attività illecite».
L’imponente mole di dati (messaggi, file audio, video e fotografie) recuperata dalle due operazioni contro EncroChat e Sky Ecc è stata poi trasmessa all’Europol – la polizia europea – la quale a sua volta ha girato, dietro richiesta, alle autorità giudiziarie di diversi Paesi europei il materiale decifrato. La preziosa collaborazione ha dato avvio ad almeno quattro indagini in Italia condotte da tre procure su tutto il territorio nazionale. Nelle carte di queste indagini, No1BC viene citata seppur saltuariamente: gli indagati ne parlano come ulteriore strumento di comunicazione, giudicato più sicuro di quelli a loro disposizione e indispensabile per proseguire i propri affari.
Il nuovo volto dell’azienda
Oggi, No1BC Malta ha il volto di Jack Burstein, il fondatore di Strategica. Di origine polacca ma naturalizzato statunitense, è un nome noto nella comunità ebraica di Miami. «Ha costruito la sua fortuna formando gruppi di investimento immobiliari», scriveva il New York Times, per poi passare al settore della finanza. Tra i fondatori del Mount Sinai medical center, il più grande ospedale privato della Florida del sud, oggi affiliato alla Columbia University, Burstein ha anche fatto parte del consiglio di amministrazione della Rabbi Alexander S. Gross Hebrew Academy, scuola ebraica d’eccellenza, dove tutt’ora la sua foto è appesa al muro della caffetteria.
Abile finanziere, secondo il libro In Banks We Trust della giornalista Penny Lernoux, negli anni anni Ottanta Burstein sarebbe stato protagonista di diverse operazioni considerate borderline nella compravendita di azioni di importanti istituti bancari americani. Nel 1982, secondo quanto riportato all’epoca dal New York Times, porta a termine un’operazione altamente speculativa quando vende le proprie azioni della City National Bank – tra i principali istituti finanziari della Florida dell’epoca – al 250% circa del valore a cui le aveva acquistate.
Per Burstein, il salto nel settore dei criptofonini arriva nel 2019 quando prende le redini di No1BC Malta: «Leader mondiale nella fornitura di tecnologie per rendere sicure le comunicazioni telefoniche», dichiara la società sul proprio sito web, nel quale vanta di fornire i propri servizi a celebrità, aziende e persino istituzioni, tra cui il ministero della difesa austriaco. Contattato da IrpiMedia e lavialibera, quest’ultimo ha però fermamente smentito qualsiasi relazione commerciale con la società.
Ciò che invece è sicuro è l’utilizzo di dispositivi No1BC anche da parte di membri della ‘ndrangheta. Se da un lato l’Europol mantiene il massimo riserbo sul tema poiché «le indagini in corso sono molte», dall’altro un’inchiesta della Procura di Milano ha portato all’arresto di 15 persone lo scorso novembre, evidenziando come gli apparecchi No1BC fossero considerati i più sicuri anche dalla mafia albanese per gestire il traffico e lo spaccio di eroina nel capoluogo lombardo. I dispositivi utilizzati «li stanno aprendo», scriveva a febbraio 2021 Dritan Kircheva, considerato dagli inquirenti a capo del gruppo criminale albanese, a un sodale riferendosi al pericolo di infiltrazione da parte delle autorità nei dispositivi Sky Ecc. L’indagato, ancora all’oscuro dell’avvenuta violazione, decide di comprare otto dispositivi No1BC al prezzo di 15 mila euro, circa 1.800 l’uno. Non basterà per mettere lui e i suoi sodali al riparo dalle accuse, tra le altre, di associazione a delinquere e traffico di stupefacenti.
Che i dispositivi No1BC siano i più ambiti tra i narcotrafficanti lo dimostra anche la recente indagine Eureka della Procura di Reggio Calabria che ha colpito alcune delle più potenti cosche di ‘ndrangheta della Locride: dopo oltre tre anni di indagini sono state emesse misure cautelari nei confronti di oltre 100 persone in dieci Paesi europei, tra i quali l’Italia, e sequestrate 23 tonnellate di cocaina. Nei documenti di indagine in possesso di IrpiMedia e lavialibera, gli inquirenti precisano che gli apparecchi No1BC risultano «non intercettati» (dalle forze dell’ordine), mentre uno degli indagati in una conversazione li descrive come «urgenti al massimo» al fine di proteggere i propri traffici.
CREDITI
Autori
Lorenzo Bodrero
Rosita Rijtano
Editing
Raffaele Angius
Lorenzo Bagnoli
Ha collaborato
Occrp ID
Infografiche
Lorenzo Bodrero
In partnership con
lavialibera
Motherboard
Si ringrazia
Steffen Koenau
Wouter Laumans
Tom Pettifor
Koen Voskuil