#LifeIsAGame
Le piattaforme digitali sono sempre più presenti nell’attività quotidiana: app di lavoro, consumo, tempo libero. Quando la pandemia da Covid-19 ha obbligato la chiusura delle città, una parte del processo di digitalizzazione che si sta imponendo nel contesto urbano è emersa prepotentemente in superficie. Le immagini dei rider che sfrecciano per consegnare cibo hanno reso l’idea di quanto ormai il loro lavoro sia diventato essenziale. Ad oggi però non ne conseguono tutele per i lavoratori, senza contrattazione nazionale, e governati da un processo decisionale e organizzativo automatizzato.
A sedere al tavolo dell’oligopolio delle piattaforme digitali non ci sono datori di lavoro veri e propri con obblighi legislativi o doveri fiscali, bensì start up multinazionali che erodono i costi del lavoro e prevedono scenari futuri grazie alla “datificazione” della città.
Ad uno sguardo più approfondito le piattaforme raccontano ben altro rispetto a quanto la narrazione aziendale vuole imporre: l’ascesa di un nuovo modello organizzativo fortemente improntato sull’utilizzo di tecnologie digitali, nonchè sull’estrazione di dati e informazioni.
Il valore è duplice: l’espansione nel mercato (della ristorazione) attraverso un’agguerrita concorrenza, colmando i vuoti laddove i dati indicano; e il controllo algoritmico dei lavoratori, effettuato attraverso la “gamificazione” (cioè l’utilizzo di elementi mutuati dai giochi in contesti non ludici) del lavoro che rende sempre più labile la separazione tra vita personale e professionale.

Il grande gioco delle piattaforme
Hanno trasformato la percezione del possesso, della città, della ristorazione e del lavoro autonomo. Appaiono innovative e “intelligenti”, ma nella realtà sfruttano le disparità create dal capitalismo. L’editoriale
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Fattorini di tutta Europa, unitevi
La sfida comune è difendere i diritti dei rider nel contesto lavorativo creato dalla gig economy. Gli esempi di Bruxelles, Barcellona e Berlino, tra sindacati tradizionali ed esperienze dal basso

Nella città delle piattaforme
Sullo sfondo del lavoro precario del delivery ci sono parchi, piazze e marciapiedi: i luoghi di lavoro dei rider. Dimostrano la colonizzazione urbana operata dalle piattaforme

La promessa dei dieci minuti
Le piattaforme di delivery stanno mangiando sempre di più lo spazio urbano delle città. Dall’ordine alla consegna della spesa veloce c’è in mezzo il dark store, il “vecchio” alimentari sotto casa

Caporalato grigio tra intermediari e piattaforme digitali
Blocco degli account, intimidazioni, sanzioni arbitrarie: la zona grigia del food delivery dove il rider è l’anello debole

Fabbriche di cibo
Come il mercato del delivery, tra brand virtuali e cucine laboratorio, sta inghiottendo il settore della ristorazione italiana. Non solo clienti e fattorini: ora anche le cucine lavorano con e per le piattaforme

Il decennio dei rider
La giungla del food delivery tra precarietà, algoritmi opachi, discriminazioni e violazioni della privacy
CREDITI
Autori
Laura Carrer
Foto
Luca Quagliato
Infografiche
Editing
Lorenzo Bagnoli
Luca Rinaldi
Paolo Riva